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Carlo Pagliari
A distanza di circa tre anni la Galleria Incontro d’Arte propone una nuova mostra personale di Carlo Pagliari
Comunicato stampa
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A distanza di circa tre anni la Galleria Incontro d’Arte propone una nuova mostra personale di Carlo Pagliari.
L’artista romano prosegue, fino a esaurirlo, il tema delle architetture, urbane e abitative, similmente strutturate, sia che si tratti di luoghi esterni (città modulari impossibili da contenere nella loro proliferazione entro un confine che non sia quello surrettizio della superficie della tavola) che interni (magazzini, armadi, librerie, scomparti, di cui non si percepisce l’esauribilità).
L’andamento labirintico delle sue costruzioni organizza così rigidamente lo spazio, privo di camminamenti e collegamenti, da risultare inabitabile, e dunque deserto. Inutile appare il tentativo di rintracciare nella loro fissità desolata un qualsiasi movimento, o un altrove, una traccia che possa rimandare a uno scenario conosciuto e rassicurante: non si va nel deserto per cercare un’identità, ma per perderla, per diventare anonimi (E: Jabes). Il deserto, meglio la desertificazione, è qui assunto come condizione primaria dello sradicamento, dell’assenza di legami senza, tuttavia, costituire premessa di nuova libertà.
L’artista, attraverso il disegno minuzioso, non mai calligrafico, costruisce architetture a cui manca, nonostante la loro fissità raggelata, la dimensione metafisica.: lo spazio, nelle opere di Carlo Pagliari, non presenta né vuoti né sospensioni, è una superficie integralmente occupata, scenario abbandonato, annullamento dell’identità. L’inesauribile repertorio della ripetizione altro non è che il nostro universo patologico di un identico autoreferenziale; l’utilizzo pressocchè monocromatico del colore ne evidenzia l’indistinzione e l’irrilevanza.
L’artista romano prosegue, fino a esaurirlo, il tema delle architetture, urbane e abitative, similmente strutturate, sia che si tratti di luoghi esterni (città modulari impossibili da contenere nella loro proliferazione entro un confine che non sia quello surrettizio della superficie della tavola) che interni (magazzini, armadi, librerie, scomparti, di cui non si percepisce l’esauribilità).
L’andamento labirintico delle sue costruzioni organizza così rigidamente lo spazio, privo di camminamenti e collegamenti, da risultare inabitabile, e dunque deserto. Inutile appare il tentativo di rintracciare nella loro fissità desolata un qualsiasi movimento, o un altrove, una traccia che possa rimandare a uno scenario conosciuto e rassicurante: non si va nel deserto per cercare un’identità, ma per perderla, per diventare anonimi (E: Jabes). Il deserto, meglio la desertificazione, è qui assunto come condizione primaria dello sradicamento, dell’assenza di legami senza, tuttavia, costituire premessa di nuova libertà.
L’artista, attraverso il disegno minuzioso, non mai calligrafico, costruisce architetture a cui manca, nonostante la loro fissità raggelata, la dimensione metafisica.: lo spazio, nelle opere di Carlo Pagliari, non presenta né vuoti né sospensioni, è una superficie integralmente occupata, scenario abbandonato, annullamento dell’identità. L’inesauribile repertorio della ripetizione altro non è che il nostro universo patologico di un identico autoreferenziale; l’utilizzo pressocchè monocromatico del colore ne evidenzia l’indistinzione e l’irrilevanza.
06
marzo 2007
Carlo Pagliari
Dal 06 marzo al 06 aprile 2007
arte contemporanea
Location
ARTEPEROGGI – GALLERIA INCONTRO D’ARTE
Roma, Via Del Vantaggio, 17a, (Roma)
Roma, Via Del Vantaggio, 17a, (Roma)
Orario di apertura
tutti i giorni escluso festivi e lunedì mattina 10.30-13.00 e 16.30-20.00
Vernissage
6 Marzo 2007, ore 18.30
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