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Roberto Zito – L’incanto perduto
Illustrazioni liberamente tratte dal volume di Ignazio Apolloni “Favolette”
Comunicato stampa
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Animali reali e creature fantastiche, personaggi dei fumetti e protagonisti delle fiabe, elementi del mondo vegetale come piante, alberi e fiori parlanti e oggetti d’uso comune che inaspettatamente si animano sotto i nostri occhi, e solo di tanto in tanto, cuccioli d’uomo. E’ questo il variegato universo immaginativo che si compone nelle 165 favolette, scritte con grande divertimento da Ignazio Apolloni e illustrate altrettanto giocosamente da Roberto Zito.
Riprendendo la tradizione antica della favola ( da Esopo a Fedro fino a La Fontaine), ossia del componimento breve con intenti morali che ha come protagonisti gli animali, assurti a simboli di vizi e virtù degli uomini, Apolloni sulla scorta di esempi a noi più vicini (“La fattoria degli animali” di George Orwell), attualizza il genere facendone una sorta di leggero e disincantato specchio dei tempi. Ecco allora che un’icona della cultura pop come Diabolik si trova a convivere con animali fantastici come il grifone e il drago, ed elfi e fate meritano di stare dentro una favola quanto il più prosaico panettone. Perfino i fatti di cronaca ( la cosiddetta “mucca pazza”) diventa in “La vitellina da latte” materia di favola, e i folletti della tradizione nordica, da sempre schivi abitatori di foreste sono costretti a sedere sul paracarri di un’autostrada pur di farsi notare da qualche troppo disincantato bambino-divoratore di cartoni animati. Di questo gioco combinatorio che trae materia creativa oltre che dalla cultura mediatica di massa e dalla tradizione letteraria anche dal mondo della lingua parlata, (proverbi, modi di dire, allocuzioni etc.), si fa complice Roberto Zito, le cui illustrazioni, in parte autonome rispetto al testo, partecipano della stessa verve immaginativa e dello stesso corrosivo spirito di osservazione sulla società contemporanea che si ritrova nelle favolette.
Nelle illustrazioni di Zito visioni più liriche e sognanti, si alternano ad inserimenti pop al limite del non-sense, in un gioco di potenziamento della straniante carica surreale dei testi. E’ questo il caso de “L’iguana”, dove insieme ai personaggi presenti nella favola ( il bambino, il camaleonte e l’iguana) Zito disegna una motocicletta da corsa, in una sorta di assonanza visiva con l’aspetto potente e combattivo dell’animale protagonista della favola.
La moto insieme all’automobile è un oggetto-feticcio della società dei consumi, ed ecco in “Il drago Drake” l’accostamento tra il drago-unicorno (tanto simile al cavallino rampante di una nota casa automobilistica) e una rossa berlina, in questo caso un’immagine pubblicitaria ritagliata da una rivista. La cultura di massa ritorna anche in un’altra illustrazione “La quercia”, dove ancora una volta c’è l’inserimento a collage di una bicicletta, ma soprattutto c’è un altro elemento della cultura visiva globalizzata entrato a far parte dell’immaginario iconografico contemporaneo, un personaggio “radiante” tratto dall’opera dell’artista popular per antonomasia, l’americano Keith Haring. Seguendo lo stesso meccanismo citazionista in “Il leprotto” accanto a canarini, piccioni e volatili vari, trattati con un segno grafico descrittivo, scorgiamo un personaggio dei fumetti Disney, uno dei due scoiattoli della coppia “Cip e Ciop”.
Abbandonato l’immaginario pop, le altre illustrazioni lasciano invece il posto ad un incanto, ad una atmosfera sognante e magica che ben si addice al contesto favolistico in cui i disegni si inseriscono e per cui si possono trovare antecedenti nelle opere pittoriche di Marc Chagall e nel Bulgakov di “Il Maestro e Margherita”, di ciò è un esempio “La capinera”, dove si scorge una capretta che vola sui tetti di una città dalla prospettiva sconnessa, dominata da un’alta torre. Lo stesso dicasi per “La volpe e il ghiro”, in cui un gatto seduto su una falce di luna suona il violino, ma anche per “Il grillo”, dove un suonatore di violoncello viene rappresentato insieme a degli animali e “Giacomino”, in cui al di sopra di un ingorgo di automobili due figure umane si librano in volo.
Un universo immaginativo complesso, quello di Zito, che pur nella apparente semplicità interpretativa del tema favolistico, affrancata da una volontà meramente didascalica, nasconde una molteplicità di significati che riportano in maniera efficace il suo sagace punto di vista, sulla società dei consumi e sulle tematiche ambientali.
Molti degli animali citati nelle favole di Apolloni o disegnati da Zito oramai non ci appartengono più, vivono soltanto nelle favole o in qualche sperduto lembo di campagna, alcuni li possiamo vedere solo al chiuso delle gabbie negli zoo delle nostre città. A questo incanto perduto, a questa contiguità tra uomini e animali che non esiste se non nelle forme coatte delle nostre esistenze metropolitane sono dedicati questi disegni che incuriosiscono e fanno riflettere su ciò che abbiamo ottenuto e su ciò che invece non possediamo più.
Riprendendo la tradizione antica della favola ( da Esopo a Fedro fino a La Fontaine), ossia del componimento breve con intenti morali che ha come protagonisti gli animali, assurti a simboli di vizi e virtù degli uomini, Apolloni sulla scorta di esempi a noi più vicini (“La fattoria degli animali” di George Orwell), attualizza il genere facendone una sorta di leggero e disincantato specchio dei tempi. Ecco allora che un’icona della cultura pop come Diabolik si trova a convivere con animali fantastici come il grifone e il drago, ed elfi e fate meritano di stare dentro una favola quanto il più prosaico panettone. Perfino i fatti di cronaca ( la cosiddetta “mucca pazza”) diventa in “La vitellina da latte” materia di favola, e i folletti della tradizione nordica, da sempre schivi abitatori di foreste sono costretti a sedere sul paracarri di un’autostrada pur di farsi notare da qualche troppo disincantato bambino-divoratore di cartoni animati. Di questo gioco combinatorio che trae materia creativa oltre che dalla cultura mediatica di massa e dalla tradizione letteraria anche dal mondo della lingua parlata, (proverbi, modi di dire, allocuzioni etc.), si fa complice Roberto Zito, le cui illustrazioni, in parte autonome rispetto al testo, partecipano della stessa verve immaginativa e dello stesso corrosivo spirito di osservazione sulla società contemporanea che si ritrova nelle favolette.
Nelle illustrazioni di Zito visioni più liriche e sognanti, si alternano ad inserimenti pop al limite del non-sense, in un gioco di potenziamento della straniante carica surreale dei testi. E’ questo il caso de “L’iguana”, dove insieme ai personaggi presenti nella favola ( il bambino, il camaleonte e l’iguana) Zito disegna una motocicletta da corsa, in una sorta di assonanza visiva con l’aspetto potente e combattivo dell’animale protagonista della favola.
La moto insieme all’automobile è un oggetto-feticcio della società dei consumi, ed ecco in “Il drago Drake” l’accostamento tra il drago-unicorno (tanto simile al cavallino rampante di una nota casa automobilistica) e una rossa berlina, in questo caso un’immagine pubblicitaria ritagliata da una rivista. La cultura di massa ritorna anche in un’altra illustrazione “La quercia”, dove ancora una volta c’è l’inserimento a collage di una bicicletta, ma soprattutto c’è un altro elemento della cultura visiva globalizzata entrato a far parte dell’immaginario iconografico contemporaneo, un personaggio “radiante” tratto dall’opera dell’artista popular per antonomasia, l’americano Keith Haring. Seguendo lo stesso meccanismo citazionista in “Il leprotto” accanto a canarini, piccioni e volatili vari, trattati con un segno grafico descrittivo, scorgiamo un personaggio dei fumetti Disney, uno dei due scoiattoli della coppia “Cip e Ciop”.
Abbandonato l’immaginario pop, le altre illustrazioni lasciano invece il posto ad un incanto, ad una atmosfera sognante e magica che ben si addice al contesto favolistico in cui i disegni si inseriscono e per cui si possono trovare antecedenti nelle opere pittoriche di Marc Chagall e nel Bulgakov di “Il Maestro e Margherita”, di ciò è un esempio “La capinera”, dove si scorge una capretta che vola sui tetti di una città dalla prospettiva sconnessa, dominata da un’alta torre. Lo stesso dicasi per “La volpe e il ghiro”, in cui un gatto seduto su una falce di luna suona il violino, ma anche per “Il grillo”, dove un suonatore di violoncello viene rappresentato insieme a degli animali e “Giacomino”, in cui al di sopra di un ingorgo di automobili due figure umane si librano in volo.
Un universo immaginativo complesso, quello di Zito, che pur nella apparente semplicità interpretativa del tema favolistico, affrancata da una volontà meramente didascalica, nasconde una molteplicità di significati che riportano in maniera efficace il suo sagace punto di vista, sulla società dei consumi e sulle tematiche ambientali.
Molti degli animali citati nelle favole di Apolloni o disegnati da Zito oramai non ci appartengono più, vivono soltanto nelle favole o in qualche sperduto lembo di campagna, alcuni li possiamo vedere solo al chiuso delle gabbie negli zoo delle nostre città. A questo incanto perduto, a questa contiguità tra uomini e animali che non esiste se non nelle forme coatte delle nostre esistenze metropolitane sono dedicati questi disegni che incuriosiscono e fanno riflettere su ciò che abbiamo ottenuto e su ciò che invece non possediamo più.
09
marzo 2007
Roberto Zito – L’incanto perduto
Dal 09 al 23 marzo 2007
arte contemporanea
Location
BIBLIOTECA COMUNALE DI CASA PROFESSA
Palermo, Piazza Casa Professa, 21, (Palermo)
Palermo, Piazza Casa Professa, 21, (Palermo)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 9-13, martedì, mercoledì e venerdì anche 15-18, chiuso sabato e domenica
Vernissage
9 Marzo 2007, ore 18
Autore
Curatore