Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Anastasia Khoroshilova – Islandres 2003-2006
la mostra ripercorre attraverso 27 opere appartenenti a quattro serie diverse tra cui l’ultima, inedita, Toys, il percorso artistico della fotografa russa emergente, dal 2003 ad oggi
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci presenta, per la prima volta in Italia, una personale dedicata ad Anastasia Khoroshilova. Curata da Stefano Pezzato e realizzata in collaborazione con il Museo Kunsthalle di Lingen, la mostra ripercorre attraverso 27 opere appartenenti a quattro serie diverse tra cui l’ultima, inedita, Toys, il percorso artistico della fotografa russa emergente, dal 2003 ad oggi. Un progetto speciale, questo, realizzato con il supporto della Galleria Hilger di Vienna.
Nata a Mosca nel 1978, la fotografa inizia adolescente a dedicarsi alla fotografia e si trasferisce in Germania, paese da cui ‘osserva’ – distaccata dal contesto politico e ideologico del suo paese - la nuova realtà russa dei primi anni 2000. I giovani russi ritratti dalla fotografa all’interno del loro ambiente (stanze corridoi, palestre) o su sfondi neutri (interni anonimi, giardini), sono trasportati automaticamente ad un livello generale di astrazione che è proprio della fotografia. Nella relazione privata con il soggetto fotografato Khoroshilova registra chi le sta davanti senza esprimere alcun giudizio né cedere a lirismi o sentimentalismi. Semmai nei suoi scatti tende a svelare il paradosso secondo cui la persona ritratta coincide con la ‘funzione’ o con il luogo in cui si trova, ma dietro alla quale si cela un’umanità con affetti, bisogni, desideri, paure, sofferenze, speranze. Di tutto questo non c’è evidenza nella fotografia, ma solo un’evocazione latente.
La fotografa dal 1997 è membro del “Russian Union of Art Photographers” e dal 2004, anno della sua prima personale alla Hilger Gallery (Mezzanine) a Vienna, ha esposto in personali presso la Galeria Fucares di Madrid, la Corkin Shopland Gallery di Toronto, la Bumpodo Gallery di Tokyo, The State Russian Museum (Marble Palace) di San Pietroburgo. Numerose le mostre collettive tra cui si segnalano “Russian Photography and Video art” alla J.J. Heckenhauer Gallery di Berlino (2007), “No Comment”, parte della 1^ International Biennale for Contemporary Art di Mosca, Warehouse M. Margulies Collection a Miami (2005) e “Identity”, 5th International Photo Biennale, Moscow (2004).
Esposte nella Sala Teatro del Centro Luigi Pecci 27 opere appartenenti a diverse serie: Islanders (2003 e 2005), 9,5% Plus (2005) e Toys (2006). Come spiega Stefano Pezzato nell’introduzione al catalogo che accompagna la mostra, edito dal Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci: “I ritratti di Khoroshilova s’identificano subito per la loro divisa: apprendisti ballerini alla State Academy of Choreography (2003), lottatori in erba della palestra Sambo 70 (2005) o giovani donne in uniforme militari (9.5% Plus, 2005). Sono i frequentatori di istituzioni/simbolo che riecheggiano un passato recente di gloria, successi e potere, ora ridotti al ruolo di Islanders, la cui vita individuale comincia dove termina la loro dimensione collettiva, la ci identità è inesorabilmente fissata, come per la fotografia, nel presente. Non sapendo niente della loro condizione personale, né quale sia il loro destino futuro, ci appaiono aggrappati alla certezza di un’appartenenza, alla protezione del gruppo e della storia”. In questo senso sono indicative le giovani donne in uniforme della serie 9,5% Plus: “nell’esercito russo quasi un arruolato su dieci è donna; tante decidono di indossare la divisa militare che per tradizione è stata una prerogativa maschile. Nella ricerca di una nuova identità sociale, se non di una possibile sicurezza economica, esse contendono lo spazio agli uomini inserendosi in una gerarchia dove sono considerate secondo il grado che hanno assunto anziché per quello che sono, delle donne innanzi tutto”.
Inedita l’ultima serie di ritratti esposta, Toys (2006), dove la divisa è surrogata dalla presenza di giocatoli o giochi che distinguono i soggetti semplicemente come bambini: “La dimensione ludica a cui essi fanno spontaneamente ricorso, senza che la fotografa glielo suggerisca, è l’unica possibilità che hanno per costruirsi un’identità, per essere se stessi”.
I suoi soggetti non rappresentano i protagonisti della società russa, ma nemmeno possono essere considerati ‘vittime’ di un sistema o ‘eroi’. Assumono invece “il valore di singole polarità tra le quali Khoroshilova tenta di orientarsi: gli uni (giovani donne com’era lei prima di andare a studiare all’estero) e le altre (giovani donne com’è ora che ha deciso di guardare in faccia ‘gli altri’) nell’immaginario dell’artista incarnano ciò che queste persone sono state e ciò che oggi sono diventate o almeno provano a essere.”
Nata a Mosca nel 1978, la fotografa inizia adolescente a dedicarsi alla fotografia e si trasferisce in Germania, paese da cui ‘osserva’ – distaccata dal contesto politico e ideologico del suo paese - la nuova realtà russa dei primi anni 2000. I giovani russi ritratti dalla fotografa all’interno del loro ambiente (stanze corridoi, palestre) o su sfondi neutri (interni anonimi, giardini), sono trasportati automaticamente ad un livello generale di astrazione che è proprio della fotografia. Nella relazione privata con il soggetto fotografato Khoroshilova registra chi le sta davanti senza esprimere alcun giudizio né cedere a lirismi o sentimentalismi. Semmai nei suoi scatti tende a svelare il paradosso secondo cui la persona ritratta coincide con la ‘funzione’ o con il luogo in cui si trova, ma dietro alla quale si cela un’umanità con affetti, bisogni, desideri, paure, sofferenze, speranze. Di tutto questo non c’è evidenza nella fotografia, ma solo un’evocazione latente.
La fotografa dal 1997 è membro del “Russian Union of Art Photographers” e dal 2004, anno della sua prima personale alla Hilger Gallery (Mezzanine) a Vienna, ha esposto in personali presso la Galeria Fucares di Madrid, la Corkin Shopland Gallery di Toronto, la Bumpodo Gallery di Tokyo, The State Russian Museum (Marble Palace) di San Pietroburgo. Numerose le mostre collettive tra cui si segnalano “Russian Photography and Video art” alla J.J. Heckenhauer Gallery di Berlino (2007), “No Comment”, parte della 1^ International Biennale for Contemporary Art di Mosca, Warehouse M. Margulies Collection a Miami (2005) e “Identity”, 5th International Photo Biennale, Moscow (2004).
Esposte nella Sala Teatro del Centro Luigi Pecci 27 opere appartenenti a diverse serie: Islanders (2003 e 2005), 9,5% Plus (2005) e Toys (2006). Come spiega Stefano Pezzato nell’introduzione al catalogo che accompagna la mostra, edito dal Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci: “I ritratti di Khoroshilova s’identificano subito per la loro divisa: apprendisti ballerini alla State Academy of Choreography (2003), lottatori in erba della palestra Sambo 70 (2005) o giovani donne in uniforme militari (9.5% Plus, 2005). Sono i frequentatori di istituzioni/simbolo che riecheggiano un passato recente di gloria, successi e potere, ora ridotti al ruolo di Islanders, la cui vita individuale comincia dove termina la loro dimensione collettiva, la ci identità è inesorabilmente fissata, come per la fotografia, nel presente. Non sapendo niente della loro condizione personale, né quale sia il loro destino futuro, ci appaiono aggrappati alla certezza di un’appartenenza, alla protezione del gruppo e della storia”. In questo senso sono indicative le giovani donne in uniforme della serie 9,5% Plus: “nell’esercito russo quasi un arruolato su dieci è donna; tante decidono di indossare la divisa militare che per tradizione è stata una prerogativa maschile. Nella ricerca di una nuova identità sociale, se non di una possibile sicurezza economica, esse contendono lo spazio agli uomini inserendosi in una gerarchia dove sono considerate secondo il grado che hanno assunto anziché per quello che sono, delle donne innanzi tutto”.
Inedita l’ultima serie di ritratti esposta, Toys (2006), dove la divisa è surrogata dalla presenza di giocatoli o giochi che distinguono i soggetti semplicemente come bambini: “La dimensione ludica a cui essi fanno spontaneamente ricorso, senza che la fotografa glielo suggerisca, è l’unica possibilità che hanno per costruirsi un’identità, per essere se stessi”.
I suoi soggetti non rappresentano i protagonisti della società russa, ma nemmeno possono essere considerati ‘vittime’ di un sistema o ‘eroi’. Assumono invece “il valore di singole polarità tra le quali Khoroshilova tenta di orientarsi: gli uni (giovani donne com’era lei prima di andare a studiare all’estero) e le altre (giovani donne com’è ora che ha deciso di guardare in faccia ‘gli altri’) nell’immaginario dell’artista incarnano ciò che queste persone sono state e ciò che oggi sono diventate o almeno provano a essere.”
24
marzo 2007
Anastasia Khoroshilova – Islandres 2003-2006
Dal 24 marzo al 20 maggio 2007
fotografia
Location
CENTRO PER L’ARTE CONTEMPORANEA LUIGI PECCI
Prato, Viale Della Repubblica, 277, (Prato)
Prato, Viale Della Repubblica, 277, (Prato)
Orario di apertura
tutti i giorni, ore 10-19, chiuso martedì
Vernissage
24 Marzo 2007, ore 17
Autore
Curatore