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Paesaggio
collettiva
Comunicato stampa
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Non è soltanto una visione bucolica quella della pittura che vediamo dietro le spalle della Monna Lisa o che traspare dalla narrazione distaccata ed erudita di Goethe nel suo viaggio nel paesaggio italiano (Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni/…/lo conosci tu bene?); è, anche, un metaforico viaggio all’interno di sé, un momento importante nella propria biografia spirituale, una “visione dello spirito”. Ed è un termine specifico preso a prestito e pretesto per una mostra che non intende percorrere gli infiniti itinerari paesaggistici di questo universo mondo, ma che superando in qualche modo la tradizionale rappresentazione del paesaggio pittorico, ci indica quale lettura di esso ci diano gli artisti contemporanei e quanto dunque ancora oggi esso sia il soggetto privilegiato, talvolta forse inconsapevole, di gran parte della pittura odierna.
Nella prima sala della galleria trova posto una breve antologia storica che riassume la prima metà del Novecento con un paesaggio del 1910 di Lyonel Feininger, una esemplare incisione di Morandi, una marina di Licini (1926), uno dei primi esercizi pittorici ancora figurativi di Veronesi (1932), un acquerello di Depero intriso di metropoli americana ed un precocissimo Pinot Gallizio, La grande sera del 1954 in cui l’artista albese già sperimenta materiali pittorici inconsueti.
Proseguendo, incontriamo i lavori di alcuni protagonisti della stagione informale come Gastone Novelli, con un bronzo Vulcan mit sonne und Bewoner 1964, un Subacqueo, 1968, di Giulio Turcato, un’arida crosta terrestre, fusione in bronzo di Consagra, 1960 ed un “capanno”, ottone di Fausto Melotti .
Il paesaggio come ambito mentale più ancora che iconografico è quello che ci propongono le avanguardie artistiche dagli anni settanta in poi, con Il mondo nella mia mano, 1969, di Claudio Parmiggiani, l’immagine fotografica azzerata dai grafismi ossessivi di frasi nonsense di Ketty La Rocca (1973), il Fagus di Boetti, il paesaggio di sale e trifogli di Pierpaolo Calzolari, quello in poliuretano lungo cinque metri, di Piero Gilardi. E ancora le pietre dipinte della Piccola Mongioia di Marco Gastini (1989), , il disegno di Penone (1982), i lavori di Mainolfi e di Salvo.
Le esperienze fotografiche sono rappresentate in mostra dalle sperimentazioni di Laszlo Moholy Nagy, Veronesi, Florence Henri e Bernd + Hilla Becher; ed ancora la fotografia è il mezzo espressivo utilizzato da Pierluigi Fresia per il suo lavoro che sta al limite fra paesaggio e memoria, e per il lavoro appositamente pensato per la mostra di Iginio De Luca, l’artista romano che si va a collocare in una sorta di landscape borders.
Non mancano tre importanti libri d’artista considerati ormai dei veri incunaboli a rappresentare il loro genere: Ed Ruscha con Royal Road Test, 1967, Hamish Fulton, Walks (1974) e David Tremlett, Scrub, 1978.
Nella prima sala della galleria trova posto una breve antologia storica che riassume la prima metà del Novecento con un paesaggio del 1910 di Lyonel Feininger, una esemplare incisione di Morandi, una marina di Licini (1926), uno dei primi esercizi pittorici ancora figurativi di Veronesi (1932), un acquerello di Depero intriso di metropoli americana ed un precocissimo Pinot Gallizio, La grande sera del 1954 in cui l’artista albese già sperimenta materiali pittorici inconsueti.
Proseguendo, incontriamo i lavori di alcuni protagonisti della stagione informale come Gastone Novelli, con un bronzo Vulcan mit sonne und Bewoner 1964, un Subacqueo, 1968, di Giulio Turcato, un’arida crosta terrestre, fusione in bronzo di Consagra, 1960 ed un “capanno”, ottone di Fausto Melotti .
Il paesaggio come ambito mentale più ancora che iconografico è quello che ci propongono le avanguardie artistiche dagli anni settanta in poi, con Il mondo nella mia mano, 1969, di Claudio Parmiggiani, l’immagine fotografica azzerata dai grafismi ossessivi di frasi nonsense di Ketty La Rocca (1973), il Fagus di Boetti, il paesaggio di sale e trifogli di Pierpaolo Calzolari, quello in poliuretano lungo cinque metri, di Piero Gilardi. E ancora le pietre dipinte della Piccola Mongioia di Marco Gastini (1989), , il disegno di Penone (1982), i lavori di Mainolfi e di Salvo.
Le esperienze fotografiche sono rappresentate in mostra dalle sperimentazioni di Laszlo Moholy Nagy, Veronesi, Florence Henri e Bernd + Hilla Becher; ed ancora la fotografia è il mezzo espressivo utilizzato da Pierluigi Fresia per il suo lavoro che sta al limite fra paesaggio e memoria, e per il lavoro appositamente pensato per la mostra di Iginio De Luca, l’artista romano che si va a collocare in una sorta di landscape borders.
Non mancano tre importanti libri d’artista considerati ormai dei veri incunaboli a rappresentare il loro genere: Ed Ruscha con Royal Road Test, 1967, Hamish Fulton, Walks (1974) e David Tremlett, Scrub, 1978.
09
febbraio 2007
Paesaggio
Dal 09 febbraio al 30 marzo 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA MARTANO
Torino, Via Principe Amedeo, 29, (Torino)
Torino, Via Principe Amedeo, 29, (Torino)
Orario di apertura
lunedì-sabato 15,30-19,30; mattino su appuntamento
Vernissage
9 Febbraio 2007, ore 18
Autore
Curatore