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Siamese Sculptures #2 – Vincenzo Rusciano / Stefano Giovannoni
Siamese Sculptures è un rapporto dialogico, meglio: una dialettica a proposito di uno straordinario legame reciproco
Comunicato stampa
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Siamese Sculptures è un rapporto dialogico, meglio: una dialettica a proposito di uno straordinario legame reciproco. Seguendo lo snodo di un cordone ombelicale giammai reciso, tale parentela intende debellare le idiosincrasie al fine di allineare l’industrial design alle sculture di artisti emergenti per determinarne ambiguità o affinità elettive. Vale quindi la pena ricordare Adolf Loos, che di sé aveva detto di essersi limitato a mostrare che «fra un’urna e un vaso da notte c’è una differenza e che proprio in questa differenza la civiltà ha il suo spazio. Gli altri invece, gli spiriti positivi, si dividono fra quelli che usano l’urna come vaso da notte e quelli che usano il vaso da notte come urna»; esautorato il principio secondo cui la forma segue la funzione, e senza per questo voler innescare un dibattito ormai permanente (concetto-querelle tra arti liberali e arti applicate, tra gusto e consumo, opera e prodotto, estetica e utilità), le differenze e le convenzioni saranno qui limate, così pure le finalità, sposando la società dei consumi con la mania del collezionismo più colto, giungendo da ultimo a un “quotidiano attaccamento” per le cose. In un ambiente domestico, design e arte convergeranno favorendo una contemplazione che pareggia la natura dell’uno e dell’altra, mostrandoceli come nudi oggetti, identità da cui non possono trascendere.
La seconda “coppia siamese” vede affiancati Stefano Giovannoni e Vincenzo Rusciano. Il primo è l’ideatore del Merdolino, uno scopino da bagno in resina termoplastica prodotto dalla Alessi nel 1993; la fama e la fortuna di questo scopino si deve al Pop design della forma, modellata a guisa di vaso di fiori da cui si diparte un lungo stelo verde che culmina in due germogli. Il secondo è l’autore di Casa del Popolo (Single, Black) del 2005; come molte altre opere dell’artista, questa scultura raccoglie in sé la «complessità di un luogo, con tutte le sue sfaccettature, oltre che la complessità dell’appartenenza a determinate classi sociali, con tutti i doveri e i dolori che ciò comporta». Ispirata al degrado dell’edilizia partenopea, l’opera ironizza – non senza dramma – sulle case popolari: prive di qualsivoglia estetica o decoro, esse sono portate all’esasperazione, ridotte a cubiche strutture primarie il cui lato superiore termina a cuspide. Ogni modulo è realizzato in legno, la laccatura conferisce però l’aspetto tipico del marmo lucido, “materiale nobile” della scultura che riscatta la condizione di vilipendio che questi caseggiati offrono ai loro condomini e al territorio che li ospita (asprezza che è ammorbidita da una coperta di cotone e lana).
Il connubio tra i due oggetti nasce a seguito di una foto scattata nel 2000 e significativamente intitolata Il Merdolino domina sulla città. In essa vediamo immortalata una versione macroscopica dello scopino, a suo tempo posizionato sul tetto dello Studio Giovannoni Design-Nuove Officine Stendhal di Milano. In questa occasione si vuole riproporre lo stesso impatto visivo, quello di una natura artificiale e ipertrofica che sovrasta l’habitat umano, divenuto piccolo e puerile, congiuntura che fa immergere lo spettatore in una realtà tanto grottesca quanto sarcastica.
La seconda “coppia siamese” vede affiancati Stefano Giovannoni e Vincenzo Rusciano. Il primo è l’ideatore del Merdolino, uno scopino da bagno in resina termoplastica prodotto dalla Alessi nel 1993; la fama e la fortuna di questo scopino si deve al Pop design della forma, modellata a guisa di vaso di fiori da cui si diparte un lungo stelo verde che culmina in due germogli. Il secondo è l’autore di Casa del Popolo (Single, Black) del 2005; come molte altre opere dell’artista, questa scultura raccoglie in sé la «complessità di un luogo, con tutte le sue sfaccettature, oltre che la complessità dell’appartenenza a determinate classi sociali, con tutti i doveri e i dolori che ciò comporta». Ispirata al degrado dell’edilizia partenopea, l’opera ironizza – non senza dramma – sulle case popolari: prive di qualsivoglia estetica o decoro, esse sono portate all’esasperazione, ridotte a cubiche strutture primarie il cui lato superiore termina a cuspide. Ogni modulo è realizzato in legno, la laccatura conferisce però l’aspetto tipico del marmo lucido, “materiale nobile” della scultura che riscatta la condizione di vilipendio che questi caseggiati offrono ai loro condomini e al territorio che li ospita (asprezza che è ammorbidita da una coperta di cotone e lana).
Il connubio tra i due oggetti nasce a seguito di una foto scattata nel 2000 e significativamente intitolata Il Merdolino domina sulla città. In essa vediamo immortalata una versione macroscopica dello scopino, a suo tempo posizionato sul tetto dello Studio Giovannoni Design-Nuove Officine Stendhal di Milano. In questa occasione si vuole riproporre lo stesso impatto visivo, quello di una natura artificiale e ipertrofica che sovrasta l’habitat umano, divenuto piccolo e puerile, congiuntura che fa immergere lo spettatore in una realtà tanto grottesca quanto sarcastica.
01
febbraio 2007
Siamese Sculptures #2 – Vincenzo Rusciano / Stefano Giovannoni
Dal primo al 28 febbraio 2007
design
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
DA AZ – DEPOSITO ARTE ALBERTO ZANCHETTA
Sossano, Via Andrea Palladio, 19, (Vicenza)
Sossano, Via Andrea Palladio, 19, (Vicenza)
Orario di apertura
su appuntamento
Autore
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