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Colleen Corradi Brannigan – Labyrinths and Mazes
personale
Comunicato stampa
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Labyrinths and Mazes
Che il labirinto rappresenti di per sé, da sempre, arte, architettura, politica, tirannide, psicologia, sociologia, mostruosità e mitologia è evidente, e non v’è alcun bisogno di spiegarlo. A cos’è che faccia poi riferimento cotanta intensità emotiva e mentale, di volta in volta, non è altrettanto ovvio. Da sempre, dal leggendario Cnosso che, da una parte, sembra sia stato fatto costruire per motivi umani - per gelosia - e, dall’altra, per motivi politici - quale simbolo della sottomissione di Atene a Creta - c’era, da una parte, il Minotauro a rappresentare l’atavica paura dell’emotività delle mostruosità a cui il nostro Es ci spinge - e che spesso tocca un apice nelle perversioni a cui la sessualità ci muove tutti, non unicamente Pasifae - e, dall’altra, l’umanità dell’Io, di Teseo, dell’eroe buono, e dell’ingegnosità dell’umano, di Arianna - uno dei rari casi storici ma non a caso femmina - ricolmo di speranza. Da sempre a tutto ciò si mescolano il divino, l’infinito ed una profonda artisticità – che passa più di recente attraverso le immense figure di Salvador Dalì, Jean Cocteau e Maurits Cornelis Escher - che altro non rappresenta che la fragilità dell’essere umano contrapposta alla sua estrema razionalità che nelle geometrie ossessive del labirinto raggiunge un altro apice, di misteriosa perfezione. E cos’è per Colleen? Per lei, che da sempre condivide il suo animo tra l’essere italica e britannica il labirinto rappresenta “l'estrema difficoltà del nostro Bel Paese di stare al passo con le nazioni più progredite del mondo”. Rappresenta il senso d’affogamento e il pessimismo dell’artista ed un “acuto disagio” verso l’italianità politica dove “si entra e ci si perde facilmente... si va avanti per un pò, ci s’incammina su un percorso e si va, a tentoni; ma spesso bisogna tornare indietro... ci si rende conto dell’errore e si ritenta; o forse si torna indietro per perdersi ancora di più tra le sue mura!”. E’ così che Colleen con estrema linearità riassume verbalmente e graficamente la sensazione propria di tutti, in questo momento, del nostro paese, del bel paese in cui spesso il progresso è in realtà regresso, in cui ancora la religiosità strutturata punisce Pasifae, in cui la politica non è sempre più un Minotauro, ed in cui s’inizia a perdere la speranza che un qualsivoglia Teseo possa mai arrivare per salvarci.
Luigi Pagliarini
Che il labirinto rappresenti di per sé, da sempre, arte, architettura, politica, tirannide, psicologia, sociologia, mostruosità e mitologia è evidente, e non v’è alcun bisogno di spiegarlo. A cos’è che faccia poi riferimento cotanta intensità emotiva e mentale, di volta in volta, non è altrettanto ovvio. Da sempre, dal leggendario Cnosso che, da una parte, sembra sia stato fatto costruire per motivi umani - per gelosia - e, dall’altra, per motivi politici - quale simbolo della sottomissione di Atene a Creta - c’era, da una parte, il Minotauro a rappresentare l’atavica paura dell’emotività delle mostruosità a cui il nostro Es ci spinge - e che spesso tocca un apice nelle perversioni a cui la sessualità ci muove tutti, non unicamente Pasifae - e, dall’altra, l’umanità dell’Io, di Teseo, dell’eroe buono, e dell’ingegnosità dell’umano, di Arianna - uno dei rari casi storici ma non a caso femmina - ricolmo di speranza. Da sempre a tutto ciò si mescolano il divino, l’infinito ed una profonda artisticità – che passa più di recente attraverso le immense figure di Salvador Dalì, Jean Cocteau e Maurits Cornelis Escher - che altro non rappresenta che la fragilità dell’essere umano contrapposta alla sua estrema razionalità che nelle geometrie ossessive del labirinto raggiunge un altro apice, di misteriosa perfezione. E cos’è per Colleen? Per lei, che da sempre condivide il suo animo tra l’essere italica e britannica il labirinto rappresenta “l'estrema difficoltà del nostro Bel Paese di stare al passo con le nazioni più progredite del mondo”. Rappresenta il senso d’affogamento e il pessimismo dell’artista ed un “acuto disagio” verso l’italianità politica dove “si entra e ci si perde facilmente... si va avanti per un pò, ci s’incammina su un percorso e si va, a tentoni; ma spesso bisogna tornare indietro... ci si rende conto dell’errore e si ritenta; o forse si torna indietro per perdersi ancora di più tra le sue mura!”. E’ così che Colleen con estrema linearità riassume verbalmente e graficamente la sensazione propria di tutti, in questo momento, del nostro paese, del bel paese in cui spesso il progresso è in realtà regresso, in cui ancora la religiosità strutturata punisce Pasifae, in cui la politica non è sempre più un Minotauro, ed in cui s’inizia a perdere la speranza che un qualsivoglia Teseo possa mai arrivare per salvarci.
Luigi Pagliarini
11
febbraio 2007
Colleen Corradi Brannigan – Labyrinths and Mazes
Dall'undici febbraio al 03 marzo 2007
arte contemporanea
Location
ECOTECA
Pescara, Via Giovanni Caboto, 19, (Pescara)
Pescara, Via Giovanni Caboto, 19, (Pescara)
Vernissage
11 Febbraio 2007, ore 21
Autore
Curatore