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Moufida Fedhila – Personal division
Un percorso tra le opere della giovane artista tunisina, che per la prima volta espone in Italia
Comunicato stampa
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Un muro per tutti di Moufida Fedhila
"Si dice che apparteniamo ad una società mobile, e tuttavia non possiamo ignorare il fatto che ci stiamo isolando sempre di più all'interno dei nostri mondi individuali privatizzati."
Andrea Zittel
"Lo straniero è a un tempo l'irriducibile e colui senza il quale vivere non è più vivere"
Michael De Certeau
Moufida Fedhila, artista tunisina di Ksour-Essef è venuta dalla Francia a Padova per conoscere la situazione di via Anelli e capire le motivazioni della costruzione del muro. Tutto il suo lavoro è sul significato del limite. Il muro è la frontiera che distingue l’invisibile dal visibile e trasforma lo spazio in paesaggio, trasforma un luogo in un campo.
La segregazione è la forma estrema della discriminazione: quando all'ineguaglianza di diritti, di opportunità, di trattamento si sovrappone l'isolamento - spaziale, sociale e simbolico - di un gruppo minoritario oppure l'internamento di una determinata categoria di persone entro spazi sottratti al diritto ordinario, siamo di fronte a un processo che di fatto tende a privare gli individui perfino dello status di persona. In Italia vi sono dei luoghi - o non-luoghi - per mezzo dei quali si compie in modo estremo ed esemplare questo processo di allontanamento reale e simbolico dal territorio italiano, dalla società, dalla civitas di persone reputate ed etichettate come indesiderabili: sono i campi, per meglio dire istituzioni rette dalla logica del campo. Il campo è così diventato, come dice Giorgio Agamben, il paradigma estremo del nostro mondo moderno.
Moufida spesso si sente soffocata dagli spazi, da quella loro troppa definitezza, da quel senso di controllo che spesso è implicito in loro. Dal paradosso della coesistenza della mobilità e dell’isolamento in un solo luogo. Mobilità e isolamento sono due facce dell'abitare contemporaneo: Mobilità può voler dire dinamismo, comunicazione, ubiquità ma anche esproprio, sradicamento, migrazione forzata. Isolamento implica privatizzazione, intimismo, rifugio ma anche difesa della proprietà, aggressività, ghettizzazione. Chi ricerca un luogo fisico o immaginario, trova che l'idea di appartenenza è continuamente espropriata da forme d'instabilità, siano esse quelle del consumismo che induce bisogni continuamente diversi o quelle politico-economiche che obbligano interi gruppi a spostarsi per vivere.
Si deve all'arte contemporanea, a quell’arte che non è rappresentazione del reale ma problematizzazione del reale, la riflessione più lucida sul significato dello spazio. Consci di un progressivo isolamento dell'architettura in un territorio allo stesso tempo troppo autonomo e troppo influenzato dalla comunicazione, Moufida sta cercando di riscoprire lo spazio in maniera non strumentale ricercando quella che Michel De Certeau chiama "la necessità di articolare una geografia seconda, poetica, sopra la geografia del senso letterale".
Moufida è alla ricerca di un’alternativa di spazio che le dia un senso di accoglienza e di casa. Se l’abitazione è il tratto essenziale della condizione umana la sua ricerca diventa un viaggio verso la scoperta di se stessa. La sua installazione gioca con i confini. Tra la galleria e la spazio privato, tra la galleria e la città. Il percorso della mostra infatti si articola in più luoghi obbligandoci a riflettere sull’identità degli spazi che attraversiamo. Un muro, un video, alcune foto attaccati alle pareti ci parlano dei limiti che ciascuno di noi erige attorno a sé.
Silvia Ferri de Lazara
"Si dice che apparteniamo ad una società mobile, e tuttavia non possiamo ignorare il fatto che ci stiamo isolando sempre di più all'interno dei nostri mondi individuali privatizzati."
Andrea Zittel
"Lo straniero è a un tempo l'irriducibile e colui senza il quale vivere non è più vivere"
Michael De Certeau
Moufida Fedhila, artista tunisina di Ksour-Essef è venuta dalla Francia a Padova per conoscere la situazione di via Anelli e capire le motivazioni della costruzione del muro. Tutto il suo lavoro è sul significato del limite. Il muro è la frontiera che distingue l’invisibile dal visibile e trasforma lo spazio in paesaggio, trasforma un luogo in un campo.
La segregazione è la forma estrema della discriminazione: quando all'ineguaglianza di diritti, di opportunità, di trattamento si sovrappone l'isolamento - spaziale, sociale e simbolico - di un gruppo minoritario oppure l'internamento di una determinata categoria di persone entro spazi sottratti al diritto ordinario, siamo di fronte a un processo che di fatto tende a privare gli individui perfino dello status di persona. In Italia vi sono dei luoghi - o non-luoghi - per mezzo dei quali si compie in modo estremo ed esemplare questo processo di allontanamento reale e simbolico dal territorio italiano, dalla società, dalla civitas di persone reputate ed etichettate come indesiderabili: sono i campi, per meglio dire istituzioni rette dalla logica del campo. Il campo è così diventato, come dice Giorgio Agamben, il paradigma estremo del nostro mondo moderno.
Moufida spesso si sente soffocata dagli spazi, da quella loro troppa definitezza, da quel senso di controllo che spesso è implicito in loro. Dal paradosso della coesistenza della mobilità e dell’isolamento in un solo luogo. Mobilità e isolamento sono due facce dell'abitare contemporaneo: Mobilità può voler dire dinamismo, comunicazione, ubiquità ma anche esproprio, sradicamento, migrazione forzata. Isolamento implica privatizzazione, intimismo, rifugio ma anche difesa della proprietà, aggressività, ghettizzazione. Chi ricerca un luogo fisico o immaginario, trova che l'idea di appartenenza è continuamente espropriata da forme d'instabilità, siano esse quelle del consumismo che induce bisogni continuamente diversi o quelle politico-economiche che obbligano interi gruppi a spostarsi per vivere.
Si deve all'arte contemporanea, a quell’arte che non è rappresentazione del reale ma problematizzazione del reale, la riflessione più lucida sul significato dello spazio. Consci di un progressivo isolamento dell'architettura in un territorio allo stesso tempo troppo autonomo e troppo influenzato dalla comunicazione, Moufida sta cercando di riscoprire lo spazio in maniera non strumentale ricercando quella che Michel De Certeau chiama "la necessità di articolare una geografia seconda, poetica, sopra la geografia del senso letterale".
Moufida è alla ricerca di un’alternativa di spazio che le dia un senso di accoglienza e di casa. Se l’abitazione è il tratto essenziale della condizione umana la sua ricerca diventa un viaggio verso la scoperta di se stessa. La sua installazione gioca con i confini. Tra la galleria e la spazio privato, tra la galleria e la città. Il percorso della mostra infatti si articola in più luoghi obbligandoci a riflettere sull’identità degli spazi che attraversiamo. Un muro, un video, alcune foto attaccati alle pareti ci parlano dei limiti che ciascuno di noi erige attorno a sé.
Silvia Ferri de Lazara
26
gennaio 2007
Moufida Fedhila – Personal division
Dal 26 gennaio al 18 febbraio 2007
arte contemporanea
Location
NOLOCO STUDIO
Padova, Volto Dell'orologio, 29, (Padova)
Padova, Volto Dell'orologio, 29, (Padova)
Orario di apertura
giovedì venerdì, sabato e domenica dalle 18 alle 21 o su appuntamento
Vernissage
26 Gennaio 2007, ore 18
Autore
Curatore