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Martina Palmoni
I grandi quadri di Martina Palmoni evocano la complessità urbana, la città, non come centro storico a volte simile ad un museo, ma la sua periferia
Comunicato stampa
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I grandi quadri di Martina Palmoni evocano la complessità urbana, la città, non come centro storico a volte simile ad un museo, ma la sua periferia. Il suo sviluppo tumultuoso è andato oltre la definizione premonitrice di Munford di città-regione; l’esempio è la città cinese di Shanghai. Le ideologie delle società, e la cosiddetta società di massa, offrono un’immagine di città caotica.
Se la forma ed il presente della città non sono nient’altro che l’atto di riunire e condensare le energie e le esperienze storiche, il caos delle metropoli non vuol dire disordine, ma si sono istaurate regole inedite nelle quali il codice di riferimento è continuamente variabile e non basta un razionalismo astratto.
La perdita del centro in un territorio comporta una riorganizzazione dello spazio ed oggi sul modello americano è il regno delle highways e freeways, degli shopping center, la frammentazione e l’appiattimento sociologico in una mastodontica marmellata di middle class, un paesaggio dove ogni segno è sostituito da un segnale (pubblicità, indicazioni stradali ecc.) dove tutto è aleatorio e precario, senza valore che non sia funzionale o di scambio; dove manca la memoria, il simbolo, l’individuazione … (Città sognate A. Terranova)
Già i film “Metropolis” di Fritz Lang, o “Blade Runner” di R. Scott, in negativo, hanno inventato scenari da incubo di quello che dovrebbe essere il divenire della città, ma la giovane pittrice Martina Palmoni assorbe tutto il fenomeno e lo rappresenta nei suoi quadri, ma non ne rimane impressionata; la città senza centro viene accettata, ci si trova bene, in fondo l’uomo rimane sempre lo stesso, con i propri difetti: un cane che abbaia davanti una vetrina, una prostituta che passeggia sono i simboli di una continuità temporale.
Se la forma ed il presente della città non sono nient’altro che l’atto di riunire e condensare le energie e le esperienze storiche, il caos delle metropoli non vuol dire disordine, ma si sono istaurate regole inedite nelle quali il codice di riferimento è continuamente variabile e non basta un razionalismo astratto.
La perdita del centro in un territorio comporta una riorganizzazione dello spazio ed oggi sul modello americano è il regno delle highways e freeways, degli shopping center, la frammentazione e l’appiattimento sociologico in una mastodontica marmellata di middle class, un paesaggio dove ogni segno è sostituito da un segnale (pubblicità, indicazioni stradali ecc.) dove tutto è aleatorio e precario, senza valore che non sia funzionale o di scambio; dove manca la memoria, il simbolo, l’individuazione … (Città sognate A. Terranova)
Già i film “Metropolis” di Fritz Lang, o “Blade Runner” di R. Scott, in negativo, hanno inventato scenari da incubo di quello che dovrebbe essere il divenire della città, ma la giovane pittrice Martina Palmoni assorbe tutto il fenomeno e lo rappresenta nei suoi quadri, ma non ne rimane impressionata; la città senza centro viene accettata, ci si trova bene, in fondo l’uomo rimane sempre lo stesso, con i propri difetti: un cane che abbaia davanti una vetrina, una prostituta che passeggia sono i simboli di una continuità temporale.
26
gennaio 2007
Martina Palmoni
Dal 26 gennaio all'otto febbraio 2007
arte contemporanea
Location
STUDIO DR SPAZIO VISIVO
Roma, Via Tolemaide, 19A, (Roma)
Roma, Via Tolemaide, 19A, (Roma)
Orario di apertura
10.30 - 13.00 / 16.30 - 19.30 – festivi su appuntamento
Vernissage
26 Gennaio 2007, ore 18:30-21
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