Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Persistenza dell’immagine
Collettiva di pittura
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Angela Memola è lieta di presentare l’evento - Mostra collettiva di “ Persistenza dell’immagine. Arte a Bologna – Generazioni a confronto” curata da Franco Basile ( responsabile della pagina dell’arte de Il Resto del Carlino nonché curatore dell’opera di Giorgio Morandi del quale ha scritto e pubblicato diversi volumi e saggi ) e che vedrà la presentazione di opere di artisti quali Dino Boschi, Leonardo Cremonini, Wolfango Peretti Poggi, Lidia Bagnoli, Alessandro Giusberti ed i più giovani Nicola Nannini, Alberto Zamboni , Sara Berti e la giovane vincitrice del recente Premio Celeste Antonella Cinelli.
Nel momento in cui si compiono i preparativi per accendere le luci della più grande Kermesse dell’arte italiana, Arte Fiera, che sempre più si sta internazionalizzando, nei nostri spazi si indagherà sull’arte proposta a Bologna nel corso delle almeno ultime tre generazioni e di come artisti quali Cremonini, Bagnoli, Giusberti, Zamboni , Nannini abbiano portato e ancora stiano facendolo , tanto del patrimonio culturale bolognese fuori dai confini .
Sarà una panoramica dell’arte figurativa a Bologna e di artisti che sono rimasti fedeli all’immagine senza ignorare tutto ciò che le tendenze più avanzate hanno proposto.
Scrive Franco Basile nel saggio introduttivo al catalogo che accompagna la mostra:
[…] ”La leggibilità della rappresentazione è il criterio di base di questa iniziativa. Sono state prese in esame composizioni di artisti bolognesi per un raffronto che, senza avanzare pretese scientifiche, riconduce a momenti significativi di quanto descritto da personaggi di tre generazioni. Seppure nella molteplicità dei lessici individuali è evidente l’assunto della figurazione in un tracciato che dalla coerenza e dal recupero delle chiarezze porta al rilancio di chi intende mantenersi fedele a significati palesemente comunicativi. Gli artisti che danno “immagine” a questa mostra sono Dino Boschi, Leonardo Cremonini, Wolfango Peretti Poggi, Lidia Bagnoli, Alessandro Giusberti, Sara Berti, Nicola Nannini, Antonella Cinelli e Alberto Zamboni. E’ lungo il cammino dei primi tre se si pensa che la polemica del Fronte nuovo delle arti l’hanno vissuta in diretta, sebbene analizzandola sul piano dell’aggiornamento culturale e non su quello della partecipazione formale. Erano a conoscenza dei fatti, sapevano delle prese di posizione di Vittorini, di Vedova e naturalmente della questione relativa alla politicizzazione o meno della comunicazione artistica. Hanno soppesato le diverse posizioni con attenzione mantenendo però un certo distacco, non si sono schierati né da una parte né dall’altra, hanno invece fatto tutto il possibile per riappropriarsi del sogno interrotto dalla guerra, riprendere cioè a dipingere, a colorare i pensieri e a dare sostanza all’aristotelica idea secondo la quale l’artista anziché limitarsi a imitare la realtà, la ricrea.
Finita la guerra è stato come ritrovare la vita. Tanti anni ci dividono da allora, eppure ci sono situazioni che conservano la nitidezza di episodi appena trascorsi, forse perché annotati sulle tele, forse perché segnati con l’inchiostro della passione. Boschi torna spesso a quei giorni, magari aiutandosi con il diario delle immagini che accorciano la lontananza.
Ma risaliamo ai giorni in cui tutto sembrava affacciarsi su un rinnovato orizzonte. La guerra era finalmente finita, sogni e desideri tornavano ad essere leciti compagni dell’esistere. Anche la fantasia riacquistava diritto di persistenza, gli artisti tornavano ai loro progetti con l’avallo delle visioni che per troppo tempo erano state oscurate dagli eventi bellici. Boschi ricorda perfettamente quando riaprirono gli Uffizi, e il giorno in cui raggiunse Firenze assieme a Leonardo Cremonini, amico e compagno d’Accademia. Fu un viaggio lunghissimo, la linea era stata ripristinata alla meglio, su viadotti improvvisati il treno era costretto a procedere a passo d’uomo. Era d’estate e al ritorno, nello scompartimento con la luce ridotta a un filo, i passeggeri parlavano a bassa voce quasi a non voler smuovere la forma di torpore che si era instaurata con la complicità del ritmico sferragliare del convoglio. I pali della linea elettrica erano battiti di ciglia, Boschi sentiva appena quello che la gente diceva, assieme a Cremonini ripassava ciò che più lo aveva colpito: Tiziano, i Toscani, i fremiti luministici di Paolo Veronese, e nella mnemonica rilettura delle opere pensava a quello che la guerra gli aveva portato via. Intanto, nella notte, lo sguardo si perdeva nella fuggevolezza di un paesaggio fatto di ombre, di sagome che si rincorrevano in un territorio pervaso da silenzi lunari….[….]
Da allora il modo di vivere si è adeguato alle incessanti trasformazioni che hanno fatto della realtà una palestra di pensiero itinerante.[…]
Il tratto della generazione di mezzo è affidato alle opere di Lidia Bagnoli e di Alessandro Giusberti, artisti che nell’intenso svolgimento della forma espressiva affrontano il complesso gioco di rapporto fra realtà e immaginazione ora con densa iconicità, ora al limite dell’evanescenza.[…]
Il repertorio conclusivo della mostra affianca i lavori di Sara Berti, la più giovane del gruppo, a quelli di Nicola Nannini, Antonella Cinelli e di Alberto Zamboni.”….
Nel momento in cui si compiono i preparativi per accendere le luci della più grande Kermesse dell’arte italiana, Arte Fiera, che sempre più si sta internazionalizzando, nei nostri spazi si indagherà sull’arte proposta a Bologna nel corso delle almeno ultime tre generazioni e di come artisti quali Cremonini, Bagnoli, Giusberti, Zamboni , Nannini abbiano portato e ancora stiano facendolo , tanto del patrimonio culturale bolognese fuori dai confini .
Sarà una panoramica dell’arte figurativa a Bologna e di artisti che sono rimasti fedeli all’immagine senza ignorare tutto ciò che le tendenze più avanzate hanno proposto.
Scrive Franco Basile nel saggio introduttivo al catalogo che accompagna la mostra:
[…] ”La leggibilità della rappresentazione è il criterio di base di questa iniziativa. Sono state prese in esame composizioni di artisti bolognesi per un raffronto che, senza avanzare pretese scientifiche, riconduce a momenti significativi di quanto descritto da personaggi di tre generazioni. Seppure nella molteplicità dei lessici individuali è evidente l’assunto della figurazione in un tracciato che dalla coerenza e dal recupero delle chiarezze porta al rilancio di chi intende mantenersi fedele a significati palesemente comunicativi. Gli artisti che danno “immagine” a questa mostra sono Dino Boschi, Leonardo Cremonini, Wolfango Peretti Poggi, Lidia Bagnoli, Alessandro Giusberti, Sara Berti, Nicola Nannini, Antonella Cinelli e Alberto Zamboni. E’ lungo il cammino dei primi tre se si pensa che la polemica del Fronte nuovo delle arti l’hanno vissuta in diretta, sebbene analizzandola sul piano dell’aggiornamento culturale e non su quello della partecipazione formale. Erano a conoscenza dei fatti, sapevano delle prese di posizione di Vittorini, di Vedova e naturalmente della questione relativa alla politicizzazione o meno della comunicazione artistica. Hanno soppesato le diverse posizioni con attenzione mantenendo però un certo distacco, non si sono schierati né da una parte né dall’altra, hanno invece fatto tutto il possibile per riappropriarsi del sogno interrotto dalla guerra, riprendere cioè a dipingere, a colorare i pensieri e a dare sostanza all’aristotelica idea secondo la quale l’artista anziché limitarsi a imitare la realtà, la ricrea.
Finita la guerra è stato come ritrovare la vita. Tanti anni ci dividono da allora, eppure ci sono situazioni che conservano la nitidezza di episodi appena trascorsi, forse perché annotati sulle tele, forse perché segnati con l’inchiostro della passione. Boschi torna spesso a quei giorni, magari aiutandosi con il diario delle immagini che accorciano la lontananza.
Ma risaliamo ai giorni in cui tutto sembrava affacciarsi su un rinnovato orizzonte. La guerra era finalmente finita, sogni e desideri tornavano ad essere leciti compagni dell’esistere. Anche la fantasia riacquistava diritto di persistenza, gli artisti tornavano ai loro progetti con l’avallo delle visioni che per troppo tempo erano state oscurate dagli eventi bellici. Boschi ricorda perfettamente quando riaprirono gli Uffizi, e il giorno in cui raggiunse Firenze assieme a Leonardo Cremonini, amico e compagno d’Accademia. Fu un viaggio lunghissimo, la linea era stata ripristinata alla meglio, su viadotti improvvisati il treno era costretto a procedere a passo d’uomo. Era d’estate e al ritorno, nello scompartimento con la luce ridotta a un filo, i passeggeri parlavano a bassa voce quasi a non voler smuovere la forma di torpore che si era instaurata con la complicità del ritmico sferragliare del convoglio. I pali della linea elettrica erano battiti di ciglia, Boschi sentiva appena quello che la gente diceva, assieme a Cremonini ripassava ciò che più lo aveva colpito: Tiziano, i Toscani, i fremiti luministici di Paolo Veronese, e nella mnemonica rilettura delle opere pensava a quello che la guerra gli aveva portato via. Intanto, nella notte, lo sguardo si perdeva nella fuggevolezza di un paesaggio fatto di ombre, di sagome che si rincorrevano in un territorio pervaso da silenzi lunari….[….]
Da allora il modo di vivere si è adeguato alle incessanti trasformazioni che hanno fatto della realtà una palestra di pensiero itinerante.[…]
Il tratto della generazione di mezzo è affidato alle opere di Lidia Bagnoli e di Alessandro Giusberti, artisti che nell’intenso svolgimento della forma espressiva affrontano il complesso gioco di rapporto fra realtà e immaginazione ora con densa iconicità, ora al limite dell’evanescenza.[…]
Il repertorio conclusivo della mostra affianca i lavori di Sara Berti, la più giovane del gruppo, a quelli di Nicola Nannini, Antonella Cinelli e di Alberto Zamboni.”….
20
gennaio 2007
Persistenza dell’immagine
Dal 20 gennaio al 04 marzo 2007
arte contemporanea
Location
ANGELA MEMOLA GRAFIQUE ART GALLERY
Bologna, Via Ferrarese, 57, (Bologna)
Bologna, Via Ferrarese, 57, (Bologna)
Orario di apertura
da martedì a sabato 10.00 - 13.00 16.00 – 19.30
Chiuso lunedì mattina e giovedì pomeriggio
Vernissage
20 Gennaio 2007, ore 17.30
Autore
Curatore