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Sasha Sosno / Vladimir Kara
doppia personale
Comunicato stampa
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Famoso in particolare per aver realizzato opere monumentali, quali la grande biblioteca municipale di Nizza, prima scultura ‘abitata’, la “Tête carrée”, 28 metri di altezza in alluminio, SASHA SOSNO viene proposto per la prima volta a Firenze con alcune sculture di notevole importanza. Una è appunto una “Tête au carrée” in bronzo altezza m. 1,30 – 120 Kg. di peso, un’altra è l’”Apollo” con busto obliterato.
Nel 1957, a seguito dell’incontro con Arman, César e Yves Klein, SASHA SOSNO entra nel gruppo del “Nouveau Réalisme”, teorizzato da Pierre Restany. SOSNO si identifica all’interno di questo movimento per la sua idea di ‘obliterazione’, chiudere per meglio vedere e meglio capire. Attuale più che mai in questo momento storico in cui viviamo, bersagliati da informazioni immagini e suoni stridenti, è impellente il bisogno di ritrovarci nell’isolamento e nel silenzio.
Artista concettuale, SOSNO definisce l’ "annullamento" come suo linguaggio personale, mascherando, con dei "pieni" o dei "vuoti", parti delle sue opere per lasciare allo spettatore la possibilità di immaginare "l'assenza".
Impresa ardua per uno scultore rappresentare il vuoto, la ‘non presenza’: egli la ottiene con razionalità e rigore, elaborando gli archetipi dell’arte classica, dai greci a Michelangelo, sia per sfruttare la memoria collettiva che per ricordare come il nostro quotidiano sia radicato sul modello e sul pensiero classico occidentale. Ecco dunque che una colonna dorica si delinea ritagliata in una rigorosa lastra di bronzo o di marmo, o la testa del Davide è chiusa in un impenetrabile cubo (la famosa serie delle ‘Tete carré’) o un rigido rettangolo ‘scava’ la perfezione del corpo della Venere o di Apollo, creando quel ‘vuoto interno’ che diventa luogo di riflessione.
SOSNO, nato nel 1937, trascorre la sua infanzia in Costa Azzurra. Diventa dapprima foto-reporter e segue i grandi conflitti degli anni '60 come quelli dell'Irlanda, del Bangladesh e del Biafra. Molto segnato dagli eventi, decide di esprimere la sua sofferta esperienza tramite le arti plastiche. È un artista di caratura internazionale ed ha esposto in tutto il mondo, rappresentato dalle gallerie più prestigiose.
Se SOSNO vuole rappresentare l’assenza, il vuoto, la mancanza di sentimenti, certamente troviamo in VLADIMIR KARA un eccezionale interprete delle nostre quotidiane emozioni. C’è tanto lirismo e poesia nelle opere pittoriche di KARA anche se espresse sommessamente, anzi, proprio perché pacata la sua rappresentazione diventa più forte.
L’origine russa che accomuna i due artisti qui presentati crea un interessante percorso interpretativo. Possiamo notare come in entrambi c’è un bisogno di esprimere con forza il loro sentire, che si potrebbe definire ‘un silenzio che urla’.
E, seppure con mezzi espressivi totalmente diversi, vediamo che nei due casi il loro linguaggio, che vuole essere moderno e contemporaneo, mantiene il legame con la tradizione classica figurativa e si presenta spesso ai confini del surreale.
KARA è un pittore di talento raro. E’ innato nel suo essere il bisogno di esprimersi attraverso l’immagine, il colore, la pennellata. La sua ricerca di forme e di spazi sulla superficie pittorica dimostra una propensione verso una volontà di astrazione a cui però non può arrivare proprio per la sua necessità di rappresentare il sentimento in modo chiaro, esplicito e per il suo bisogno di comunicare immediatamente con lo spettatore, trasmettere esplicitamente la sensibilità del suo animo.
Invitato dalla Fondazione del Maggio Musicale Fiorentino a partecipare agli eventi commemorativi per Eugenia Poliakof, nel decimo anno della sua scomparsa, KARA proporrà una nuova serie di opere anche al Teatro Comunale nelle serate in cui andrà in scena il balletto ‘Coppelia’.
Vladimir Kara, nato a Mosca, si forma alla Accademia di Belle Arti della capitale. Nel 1983 lascia la Russia, come rifugiato politico, per trasferirsi a Parigi, dove attualmente vive e lavora. E’ cittadino francese dal 1993. Presente con numerose esposizioni personali sia in Francia che nel resto d’Europa e negli Stati Uniti, Kara alterna all’attività di pittore quella di scenografo e costumista. In questa veste, ha collaborato alla realizzazione di balletti rappresentati all’Opera Bastille (Parigi) e al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, lavorando inoltre a numerosi spettacoli di prosa e di teatro musicale in Francia e in Italia.
Nell’occasione della presente mostra uscirà un suo nuovo catalogo dal titolo ‘Presenza-Assenza’ pubblicato dalla galleria FYR in collaborazione con la galleria DIMA di Parigi.
La mostra KARA – SOSNO, che ha avuto il patrocinio del Comune di Firenze, Assessorato alle Relazioni Internazionali e dell’Istituto Francese di Firenze, oltre che il supporto di Alliance Française, storica istituzione francese, chiude un anno di intense attività espositive e culturali che la Galleria FYR – Foyer degli Artisti – ha portato avanti con impegno costante nei due spazi espositivi in Borgo Albizi e Via dell’Acqua, includendo anche importanti presenze in ambito internazionale.
Nel 1957, a seguito dell’incontro con Arman, César e Yves Klein, SASHA SOSNO entra nel gruppo del “Nouveau Réalisme”, teorizzato da Pierre Restany. SOSNO si identifica all’interno di questo movimento per la sua idea di ‘obliterazione’, chiudere per meglio vedere e meglio capire. Attuale più che mai in questo momento storico in cui viviamo, bersagliati da informazioni immagini e suoni stridenti, è impellente il bisogno di ritrovarci nell’isolamento e nel silenzio.
Artista concettuale, SOSNO definisce l’ "annullamento" come suo linguaggio personale, mascherando, con dei "pieni" o dei "vuoti", parti delle sue opere per lasciare allo spettatore la possibilità di immaginare "l'assenza".
Impresa ardua per uno scultore rappresentare il vuoto, la ‘non presenza’: egli la ottiene con razionalità e rigore, elaborando gli archetipi dell’arte classica, dai greci a Michelangelo, sia per sfruttare la memoria collettiva che per ricordare come il nostro quotidiano sia radicato sul modello e sul pensiero classico occidentale. Ecco dunque che una colonna dorica si delinea ritagliata in una rigorosa lastra di bronzo o di marmo, o la testa del Davide è chiusa in un impenetrabile cubo (la famosa serie delle ‘Tete carré’) o un rigido rettangolo ‘scava’ la perfezione del corpo della Venere o di Apollo, creando quel ‘vuoto interno’ che diventa luogo di riflessione.
SOSNO, nato nel 1937, trascorre la sua infanzia in Costa Azzurra. Diventa dapprima foto-reporter e segue i grandi conflitti degli anni '60 come quelli dell'Irlanda, del Bangladesh e del Biafra. Molto segnato dagli eventi, decide di esprimere la sua sofferta esperienza tramite le arti plastiche. È un artista di caratura internazionale ed ha esposto in tutto il mondo, rappresentato dalle gallerie più prestigiose.
Se SOSNO vuole rappresentare l’assenza, il vuoto, la mancanza di sentimenti, certamente troviamo in VLADIMIR KARA un eccezionale interprete delle nostre quotidiane emozioni. C’è tanto lirismo e poesia nelle opere pittoriche di KARA anche se espresse sommessamente, anzi, proprio perché pacata la sua rappresentazione diventa più forte.
L’origine russa che accomuna i due artisti qui presentati crea un interessante percorso interpretativo. Possiamo notare come in entrambi c’è un bisogno di esprimere con forza il loro sentire, che si potrebbe definire ‘un silenzio che urla’.
E, seppure con mezzi espressivi totalmente diversi, vediamo che nei due casi il loro linguaggio, che vuole essere moderno e contemporaneo, mantiene il legame con la tradizione classica figurativa e si presenta spesso ai confini del surreale.
KARA è un pittore di talento raro. E’ innato nel suo essere il bisogno di esprimersi attraverso l’immagine, il colore, la pennellata. La sua ricerca di forme e di spazi sulla superficie pittorica dimostra una propensione verso una volontà di astrazione a cui però non può arrivare proprio per la sua necessità di rappresentare il sentimento in modo chiaro, esplicito e per il suo bisogno di comunicare immediatamente con lo spettatore, trasmettere esplicitamente la sensibilità del suo animo.
Invitato dalla Fondazione del Maggio Musicale Fiorentino a partecipare agli eventi commemorativi per Eugenia Poliakof, nel decimo anno della sua scomparsa, KARA proporrà una nuova serie di opere anche al Teatro Comunale nelle serate in cui andrà in scena il balletto ‘Coppelia’.
Vladimir Kara, nato a Mosca, si forma alla Accademia di Belle Arti della capitale. Nel 1983 lascia la Russia, come rifugiato politico, per trasferirsi a Parigi, dove attualmente vive e lavora. E’ cittadino francese dal 1993. Presente con numerose esposizioni personali sia in Francia che nel resto d’Europa e negli Stati Uniti, Kara alterna all’attività di pittore quella di scenografo e costumista. In questa veste, ha collaborato alla realizzazione di balletti rappresentati all’Opera Bastille (Parigi) e al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, lavorando inoltre a numerosi spettacoli di prosa e di teatro musicale in Francia e in Italia.
Nell’occasione della presente mostra uscirà un suo nuovo catalogo dal titolo ‘Presenza-Assenza’ pubblicato dalla galleria FYR in collaborazione con la galleria DIMA di Parigi.
La mostra KARA – SOSNO, che ha avuto il patrocinio del Comune di Firenze, Assessorato alle Relazioni Internazionali e dell’Istituto Francese di Firenze, oltre che il supporto di Alliance Française, storica istituzione francese, chiude un anno di intense attività espositive e culturali che la Galleria FYR – Foyer degli Artisti – ha portato avanti con impegno costante nei due spazi espositivi in Borgo Albizi e Via dell’Acqua, includendo anche importanti presenze in ambito internazionale.
16
dicembre 2006
Sasha Sosno / Vladimir Kara
Dal 16 dicembre 2006 al 15 febbraio 2007
arte contemporanea
Location
FYR ARTE CONTEMPORANEA
Firenze, Borgo Degli Albizi, 23, (Firenze)
Firenze, Borgo Degli Albizi, 23, (Firenze)
Orario di apertura
16,00-19,30 tutti i giorni escluso lunedì e festivi
Vernissage
16 Dicembre 2006, ore 17.30
Autore