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Silvio Mastrodascio – I colori della scultura
Un elaborato plastico ricco di suggestioni formali celebrativo della bellezza muliebre, questa la formula di Silvio Mastrodascio, scultore abruzzese presente a Roma al Museo Venanzo Crocetti con una mostra antologica compresa tra il 1978 e il 2005
Comunicato stampa
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Un elaborato plastico ricco di suggestioni formali celebrativo della bellezza muliebre, questa la formula di Silvio Mastrodascio, scultore abruzzese presente a Roma al Museo Venanzo Crocetti con una mostra antologica compresa tra il 1978 e il 2005.
Un artista “classico” che alla tradizione si ispira cedendo comunque al fascino del nuovo, alla “tensione dell’improvviso”, sostrato innervante ogni tema, ogni figura, ogni dettaglio. La suggestione dell’attimo, la scoperta della varietà del presente, l’emozione momentanea rapida e fuggevole, accenti questi evidenti di una scultura il cui linguaggio affonda nelle radici antiche del “bello” aulico e possente. Figura femminili, volti, ritratti, fanciulle vestite di corte gonnelle, fresche e giovanili o ritratti di donne eleganti con mise preziose ed abiti sontuosi.
Bel pezzo è “Ragazza seduta con cappello” ( bronzo patinato) dove il realismo si palesa unito a poesia e lirismo. Così in “Posa finale” ( bronzo patinato): la fanciulla appare mollemente seduta per terra in posa squisitamente aggraziata e dolce. Fresca e deliziosa è “Ritorno dal mercato”, graziosissima giovane donna col gonnellino fluttuante e il paniere colmo di frutta; divertente e libertino il copricapo posto sulla chioma fluente. E poi “Madre con bambino n. 1”, “Barbara”, “Alexandra”, “Ballerina in posa”, “Serata di gala” ecc. ecc., tutte figuri femminili dove alla robustezza del busto si contrappone la morbidezza della veste e della chioma mossa incorniciante il volto sereno , sorridente. Una scultura pacata, priva di conflittualità, felice.
Ma è la tradizione a valere al di là del tema. Più vicino a Manzù di altri scultori, Mastrodascio si lascia condurre da motivazioni plastiche impostate nella linea morbida e nella silhouette vibrante di vita. Un linguaggio figurativo in sintonia con tutta la tradizione del ‘900 a cui fanno capo artisti quali Manzù, Greco , Crocetti, Martini, Marini, Perez, ecc. ecc.; in sintesi, la così detta “linea italiana” della scultura del Novecento.
Privilegiati quindi sono la tradizione classico – accademica, il filone figurativo, la forma impressionista e naturalista; accezioni queste di una scultura chiaramente mediterranea e solare, incantamento poetico dove il “bello” viene evidenziato nelle fattezze muliebri presentate sempre con misurato equilibrio formale e sottile penetrazione psicologica.
Un artista “classico” che alla tradizione si ispira cedendo comunque al fascino del nuovo, alla “tensione dell’improvviso”, sostrato innervante ogni tema, ogni figura, ogni dettaglio. La suggestione dell’attimo, la scoperta della varietà del presente, l’emozione momentanea rapida e fuggevole, accenti questi evidenti di una scultura il cui linguaggio affonda nelle radici antiche del “bello” aulico e possente. Figura femminili, volti, ritratti, fanciulle vestite di corte gonnelle, fresche e giovanili o ritratti di donne eleganti con mise preziose ed abiti sontuosi.
Bel pezzo è “Ragazza seduta con cappello” ( bronzo patinato) dove il realismo si palesa unito a poesia e lirismo. Così in “Posa finale” ( bronzo patinato): la fanciulla appare mollemente seduta per terra in posa squisitamente aggraziata e dolce. Fresca e deliziosa è “Ritorno dal mercato”, graziosissima giovane donna col gonnellino fluttuante e il paniere colmo di frutta; divertente e libertino il copricapo posto sulla chioma fluente. E poi “Madre con bambino n. 1”, “Barbara”, “Alexandra”, “Ballerina in posa”, “Serata di gala” ecc. ecc., tutte figuri femminili dove alla robustezza del busto si contrappone la morbidezza della veste e della chioma mossa incorniciante il volto sereno , sorridente. Una scultura pacata, priva di conflittualità, felice.
Ma è la tradizione a valere al di là del tema. Più vicino a Manzù di altri scultori, Mastrodascio si lascia condurre da motivazioni plastiche impostate nella linea morbida e nella silhouette vibrante di vita. Un linguaggio figurativo in sintonia con tutta la tradizione del ‘900 a cui fanno capo artisti quali Manzù, Greco , Crocetti, Martini, Marini, Perez, ecc. ecc.; in sintesi, la così detta “linea italiana” della scultura del Novecento.
Privilegiati quindi sono la tradizione classico – accademica, il filone figurativo, la forma impressionista e naturalista; accezioni queste di una scultura chiaramente mediterranea e solare, incantamento poetico dove il “bello” viene evidenziato nelle fattezze muliebri presentate sempre con misurato equilibrio formale e sottile penetrazione psicologica.
14
dicembre 2006
Silvio Mastrodascio – I colori della scultura
Dal 14 dicembre 2006 al 30 gennaio 2007
arte contemporanea
arti decorative e industriali
arti decorative e industriali
Location
MUSEO FONDAZIONE VENANZO CROCETTI
Roma, Via Cassia, 492, (Roma)
Roma, Via Cassia, 492, (Roma)
Orario di apertura
da giovedì a lunedì: 10 – 17
martedì e mercoledì: chiuso
Vernissage
14 Dicembre 2006, ore 18
Autore
Curatore