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Carlo Ginori
Documenti e itinerari di un gentiluomo del Secolo dei Lumi
Comunicato stampa
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Carlo Ginori (1702-1757), noto ai più come fondatore della storica manifattura di porcellane e maioliche di Doccia, fu uno dei più intelligenti e attivi esponenti della generazione direttamente coinvolta nel passaggio del Granducato di Toscana dal governo della dinastia medicea a quello lorenese.
Imprenditore illuminato, appassionato cultore di discipline scientifiche, amante delle arti e delle antichità, politico di spicco nel governo del Granducato, Carlo Ginori univa a doti personali fuori dal comune, una tale varietà di interessi e di iniziative, da emergere come figura singolarmente rappresentativa dei migliori fermenti culturali della sua epoca.
La mostra, attraverso oggetti, incisioni, documenti originali e riproduzioni, propone una rievocazione dell’intera vicenda biografica del marchese Ginori, a partire dai luoghi che furono teatro della sua sfolgorante carriera; da Firenze a Doccia, da Vienna a Cecina e Cortona, per finire con Livorno, città dell’esilio e purtroppo della prematura morte.
La prima sezione della mostra è dedicata al rapporto del marchese Ginori con Firenze, sua città natale e palcoscenico di una carriera politica fuori dal comune.
La famiglia di Carlo Ginori, di illustre tradizione patrizia e profondamente radicata nel territorio fiorentino, si distingueva nel panorama dell’aristocrazia toscana dell’epoca per il dinamismo e lo spirito imprenditoriale: il padre di Carlo, Lorenzo, aveva infatti costruito la propria fortuna personale esercitando, presso il Banco Ginori a Lisbona, il commercio insieme ai mercanti portoghesi.
Fin da giovane, Carlo Ginori riuscì ad inserirsi brillantemente nella società fiorentina, occupando cariche politiche di primo piano, al servizio del granduca Gian Gastone de’Medici prima, della Reggenza lorenese poi. Il matrimonio con Elisabetta Corsini, proveniente da una delle più cospicue e influenti famiglie cittadine, nipote dell’allora papa Clemente VII e nipote del Viceré di Sicilia Bartolomeo Corsini, servì a rafforzare ulteriormente la sua posizione.
Seconda tappa di questo insolito album biografico è la capitale austriaca.
Dei due viaggi che Carlo Ginori compì a Vienna, uno avvenne pochi giorni dopo la morte di Gian Gastone de’Medici e fu organizzato nell’intento di prendere contatto con il nuovo granduca e futuro imperatore Francesco Stefano di Lorena. La prima missione oltremontana del marchese, benché condotta con finalità esclusivamente diplomatiche e politiche, fu comunque utile a perfezionare anche alcuni dei più vivi interessi privati di Carlo Ginori, che riuscì a cooptare maestranze esperte nella fabbricazione della porcellana, ma anche nella coltivazione di piante e fiori rari. Fu, inoltre, incaricato dal nuovo Granduca di occuparsi della ricerca degli animali esotici destinati al Serraglio viennese, una curiosa attività, questa, della quale sono rimaste interessantissime tracce nell’Archivio Ginori.
Alla visita a Vienna, seguono i rapporti con Venezia.
La città lagunare è legata, per Carlo Ginori, ad uno spiacevole incidente di viaggio: la forzata quarantena presso il lazzaretto nuovo di Venezia, a cui fu costretto sulla via del ritorno dal secondo soggiorno viennese, nel 1742,per ottemperare alle severissime misure imposte dalla Serenissima in materia di igiene e profilassi contro la peste.
Venezia, inoltre, era anche la città di Giovanni Vezzi, il primo, sfortunato pioniere della fabbricazione della porcellana dura in Italia, a cui comunque Carlo Ginori si rivolse, in cerca di preziosi consigli per la sua impresa.
Oltre Firenze, è Doccia il luogo in cui il marchese Ginori riuscì a dare vita ai propri sogni e a lasciare più profonda traccia di sé.
Sede dell’antica villa suburbana dei Ginori, nelle terre da cui traeva origine la famiglia dfin dal Medioevo, Doccia fu sempre particolarmente cara a Carlo Ginori, che la scelse per avviarvi la produzione sperimentale della porcellana. Nel 1737, acquistò, nei pressi della sua residenza, la Villa Buondelmonti e la destinò appunto alla fabbrica ceramica: l’adattamento dell’antico edificio alla nuova attività culminò con il progetto di decorazione interna della Galleria del pianterreno, affidato a Vincenzo Meucci e Giuseppe Dal Moro, nel 1754.
Accanto alla manifattura di porcellana, le vaste proprietà del marchese Ginori a Doccia accolsero anche i primi greggi di capre d’Angora, allevati con l’intenzione di avviare la tessitura degli scialli di lana, e sempre lì furono tentate alcune tra le prime coltivazioni di piante esotiche utili all’agricoltura, come la vaniglia, il tè, il caffè, gli alberi delle banane e vari tipi di palme.
Cecina e Livorno segnano una nuova e decisiva tappa nella vita e nell’infaticabile attività del marchese Ginori.
La bonifica del fitto della Cecina, cioè dei terreni paludosi che si estendevano alle foci del fiume Cecina, nella Maremma pisana, fu, insieme alla manifattura delle porcellane, l’altra grande e innovativa impresa che Carlo Ginori promosse per incentivare lo sviluppo economico della Toscana. La villa della Cecina, da lui edificata in una ambiente fino ad allora ostile e desolato, si configurava come un microcosmo autosufficiente, con abitazioni, botteghe, attività manifatturiere e persino prigioni e divenne il nucleo originario dei futuri insediamenti nella zona.
A Livorno, invece, Carlo Ginori giunse nel 1746 nelle vesti di Governatore, nominato a sorpresa a causa della ferocissima rivalità con il Conte di Richecourt, capo della Reggenza lorenese, che con questa improvvisa ed improvvida nomina poté allontanare l’acerrimo oppositore da Firenze. Il principale porto del Granducato stava vivendo in quel momento una fase di vivace espansione, che Carlo Ginori seppe favorire grazie alla sua abilità diplomatica, alla sua sensibilità economica e alla sua visione illuminata.
Colpito in età ancora giovanile da un fatale colpo apolplettico, nel 1757,Carlo Ginori trovò sepoltura nel Duomo di Livorno, dove ancor oggi, nonostante le gravi distruzioni belliche, sopravvive il suo cenotafio.
Solo occasionale, ma comunque di notevole ed indubbio valore, è il legame tra Carlo Ginori e la città etrusca di Cortona.
Formatosi in una città come Firenze, nella quale la tradizione della scienza antiquaria poteva vantare illustri eruditi e rappresentanti – tra i più noti sicuramente Michelangelo Buonarroti il Giovane ed Anton Francesco Gori –, Carlo Ginori fu nominato, nel 1756, Lucumone dell’Accademia Etrusca, che aveva appunto sede a Cortona. In tale occasione, fece dono alla società di un singolare tempietto in porcellana, dedicato all’esaltazione delle “Glorie della Toscana”, che oggi rimane quale straordinaria testimonianza del gusto e della cultura del suo committente.
L’ultima sezione della mostra è dedicata alla “fortuna” di Carlo Ginori, ovvero alla riflessione più o meno critica che la complessa e multiforme personalità del marchese ha stimolato nei suoi contemporanei ed in quanti hanno avuto modo, nei secoli seguenti, di raccontarne le imprese.
A partire dagli elogi e dalle biografie settecentesche, la fortuna di Carlo Ginori prosegue inalterata nel corso del XIX secolo, legandosi sempre più strettamente alla parallela, crescente fortuna della manifattura di porcellana di Doccia. Una rassegna attraverso i resoconti dei viaggiatori stranieri, gli opuscoli celebrativi stampati dalla stessa fabbrica Ginori, oltre alle testimonianze degli storici ottocenteschi, permette di osservare come la valutazione sui meriti e le imprese di una figura straordinaria come quella del marchese Ginori abbia favorito il graduale costituirsi di una vera e propria mitologia del “fondatore”.
Imprenditore illuminato, appassionato cultore di discipline scientifiche, amante delle arti e delle antichità, politico di spicco nel governo del Granducato, Carlo Ginori univa a doti personali fuori dal comune, una tale varietà di interessi e di iniziative, da emergere come figura singolarmente rappresentativa dei migliori fermenti culturali della sua epoca.
La mostra, attraverso oggetti, incisioni, documenti originali e riproduzioni, propone una rievocazione dell’intera vicenda biografica del marchese Ginori, a partire dai luoghi che furono teatro della sua sfolgorante carriera; da Firenze a Doccia, da Vienna a Cecina e Cortona, per finire con Livorno, città dell’esilio e purtroppo della prematura morte.
La prima sezione della mostra è dedicata al rapporto del marchese Ginori con Firenze, sua città natale e palcoscenico di una carriera politica fuori dal comune.
La famiglia di Carlo Ginori, di illustre tradizione patrizia e profondamente radicata nel territorio fiorentino, si distingueva nel panorama dell’aristocrazia toscana dell’epoca per il dinamismo e lo spirito imprenditoriale: il padre di Carlo, Lorenzo, aveva infatti costruito la propria fortuna personale esercitando, presso il Banco Ginori a Lisbona, il commercio insieme ai mercanti portoghesi.
Fin da giovane, Carlo Ginori riuscì ad inserirsi brillantemente nella società fiorentina, occupando cariche politiche di primo piano, al servizio del granduca Gian Gastone de’Medici prima, della Reggenza lorenese poi. Il matrimonio con Elisabetta Corsini, proveniente da una delle più cospicue e influenti famiglie cittadine, nipote dell’allora papa Clemente VII e nipote del Viceré di Sicilia Bartolomeo Corsini, servì a rafforzare ulteriormente la sua posizione.
Seconda tappa di questo insolito album biografico è la capitale austriaca.
Dei due viaggi che Carlo Ginori compì a Vienna, uno avvenne pochi giorni dopo la morte di Gian Gastone de’Medici e fu organizzato nell’intento di prendere contatto con il nuovo granduca e futuro imperatore Francesco Stefano di Lorena. La prima missione oltremontana del marchese, benché condotta con finalità esclusivamente diplomatiche e politiche, fu comunque utile a perfezionare anche alcuni dei più vivi interessi privati di Carlo Ginori, che riuscì a cooptare maestranze esperte nella fabbricazione della porcellana, ma anche nella coltivazione di piante e fiori rari. Fu, inoltre, incaricato dal nuovo Granduca di occuparsi della ricerca degli animali esotici destinati al Serraglio viennese, una curiosa attività, questa, della quale sono rimaste interessantissime tracce nell’Archivio Ginori.
Alla visita a Vienna, seguono i rapporti con Venezia.
La città lagunare è legata, per Carlo Ginori, ad uno spiacevole incidente di viaggio: la forzata quarantena presso il lazzaretto nuovo di Venezia, a cui fu costretto sulla via del ritorno dal secondo soggiorno viennese, nel 1742,per ottemperare alle severissime misure imposte dalla Serenissima in materia di igiene e profilassi contro la peste.
Venezia, inoltre, era anche la città di Giovanni Vezzi, il primo, sfortunato pioniere della fabbricazione della porcellana dura in Italia, a cui comunque Carlo Ginori si rivolse, in cerca di preziosi consigli per la sua impresa.
Oltre Firenze, è Doccia il luogo in cui il marchese Ginori riuscì a dare vita ai propri sogni e a lasciare più profonda traccia di sé.
Sede dell’antica villa suburbana dei Ginori, nelle terre da cui traeva origine la famiglia dfin dal Medioevo, Doccia fu sempre particolarmente cara a Carlo Ginori, che la scelse per avviarvi la produzione sperimentale della porcellana. Nel 1737, acquistò, nei pressi della sua residenza, la Villa Buondelmonti e la destinò appunto alla fabbrica ceramica: l’adattamento dell’antico edificio alla nuova attività culminò con il progetto di decorazione interna della Galleria del pianterreno, affidato a Vincenzo Meucci e Giuseppe Dal Moro, nel 1754.
Accanto alla manifattura di porcellana, le vaste proprietà del marchese Ginori a Doccia accolsero anche i primi greggi di capre d’Angora, allevati con l’intenzione di avviare la tessitura degli scialli di lana, e sempre lì furono tentate alcune tra le prime coltivazioni di piante esotiche utili all’agricoltura, come la vaniglia, il tè, il caffè, gli alberi delle banane e vari tipi di palme.
Cecina e Livorno segnano una nuova e decisiva tappa nella vita e nell’infaticabile attività del marchese Ginori.
La bonifica del fitto della Cecina, cioè dei terreni paludosi che si estendevano alle foci del fiume Cecina, nella Maremma pisana, fu, insieme alla manifattura delle porcellane, l’altra grande e innovativa impresa che Carlo Ginori promosse per incentivare lo sviluppo economico della Toscana. La villa della Cecina, da lui edificata in una ambiente fino ad allora ostile e desolato, si configurava come un microcosmo autosufficiente, con abitazioni, botteghe, attività manifatturiere e persino prigioni e divenne il nucleo originario dei futuri insediamenti nella zona.
A Livorno, invece, Carlo Ginori giunse nel 1746 nelle vesti di Governatore, nominato a sorpresa a causa della ferocissima rivalità con il Conte di Richecourt, capo della Reggenza lorenese, che con questa improvvisa ed improvvida nomina poté allontanare l’acerrimo oppositore da Firenze. Il principale porto del Granducato stava vivendo in quel momento una fase di vivace espansione, che Carlo Ginori seppe favorire grazie alla sua abilità diplomatica, alla sua sensibilità economica e alla sua visione illuminata.
Colpito in età ancora giovanile da un fatale colpo apolplettico, nel 1757,Carlo Ginori trovò sepoltura nel Duomo di Livorno, dove ancor oggi, nonostante le gravi distruzioni belliche, sopravvive il suo cenotafio.
Solo occasionale, ma comunque di notevole ed indubbio valore, è il legame tra Carlo Ginori e la città etrusca di Cortona.
Formatosi in una città come Firenze, nella quale la tradizione della scienza antiquaria poteva vantare illustri eruditi e rappresentanti – tra i più noti sicuramente Michelangelo Buonarroti il Giovane ed Anton Francesco Gori –, Carlo Ginori fu nominato, nel 1756, Lucumone dell’Accademia Etrusca, che aveva appunto sede a Cortona. In tale occasione, fece dono alla società di un singolare tempietto in porcellana, dedicato all’esaltazione delle “Glorie della Toscana”, che oggi rimane quale straordinaria testimonianza del gusto e della cultura del suo committente.
L’ultima sezione della mostra è dedicata alla “fortuna” di Carlo Ginori, ovvero alla riflessione più o meno critica che la complessa e multiforme personalità del marchese ha stimolato nei suoi contemporanei ed in quanti hanno avuto modo, nei secoli seguenti, di raccontarne le imprese.
A partire dagli elogi e dalle biografie settecentesche, la fortuna di Carlo Ginori prosegue inalterata nel corso del XIX secolo, legandosi sempre più strettamente alla parallela, crescente fortuna della manifattura di porcellana di Doccia. Una rassegna attraverso i resoconti dei viaggiatori stranieri, gli opuscoli celebrativi stampati dalla stessa fabbrica Ginori, oltre alle testimonianze degli storici ottocenteschi, permette di osservare come la valutazione sui meriti e le imprese di una figura straordinaria come quella del marchese Ginori abbia favorito il graduale costituirsi di una vera e propria mitologia del “fondatore”.
02
dicembre 2006
Carlo Ginori
Dal 02 dicembre 2006 al 30 aprile 2007
arte antica
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
MUSEO RICHARD-GINORI
Sesto Fiorentino, Viale Pratese, 31, (Firenze)
Sesto Fiorentino, Viale Pratese, 31, (Firenze)
Orario di apertura
da mercoledì a sabato, 10-13 e 14-18
chiuso domenica, lunedì, martedì e festivi
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