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Oslon Lamaj – A Est dell’Impossibile
Dodici opere fotografiche inedite, realizzate su tela, che il l’artista presenta nello spazio dove prima era ubicato un carcere e che con esso dialogano ardentemente
Comunicato stampa
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Nel suggestivo Complesso settecentesco di Santa Maria in Gradi restaurato di recente e aperto al pubblico si inaugura la mostra dell’artista albanese Olson Lamaj.
Dodici opere fotografiche inedite, realizzate su tela, che il l’artista presenta nello spazio dove prima era ubicato un carcere e che con esso dialogano ardentemente.
Nella civiltà che conosciamo i muri rappresentano il legame diretto con le certezze. Le dimore fatte di pietre e calce circondano le vite degli uomini.
Le crepe generano precarietà. Olson Lamaj (Tirana 1985) effigia una civiltà fatta di macerie dove rotte ormai sono le certezze.
La città è Tirana, la sua città di origine, ferita; ma non importa quale città o luogo siano devastati, i segni sono indelebili, tangibili cicatrici, impresse nei corpi. L’epidermide è diventato un muro, segnato, provato, demolito.
Le rovine edilizie non sono solo disagi ma lacune dell’essere.
Le città si ricostruiscono, si riedificano, nell’immaginario dell’artista urge sottolineare che la memoria del “danno” è rimasta indissolubilmente presente. Il torso del Belvedere o la Venere di Milo, anche se mutili, suggeriscono in pieno un’opera definita, i busti dell’artista allo stesso modo rievocano un corpo intero, completo nella sua identità di uomo.
La verità si slega dal vero, o dalla verosimiglianza, trasmigra in interiore homine, mantenendo saldo l’ancoraggio al reale, al fatto, alla storia.
L’artista rifugge dall’oblio e custodisce la memoria nelle membra.
In questa brillante intuizione estetica non è richiesto un puro occhio contemplante ma uno slancio dell’intelletto che possa impedire il sabotaggio della coscienza. L’esperienza estetica ci insegna che il dolore ha un nome.
Scavalcando l’esaltazione della forma, l’alibi della bellezza, attraverso la visione scopriamo dove si annidano gli errori. Emarginando gli eufemismi la nostra rotta volge
A est dell’impossibile confidando essere un luogo possibile.
Valentina Spata
La mostra inaugura il Festival dei Teatri dell’Est, kermesse internazionale. Con il contributo di Lazio Adisu, Comune di Viterbo, Provincia di Viterbo, Fondazione Carivit, Associazione tra gli Industriali della Provincia di Viterbo, Camera di Commercio, Industria e Artigianato, Tuscia Viterbese. Con il Patrocinio delle Ambasciate di Albania, Bulgaria, Macedonia, Romania.
Dodici opere fotografiche inedite, realizzate su tela, che il l’artista presenta nello spazio dove prima era ubicato un carcere e che con esso dialogano ardentemente.
Nella civiltà che conosciamo i muri rappresentano il legame diretto con le certezze. Le dimore fatte di pietre e calce circondano le vite degli uomini.
Le crepe generano precarietà. Olson Lamaj (Tirana 1985) effigia una civiltà fatta di macerie dove rotte ormai sono le certezze.
La città è Tirana, la sua città di origine, ferita; ma non importa quale città o luogo siano devastati, i segni sono indelebili, tangibili cicatrici, impresse nei corpi. L’epidermide è diventato un muro, segnato, provato, demolito.
Le rovine edilizie non sono solo disagi ma lacune dell’essere.
Le città si ricostruiscono, si riedificano, nell’immaginario dell’artista urge sottolineare che la memoria del “danno” è rimasta indissolubilmente presente. Il torso del Belvedere o la Venere di Milo, anche se mutili, suggeriscono in pieno un’opera definita, i busti dell’artista allo stesso modo rievocano un corpo intero, completo nella sua identità di uomo.
La verità si slega dal vero, o dalla verosimiglianza, trasmigra in interiore homine, mantenendo saldo l’ancoraggio al reale, al fatto, alla storia.
L’artista rifugge dall’oblio e custodisce la memoria nelle membra.
In questa brillante intuizione estetica non è richiesto un puro occhio contemplante ma uno slancio dell’intelletto che possa impedire il sabotaggio della coscienza. L’esperienza estetica ci insegna che il dolore ha un nome.
Scavalcando l’esaltazione della forma, l’alibi della bellezza, attraverso la visione scopriamo dove si annidano gli errori. Emarginando gli eufemismi la nostra rotta volge
A est dell’impossibile confidando essere un luogo possibile.
Valentina Spata
La mostra inaugura il Festival dei Teatri dell’Est, kermesse internazionale. Con il contributo di Lazio Adisu, Comune di Viterbo, Provincia di Viterbo, Fondazione Carivit, Associazione tra gli Industriali della Provincia di Viterbo, Camera di Commercio, Industria e Artigianato, Tuscia Viterbese. Con il Patrocinio delle Ambasciate di Albania, Bulgaria, Macedonia, Romania.
08
novembre 2006
Oslon Lamaj – A Est dell’Impossibile
Dall'otto al 18 novembre 2006
arte contemporanea
Location
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DELLA TUSCIA
Viterbo, Via Santa Maria Di Gradi, 4, (Viterbo)
Viterbo, Via Santa Maria Di Gradi, 4, (Viterbo)
Orario di apertura
10-13 e 16-19
Vernissage
8 Novembre 2006, ore 19:30
Autore