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Cinzia Delnevo – osa rosa
sono presentate le opere Parigine che comprendono pittura, fotografia e video
Comunicato stampa
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rose c'est la vie,c'est la vie que dit ose
Protagonisti del nostro destino, ci muoviamo nel mondo che ci circonda e lo esploriamo. Ne percorriamo i sentieri, meravigliandoci giorno per giorno di quanta bellezza ci circonda. In ogni suo dettaglio la vita ci stupisce, in ogni suo elemento possiamo cercare noi stessi. Quello che dobbiamo fare è semplicemente vivere. Osare.
L’arte di Cinzia Delnevo è fatta di gesti: lenti, piacevoli, mai banali. Tutti volti a cercare il senso della bellezza, la sua possibile rappresentazione. Performance, nel vero senso della parola.
La rappresentazione del bello sta nel carpirne le modalità, sfiorare l’esistenza, muoversi con grazia, diventarne parte. Cibarsi di bellezza, vestirsi di bellezza è trasformarsi in bellezza. Cinzia Delnevo lo fa attraverso il gesto lento della pittura, le pennellate che sfidano il bianco, puro e violento allo stesso tempo. Accarezza, non aggredisce la tela. Dipinge rose, in questa serie sono al loro ultimo stadio, ma che restano simulacro di bellezza e perfezione. Questo fiore diventa un ossessione, quasi che capendolo, studiandolo, interiorizzandolo esso possa portare a trasformarsi in bellezza.
Nel video La ricerca Cinzia Delnevo si nutre di purezza, strappando, lentamente, quasi fosse un rito amoroso i petali di una rosa. Sommersa di luce in un luogo paradisiaco, sospeso, permeato da una bagliore caldo e avvolgente. Nuda come nudo è per definizione tutto ciò che è naturale.
Nella serie fotografica Pere Lachaise (1,2,3) percorre i sentieri, alla ricerca di una gestualità antica e diventa ella stessa rosa: quel fiore che in epoca romana, veniva offerto ai defunti, durante i Rosalia, in segno di rigenerazione. Anche qui Cinzia è avvolta da una luce pura e cristallina, frutto di una di quelle rare belle giornate d’autunno. Il cimitero non è un luogo ostile, così come ostili non sono i morti che accoglie. Pere Lachaise non è un luogo qualunque :è il cimitero degli artisti. Qui riposano le voci di Edith Piaf, le musiche di Chopin e Petrucciani, le parole di Oscar Wilde. E ancora: Proust, Balzac, Moliere, Eluard, Modigliani, Corot, Stein ,Bellini Colette, Bernhardt. Artisti che Parigi ha deciso di ospitare in un luogo mai triste, bensì sublime e sospeso.
Rose, rose, rose: un ossessione, come nel “Piacere” di d’Annunzio, dove sono descritte con dovizia, quasi sezionate. Immagini di rose, profumi di rose. Come nei quadri preraffaelliti (Sir Lawrence Alma Tadema su tutti con i suoi “Rosa tra le rose” e “Le rose d'Héliogabale”). Come nell’antica Grecia dove erano simbolo di bellezza. I fiori cingevano le statue di Venere, ma allo stesso tempo venivano associate al culto di Minerva, dea della saggezza. Simbolo di rigenerazione, chi la mangia (come l’asino Lucio in Apuleio) viene purificato, torna sé stesso, addirittura migliore. Cleopatra si circondava di rose che cospargeva su cuscini e giacigli, non se ne staccava mai anche durante i riti d’amore.
Eppure le rose di Cinzia, nonostante la loro perfezione finiscono per appassire, muoiono, increspandosi lentamente, perdono colore, perdono la loro natura vellutata. Quasi a ricordarci che qualsiasi cosa, anche la più bella, finisce. Loro almeno, l’hanno sfidata la vita. Le rose osano.
Elisabetta Tiddia.
Protagonisti del nostro destino, ci muoviamo nel mondo che ci circonda e lo esploriamo. Ne percorriamo i sentieri, meravigliandoci giorno per giorno di quanta bellezza ci circonda. In ogni suo dettaglio la vita ci stupisce, in ogni suo elemento possiamo cercare noi stessi. Quello che dobbiamo fare è semplicemente vivere. Osare.
L’arte di Cinzia Delnevo è fatta di gesti: lenti, piacevoli, mai banali. Tutti volti a cercare il senso della bellezza, la sua possibile rappresentazione. Performance, nel vero senso della parola.
La rappresentazione del bello sta nel carpirne le modalità, sfiorare l’esistenza, muoversi con grazia, diventarne parte. Cibarsi di bellezza, vestirsi di bellezza è trasformarsi in bellezza. Cinzia Delnevo lo fa attraverso il gesto lento della pittura, le pennellate che sfidano il bianco, puro e violento allo stesso tempo. Accarezza, non aggredisce la tela. Dipinge rose, in questa serie sono al loro ultimo stadio, ma che restano simulacro di bellezza e perfezione. Questo fiore diventa un ossessione, quasi che capendolo, studiandolo, interiorizzandolo esso possa portare a trasformarsi in bellezza.
Nel video La ricerca Cinzia Delnevo si nutre di purezza, strappando, lentamente, quasi fosse un rito amoroso i petali di una rosa. Sommersa di luce in un luogo paradisiaco, sospeso, permeato da una bagliore caldo e avvolgente. Nuda come nudo è per definizione tutto ciò che è naturale.
Nella serie fotografica Pere Lachaise (1,2,3) percorre i sentieri, alla ricerca di una gestualità antica e diventa ella stessa rosa: quel fiore che in epoca romana, veniva offerto ai defunti, durante i Rosalia, in segno di rigenerazione. Anche qui Cinzia è avvolta da una luce pura e cristallina, frutto di una di quelle rare belle giornate d’autunno. Il cimitero non è un luogo ostile, così come ostili non sono i morti che accoglie. Pere Lachaise non è un luogo qualunque :è il cimitero degli artisti. Qui riposano le voci di Edith Piaf, le musiche di Chopin e Petrucciani, le parole di Oscar Wilde. E ancora: Proust, Balzac, Moliere, Eluard, Modigliani, Corot, Stein ,Bellini Colette, Bernhardt. Artisti che Parigi ha deciso di ospitare in un luogo mai triste, bensì sublime e sospeso.
Rose, rose, rose: un ossessione, come nel “Piacere” di d’Annunzio, dove sono descritte con dovizia, quasi sezionate. Immagini di rose, profumi di rose. Come nei quadri preraffaelliti (Sir Lawrence Alma Tadema su tutti con i suoi “Rosa tra le rose” e “Le rose d'Héliogabale”). Come nell’antica Grecia dove erano simbolo di bellezza. I fiori cingevano le statue di Venere, ma allo stesso tempo venivano associate al culto di Minerva, dea della saggezza. Simbolo di rigenerazione, chi la mangia (come l’asino Lucio in Apuleio) viene purificato, torna sé stesso, addirittura migliore. Cleopatra si circondava di rose che cospargeva su cuscini e giacigli, non se ne staccava mai anche durante i riti d’amore.
Eppure le rose di Cinzia, nonostante la loro perfezione finiscono per appassire, muoiono, increspandosi lentamente, perdono colore, perdono la loro natura vellutata. Quasi a ricordarci che qualsiasi cosa, anche la più bella, finisce. Loro almeno, l’hanno sfidata la vita. Le rose osano.
Elisabetta Tiddia.
24
ottobre 2006
Cinzia Delnevo – osa rosa
Dal 24 ottobre al 24 novembre 2006
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
STILE LIBERO CONCEPT BAR
Bologna, Via Lame, 108, (Bologna)
Bologna, Via Lame, 108, (Bologna)
Autore
Curatore