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Au/Fe
Bonati è un’orafa raffinata, Roverselli uno scultore vigoroso. Lei disegna forme eleganti con il filo o la lastra d’oro, lui piega l’acciaio con la forza delle mani ed è sempre in lotta con il ferro
Comunicato stampa
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La Galleria Daniela Rallo apre la stagione con una doppia personale dedicata a Patrizia Bonati e a Vanni Roverselli, due artisti cremonesi maturati attraverso una formazione tradizionale ma con uno sguardo sempre attento sulla contemporaneità.
Bonati è un’orafa raffinata, Roverselli uno scultore vigoroso. Lei disegna forme eleganti con il filo o la lastra d’oro, lui piega l’acciaio con la forza delle mani ed è sempre in lotta con il ferro.
La mostra presenta una decina di opere di ciascun artista, selezionate tra quelle degli ultimi anni per illustrare alcuni passaggi significativi del loro itinerario artistico e per invitare a scoprire le possibili corrispondenze.
Patrizia Bonati lavora a filo e a lastra, di laminazione e di saldatura. Preferisce l’oro e non si stanca di studiare i colori e le proprietà delle leghe. Il suo filo in oro, duro ma duttile, viene martellato, laminato, attorcigliato e costellato da nodi, lasciato pendere liberamente oppure incurvato in cerchi irregolari. Incavi e sporgenze spesso ospitano uno smalto bianco che dà luce all’insieme, esaltando le gradazioni cromatiche dell’oro. Oltre che dai metalli, preziosi e non, l’artista è sempre più incuriosita dall’indagine su materiali come il vetro, il legno o la plastica (la collana fatta di provette da laboratorio, presentata di recente nella mostra sull’arte irregolare Oltre la ragione) e su nuove opportunità di incastro e di fusione.
Le creazioni della Bonati sono oggetti sofisticati ma comodamente indossabili, fragili all’apparenza ma resistenti nella sostanza. Sono forme aperte e in divenire che hanno il privilegio della versatilità della funzione, una sorta di intrinseca mobilità che sollecita la partecipazione e la creatività di chi li indossa. Dunque una ricerca agile e autentica, sostenuta da un’ampia cultura (dal gioiello antico e quello etnico) e da una tenace attività in laboratorio e nutrita dall’intesa affiatata di sapienza e intuizione.
Vanni Roverselli esplora da alcuni decenni le potenzialità dei materiali ferrosi e ricerca elementi inafferrabili quali l’acqua, il vento e il lampo. Le sue sculture poggiano e dialogano con la parete, che diventa corpo unico con l’opera. L’analisi degli effetti dell’ombra sul muro conduce a una lettura evocativa, tra materia e segno.
“Le sculture sono fatte di vuoti e di pieni, segni curvi spezzati: piccole o grandi, danno suggestione, i nodi sono un buon sentire. Pur essendo una ricerca ardua, il risultato è di una leggerezza palpabile”.
Roverselli è scultore. Il suo laboratorio accoglie un ammasso di materiali con i quali l’artista dialoga con robustezza e capacità di sintesi: Roverselli entra nel ferro, lo curva con l’aiuto di morse e martelli, per poi ossidare i metalli e aggiungere colate di colore.
Al di là del richiamo, inevitabile sotto un profilo tecnico e storico-critico, ai padri della scultura in metallo saldato - Pablo Picasso, Julio Gonzáles e Pablo Gargallo -, il pensiero e l’opera di Roverselli cercano una sintonia con alcuni maestri del secondo Novecento, pur tra loro distanti, come Antoni Tapies, Lucio Fontana, Alighiero Boetti e altri esponenti dell’arte occidentale tra informale e poverismo.
Percorrendo le sale della galleria, si avrà la sensazione di assistere a una rappresentazione degli opposti principi o si rimarrà affascinati dalle inattese possibilità del loro scambio reciproco? Oro e acciaio, femminile e maschile, leggerezza e pesantezza, microscopico e macroscopico, delicatezza e forza si svelano piano piano, quindi s’intrecciano in un girotondo di contrasti e di richiami. Le affinità tra i due artisti si definiscono per gradi nella pulizia e nel rigore delle opere, nel ripetersi di certe griglie geometriche e di forme dinamiche quali il nodo e la spirale, nel colorismo sobrio ma deciso degli oggetti, generato anche dal movimento dei segni e dall’assemblaggio di materiali diversi.
Mentre le collane in oro della Bonati si allungano all’inverosimile e i suoi anelli si inerpicano sul dorso della mano, le sculture in ferro di Roverselli diventano anelli nodi di un certo peso, fissati alla parete. Il gioiello diventa scultura e la scultura diventa gioiello.
Bonati è un’orafa raffinata, Roverselli uno scultore vigoroso. Lei disegna forme eleganti con il filo o la lastra d’oro, lui piega l’acciaio con la forza delle mani ed è sempre in lotta con il ferro.
La mostra presenta una decina di opere di ciascun artista, selezionate tra quelle degli ultimi anni per illustrare alcuni passaggi significativi del loro itinerario artistico e per invitare a scoprire le possibili corrispondenze.
Patrizia Bonati lavora a filo e a lastra, di laminazione e di saldatura. Preferisce l’oro e non si stanca di studiare i colori e le proprietà delle leghe. Il suo filo in oro, duro ma duttile, viene martellato, laminato, attorcigliato e costellato da nodi, lasciato pendere liberamente oppure incurvato in cerchi irregolari. Incavi e sporgenze spesso ospitano uno smalto bianco che dà luce all’insieme, esaltando le gradazioni cromatiche dell’oro. Oltre che dai metalli, preziosi e non, l’artista è sempre più incuriosita dall’indagine su materiali come il vetro, il legno o la plastica (la collana fatta di provette da laboratorio, presentata di recente nella mostra sull’arte irregolare Oltre la ragione) e su nuove opportunità di incastro e di fusione.
Le creazioni della Bonati sono oggetti sofisticati ma comodamente indossabili, fragili all’apparenza ma resistenti nella sostanza. Sono forme aperte e in divenire che hanno il privilegio della versatilità della funzione, una sorta di intrinseca mobilità che sollecita la partecipazione e la creatività di chi li indossa. Dunque una ricerca agile e autentica, sostenuta da un’ampia cultura (dal gioiello antico e quello etnico) e da una tenace attività in laboratorio e nutrita dall’intesa affiatata di sapienza e intuizione.
Vanni Roverselli esplora da alcuni decenni le potenzialità dei materiali ferrosi e ricerca elementi inafferrabili quali l’acqua, il vento e il lampo. Le sue sculture poggiano e dialogano con la parete, che diventa corpo unico con l’opera. L’analisi degli effetti dell’ombra sul muro conduce a una lettura evocativa, tra materia e segno.
“Le sculture sono fatte di vuoti e di pieni, segni curvi spezzati: piccole o grandi, danno suggestione, i nodi sono un buon sentire. Pur essendo una ricerca ardua, il risultato è di una leggerezza palpabile”.
Roverselli è scultore. Il suo laboratorio accoglie un ammasso di materiali con i quali l’artista dialoga con robustezza e capacità di sintesi: Roverselli entra nel ferro, lo curva con l’aiuto di morse e martelli, per poi ossidare i metalli e aggiungere colate di colore.
Al di là del richiamo, inevitabile sotto un profilo tecnico e storico-critico, ai padri della scultura in metallo saldato - Pablo Picasso, Julio Gonzáles e Pablo Gargallo -, il pensiero e l’opera di Roverselli cercano una sintonia con alcuni maestri del secondo Novecento, pur tra loro distanti, come Antoni Tapies, Lucio Fontana, Alighiero Boetti e altri esponenti dell’arte occidentale tra informale e poverismo.
Percorrendo le sale della galleria, si avrà la sensazione di assistere a una rappresentazione degli opposti principi o si rimarrà affascinati dalle inattese possibilità del loro scambio reciproco? Oro e acciaio, femminile e maschile, leggerezza e pesantezza, microscopico e macroscopico, delicatezza e forza si svelano piano piano, quindi s’intrecciano in un girotondo di contrasti e di richiami. Le affinità tra i due artisti si definiscono per gradi nella pulizia e nel rigore delle opere, nel ripetersi di certe griglie geometriche e di forme dinamiche quali il nodo e la spirale, nel colorismo sobrio ma deciso degli oggetti, generato anche dal movimento dei segni e dall’assemblaggio di materiali diversi.
Mentre le collane in oro della Bonati si allungano all’inverosimile e i suoi anelli si inerpicano sul dorso della mano, le sculture in ferro di Roverselli diventano anelli nodi di un certo peso, fissati alla parete. Il gioiello diventa scultura e la scultura diventa gioiello.
27
ottobre 2006
Au/Fe
Dal 27 ottobre al 26 novembre 2006
arte contemporanea
arti decorative e industriali
arti decorative e industriali
Location
GALLERIA DANIELA RALLO
Cremona, Piazza Sant'abbondio, 1, (Cremona)
Cremona, Piazza Sant'abbondio, 1, (Cremona)
Orario di apertura
dal giovedì alla domenica dalle 16 alle 19,30 e su appuntamento
Vernissage
27 Ottobre 2006, ore 18-20.30
Autore
Curatore