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Da Gorizia all’Impero ottomano
Antonio Lasciac architetto nelle fotografie dalle Collezioni Alinari
Comunicato stampa
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Dopo il conseguimento della laurea nel Politecnico di Vienna, l’attività dell’architetto Antonio Lasciac (Gorizia, 1856 - Il Cairo, 1946) si è svolta prevalentemente in Egitto, prima dal 1883 al 1888 ad Alessandria, dove ha dato un importante contributo alla ricostruzione del centro ‘europeo’ della città distrutto dal bombardamento inglese del 1882, poi dal 1895 al Cairo, dopo una parentesi italiana segnata da infruttuosi tentativi di inserimento nell’ambiente professionale di Napoli e di Roma. Al Cairo la carriera dell’architetto friulano, favorita dal sostegno di committenti influenti che appartenevano all’aristocrazia o erano membri del governo egiziano, è stata tra l’altro coronata dalla carica prestigiosa di architetto dei palazzi kediviali, ricoperta dal 1907 al 1914.
Per la madre del Kedivé d’Egitto ha costruito una residenza sul Bosforo a Bebek (Istanbul)
Il notevole sviluppo degli studi sull’orientalismo, ha richiamato l’attenzione di studiosi di diversi paesi su Lasciac e in particolare su quella parte della sua opera che ha imboccato la strada dell’elaborazione di una architettura in stile arabo moderno per l’Egitto, utilizzando forme del repertorio islamico con un rigore filologico commisurato all’appartenenza alle tradizioni locali delle tipologie edilizie alle quali esse venivano applicate. Grazie a questo nucleo di progetti e realizzazioni, che rappresentavano tuttavia una porzione largamente minoritaria in termini quantitativi della sua produzione egiziana, Lasciac è stato riconosciuto come una figura di punta del gruppo di architetti europei, impegnato a proporre un’architettura moderna radicata nelle tradizioni islamiche locali. La rilevanza storica di questa azione culturale è legata al contributo, non marginale, che essa ha dato nel trasmettere alle élites intellettuali e politiche egiziane, con le quali gli architetti europei erano in contatto, un’idea occidentale di ‘nazione’, destinata a divenire un importante motore ideologico nello sviluppo del nazionalismo arabo.
La pubblicazione e l’esposizione dei tre album della collezione Alinari, è un importante apporto ad una migliore conoscenza dell’architettura di Lasciac, perché costituisce il più ricco repertorio disponibile d’immagini fotografiche, in buona parte inedite, e documenta quarantuno opere, tra cui figurano anche alcuni progetti finora ignoti. Con utili integrazioni di conoscenze, queste 160 fotografie, arricchite da preziose (anche se non sempre precise) annotazioni autografe dell’architetto, consentono di dipanare alcuni fili conduttori di un complesso percorso professionale caratterizzato da diverse mutazioni stilistiche, tra le quali si insinuano anche aperture ai richiami della modernità, pur nel quadro di un prevalente arroccamento nell’eclettismo storicista.
Non si tratta ancora dell’“opera completa” di Lasciac, impresa di notevole difficoltà per la perdita di materiali documentari e la loro disseminazione tra una miriade di archivi pubblici e privati non sempre accessibili. Ma quella che viene consegnata ai visitatori della mostra e agli studiosi è la più ampia selezione delle architetture ritenute dall’autore le più rappresentative della sua produzione: un documento quindi di eccezionale interesse, destinato a divenire un passaggio non eludibile, un punto di partenza per futuri studi che aspirino a delineare un bilancio non largamente lacunoso dell’opera dell’architetto di Gorizia.
Per la madre del Kedivé d’Egitto ha costruito una residenza sul Bosforo a Bebek (Istanbul)
Il notevole sviluppo degli studi sull’orientalismo, ha richiamato l’attenzione di studiosi di diversi paesi su Lasciac e in particolare su quella parte della sua opera che ha imboccato la strada dell’elaborazione di una architettura in stile arabo moderno per l’Egitto, utilizzando forme del repertorio islamico con un rigore filologico commisurato all’appartenenza alle tradizioni locali delle tipologie edilizie alle quali esse venivano applicate. Grazie a questo nucleo di progetti e realizzazioni, che rappresentavano tuttavia una porzione largamente minoritaria in termini quantitativi della sua produzione egiziana, Lasciac è stato riconosciuto come una figura di punta del gruppo di architetti europei, impegnato a proporre un’architettura moderna radicata nelle tradizioni islamiche locali. La rilevanza storica di questa azione culturale è legata al contributo, non marginale, che essa ha dato nel trasmettere alle élites intellettuali e politiche egiziane, con le quali gli architetti europei erano in contatto, un’idea occidentale di ‘nazione’, destinata a divenire un importante motore ideologico nello sviluppo del nazionalismo arabo.
La pubblicazione e l’esposizione dei tre album della collezione Alinari, è un importante apporto ad una migliore conoscenza dell’architettura di Lasciac, perché costituisce il più ricco repertorio disponibile d’immagini fotografiche, in buona parte inedite, e documenta quarantuno opere, tra cui figurano anche alcuni progetti finora ignoti. Con utili integrazioni di conoscenze, queste 160 fotografie, arricchite da preziose (anche se non sempre precise) annotazioni autografe dell’architetto, consentono di dipanare alcuni fili conduttori di un complesso percorso professionale caratterizzato da diverse mutazioni stilistiche, tra le quali si insinuano anche aperture ai richiami della modernità, pur nel quadro di un prevalente arroccamento nell’eclettismo storicista.
Non si tratta ancora dell’“opera completa” di Lasciac, impresa di notevole difficoltà per la perdita di materiali documentari e la loro disseminazione tra una miriade di archivi pubblici e privati non sempre accessibili. Ma quella che viene consegnata ai visitatori della mostra e agli studiosi è la più ampia selezione delle architetture ritenute dall’autore le più rappresentative della sua produzione: un documento quindi di eccezionale interesse, destinato a divenire un passaggio non eludibile, un punto di partenza per futuri studi che aspirino a delineare un bilancio non largamente lacunoso dell’opera dell’architetto di Gorizia.
28
settembre 2006
Da Gorizia all’Impero ottomano
Dal 28 settembre 2006 al 04 febbraio 2007
architettura
fotografia
arti decorative e industriali
fotografia
arti decorative e industriali
Location
PALAZZO ATTEMS-PETZENSTEIN
Gorizia, Piazza Edmondo De Amicis, 2, (Gorizia)
Gorizia, Piazza Edmondo De Amicis, 2, (Gorizia)
Biglietti
Intero 6 Euro, ridotto 4 Euro (gruppi e studenti universitari con tessera), scolaresche con accompagnatore 2 Euro cad., visite guidate 2 Euro
Orario di apertura
dalle 9,00 alle 19,00 (chiuso il lunedì e il 31 Dicembre)
Vernissage
28 Settembre 2006, ore 18
Editore
ALINARI
Curatore