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Daniel Buren & Jan De Cock
La Casa del Fascio di Como, le gallerie Francesca Minini di Milano e Massimo Minini di Brescia ospiteranno ad ottobre, in tre giorni successivi (5-6-7), una collaborazione inedita e originale tra Daniel Buren e Jan De Cock
Comunicato stampa
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La Casa del Fascio di Como, le gallerie Francesca Minini di Milano e Massimo Minini di Brescia ospiteranno ad Ottobre, in tre giorni successivi (5-6-7), una collaborazione inedita e originale tra Daniel Buren e Jan De Cock .
Per la sua prima personale italiana Jan De Cock presenterà ‘Denkmal 4, Casa del Fascio, Piazza Del Popolo 4, Como, 2006', il progetto si origina dalla fascinazione per il gioiello dell’architettura razionalista, progettata da Giuseppe Terragni tra il 1932 e il 1936.
In via del tutto eccezionale l’edificio, oggi sede della Guardia di Finanza, sarà aperto al pubblico per 10 giorni; all’interno verranno collocate le strutture di De Cock sulle quali interverrà Daniel Buren creando un lavoro a due inusuale, in cui prima trova spazio il giovane belga e poi risponde il maestro francese.
Il segno stilistico distintivo di Daniel Buren sono le strisce verticali bianche alternate al colore o alla materia, larghe 8,7 cm: un motivo fabbricato industrialmente in risposta al suo desiderio di oggettività. Con questo suo motivo Buren sottolinea le superfici più varie con una modalità d’intervento pressoché infinita. Il suo interesse si focalizza sull’ascendente dell’architettura sull’arte. Buren sviluppa dal 1965 un lavoro tridimensionale e una concezione dell’opera che non è più oggetto ma modulazione dello spazio.
Jan De Cock interviene sull’architettura dei luoghi modificandone la percezione attraverso il posizionamento di moduli, scatole scultoree in legno che di volta in volta inglobano, serrano, invadono lo spazio. Denkmal (monumento temporaneo) è seguito da un numero ad ogni intervento successivo, non è un caso che anche Terragni insistesse sul concetto di “monumentalità” dell’architettura. Il rapportarsi all’intorno è ulteriore caratteristica in comune dei due. Una penetrazione dell’interno dall’esterno, dello spazio pubblico e di quello privato: il suo linguaggio visivo modulare contribuisce ad indirizzare lo sguardo dello spettatore, modificandone la percezione del reale.
Daniel Buren è stato il pioniere di un’arte realizzata in situ/ex-situ: quindi non solo un lavoro realizzato per un determinato luogo ma anche in quel luogo. De Cock lavora con un team specializzato che opera prima in studio e poi sul luogo di realizzazione, in una continua tensione tra un sottile adattamento all’architettura e un’affermazione scultorea.
Per la galleria Francesca Minini, De Cock ha ideato un progetto che non coinvolge solo la galleria ma anche la facciata dell’edificio e gli spazi condivisi del palazzo. Un relazionarsi al contesto a 360°, sia in termini di funzionalità che di abbellimento estetico.
A Brescia, Jan De Cock occuperà letteralmente la Galleria Massimo Minini, bloccandola con un’installazione.
In entrambi i casi Daniel Buren interverrà sullo spazio con il suo tocco artistico portando a compimento la collaborazione tra i due artisti.
Per la sua prima personale italiana Jan De Cock presenterà ‘Denkmal 4, Casa del Fascio, Piazza Del Popolo 4, Como, 2006', il progetto si origina dalla fascinazione per il gioiello dell’architettura razionalista, progettata da Giuseppe Terragni tra il 1932 e il 1936.
In via del tutto eccezionale l’edificio, oggi sede della Guardia di Finanza, sarà aperto al pubblico per 10 giorni; all’interno verranno collocate le strutture di De Cock sulle quali interverrà Daniel Buren creando un lavoro a due inusuale, in cui prima trova spazio il giovane belga e poi risponde il maestro francese.
Il segno stilistico distintivo di Daniel Buren sono le strisce verticali bianche alternate al colore o alla materia, larghe 8,7 cm: un motivo fabbricato industrialmente in risposta al suo desiderio di oggettività. Con questo suo motivo Buren sottolinea le superfici più varie con una modalità d’intervento pressoché infinita. Il suo interesse si focalizza sull’ascendente dell’architettura sull’arte. Buren sviluppa dal 1965 un lavoro tridimensionale e una concezione dell’opera che non è più oggetto ma modulazione dello spazio.
Jan De Cock interviene sull’architettura dei luoghi modificandone la percezione attraverso il posizionamento di moduli, scatole scultoree in legno che di volta in volta inglobano, serrano, invadono lo spazio. Denkmal (monumento temporaneo) è seguito da un numero ad ogni intervento successivo, non è un caso che anche Terragni insistesse sul concetto di “monumentalità” dell’architettura. Il rapportarsi all’intorno è ulteriore caratteristica in comune dei due. Una penetrazione dell’interno dall’esterno, dello spazio pubblico e di quello privato: il suo linguaggio visivo modulare contribuisce ad indirizzare lo sguardo dello spettatore, modificandone la percezione del reale.
Daniel Buren è stato il pioniere di un’arte realizzata in situ/ex-situ: quindi non solo un lavoro realizzato per un determinato luogo ma anche in quel luogo. De Cock lavora con un team specializzato che opera prima in studio e poi sul luogo di realizzazione, in una continua tensione tra un sottile adattamento all’architettura e un’affermazione scultorea.
Per la galleria Francesca Minini, De Cock ha ideato un progetto che non coinvolge solo la galleria ma anche la facciata dell’edificio e gli spazi condivisi del palazzo. Un relazionarsi al contesto a 360°, sia in termini di funzionalità che di abbellimento estetico.
A Brescia, Jan De Cock occuperà letteralmente la Galleria Massimo Minini, bloccandola con un’installazione.
In entrambi i casi Daniel Buren interverrà sullo spazio con il suo tocco artistico portando a compimento la collaborazione tra i due artisti.
07
ottobre 2006
Daniel Buren & Jan De Cock
Dal 07 ottobre al 22 dicembre 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA MASSIMO MININI
Brescia, Via Luigi Apollonio, 68, (Brescia)
Brescia, Via Luigi Apollonio, 68, (Brescia)
Autore