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Maurizio Deoriti – Dodici pezzi facili
personale
Comunicato stampa
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La pittura e, più in generale, il ricorso a tecniche sommariamente definite “tradizionali”, sono troppo affrettatamente state definite inadeguate ai tempi e appaiono tuttora vittime di superficiali interpretazioni critiche, assillate da una affannosa rincorsa ai parametri di un gusto artistico che più ci si sforza di definire e delimitare più sfugge in mille direzioni. La tecnica pittorica mantiene una invidiabile vitalità che le consente di calcare egregiamente la scena, adeguandosi con armonia alle mutazioni di una società in rapida e frenetica evoluzione, in virtù del suo essere da sempre simbolo di quella “technè” intesa nell’accezione etimologica di pratica manuale implicita al concetto originario di arte. Un concetto dove il procedimento mentale, l’ambito elevato relativo al mondo delle idee, per concretizzarsi in una rappresentazione oggettivamente fruibile deve essere in grado di gettare luce sull’esterno per mostrarci le cose della vita nella loro esatta dimensione, nella loro essenza intelligibile, illuminandoci sulla bellezza od anche la negatività di quanto ci circonda con quella capacità rivelatoria propria del talento artistico. La pittura è da sempre la casa di tutte le tecniche e di tutti i progetti, luogo eletto da cui traggono origine le manifestazioni sensibili dell’arte, ed è per questa sua inarrivabile natura che ha saputo attraversare le epoche della storia mantenendo sempre, nei casi migliori, la sua carica di espressività. Chi scrive ha sempre guardato con occhio il più possibile attento l’evoluzione fenomenologica delle arti, arrivando alla convinzione che il progresso della tecnologia gioca da sempre un ruolo centrale in quello che è l’adeguarsi del linguaggio a nuove impostazioni formali. Così come la modernità venne contrassegnata in origine dall’elaborazione della prospettiva come metodo di inquadramento spaziale, dove l’opera veniva delimitata nel recinto bidimensionale della tela, all’interno della quale l’artista dava sfogo alla sua inventiva in relazione al rapporto intercorrente tra figura ed ambiente circostante, che troverà piena applicazione con il cosmocentrismo ed il gioco di luci ed ombre tipico dell’arte barocca, di pari la contemporaneità non può essere interpretabile od addirittura concepibile senza tenere presente la rivoluzione scatenata dall’avvento delle tecnologie fondate sull’elettromagnetismo. Dopo l’ultima grande invenzione moderna, la fotografia, che libera l’artista dall’onere di essere l’unico possibile riproduttore della realtà, dando il via alla fase dell’espressionismo e dell’astrazione, la stagione della contemporaneità tende all’ambizione di far fuoriuscire l’arte dal suo classico confine, fosse esso lo spazio pittorico, od il classico monumentalismo, per invadere lo spazio circostante, esaltando il procedimento mentale a scapito di quello manuale, con l’arte vista come evento cerebrale ed immateriale e l’artista come lo sciamano in grado di “virgolettare” artisticamente l’universo mondo. La non rinviabile necessità di violare tutti i dogmi e tutti i tabù, che troverà il suo culmine con la stagione del Concettuale degli anni ’60 e ’70, dove si arriverà al “grado zero” dell’espressione artistica e dove la manualità, e quindi la pittura, verranno messe ignominiosamente al bando, porterà ad una fase successiva di grande libertà formale dove questi valori, affiancati da altri, torneranno decisamente in auge, Quindi un’opera così fortemente caratterizzata dall’uso dello strumento pittorico come quella di Maurizio Deoriti trova un preciso inquadramento nella stagione attuale. Ma Deoriti, come è ben noto non solo a Bologna, pur perseguendo con costanza e professionalità l’impegno nella pittura e nel disegno è un personaggio creativo a tutto tondo e il senso della sua iconografia, solo in apparenza “leggera”, non è ben spiegabile senza tener conto della ampiezza e complessità della sua cultura e della sua conseguente vena creativa. Maurizio Deoriti è soprattutto un musicista , appartenente alla generazione degli anni ’60. La sua formazione è milanese : nel capoluogo lombardo ha studiato con compositori come Donatoni e Sciarrino e con il pianista Bruno Canino. Il suo curriculum è ampio e qualificato, il suo stile è attualmente approdato ad un virtuoso eclettismo che spazia dalla musica contemporanea alla produzione classica. La sua matrice di musicista e ben riscontrabile ad una accorta lettura delle sue opere su tela, prevalentemente acquarelli e smalti. Questa sua personale bolognese è infatti non priva di riferimenti alla musica, come si evince dal titolo “Dodici pezzi facili” ed alla dedica a Anna Magdalena Bach e dal ricco programma della serata, che comprende l’esecuzione, da parte della musicista Irene Calamosca, di brani tratti dal libro dedicato da J.S. Bach alla sua seconda moglie. Ma è il ritmo compositivo delle pitture di Maurizio Deoriti che è tipicamente”musicale”. L’iconografia , solo apparentemente semplice, è caratterizzata da una calligrafia sintetica, quasi infantile . In realtà approdare a risultare convincenti quando si adopera questa tipologia di linguaggio è estremamente complicato. Le sagome di persone e cose sono nitide e schematiche, le campiture di colore vivaci ed essenziali : lo stile di Maurizio Deoriti, se vogliamo trovarci riferimenti storici ma anche attuali, spazia dall’Art Brut dubufettiana ispirata alla primarietà del disegno infantile, anche se va precisato che il punto di contatto è in questo caso eminentemente concettuale perché in Deoriti è del tutto assente qualsiasi ispessimento materico, alla comunicazione metropolitana dei writers e a quella più colta dei graffitisti americani, soprattutto Keith Haring e Ronnie Cutrone, con dei richiami anche alla grande tradizione della caricatura italiana, pregna di sagace ironia. Ed infatti le composizioni di Deoriti denunciano, oltre all’ironia, anche una grande solarità e felicità creativa. I riferimenti simbolici sono molteplici e denotano l’ampia cultura dell’artista e la molteplicità dei suoi interessi. Si va dalla mitologia greca, alla musica, alla filosofia ed alla religione, con particolare attenzione nei confronti delle correnti della mistica indiana, in particolare con la tradizione buddista e la linea di pensiero sviluppata, nel corso del Novecento, da Aurobindo, che fondò il suo impianto speculativo sulla pratica dello yoga e sulla volontà di raggiungere una dimensione da lui definita “sopramentale” in grado di sprigionare un’energia tale da produrre una trasformazione dinamica della materia.
Edoardo Di Mauro, settembre 2006.
30
settembre 2006
Maurizio Deoriti – Dodici pezzi facili
Dal 30 settembre al 30 ottobre 2006
arte contemporanea
Location
ARTART
Bologna, Via Giovanni Casoni, 16, (Bologna)
Bologna, Via Giovanni Casoni, 16, (Bologna)
Orario di apertura
9.30- 12.30 15.30-19.30
Vernissage
30 Settembre 2006, ore 17.30
Autore
Curatore