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Vincenzo Maizza
Saranno esposte circa trenta opere eseguite dal 1982 al 1992
Comunicato stampa
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Inutile fare citazioni e rimandi ad altri autori o influenze inerenti al mondo dell’arte. Il suo è uno stile personalissimo, con richiami a visioni metafisiche e surreali.
La sua ricerca si collega direttamente alle suggestioni psichedeliche della musica elettronica dei “Tangerine Dream” e all’astronomia. Vincenzo leggeva le teorie dell’astrofisico Stephen Hawking in particolare era affascinato dalla sua teoria dei buchi neri. In parallelo dipingeva ascoltando la musica del gruppo tedesco. Molti dei suoi quadri hanno il titolo dei suoi brani preferiti. “Desert Dream”, “Fauni-gena”, “Alpha Centauri”, “Baryll blue”. Scrive nel suo diario: “I Tangerine Dream mi permettono di vivere il quadro, di far parte di esso, in una sorta di amplesso spirituale. Da questo grande amore per il gruppo tedesco è nata l’idea di chiamare le sue opere con gli stessi titoli dei brani del gruppo tedesco”. Vincenzo nel 1992 aveva chiesto al gruppo l’autorizzazione e l’aveva ottenuta.
Con questi elementi Vincenzo inventa nuove cosmogonie. Sono visioni, espressioni di una profondità metafisica che buca la superficie del quadro. Le forme geometriche e le prospettive schematiche indicano la costruzione di nuovi mondi dove il tempo è sospeso e dove ogni riferimento alla corporalità e vivere quotidiano è bandito.
In altri casi Maizza materializza i suoi sogni ricorrenti legati ad un ascensore o ad architetture condominiali descritte come oggetti protetti da una campana di vetro, in cui acquistano un’apparenza iperreale.
Sono dipinti eseguiti all’aerografo, con estrema accuratezza. Appunta nei suoi diari: “Con l’aerografo io mi avvicino alla perfezione, alla mia personalissima perfezione. Per ora, questo è l’unico modo in cui riesco a lavorare. Ho bisogno della perfezione come di una droga”.
Vicenzo Maizza, nato nel 1964 è morto a soli 28 anni. Aveva cominciato a dipingere come autodidatta a 20 anni e dal 1988 aveva partecipato a mostre personali e collettive con successo. L’attività espositiva diviene più intensa dopo la sua morte con una una decina di personali. Le sue opere sono state sostenute dalla penna di Rossana Bossaglia e dalla critica di Silvia Pegoraro, esposte insieme a dipinti di Tano Festa, Concetto Pozzati e Mario Schifano.
La mostra sarà presentata all’inaugurazione dal critico Vincenzo dall’Ara.
La sua ricerca si collega direttamente alle suggestioni psichedeliche della musica elettronica dei “Tangerine Dream” e all’astronomia. Vincenzo leggeva le teorie dell’astrofisico Stephen Hawking in particolare era affascinato dalla sua teoria dei buchi neri. In parallelo dipingeva ascoltando la musica del gruppo tedesco. Molti dei suoi quadri hanno il titolo dei suoi brani preferiti. “Desert Dream”, “Fauni-gena”, “Alpha Centauri”, “Baryll blue”. Scrive nel suo diario: “I Tangerine Dream mi permettono di vivere il quadro, di far parte di esso, in una sorta di amplesso spirituale. Da questo grande amore per il gruppo tedesco è nata l’idea di chiamare le sue opere con gli stessi titoli dei brani del gruppo tedesco”. Vincenzo nel 1992 aveva chiesto al gruppo l’autorizzazione e l’aveva ottenuta.
Con questi elementi Vincenzo inventa nuove cosmogonie. Sono visioni, espressioni di una profondità metafisica che buca la superficie del quadro. Le forme geometriche e le prospettive schematiche indicano la costruzione di nuovi mondi dove il tempo è sospeso e dove ogni riferimento alla corporalità e vivere quotidiano è bandito.
In altri casi Maizza materializza i suoi sogni ricorrenti legati ad un ascensore o ad architetture condominiali descritte come oggetti protetti da una campana di vetro, in cui acquistano un’apparenza iperreale.
Sono dipinti eseguiti all’aerografo, con estrema accuratezza. Appunta nei suoi diari: “Con l’aerografo io mi avvicino alla perfezione, alla mia personalissima perfezione. Per ora, questo è l’unico modo in cui riesco a lavorare. Ho bisogno della perfezione come di una droga”.
Vicenzo Maizza, nato nel 1964 è morto a soli 28 anni. Aveva cominciato a dipingere come autodidatta a 20 anni e dal 1988 aveva partecipato a mostre personali e collettive con successo. L’attività espositiva diviene più intensa dopo la sua morte con una una decina di personali. Le sue opere sono state sostenute dalla penna di Rossana Bossaglia e dalla critica di Silvia Pegoraro, esposte insieme a dipinti di Tano Festa, Concetto Pozzati e Mario Schifano.
La mostra sarà presentata all’inaugurazione dal critico Vincenzo dall’Ara.
24
settembre 2006
Vincenzo Maizza
Dal 24 settembre al 15 ottobre 2006
arte contemporanea
Location
STUDIO LA MATTA
Solarolo, Via John Fitzgerald Kennedy, 18, (Ravenna)
Solarolo, Via John Fitzgerald Kennedy, 18, (Ravenna)
Vernissage
24 Settembre 2006, ore 18
Ufficio stampa
STEFANIA MAZZOTTI
Autore