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Nino Corona – Intorno alle cose che sono e che non sono
Fotografie
Comunicato stampa
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FABBRICHE - CHIESE. Limiti estremi?… oppure metafore irrappresentabili di un percorso
umano, di un ragionare dell’uomo sulla storia?
Il rasoio di Ockham ha separato le cose del mondo dalle cose divine rompendo una
unità secolare… il taglio di Fontana ha aperto una ferita nel Quadro, gesto concettuale
(tradotto in immagine anche fotografica) mai più rimarginabile… E poi la fotografia,
che attenta alla realtà, in un gioco perturbante di apparizioni, come nell’Amleto, dove
è l’incontro con lo spettro del padre a determinare gli eventi. Una realtà evaporata
nella sua immagine (o ciò che a noi sembra tale) pare muovere il nostro tempo… siamo
alla fine della “STORIA”? Oppure è un’altra storia (finalmente) che ci troviamo a raccontare
perché non c’è mai stata “STORIA”?
È il Valore che deve essere messo costantemente in crisi.
Riprendiamo da capo.
Fabbriche e chiese, o meglio, fotografie abbinate di fabbriche e chiese. (Dittici, come la
dualità del pensiero umano già da Eraclito fino a Derrida, passando per gli “artifici dell’intelligenza”
del calcolo binario, fino alla “costruzione della vita”).
Fabbriche e chiese, quindi. Contenitori vuoti, ormai spettri di una storia. Simboli di una
“nostalgia immaginaria”… splendidi nella loro allucinata bellezza… an-estetica.
Superfici, come sempre. La fotografia non scava la superficie, ma perfora la sensibilità…
penetra lo sguardo… è bulimia dello sguardo partecipe del desiderio… si fa beffa
della storia, è sempre passato, ripetizione infinita, pazienza e frenesia, è merce e feticcio,
anestesia locale, fiction in un fotogramma, frammento disseminato…
La fotografia è l’eterno ritorno dell’uguale!... tempo fuori tempo.
E alla fine di tutto c’è il denaro: l’equivalente universale.
…Ora ci attende una natura immaginaria.
Nino Corona
umano, di un ragionare dell’uomo sulla storia?
Il rasoio di Ockham ha separato le cose del mondo dalle cose divine rompendo una
unità secolare… il taglio di Fontana ha aperto una ferita nel Quadro, gesto concettuale
(tradotto in immagine anche fotografica) mai più rimarginabile… E poi la fotografia,
che attenta alla realtà, in un gioco perturbante di apparizioni, come nell’Amleto, dove
è l’incontro con lo spettro del padre a determinare gli eventi. Una realtà evaporata
nella sua immagine (o ciò che a noi sembra tale) pare muovere il nostro tempo… siamo
alla fine della “STORIA”? Oppure è un’altra storia (finalmente) che ci troviamo a raccontare
perché non c’è mai stata “STORIA”?
È il Valore che deve essere messo costantemente in crisi.
Riprendiamo da capo.
Fabbriche e chiese, o meglio, fotografie abbinate di fabbriche e chiese. (Dittici, come la
dualità del pensiero umano già da Eraclito fino a Derrida, passando per gli “artifici dell’intelligenza”
del calcolo binario, fino alla “costruzione della vita”).
Fabbriche e chiese, quindi. Contenitori vuoti, ormai spettri di una storia. Simboli di una
“nostalgia immaginaria”… splendidi nella loro allucinata bellezza… an-estetica.
Superfici, come sempre. La fotografia non scava la superficie, ma perfora la sensibilità…
penetra lo sguardo… è bulimia dello sguardo partecipe del desiderio… si fa beffa
della storia, è sempre passato, ripetizione infinita, pazienza e frenesia, è merce e feticcio,
anestesia locale, fiction in un fotogramma, frammento disseminato…
La fotografia è l’eterno ritorno dell’uguale!... tempo fuori tempo.
E alla fine di tutto c’è il denaro: l’equivalente universale.
…Ora ci attende una natura immaginaria.
Nino Corona
16
settembre 2006
Nino Corona – Intorno alle cose che sono e che non sono
Dal 16 al 30 settembre 2006
fotografia
Location
GALLERIA ARCIVERNICE
Cagliari, Via Lodovico Baylle, 115, (Cagliari)
Cagliari, Via Lodovico Baylle, 115, (Cagliari)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato dalle 18 alle 20,30
Vernissage
16 Settembre 2006, ore 18.30
Autore