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Adelchi Riccardo Mantovani – Il Po sotto il cielo di Berlino
personale di pittura
Comunicato stampa
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Il Po sotto il cielo di Berlino
Non c'è una condizione migliore per esprimere il legame con la propria terra, da parte dell'artista, di quella della lontananza e dell'abbandono.
Un grandissimo poeta come Iosif Brodskij, premio Nobel per la Letteratura nel 1987, esiliato dalla sua patria, la Russia, e dalla sua città, San Pietroburgo, nel 1972 - pensate bene "per parassitismo"- venne in Italia e fu preso da una vertigine nel riconoscere il mare, i volti , le calli, i luoghi di battaglie, di avventure e di disastri che gli appartenevano. Venezia come Pietroburgo. Venezia, isola come la sua natale Vasilyevsky, sarà il suo approdo naturale dopo molto soffrire e peregrinare, e a Venezia infatti verrà sepolto nel 1996. Venezia sarà per Brodskij, luogo d'elezione, fuori del tempo, approdo riconosciuto dai sensi: Città che affondi, dove/ la ragione più salda si tramuta/ d'un tratto in occhio umido, dove il fratello/ delle sfingi del Nord, leone alato e colto,/ non grida "da che parte stai?", chiudendo il libro/ felice d'annegare/ dentro lo sciabordio degli specchi (da Laguna, VII pag.15 in Poesie Italiane, Adelphi, 1996).
La storia di Adelchi Riccardo Mantovani è raccontata dall'autore nella sua Autobiografia scritta e pubblicata nel catalogo Electa del 1989. Se si riflette sul suo racconto dell'orfanotrofio e poi del collegio, della scuola di falegnameria e di quella di meccanica, sulla frase "In collegio non vi era spazio per l'educazione artistica. L'essenziale era imparare un mestiere, oltre alla preghiera e alla religione"... si comprende il lungo tempo della deprivazione culturale, malgrado l'ulteriore affermazione "... fin da bambino ho sempre avvertito l'impulso di tradurre pensieri e fantasie in immagini". L'attesa è stata dura, mentre vive come operaio in fabbrica, fino ai primi anni '70, dopo l'emigrazione in Germania e il trasferimento definitivo a Berlino dove potrà finalmente seguire il proprio talento e frequentare una scuola serale, studiare la pittura antica, avere confronti e relazioni con altri artisti; infine l'esordio con una mostra nel 1977!
Ho tracciato a grandi linee la vita di Adelchi perché vorrei esprimere dei dati della sua personalità che si stanno aprendo alla mia conoscenza e mi impongono un'attenzione che non riguarda l'artista e la persona soltanto, che pure è assai importante, ma il rapporto tra la sua storia giovanile con la paura della notte, le fantasie represse, i sogni, le storie autoraccontate, a puntate, per superare l'angoscia del tempo, e l'arte...
E' l'evoluzione della sua arte che stupisce. Dal primo periodo surrealista, documentato dalla presenza del dipinto esposto in questa mostra Natura morta, 1971, alle opere successive di tema allegorico, religioso e popolare, dove si affermano le libertà troppo a lungo represse, non solo quelle umane ma anche quelle artistiche, i mezzi della pittura diventano solidi e raffinati e l'artista raggiunge una padronanza espressiva sempre più matura e completa. In questo contesto creativo, dalla lontana Berlino, stanno affiorando nuove fantasie e alcuni temi specificatamente padani, come La pazza del paese e Il paletot rosso, 2006, preceduti da due dipinti come Amiche e Tramonto padano (con eclissi) 2005, quest'ultimo ancora del tutto inedito, dove la campagna ferrarese, il Po con i suoi percorsi ad ampie volute e le sue misteriose isole nel mezzo, sembrano aver regalato serenità all'autore scambiando la sottile inquietudine e l'angoscia di numerose composizioni degli anni passati con l'ironia del gioco e il ricordo della vita serena dei nostri piccoli paesi. Non erano assenti il fiume e la piatta pianura padana negli ultimi decenni della pittura di Mantovani, come nell'Icaro, 1988, ma prevaleva ancora e sempre il mito del Po dentro un paesaggio che indugiava ad essere più mentale che reale. Invece poco più tardi, negli anni Novanta, avviene una svolta quando dipinge il piccolo e prezioso Ladro di ombre insieme con Notturno padano, nello stesso anno, il 1994, e con L'attesa (dell'alluvione), 2001, dipinti che aprono definitivamente questa stagione nuova nella quale affiora l'identità culturale e il legame con la propria terra espressi con la curiosità e la dolcezza propri della lontananza.
Adesso capisco la laboriosa indagine di Adelchi, l'alternare della pittura con il disegno, puntiglioso e definitivo, e con la scrittura serale, proprio come al tempo del collegio quando si raccontava da solo le storie a puntate: egli adotta un metodo scientifico, vuole esaminare tutti gli aspetti della scena finché ogni particolare sia preciso e ben motivato, laggiù nella pianura padana vista dall'atmosfera tersa del cielo di Berlino, accanto ai giardini del Tiergarten, dove si può andare in bicicletta...
Laura Gavioli
Maggio 2006
Note biografiche di Adelchi Riccardo Mantovani
Nasce nel 1942 a Ro Ferrarese. A causa della morte del padre avvenuta l'anno seguente, viene affidato alle suore dell'orfanotrofio di Ferrara dal 1946 al '52 e, in seguito, trasferito ad un collegio, sempre gestito da religiosi, dove impara il mestiere di tornitore. Dopo gli studi e un periodo lavorativo a Ferrara dove vive con la famiglia, nel 1964 si trasferisce in Germania e deve rinunciare a dipingere per alcuni anni. Nel 1966 va a vivere definitivamente a Berlino dove può ricominciare a studiare e praticare la pittura nei corsi serali della vivace capitale, a frequentare gli artisti e perfezionare la sua straordinaria tecnica pittorica. Nel 1972 esordisce in una collettiva con il Gruppo Mediterraneum. Nel 1977 presenta la sua prima mostra personale alla Galerie Taube e nel 1979, dopo venti anni di lavoro in fabbrica, è finalmente pittore professionista ed è invitato ad esporre alla Kommunale Galerie di Berlino. Lascia il lavoro in fabbrica per dedicarsi soltanto all'arte.
In questo periodo giunge a maturazione il suo mondo fantastico, pieno di allegorie e di favole, che affonda le sue radici nella pittura padana del Quattrocento e in particolare nei cicli ferraresi, ma sono evidenti anche i riferimenti alla Metafisica e al Surrealismo (Delvaux). Le sue visioni sono sostenute da una tecnica meticolosa che contribuisce a rendere la magica atmosfera dei suoi dipinti.
Sono numerose le sue partecipazioni a mostre collettive in Italia, come Tre accadimenti dell'arte italiana attuale, a Brescia nel 1989, a cura di Vittorio Sgarbi, così come Ritratto, il ritratto nella pittura italiana del '900, nel 1991 e Il Po del '900: arte, cinema, letteratura, nel 1995 al Castello Estense di Mesola (Ferrara) e in Germania, come Kraft der Bilder, Künstlersonderbund, Gropiusbau, nel 1996 e, nel 1997, Vom Realismus zur Romantik, Galerie Rutzmoser, Monaco di Baviera.
Nel 1995 gli viene dedicata un'importante mostra personale al Palazzo delle Zitelle a Venezia, così come a Berlino qualche anno dopo, nel 1998, viene riconosciuta la qualità della sua ormai notevole produzione artistica.
Nel 1999 partecipa alla rassegna della XIII Quadriennale Proiezioni 2000 al Palazzo delle Esposizioni di Roma e nel 2002, a Piacenza, a Surrealismo padano dove presenta il dipinto La farfalla, 2000, che sarà riproposto, insieme all'inquietante Amiche, 2005, nella mostra che si tiene alla Galleria Civica di Potenza Visionari Primitivi Eccentrici, da Alberto Martini, a Licini, Ligabue, Ontani.
Nel 2006 espone la sua recente produzione in una mostra personale a Cà Cornera (Porto Viro, Rovigo), stazione di sosta nel delta del Po e alla Galleria "del Carbone" di Ferrara.
Non c'è una condizione migliore per esprimere il legame con la propria terra, da parte dell'artista, di quella della lontananza e dell'abbandono.
Un grandissimo poeta come Iosif Brodskij, premio Nobel per la Letteratura nel 1987, esiliato dalla sua patria, la Russia, e dalla sua città, San Pietroburgo, nel 1972 - pensate bene "per parassitismo"- venne in Italia e fu preso da una vertigine nel riconoscere il mare, i volti , le calli, i luoghi di battaglie, di avventure e di disastri che gli appartenevano. Venezia come Pietroburgo. Venezia, isola come la sua natale Vasilyevsky, sarà il suo approdo naturale dopo molto soffrire e peregrinare, e a Venezia infatti verrà sepolto nel 1996. Venezia sarà per Brodskij, luogo d'elezione, fuori del tempo, approdo riconosciuto dai sensi: Città che affondi, dove/ la ragione più salda si tramuta/ d'un tratto in occhio umido, dove il fratello/ delle sfingi del Nord, leone alato e colto,/ non grida "da che parte stai?", chiudendo il libro/ felice d'annegare/ dentro lo sciabordio degli specchi (da Laguna, VII pag.15 in Poesie Italiane, Adelphi, 1996).
La storia di Adelchi Riccardo Mantovani è raccontata dall'autore nella sua Autobiografia scritta e pubblicata nel catalogo Electa del 1989. Se si riflette sul suo racconto dell'orfanotrofio e poi del collegio, della scuola di falegnameria e di quella di meccanica, sulla frase "In collegio non vi era spazio per l'educazione artistica. L'essenziale era imparare un mestiere, oltre alla preghiera e alla religione"... si comprende il lungo tempo della deprivazione culturale, malgrado l'ulteriore affermazione "... fin da bambino ho sempre avvertito l'impulso di tradurre pensieri e fantasie in immagini". L'attesa è stata dura, mentre vive come operaio in fabbrica, fino ai primi anni '70, dopo l'emigrazione in Germania e il trasferimento definitivo a Berlino dove potrà finalmente seguire il proprio talento e frequentare una scuola serale, studiare la pittura antica, avere confronti e relazioni con altri artisti; infine l'esordio con una mostra nel 1977!
Ho tracciato a grandi linee la vita di Adelchi perché vorrei esprimere dei dati della sua personalità che si stanno aprendo alla mia conoscenza e mi impongono un'attenzione che non riguarda l'artista e la persona soltanto, che pure è assai importante, ma il rapporto tra la sua storia giovanile con la paura della notte, le fantasie represse, i sogni, le storie autoraccontate, a puntate, per superare l'angoscia del tempo, e l'arte...
E' l'evoluzione della sua arte che stupisce. Dal primo periodo surrealista, documentato dalla presenza del dipinto esposto in questa mostra Natura morta, 1971, alle opere successive di tema allegorico, religioso e popolare, dove si affermano le libertà troppo a lungo represse, non solo quelle umane ma anche quelle artistiche, i mezzi della pittura diventano solidi e raffinati e l'artista raggiunge una padronanza espressiva sempre più matura e completa. In questo contesto creativo, dalla lontana Berlino, stanno affiorando nuove fantasie e alcuni temi specificatamente padani, come La pazza del paese e Il paletot rosso, 2006, preceduti da due dipinti come Amiche e Tramonto padano (con eclissi) 2005, quest'ultimo ancora del tutto inedito, dove la campagna ferrarese, il Po con i suoi percorsi ad ampie volute e le sue misteriose isole nel mezzo, sembrano aver regalato serenità all'autore scambiando la sottile inquietudine e l'angoscia di numerose composizioni degli anni passati con l'ironia del gioco e il ricordo della vita serena dei nostri piccoli paesi. Non erano assenti il fiume e la piatta pianura padana negli ultimi decenni della pittura di Mantovani, come nell'Icaro, 1988, ma prevaleva ancora e sempre il mito del Po dentro un paesaggio che indugiava ad essere più mentale che reale. Invece poco più tardi, negli anni Novanta, avviene una svolta quando dipinge il piccolo e prezioso Ladro di ombre insieme con Notturno padano, nello stesso anno, il 1994, e con L'attesa (dell'alluvione), 2001, dipinti che aprono definitivamente questa stagione nuova nella quale affiora l'identità culturale e il legame con la propria terra espressi con la curiosità e la dolcezza propri della lontananza.
Adesso capisco la laboriosa indagine di Adelchi, l'alternare della pittura con il disegno, puntiglioso e definitivo, e con la scrittura serale, proprio come al tempo del collegio quando si raccontava da solo le storie a puntate: egli adotta un metodo scientifico, vuole esaminare tutti gli aspetti della scena finché ogni particolare sia preciso e ben motivato, laggiù nella pianura padana vista dall'atmosfera tersa del cielo di Berlino, accanto ai giardini del Tiergarten, dove si può andare in bicicletta...
Laura Gavioli
Maggio 2006
Note biografiche di Adelchi Riccardo Mantovani
Nasce nel 1942 a Ro Ferrarese. A causa della morte del padre avvenuta l'anno seguente, viene affidato alle suore dell'orfanotrofio di Ferrara dal 1946 al '52 e, in seguito, trasferito ad un collegio, sempre gestito da religiosi, dove impara il mestiere di tornitore. Dopo gli studi e un periodo lavorativo a Ferrara dove vive con la famiglia, nel 1964 si trasferisce in Germania e deve rinunciare a dipingere per alcuni anni. Nel 1966 va a vivere definitivamente a Berlino dove può ricominciare a studiare e praticare la pittura nei corsi serali della vivace capitale, a frequentare gli artisti e perfezionare la sua straordinaria tecnica pittorica. Nel 1972 esordisce in una collettiva con il Gruppo Mediterraneum. Nel 1977 presenta la sua prima mostra personale alla Galerie Taube e nel 1979, dopo venti anni di lavoro in fabbrica, è finalmente pittore professionista ed è invitato ad esporre alla Kommunale Galerie di Berlino. Lascia il lavoro in fabbrica per dedicarsi soltanto all'arte.
In questo periodo giunge a maturazione il suo mondo fantastico, pieno di allegorie e di favole, che affonda le sue radici nella pittura padana del Quattrocento e in particolare nei cicli ferraresi, ma sono evidenti anche i riferimenti alla Metafisica e al Surrealismo (Delvaux). Le sue visioni sono sostenute da una tecnica meticolosa che contribuisce a rendere la magica atmosfera dei suoi dipinti.
Sono numerose le sue partecipazioni a mostre collettive in Italia, come Tre accadimenti dell'arte italiana attuale, a Brescia nel 1989, a cura di Vittorio Sgarbi, così come Ritratto, il ritratto nella pittura italiana del '900, nel 1991 e Il Po del '900: arte, cinema, letteratura, nel 1995 al Castello Estense di Mesola (Ferrara) e in Germania, come Kraft der Bilder, Künstlersonderbund, Gropiusbau, nel 1996 e, nel 1997, Vom Realismus zur Romantik, Galerie Rutzmoser, Monaco di Baviera.
Nel 1995 gli viene dedicata un'importante mostra personale al Palazzo delle Zitelle a Venezia, così come a Berlino qualche anno dopo, nel 1998, viene riconosciuta la qualità della sua ormai notevole produzione artistica.
Nel 1999 partecipa alla rassegna della XIII Quadriennale Proiezioni 2000 al Palazzo delle Esposizioni di Roma e nel 2002, a Piacenza, a Surrealismo padano dove presenta il dipinto La farfalla, 2000, che sarà riproposto, insieme all'inquietante Amiche, 2005, nella mostra che si tiene alla Galleria Civica di Potenza Visionari Primitivi Eccentrici, da Alberto Martini, a Licini, Ligabue, Ontani.
Nel 2006 espone la sua recente produzione in una mostra personale a Cà Cornera (Porto Viro, Rovigo), stazione di sosta nel delta del Po e alla Galleria "del Carbone" di Ferrara.
03
settembre 2006
Adelchi Riccardo Mantovani – Il Po sotto il cielo di Berlino
Dal 03 al 24 settembre 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA DEL CARBONE
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì 17.00-20.00; sabato e festivi 10.30-12.30 17.00-20.00 martedì chiuso
Vernissage
3 Settembre 2006, ore 18.30
Autore