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Paola Casali / Silea Balano
Dalla musicalità della danza, del gesto che si fa poesia, bellezza e incanto negli scatti fotografici di Paola Casali ai disegni perturbanti, provocatori di Silea Balano
Comunicato stampa
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Due artiste, un doppio evento espositivo. A Lecce, nella Galleria Maccagnani dal 21 al 31 agosto 2006.
Dalla musicalità della danza, del gesto che si fa poesia, bellezza e incanto negli scatti fotografici di Paola Casali ai disegni perturbanti, provocatori di Silea Balano. Una doppia personale per indagare l’universo femminile, nei suoi poliedrici aspetti: Les fleurs du ballet ed Erotic dreams come due mondi paralleli nell’alternanza dei diversi linguaggi artistici. In visione – o forse sarebbe meglio dire a confronto - l’aspetto angelico, etereo e fragile e quello demoniaco, trasgressivo provocatorio dell’essere donna.
Una donna bella e irraggiungibile, al di là dei comuni stereotipi, si materializza nei volti delle ballerine che scandiscono il tempo con i loro gesti così come le nuvole di un cielo plumbeo che sovrasta gli scorci del paesaggio, naturale scenografia alle fotografie di Paola Casali. Immagini liriche nei giochi chiaroscurali e cariche di significato: nei suoi scatti, rigorosamente bianco e nero, la fotografa romana è riuscita a catturare l’essenza stessa della danza cui fa da contralto la purezza espressiva della poesia di Rimbaud: non a caso un verso del poeta francese tratto dalla poesia Le bateau ivre è stato scelto come sottotitolo della mostra. Nata a Roma dove vive e lavora Paola Casali ha sempre vissuto la fotografia “come la più potente e ricca delle passioni”. Ha collaborato attivamente con un’agenzia romana e una casa editrice italiana. Numerose sono le mostre effettuate e i reportage realizzati in particolare su temi sociali quali la Palestina e il mondo dei nomadi. Foto e reportage sono stati pubblicati su quotidiani nazionali, riviste nazionali e internazionali, libri e copertine di cd musicali.
Tra le collettive recenti si ricordano le esposizioni realizzate: Irlanda; Myanmar: terra senza tempo; Terra di Palestina; nonché le mostre personali realizzate a Venezia (Asymphotos, ottobre 2003), a Lecce (Scape, luglio 2005). Una permanente con 66 pannelli sul tema “dettagli musicali” è esposta dal 2005 presso il Best Western Park Hotel di Piacenza.
Accompagna la mostra il catalogo pubblicato da Il Raggio Verde edizioni e sempre per i tipi della stessa casa editrice è Erotic Dreams, il libro di racconti erotici della stessa Silea Balano. Un libro che dà anche il titolo alla mostra con la quale l’autrice presenta i suoi ultimi lavori pittorici e diverse grafiche alcune delle quali sono finite nel libro, impreziosendo così i racconti secondo il format della collana 14 Dimention, dove la pagina diventa spazio di segni, di parole, di senso. Sei racconti, dunque. Sei storie. Attimi. Frammenti narrativi come scrive la psicologa Elisa Albano nella prefazione: “l’autrice utilizza una musicalità e una certa atmosfera di suspence che inevitabilmente attanagliono e tengono imbrigliati il lettore dalle prime righe fino all’ultima di ciascun racconto. Brevi storie non solo di rosso e di nero ma anche di giallo e rosa. Spesso sono irrealtà, finzioni, sogni (da qui il titolo di Erotic Dreams) che diventano più veri del vero e finiscono per connotare anche il nostro vivere cosiddetto cosciente e concreto
” Artista e scrittrice come la stessa autrice rivela nelle note biografiche si occupa di arte al femminile, di scrittura e problematiche delle donne. E dalle parole ai segni, “L’intimità svelata questo invece è il leit motiv dei lavori pittorici, disegni e grafiche realizzate dalla stessa Balano che porta provocatoriamente in primo piano sulla tela le parti più intime del corpo femminile. Spogliandolo dalle trine e dai merletti per liberarlo dai falsi pregiudizi e dall’ipocrisia del perbenismo. Togliere i veli alla femminilità per riportarla ad una condizione di innocenza senza dimenticare che la femminilità è icona stessa dell’erotismo ma anche espressione di un sé che sa farsi dono rifiutando di divenire oggetto di mero sesso o peggio ancora mercificazione”.
Testo di presentazione nel catalogo edito da Il Raggio Verde:
“Quando la luce si fa poesia
di Antonietta Fulvio
Emozioni in libertà. E la libertà negli occhi. Reale e immaginario si confondono tra i nitidi profili e i contorni sfocati di indecifrabili scatti che come i sogni sono rigorosamente in bianco e nero. Il colore è saturo ma non la poesia che filtra da essi candida come luce soffusa.
Lirismo e leggerezza. Come nell’incedere armonioso di un passo a due. In punta di piedi fra un battito d’ali: quanto basta ad imprimere sulla pellicola visioni sottratte al tempo per sempre.
Millesimi di secondo, attimi di vita rubati agli sguardi con una purezza espressiva che avvicina la fotografia alla poesia. Al verso di Arthur Rimbaud, all’alchimia della parola accessibile a tutti i sensi, amplificata dai bruschi ed enigmatici silenzi. Anche il fotogramma è silenzioso. Ma l’essenza visiva diventa corrispondenza di quella espressiva. In tal senso l’energia, lo spirito libero del poeta francese sembra evocare perfettamente la libertà compositiva delle foto di Paola Casali. è un rimando alla sua verve creativa che inquadra libera-mente ricercando dentro il suo mirino il moto interiore. Per liberare il soggetto da rigide composizioni schematiche riuscendo a carpire al di là delle geometrie visive così come il poeta veggente, teorizzato dallo stesso Rimbaud, riusciva a guardare oltre il proprio tempo.
Il rigore lieve dell’immagine, muta narratrice, avanza come i passi di scarpettte di raso che disegnano cerchi di luce.
“Ho danzato più lieve che un sughero sui flutti” il verso del poeta maledetto (tratto da Le bateau ivre) diventa il sottilissimo fil rouge che srotola le immagini, una dopo l’atra, come sequenze di negativi. Frammenti di una memoria che svela tutta la magia e la potenza evocatrice della fotografia.
La musicalità del verso fa da contralto alla musicalità della danza: corpi e volti che Paola Casali con il suo obiettivo riesce a catturare, nella dinamicità della scena come nella staticità della posa, cogliendone il fascino e il mistero reso alla perfezione dai giochi chiaroscurali quasi si trattasse di virtuosismi pittorici. I più grandi artisti di tutti i tempi, d’altronde, sono stati affascinati dalle danzatrici, dai loro corpi sinuosi: misteriose figure eteree capaci di legare, con i loro acrobatici movimenti, la terra e il cielo nello spazio lungo appena un gesto.
Ma oltre il mirino si rivela la sensibilità della fotografa romana che intuendo movenze e pensieri tesse con eleganza la tela di una storia infinita fatta per immagini: ora costruite scrupolosamente ora carpendo istintivamente la dolcezza di un sorriso, i complici bisbigli sussurrati o l’intensità di occhi che cercano altri occhi e che vagano fissando orizzonti lontani. Inquadrature cinematografiche, quasi felliniane, dove alla dualità del colore della pellicola è accostato il tema della dualità dei soggetti, di una visione spesso giocata sul tema del riflesso: specchi ma anche vetri si prestano a questo delicato gioco visivo. E sono visioni decisamente poetiche che raccontano di luoghi e di sensazioni. Come la tensione emotiva prima del saggio, palpabile tra le dita che cercano di allacciare i nastri di morbide scarpette di raso.
Inseguendo la luce.
Catturandola nella sua mutevolezza. Dopo tutto Panta rei docet: non si può immergere due volte la mano nella stessa acqua del fiume. E per questo ogni scatto è un’opera unica, un gesto irripetibile. Magico.
Alla sublime arte della fotografia, un tempo relegata a Cenerentola delle arti visive ma oggi sempre più ri-scoperta e attraversata appartiene la possibilità di riuscire a fissare briciole di esistenza come a materializzare i sogni. "L'apparecchio fotografico è lo strumento dell'intuizione e della spontaneità, ...dimenticando se stessi si arriva alla semplicità d'espressione" asseriva Henri Cartier Bresson. Oggi che la fotografia digitale sembra trasformare tutti in fotografi, le parole del maestro francese suonano come un monito, una regola. D’altronde egli sosteneva che non si poteva imparare a fotografare perchè “la fotografia è un modo di vedere ed è anche un modo di vivere” .
Vivere cogliendo percezioni che all’occhio dei più passano inosservate. Scorgere particolari, cogliere sfumature di luce. Già la luce. Questa alchemica energia capace di regalare l’eternità al nostro sguardo. Perchè fotografare è un’arte che va al di là della mera documentazione, dopotutto sarebbe impossibile poter pensare di riuscire a catturare la realtà nella sua totalità. Si tratta piuttosto di provare ad interpretarla, a ricercarne il senso suggerendo stati d’animo e sensazioni che restano irripetibili nonostante la riproducibilità che consente il mezzo fotografico. Ma al pari di un pennello o di uno scalpello può essere il tramite per comunicare. Per esprimere.
E al fascino del bianco-nero Paola Casali ha affidato il suo ultimo lavoro nel solco di una ricerca che la vede dopo una lunga attività di fotoreporter passare da una foto d’azione ad una foto d’emozione.
E’ approdata così nel Salento, a Trepuzzi, tra le dune selvagge della spiaggia di Casalabate e le luminose sale della scuola di danza, girovagando tra le campagne e il centro storico.
Ed è qui, in questo angolo del Salento sotto il cielo plumbeo di una primavera che tardava ad arrivare, tra le stanze della scuola e un deposito dismesso riscoperto per caso, tra oggetti vecchi di un passato da rottamare e le tracce polverose di un tempo da ricordare che ha inquadrato le sue foto riuscendo a fissare l’essenza stessa della danza. Unita a quel pizzico di follia. Inafferrabile brezza di vento che scompiglia capelli e pensieri.”
Prefazione ad Erotic Dreams a cura di Elisa Albano psicologa
Attimi. Frammenti. In fondo, la vita è fatta di questo. Non c’è nulla di veramente importante, tanto meno di duraturo. Solo il presente ha valore e senso. Non esiste passato e non esiste futuro. Saper cogliere gli istanti, apprezzandoli come se avessero indiscutibile valore di eternità, è il segreto del buon vivere ed è il segreto che rende particolari ed efficaci questi brevi racconti erotici di Silea Balano. Il sesso spinto che a volte traspare non disturba. Rientra in un esistere pieno fatto anche di emozioni, tormenti, bisogni a lungo repressi e soprattutto rancori, che si esternano senza pudicizie e si trasformano in un tutto. E affinché la comunicazione sia perfetta e il messaggio giunga al lettore nel modo in cui deve giungere, l’autrice utilizza una musicalità e una certa atmosfera di suspense che inevitabilmente attanagliano e tengono imbrigliati il lettore dalle prime righe fino all’ultima di ciascun racconto. Spesso sono le coincidenze e le imprevedibilità a dare un senso alle nostre giornate e alle nostre esistenze. Ed altrettanto accade nei racconti di Silea Balano, che colora peraltro le sue brevi storie non solo di rosso e di nero ma anche di giallo e di rosa. Gli ingredienti ci sono un po’ tutti, concentrati ed esaltati, appunto, in quell’unico dettaglio o scheggia di vita, apparentemente banale e insignificante, dal quale nasce l’evolvere degli eventi. Spesso sono irrealtà, finzioni, sogni (da qui il titolo Erotic Dreams) che diventano più veri del vero e finiscono per connotare anche il nostro vivere cosiddetto cosciente e concreto.
Grande ammiratrice della Highsmith, la Balano ha divorato a suo tempo tutti i suoi libri, assorbendone in parte un certo ritmo narrativo sospensivo, pacato ma incisivo. E così come la grande autrice texana suggeriva «…di mettere in luce la mente dei personaggi»1 per rendere più efficace una storia, anche la Balano parte da una interiorità umana che potrebbe in apparenza nulla avere a che fare con l’erotismo e tutte le sue sfaccettature, ma che rende autentiche le sue trame e vicine, più di quanto si pensi, a qualunque lettore.
Per lo più vite solitarie, sofferenti e perdenti, i protagonisti della Balano, in questi racconti, sembrano trovare il loro riscatto in un momento intimo di passionalità erotica, del resto non sempre sano, se per sano intendiamo ciò che comunemente viene definito accettabile. Sei storie, sei donne. Tutte diverse e tutte uguali. Di certo donne non comuni e che a volte riescono a trovare il coraggio di andare oltre, di qualsiasi oltre si tratti. Donne che riescono a toccare la parte più profonda di se stesse e a riconoscersi dissomiglianti, dalla massa e da coloro che abusano del suo stesso essere. Prendono le distanze e, pur se arrancando nel buio, hanno la capacità di assumersi la responsabilità del proprio esistere.
Elemento spiazzante e che caratterizza la maggior parte delle narrazioni che seguono è il finale a sorpresa. Ciò che appare può non essere e ciò che inizialmente sembra dare certezze infine si sgretola. Porzioni di vita che ricalcano la vita. Quella più vera, più intima, fuori da ogni convenzione e da ogni limitazione morale. Vita che prima o poi può coinvolgere tutti, anche chi si ostina a voler vivere in superficie, e che risvegliando i sensi più reconditi induce a riflettere e a chiedersi se sia più conveniente esserci in modo totale o scomparire nella nebulosità della massa.”
Dalla musicalità della danza, del gesto che si fa poesia, bellezza e incanto negli scatti fotografici di Paola Casali ai disegni perturbanti, provocatori di Silea Balano. Una doppia personale per indagare l’universo femminile, nei suoi poliedrici aspetti: Les fleurs du ballet ed Erotic dreams come due mondi paralleli nell’alternanza dei diversi linguaggi artistici. In visione – o forse sarebbe meglio dire a confronto - l’aspetto angelico, etereo e fragile e quello demoniaco, trasgressivo provocatorio dell’essere donna.
Una donna bella e irraggiungibile, al di là dei comuni stereotipi, si materializza nei volti delle ballerine che scandiscono il tempo con i loro gesti così come le nuvole di un cielo plumbeo che sovrasta gli scorci del paesaggio, naturale scenografia alle fotografie di Paola Casali. Immagini liriche nei giochi chiaroscurali e cariche di significato: nei suoi scatti, rigorosamente bianco e nero, la fotografa romana è riuscita a catturare l’essenza stessa della danza cui fa da contralto la purezza espressiva della poesia di Rimbaud: non a caso un verso del poeta francese tratto dalla poesia Le bateau ivre è stato scelto come sottotitolo della mostra. Nata a Roma dove vive e lavora Paola Casali ha sempre vissuto la fotografia “come la più potente e ricca delle passioni”. Ha collaborato attivamente con un’agenzia romana e una casa editrice italiana. Numerose sono le mostre effettuate e i reportage realizzati in particolare su temi sociali quali la Palestina e il mondo dei nomadi. Foto e reportage sono stati pubblicati su quotidiani nazionali, riviste nazionali e internazionali, libri e copertine di cd musicali.
Tra le collettive recenti si ricordano le esposizioni realizzate: Irlanda; Myanmar: terra senza tempo; Terra di Palestina; nonché le mostre personali realizzate a Venezia (Asymphotos, ottobre 2003), a Lecce (Scape, luglio 2005). Una permanente con 66 pannelli sul tema “dettagli musicali” è esposta dal 2005 presso il Best Western Park Hotel di Piacenza.
Accompagna la mostra il catalogo pubblicato da Il Raggio Verde edizioni e sempre per i tipi della stessa casa editrice è Erotic Dreams, il libro di racconti erotici della stessa Silea Balano. Un libro che dà anche il titolo alla mostra con la quale l’autrice presenta i suoi ultimi lavori pittorici e diverse grafiche alcune delle quali sono finite nel libro, impreziosendo così i racconti secondo il format della collana 14 Dimention, dove la pagina diventa spazio di segni, di parole, di senso. Sei racconti, dunque. Sei storie. Attimi. Frammenti narrativi come scrive la psicologa Elisa Albano nella prefazione: “l’autrice utilizza una musicalità e una certa atmosfera di suspence che inevitabilmente attanagliono e tengono imbrigliati il lettore dalle prime righe fino all’ultima di ciascun racconto. Brevi storie non solo di rosso e di nero ma anche di giallo e rosa. Spesso sono irrealtà, finzioni, sogni (da qui il titolo di Erotic Dreams) che diventano più veri del vero e finiscono per connotare anche il nostro vivere cosiddetto cosciente e concreto
” Artista e scrittrice come la stessa autrice rivela nelle note biografiche si occupa di arte al femminile, di scrittura e problematiche delle donne. E dalle parole ai segni, “L’intimità svelata questo invece è il leit motiv dei lavori pittorici, disegni e grafiche realizzate dalla stessa Balano che porta provocatoriamente in primo piano sulla tela le parti più intime del corpo femminile. Spogliandolo dalle trine e dai merletti per liberarlo dai falsi pregiudizi e dall’ipocrisia del perbenismo. Togliere i veli alla femminilità per riportarla ad una condizione di innocenza senza dimenticare che la femminilità è icona stessa dell’erotismo ma anche espressione di un sé che sa farsi dono rifiutando di divenire oggetto di mero sesso o peggio ancora mercificazione”.
Testo di presentazione nel catalogo edito da Il Raggio Verde:
“Quando la luce si fa poesia
di Antonietta Fulvio
Emozioni in libertà. E la libertà negli occhi. Reale e immaginario si confondono tra i nitidi profili e i contorni sfocati di indecifrabili scatti che come i sogni sono rigorosamente in bianco e nero. Il colore è saturo ma non la poesia che filtra da essi candida come luce soffusa.
Lirismo e leggerezza. Come nell’incedere armonioso di un passo a due. In punta di piedi fra un battito d’ali: quanto basta ad imprimere sulla pellicola visioni sottratte al tempo per sempre.
Millesimi di secondo, attimi di vita rubati agli sguardi con una purezza espressiva che avvicina la fotografia alla poesia. Al verso di Arthur Rimbaud, all’alchimia della parola accessibile a tutti i sensi, amplificata dai bruschi ed enigmatici silenzi. Anche il fotogramma è silenzioso. Ma l’essenza visiva diventa corrispondenza di quella espressiva. In tal senso l’energia, lo spirito libero del poeta francese sembra evocare perfettamente la libertà compositiva delle foto di Paola Casali. è un rimando alla sua verve creativa che inquadra libera-mente ricercando dentro il suo mirino il moto interiore. Per liberare il soggetto da rigide composizioni schematiche riuscendo a carpire al di là delle geometrie visive così come il poeta veggente, teorizzato dallo stesso Rimbaud, riusciva a guardare oltre il proprio tempo.
Il rigore lieve dell’immagine, muta narratrice, avanza come i passi di scarpettte di raso che disegnano cerchi di luce.
“Ho danzato più lieve che un sughero sui flutti” il verso del poeta maledetto (tratto da Le bateau ivre) diventa il sottilissimo fil rouge che srotola le immagini, una dopo l’atra, come sequenze di negativi. Frammenti di una memoria che svela tutta la magia e la potenza evocatrice della fotografia.
La musicalità del verso fa da contralto alla musicalità della danza: corpi e volti che Paola Casali con il suo obiettivo riesce a catturare, nella dinamicità della scena come nella staticità della posa, cogliendone il fascino e il mistero reso alla perfezione dai giochi chiaroscurali quasi si trattasse di virtuosismi pittorici. I più grandi artisti di tutti i tempi, d’altronde, sono stati affascinati dalle danzatrici, dai loro corpi sinuosi: misteriose figure eteree capaci di legare, con i loro acrobatici movimenti, la terra e il cielo nello spazio lungo appena un gesto.
Ma oltre il mirino si rivela la sensibilità della fotografa romana che intuendo movenze e pensieri tesse con eleganza la tela di una storia infinita fatta per immagini: ora costruite scrupolosamente ora carpendo istintivamente la dolcezza di un sorriso, i complici bisbigli sussurrati o l’intensità di occhi che cercano altri occhi e che vagano fissando orizzonti lontani. Inquadrature cinematografiche, quasi felliniane, dove alla dualità del colore della pellicola è accostato il tema della dualità dei soggetti, di una visione spesso giocata sul tema del riflesso: specchi ma anche vetri si prestano a questo delicato gioco visivo. E sono visioni decisamente poetiche che raccontano di luoghi e di sensazioni. Come la tensione emotiva prima del saggio, palpabile tra le dita che cercano di allacciare i nastri di morbide scarpette di raso.
Inseguendo la luce.
Catturandola nella sua mutevolezza. Dopo tutto Panta rei docet: non si può immergere due volte la mano nella stessa acqua del fiume. E per questo ogni scatto è un’opera unica, un gesto irripetibile. Magico.
Alla sublime arte della fotografia, un tempo relegata a Cenerentola delle arti visive ma oggi sempre più ri-scoperta e attraversata appartiene la possibilità di riuscire a fissare briciole di esistenza come a materializzare i sogni. "L'apparecchio fotografico è lo strumento dell'intuizione e della spontaneità, ...dimenticando se stessi si arriva alla semplicità d'espressione" asseriva Henri Cartier Bresson. Oggi che la fotografia digitale sembra trasformare tutti in fotografi, le parole del maestro francese suonano come un monito, una regola. D’altronde egli sosteneva che non si poteva imparare a fotografare perchè “la fotografia è un modo di vedere ed è anche un modo di vivere” .
Vivere cogliendo percezioni che all’occhio dei più passano inosservate. Scorgere particolari, cogliere sfumature di luce. Già la luce. Questa alchemica energia capace di regalare l’eternità al nostro sguardo. Perchè fotografare è un’arte che va al di là della mera documentazione, dopotutto sarebbe impossibile poter pensare di riuscire a catturare la realtà nella sua totalità. Si tratta piuttosto di provare ad interpretarla, a ricercarne il senso suggerendo stati d’animo e sensazioni che restano irripetibili nonostante la riproducibilità che consente il mezzo fotografico. Ma al pari di un pennello o di uno scalpello può essere il tramite per comunicare. Per esprimere.
E al fascino del bianco-nero Paola Casali ha affidato il suo ultimo lavoro nel solco di una ricerca che la vede dopo una lunga attività di fotoreporter passare da una foto d’azione ad una foto d’emozione.
E’ approdata così nel Salento, a Trepuzzi, tra le dune selvagge della spiaggia di Casalabate e le luminose sale della scuola di danza, girovagando tra le campagne e il centro storico.
Ed è qui, in questo angolo del Salento sotto il cielo plumbeo di una primavera che tardava ad arrivare, tra le stanze della scuola e un deposito dismesso riscoperto per caso, tra oggetti vecchi di un passato da rottamare e le tracce polverose di un tempo da ricordare che ha inquadrato le sue foto riuscendo a fissare l’essenza stessa della danza. Unita a quel pizzico di follia. Inafferrabile brezza di vento che scompiglia capelli e pensieri.”
Prefazione ad Erotic Dreams a cura di Elisa Albano psicologa
Attimi. Frammenti. In fondo, la vita è fatta di questo. Non c’è nulla di veramente importante, tanto meno di duraturo. Solo il presente ha valore e senso. Non esiste passato e non esiste futuro. Saper cogliere gli istanti, apprezzandoli come se avessero indiscutibile valore di eternità, è il segreto del buon vivere ed è il segreto che rende particolari ed efficaci questi brevi racconti erotici di Silea Balano. Il sesso spinto che a volte traspare non disturba. Rientra in un esistere pieno fatto anche di emozioni, tormenti, bisogni a lungo repressi e soprattutto rancori, che si esternano senza pudicizie e si trasformano in un tutto. E affinché la comunicazione sia perfetta e il messaggio giunga al lettore nel modo in cui deve giungere, l’autrice utilizza una musicalità e una certa atmosfera di suspense che inevitabilmente attanagliano e tengono imbrigliati il lettore dalle prime righe fino all’ultima di ciascun racconto. Spesso sono le coincidenze e le imprevedibilità a dare un senso alle nostre giornate e alle nostre esistenze. Ed altrettanto accade nei racconti di Silea Balano, che colora peraltro le sue brevi storie non solo di rosso e di nero ma anche di giallo e di rosa. Gli ingredienti ci sono un po’ tutti, concentrati ed esaltati, appunto, in quell’unico dettaglio o scheggia di vita, apparentemente banale e insignificante, dal quale nasce l’evolvere degli eventi. Spesso sono irrealtà, finzioni, sogni (da qui il titolo Erotic Dreams) che diventano più veri del vero e finiscono per connotare anche il nostro vivere cosiddetto cosciente e concreto.
Grande ammiratrice della Highsmith, la Balano ha divorato a suo tempo tutti i suoi libri, assorbendone in parte un certo ritmo narrativo sospensivo, pacato ma incisivo. E così come la grande autrice texana suggeriva «…di mettere in luce la mente dei personaggi»1 per rendere più efficace una storia, anche la Balano parte da una interiorità umana che potrebbe in apparenza nulla avere a che fare con l’erotismo e tutte le sue sfaccettature, ma che rende autentiche le sue trame e vicine, più di quanto si pensi, a qualunque lettore.
Per lo più vite solitarie, sofferenti e perdenti, i protagonisti della Balano, in questi racconti, sembrano trovare il loro riscatto in un momento intimo di passionalità erotica, del resto non sempre sano, se per sano intendiamo ciò che comunemente viene definito accettabile. Sei storie, sei donne. Tutte diverse e tutte uguali. Di certo donne non comuni e che a volte riescono a trovare il coraggio di andare oltre, di qualsiasi oltre si tratti. Donne che riescono a toccare la parte più profonda di se stesse e a riconoscersi dissomiglianti, dalla massa e da coloro che abusano del suo stesso essere. Prendono le distanze e, pur se arrancando nel buio, hanno la capacità di assumersi la responsabilità del proprio esistere.
Elemento spiazzante e che caratterizza la maggior parte delle narrazioni che seguono è il finale a sorpresa. Ciò che appare può non essere e ciò che inizialmente sembra dare certezze infine si sgretola. Porzioni di vita che ricalcano la vita. Quella più vera, più intima, fuori da ogni convenzione e da ogni limitazione morale. Vita che prima o poi può coinvolgere tutti, anche chi si ostina a voler vivere in superficie, e che risvegliando i sensi più reconditi induce a riflettere e a chiedersi se sia più conveniente esserci in modo totale o scomparire nella nebulosità della massa.”
21
agosto 2006
Paola Casali / Silea Balano
Dal 21 al 31 agosto 2006
fotografia
Location
GALLERIA MACCAGNANI
Lecce, Corso Vittorio Emanuele Ii, (Lecce)
Lecce, Corso Vittorio Emanuele Ii, (Lecce)
Orario di apertura
9.30/13.00 e 17.30/22.00
Vernissage
21 Agosto 2006, ore 20
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