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Gianfranco Morini – Arte fresca. Non toccare
personale dedicata al ceramista faentino Gianfranco Morini
Comunicato stampa
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“Arte fresca, non toccare”. Il titolo tratto dal linguaggio del cantiere e dei lavori in corso, denota da subito l’approccio ironico e totalmente dissacrante con cui Morini affronta l’arte e la vita. La sua è una critica implicita all’aulicità di molti meccanismi del sistema dell’arte contemporanea e allo stesso tempo un’intenzione poetica che non ammette distinzioni tra cultura popolare e cultura colta.
Le sculture e le ciotole di Gianfranco Morini sono realizzate attraverso l’utilizzo di materiali poveri come l’argilla, il ferro o il vetro e sono sculture in cui sono messe in evidenza le caratteristiche fisiche della materia.
“La ceramica è viva – sostiene Morini – è sempre in tensione”.
“Tensione” è appunto la parola chiave della sua arte. Materiali diversi assemblati e cotti insieme sembrano allo stesso tempo respingersi ed attrarsi. Nelle sue ultime produzioni tipi diversi d’argilla sono costretti e modellati attraverso la trafila. In alcuni casi le argille si impastano, in altri scivolano una sull’altra. La mano dell’artista arriva in secondo momento con semplici movimenti: a smaltare, a spezzare là dove la scultura si è rotta e a inserire, prima della seconda cottura, vecchi chiodi arruginiti.
Come in molta arte della seconda avanguardia, Morini lascia al caso parte della realizzazione delle sue opere. Rifiuta il controllo totale sulla creazione dell’opera. Anzi, sperimenta in maniera ludica i materiali evitando prove e riferimenti a modelli precostituiti. Scrive il critico Simona Malagoli: “Gestualità e lasciar fare: è questo il connubio che Gianfranco Morini promuove eccezionalmente a regola per le sue creazioni artistiche. A volte è un collage fra materiali diversi a dar luogo a reazioni alquanto sorprendenti”.
L’opera viene conclusa dalle forze naturali della fisica e della chimica. In questo modo l’argilla rivela il suo essere terra: le sue porosità, le sue fragilità, i suoi ossidi.
Gianfranco Morini dimostra che la ceramica è viva. E’ il rapporto fisico e incontrollabile tra autore, spettatore e materia ad esercitare l’irresistibile fascino della sua ultimissima ricerca.
La mostra rimarrà aperta fino all’1 ottobre 2006.
Morini, le cui opere sono frutto di continuo studio e di ricerca di materiali e tecniche particolari, è nato a Faenza nel 1955. Dopo gli studi artistici a Faenza (Istituto per la Ceramica) e a Bologna (Accademia di Belle Arti), allievo di Augusto Betti e Alfonso Leoni, ha collaborato giovanissimo con maestri come Panos Tsolakos e Carlo Zauli.
Dagli anni ’70 inizia la sua attività nell'industria ceramica lavorando come ricercatore in aziende di livello internazionale. Si deve a lui, infatti, “Oxigena”, la piastrella che respira, il cui marchio –coperto da brevetto – sottolinea l’eccezionalità di questo prodotto. In parallelo non ha mai abbandonato la sua ricerca artistica, divenuta più intensa negli ultimi anni.
Le sculture e le ciotole di Gianfranco Morini sono realizzate attraverso l’utilizzo di materiali poveri come l’argilla, il ferro o il vetro e sono sculture in cui sono messe in evidenza le caratteristiche fisiche della materia.
“La ceramica è viva – sostiene Morini – è sempre in tensione”.
“Tensione” è appunto la parola chiave della sua arte. Materiali diversi assemblati e cotti insieme sembrano allo stesso tempo respingersi ed attrarsi. Nelle sue ultime produzioni tipi diversi d’argilla sono costretti e modellati attraverso la trafila. In alcuni casi le argille si impastano, in altri scivolano una sull’altra. La mano dell’artista arriva in secondo momento con semplici movimenti: a smaltare, a spezzare là dove la scultura si è rotta e a inserire, prima della seconda cottura, vecchi chiodi arruginiti.
Come in molta arte della seconda avanguardia, Morini lascia al caso parte della realizzazione delle sue opere. Rifiuta il controllo totale sulla creazione dell’opera. Anzi, sperimenta in maniera ludica i materiali evitando prove e riferimenti a modelli precostituiti. Scrive il critico Simona Malagoli: “Gestualità e lasciar fare: è questo il connubio che Gianfranco Morini promuove eccezionalmente a regola per le sue creazioni artistiche. A volte è un collage fra materiali diversi a dar luogo a reazioni alquanto sorprendenti”.
L’opera viene conclusa dalle forze naturali della fisica e della chimica. In questo modo l’argilla rivela il suo essere terra: le sue porosità, le sue fragilità, i suoi ossidi.
Gianfranco Morini dimostra che la ceramica è viva. E’ il rapporto fisico e incontrollabile tra autore, spettatore e materia ad esercitare l’irresistibile fascino della sua ultimissima ricerca.
La mostra rimarrà aperta fino all’1 ottobre 2006.
Morini, le cui opere sono frutto di continuo studio e di ricerca di materiali e tecniche particolari, è nato a Faenza nel 1955. Dopo gli studi artistici a Faenza (Istituto per la Ceramica) e a Bologna (Accademia di Belle Arti), allievo di Augusto Betti e Alfonso Leoni, ha collaborato giovanissimo con maestri come Panos Tsolakos e Carlo Zauli.
Dagli anni ’70 inizia la sua attività nell'industria ceramica lavorando come ricercatore in aziende di livello internazionale. Si deve a lui, infatti, “Oxigena”, la piastrella che respira, il cui marchio –coperto da brevetto – sottolinea l’eccezionalità di questo prodotto. In parallelo non ha mai abbandonato la sua ricerca artistica, divenuta più intensa negli ultimi anni.
16
settembre 2006
Gianfranco Morini – Arte fresca. Non toccare
Dal 16 settembre al primo ottobre 2006
arte contemporanea
Location
MUSEO D’ARTE SACRA DELLA VAL D’ARBIA – PALAZZO RICCI SOCINI
Buonconvento, Via Soccini, 18, (Siena)
Buonconvento, Via Soccini, 18, (Siena)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle 9 alle 22
Vernissage
16 Settembre 2006, ore 17
Sito web
www.francomorini.it
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