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Silvano Tessarollo – Umano è il nostro cielo
personale
Comunicato stampa
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Sei sculture (compreso un trittico), come fossero sei stazioni laiche: la perfezione e la concentrazione di sei tondi in cui ogni centro è saltato, ogni purezza si è incrinata, ogni armonia ha lasciato il posto a una messa in scena caricaturale, metamorfica, indecente. Lo stesso titolo dato alla rassegna, Umano è il nostro cielo sta ad indicare l’intenzione di Silvano Tessarollo di realizzare un’operazione dove ogni principio di ordine superiore ha a che fare con la dissoluzione dei corpi, la decadenza, l’agonia. Si tratta di figure umane (o animali) “scorticate”, tagliate, sezionate, ambientate scenograficamente in contesti fantastici ed enigmatici che ricordano le immagini di nature morte, decapitazioni, torture di Bosch, Dürer, Tiziano, Rubens.
Visioni truculente, atroci epifanie della crudeltà, non c’è dubbio: ma Tessarollo non si richiama a nessun valore critico o pedagogico della rappresentazione dell”orrore” né a nessuna esaltazione estetizzante o nichilistica della ricerca dell’estremo e del trasgressivo: per lui affacciarsi sull’abisso dell’essere significa interrogarsi sulla sua stessa natura, sulle sue condizioni, sulla sua presenza implacabile nella storia. Egli non è interessato al sensazionalismo in sè, quanto alla “brutalità delle cose”, alla loro realtà più intima, nuda, cruda..
È per questo che le spoglia di ogni apparenza ideale, portando in superficie una sorta di movimento di trasformazione che le lavora e toglie loro ogni carattere di compiutezza. Ogni elemento è se stesso ma anche altro, uno ma anche molteplice, come succede con le ossa di uno scheletro che sono al contempo i rami di un albero o con i fili d’erba che paiono peli colorati.
Qualche anno fa Tessarollo praticava il mondo tenero, mostruoso, deliziosamente perfido dei fumetto o dei cartoons, rielaborandolo attraverso un’ ”immersione purificatrice” dentro una colatura di cera. Ancora oggi egli frequenta le botteghe di giocattoli, ma non cerca più pupazzi, feticci ludici, quanto carcasse, materiali poveri, graffiati, sofferti. La cera in cui vengono inabissati (o sollevati) non li introduce in infinite acrobazie anatomiche né li congela come le statue spettacolari del museo Tussaud. Essa produce invece un fenomeno sconcertante, simile al “culto delle reliquie”, e cioè restituisce l’impressione di una presenza reale, di una entità che continua ad accadere, a formarsi, a “risorgere”.
E che nell’universo di Tessarollo si mostri non la fine, l’arresto, l’assenza di qualcosa, ma il suo enigmatico ri-nascere ed emergere è testimoniato anche dal video che chiude la rassegna: schermo bianco, come una tela e poi un lento sollevarsi di forme, che sono le stesse dei “tondi” (filamenti, brani di cadavere, miseri resti), seguito da un lento ritorno al punto zero della visione. Come a dire che niente è statico e niente scompare veramente. Ogni fine è anche un principio. Perfino la morte è un’origine, una potenziale dimensione di cominciamento.
Luigi Meneghelli
Visioni truculente, atroci epifanie della crudeltà, non c’è dubbio: ma Tessarollo non si richiama a nessun valore critico o pedagogico della rappresentazione dell”orrore” né a nessuna esaltazione estetizzante o nichilistica della ricerca dell’estremo e del trasgressivo: per lui affacciarsi sull’abisso dell’essere significa interrogarsi sulla sua stessa natura, sulle sue condizioni, sulla sua presenza implacabile nella storia. Egli non è interessato al sensazionalismo in sè, quanto alla “brutalità delle cose”, alla loro realtà più intima, nuda, cruda..
È per questo che le spoglia di ogni apparenza ideale, portando in superficie una sorta di movimento di trasformazione che le lavora e toglie loro ogni carattere di compiutezza. Ogni elemento è se stesso ma anche altro, uno ma anche molteplice, come succede con le ossa di uno scheletro che sono al contempo i rami di un albero o con i fili d’erba che paiono peli colorati.
Qualche anno fa Tessarollo praticava il mondo tenero, mostruoso, deliziosamente perfido dei fumetto o dei cartoons, rielaborandolo attraverso un’ ”immersione purificatrice” dentro una colatura di cera. Ancora oggi egli frequenta le botteghe di giocattoli, ma non cerca più pupazzi, feticci ludici, quanto carcasse, materiali poveri, graffiati, sofferti. La cera in cui vengono inabissati (o sollevati) non li introduce in infinite acrobazie anatomiche né li congela come le statue spettacolari del museo Tussaud. Essa produce invece un fenomeno sconcertante, simile al “culto delle reliquie”, e cioè restituisce l’impressione di una presenza reale, di una entità che continua ad accadere, a formarsi, a “risorgere”.
E che nell’universo di Tessarollo si mostri non la fine, l’arresto, l’assenza di qualcosa, ma il suo enigmatico ri-nascere ed emergere è testimoniato anche dal video che chiude la rassegna: schermo bianco, come una tela e poi un lento sollevarsi di forme, che sono le stesse dei “tondi” (filamenti, brani di cadavere, miseri resti), seguito da un lento ritorno al punto zero della visione. Come a dire che niente è statico e niente scompare veramente. Ogni fine è anche un principio. Perfino la morte è un’origine, una potenziale dimensione di cominciamento.
Luigi Meneghelli
21
settembre 2006
Silvano Tessarollo – Umano è il nostro cielo
Dal 21 settembre al 09 novembre 2006
arte contemporanea
Location
BND TOMASORENOLDIBRACCO CONTEMPORARYARTVISION
Milano, Via Pietro Calvi, 18/1, (Milano)
Milano, Via Pietro Calvi, 18/1, (Milano)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 10.30-19.30
Vernissage
21 Settembre 2006, ore 18
Autore
Curatore