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Floriano Ippoliti – Tratti dell’anima
L’artista marchigiano propone una personale, con progetto scientifico di Claudio Strinati e Armando Ginesi, dove la fragranza di antico si mescola al forte potere della contemporaneità
Comunicato stampa
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La rievocazione di un universo di simboli dall’eco lontana, memorie del passato, che però un potente sguardo contemporaneo fa rinascere. È “Tratti dall’anima”, ovvero la personale che il pittore marchigiano Floriano Ippoliti propone nelle sale dell’antico Refettorio di Palazzo Venezia a Roma, dall’8 settembre al 6 ottobre, e che poi sarà portata a gennaio 2007 ad Ancona, città natale del maestro.
Curata nel progetto scientifico dal professor Claudio Strinati, soprintendente al Polo Museale Romano, e dal professor Armando Ginesi, uno dei principali critici d’arte marchigiani, ripercorre l’arte di Ippoliti dalla fine degli anni Novanta fino ai lavori nuovi e recenti, in una rivisitazione dal citazionismo alla pittura a olio, all’uso di sanguigna applicata al travertino.
“La figura di Ippoliti – afferma il professor Strinati - si è andata definendo sempre meglio negli ultimi anni e questa manifestazione ce lo consegna come artista maturo e consapevole, dotato di una sensibilità particolarissima e di capacità tecniche e espressive veramente cospicue”.
Ventiquattro le opere esposte, tra cui spiccano soprattutto gli ultimi lavori, le sanguigne su travertino; si tratta di un travertino della zona di Ascoli, di superficie molto discontinua, piena di fessure e ricchissima di cristalli, che alla luce sembra trasparente e leggero. Qui Ippoliti scorge il disegno contenuto nella pietra e lo estrae, da pittore. Nel farlo attinge al suo repertorio amato, ai modelli del Cinquecento post-classico (Tiziano e Tintoretto), a quelli secenteschi (un certo Caravaggio, Guercino), ma anche ai preraffaelliti inglesi del XIX secolo (in particolare Dante Gabriele Rossetti), e a un pilastro più vicino al nostro tempo, Giorgio De Chirico con la sua Metafisica del periodo 1917/1923. Ma le suggestioni provenienti dal passato si fondono al presente. “Se infatti le atmosfere dei suoi quadri emanano una fragranza d’antico – scrive il professor Ginesi - e consentono di riconoscere i modelli di riferimento, sono però anche pregne di contemporaneità palesata dalle anatomie e dalle fisiognomiche dei personaggi rappresentati”. Tra quest’ultimi, tra i preferiti di Ippoliti, c’è proprio un mito del passato, l’imperatore svevo Federico II, a cui sono dedicate molte opere presenti in mostra. In lui l’artista riconosce il suo alter ego e da anni lo usa per raccontare storie moderne e antiche.
Curatori dell’esposizione sono Adriano D’Annunzio e Anna Tombesi, i due artefici del luogo d’arte Artessenza di Ancona. A sostenere l’esposizione, che ha il patrocinio della Provincia di Ancona e del Comune di Ancona, anche due associazioni romano-marchigiane, nel segno dello stretto legame esistente tra le Marche e Roma: l’Associazione “Cenacolo Marchigiano di Roma” e il CESMA (Centro Studi Marche), presieduto da Rosanna Vaudetti, che è anche la madrina dell’evento.
Curata nel progetto scientifico dal professor Claudio Strinati, soprintendente al Polo Museale Romano, e dal professor Armando Ginesi, uno dei principali critici d’arte marchigiani, ripercorre l’arte di Ippoliti dalla fine degli anni Novanta fino ai lavori nuovi e recenti, in una rivisitazione dal citazionismo alla pittura a olio, all’uso di sanguigna applicata al travertino.
“La figura di Ippoliti – afferma il professor Strinati - si è andata definendo sempre meglio negli ultimi anni e questa manifestazione ce lo consegna come artista maturo e consapevole, dotato di una sensibilità particolarissima e di capacità tecniche e espressive veramente cospicue”.
Ventiquattro le opere esposte, tra cui spiccano soprattutto gli ultimi lavori, le sanguigne su travertino; si tratta di un travertino della zona di Ascoli, di superficie molto discontinua, piena di fessure e ricchissima di cristalli, che alla luce sembra trasparente e leggero. Qui Ippoliti scorge il disegno contenuto nella pietra e lo estrae, da pittore. Nel farlo attinge al suo repertorio amato, ai modelli del Cinquecento post-classico (Tiziano e Tintoretto), a quelli secenteschi (un certo Caravaggio, Guercino), ma anche ai preraffaelliti inglesi del XIX secolo (in particolare Dante Gabriele Rossetti), e a un pilastro più vicino al nostro tempo, Giorgio De Chirico con la sua Metafisica del periodo 1917/1923. Ma le suggestioni provenienti dal passato si fondono al presente. “Se infatti le atmosfere dei suoi quadri emanano una fragranza d’antico – scrive il professor Ginesi - e consentono di riconoscere i modelli di riferimento, sono però anche pregne di contemporaneità palesata dalle anatomie e dalle fisiognomiche dei personaggi rappresentati”. Tra quest’ultimi, tra i preferiti di Ippoliti, c’è proprio un mito del passato, l’imperatore svevo Federico II, a cui sono dedicate molte opere presenti in mostra. In lui l’artista riconosce il suo alter ego e da anni lo usa per raccontare storie moderne e antiche.
Curatori dell’esposizione sono Adriano D’Annunzio e Anna Tombesi, i due artefici del luogo d’arte Artessenza di Ancona. A sostenere l’esposizione, che ha il patrocinio della Provincia di Ancona e del Comune di Ancona, anche due associazioni romano-marchigiane, nel segno dello stretto legame esistente tra le Marche e Roma: l’Associazione “Cenacolo Marchigiano di Roma” e il CESMA (Centro Studi Marche), presieduto da Rosanna Vaudetti, che è anche la madrina dell’evento.
08
settembre 2006
Floriano Ippoliti – Tratti dell’anima
Dall'otto settembre al 06 ottobre 2006
arte contemporanea
Location
PALAZZO VENEZIA
Roma, Via Del Plebiscito, 118, (Roma)
Roma, Via Del Plebiscito, 118, (Roma)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle 9 alle 19; chiuso il lunedì
Vernissage
8 Settembre 2006, ore 18.30
Autore
Curatore