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Ernesto Achilli – La quiete del rosso
La mostra presenta le opere più recenti dell’artista abbiatense alcune delle quali inedite tutte riprodotte nel catalogo, pensate ed eseguite per questa occasione e per questi spazi
Comunicato stampa
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La mostra presenta le opere più recenti dell’artista abbiatense alcune delle quali inedite tutte riprodotte nel catalogo, pensate ed eseguite per questa occasione e per questi spazi. Non una semplice mostra degli ultimi lavori ma un progetto organico di creazioni: la mostra si snoda in tre sezioni distinte, ma tutte legate al tema del colore rosso nella natura e nei piccoli oggetti della campagna.
“Ci sono certi oggetti e piante che all’occhio umano sembrano di poco rilievo e da ciò scaturisce l’idea che le cose piccole hanno sempre poca valenza; ma quando ci si accosta a una visione ingrandita, allora si rimane esterrefatti della grandezza e della dignità che assumono”.
Lo sa bene Ernesto Achilli, pittore dell’intimità e degli oggetti del passato; pittore di innata sensibilità artistica che attraverso il suo pennello e le sue incisioni ci immerge in un microcosmo naturale fatto di piccoli utensili, piante e paesaggi agresti. Non si tratta del classico paesaggio, ma di un immaginario vissuto della vita agreste, specialmente quella dei colli pavesi dove l’artista vive e lavora. Achilli ci riporta ai profumi dell’infanzia quando l’uomo seguiva i cicli della vita scanditi dalle fasi naturali attraverso i mezzi a sua disposizione. Un mondo fatto di oggetti di uso domestico, di vigneti, di piccole piante che crescono spontaneamente; una perfetta lente focale li analizza, ne scruta l’anima e li riporta attraverso una naturale trasposizione nei quadri.
Ma c’è un altro aspetto travolgente nelle sue tele, filo conduttore della mostra, l’insolito utilizzo del rosso e di tutte le sue più chiare sfumature. Si tratta di un rosso ben distinto da Eros (il rosso della passione) o da Thanatos (il sangue della tragedia): qui è un colore mite e calmo, una sostanza che attraversa le atmosfere e i temi rappresentati. È come se Achilli “sentisse” il colore, ne avvertisse il profumo e la voce e immergesse occhi e mani in esso per nutrirsi.
Per ogni sua avventura all’interno dell’immagine, utilizza tutte le cromie possibili del rosso come nella spettacolare “Antociani poetica in campo”, opera in otto pezzi in cui una gigantesca immagine di vite sezionata viene ripresa nel tenero rosso antociano settembrino, riccamente intriso degli umori dei suoi ultimi giorni. Il poderoso tralcio di vite curvato e adattato dal tempo ci invita a fermarci a riflettere sulla forza, sulla stabilità della pianta con la terra.
La natura, nei vigneti di Achilli, è una tematica costante; si tratta però di vitigni antropizzati, ossia modificati dalla presenza dell’uomo, che, sebbene assente dallo spazio rappresentato, è pur sempre intervenuto con il proprio lavoro e la propria cura a realizzare un miracolo naturale.
Di particolare stupore resta l’immagine di “Capsicum minimum”, peperoncini secchi e “pieni” di un rosso vivo, simbolo della fertilità e della forza della natura che risiede anche quando le piante sono staccate dal terreno vitale.
E di rosso si accendono anche vecchi e magici libri, come “Formule segrete I-II” sopravissuti al tempo inesorabile; nei loro tagli e nei dorsi si scorge il gusto per l’estetica di una volta ma anche il lento e incessante logorio che li ha scuriti dall’usura di lettori ansiosi di trarne la ricetta della sapienza e dello spirito dei loro contenuti.
L’abitudinarietà di queste visioni è l’elemento che le rende ovvie, ma lo sguardo dell’artista in realtà rifugge l’abitudine e ci immerge nello lo stupore che è la chiave di volta che apre il suo mondo ai nostri occhi.”
Ernesto Achilli, nato nel 1938 a Santa Maria La Versa, nelle colline dell’Oltrepò Pavese, inizia a dipingere con una certa assiduità negli anni Sessanta a contatto con Pinot Gallizio e l’allora Cenacolo di Alba. Dopo il diploma al Liceo Artistico di Milano, frequenta i corsi di pittura presso la Scuola degli Artefici dell’Accademia di Brera e di calcografia presso la Scuola Civica D’Arte di Pavia.
Terminati gli studi artistici sviluppa una pittura ricca di materia orientandosi ad una figurazione con estrema semplicità, anche in senso culturale, per soddisfare il profondo desiderio di natura.
Con gli anni la sua pittura si movimenta più decisamente accogliendo in modo personale le sollecitazioni artistiche, smembra il paesaggio e le figure per giungere alla totale rottura dell’immagine, annulla la staticità fotografica, approdando ad una iconografia informale.
In questo periodo viene recuperata la discorsività coloristica orientandosi definitivamente verso una nuova figurazione. Avvia un lavoro rivolto al tema della memoria, la ricerca si fa narrativa dando corpo alla realtà quotidiana. Le sue tele sono caratterizzate dal ritorno al realismo, agli equilibri compositivi, alla strutturazione delle immagini. I soggetti da lui rappresentati richiamano i paesaggi agresti della pianura padana e rappresentazioni ingrandite di silenziosi utensili di vita quotidiana e domestica, che assumono un’aria monumentale e poetica. Oltre che pittore è anche un abile incisore. Collabora con diverse gallerie italiane.
“Ci sono certi oggetti e piante che all’occhio umano sembrano di poco rilievo e da ciò scaturisce l’idea che le cose piccole hanno sempre poca valenza; ma quando ci si accosta a una visione ingrandita, allora si rimane esterrefatti della grandezza e della dignità che assumono”.
Lo sa bene Ernesto Achilli, pittore dell’intimità e degli oggetti del passato; pittore di innata sensibilità artistica che attraverso il suo pennello e le sue incisioni ci immerge in un microcosmo naturale fatto di piccoli utensili, piante e paesaggi agresti. Non si tratta del classico paesaggio, ma di un immaginario vissuto della vita agreste, specialmente quella dei colli pavesi dove l’artista vive e lavora. Achilli ci riporta ai profumi dell’infanzia quando l’uomo seguiva i cicli della vita scanditi dalle fasi naturali attraverso i mezzi a sua disposizione. Un mondo fatto di oggetti di uso domestico, di vigneti, di piccole piante che crescono spontaneamente; una perfetta lente focale li analizza, ne scruta l’anima e li riporta attraverso una naturale trasposizione nei quadri.
Ma c’è un altro aspetto travolgente nelle sue tele, filo conduttore della mostra, l’insolito utilizzo del rosso e di tutte le sue più chiare sfumature. Si tratta di un rosso ben distinto da Eros (il rosso della passione) o da Thanatos (il sangue della tragedia): qui è un colore mite e calmo, una sostanza che attraversa le atmosfere e i temi rappresentati. È come se Achilli “sentisse” il colore, ne avvertisse il profumo e la voce e immergesse occhi e mani in esso per nutrirsi.
Per ogni sua avventura all’interno dell’immagine, utilizza tutte le cromie possibili del rosso come nella spettacolare “Antociani poetica in campo”, opera in otto pezzi in cui una gigantesca immagine di vite sezionata viene ripresa nel tenero rosso antociano settembrino, riccamente intriso degli umori dei suoi ultimi giorni. Il poderoso tralcio di vite curvato e adattato dal tempo ci invita a fermarci a riflettere sulla forza, sulla stabilità della pianta con la terra.
La natura, nei vigneti di Achilli, è una tematica costante; si tratta però di vitigni antropizzati, ossia modificati dalla presenza dell’uomo, che, sebbene assente dallo spazio rappresentato, è pur sempre intervenuto con il proprio lavoro e la propria cura a realizzare un miracolo naturale.
Di particolare stupore resta l’immagine di “Capsicum minimum”, peperoncini secchi e “pieni” di un rosso vivo, simbolo della fertilità e della forza della natura che risiede anche quando le piante sono staccate dal terreno vitale.
E di rosso si accendono anche vecchi e magici libri, come “Formule segrete I-II” sopravissuti al tempo inesorabile; nei loro tagli e nei dorsi si scorge il gusto per l’estetica di una volta ma anche il lento e incessante logorio che li ha scuriti dall’usura di lettori ansiosi di trarne la ricetta della sapienza e dello spirito dei loro contenuti.
L’abitudinarietà di queste visioni è l’elemento che le rende ovvie, ma lo sguardo dell’artista in realtà rifugge l’abitudine e ci immerge nello lo stupore che è la chiave di volta che apre il suo mondo ai nostri occhi.”
Ernesto Achilli, nato nel 1938 a Santa Maria La Versa, nelle colline dell’Oltrepò Pavese, inizia a dipingere con una certa assiduità negli anni Sessanta a contatto con Pinot Gallizio e l’allora Cenacolo di Alba. Dopo il diploma al Liceo Artistico di Milano, frequenta i corsi di pittura presso la Scuola degli Artefici dell’Accademia di Brera e di calcografia presso la Scuola Civica D’Arte di Pavia.
Terminati gli studi artistici sviluppa una pittura ricca di materia orientandosi ad una figurazione con estrema semplicità, anche in senso culturale, per soddisfare il profondo desiderio di natura.
Con gli anni la sua pittura si movimenta più decisamente accogliendo in modo personale le sollecitazioni artistiche, smembra il paesaggio e le figure per giungere alla totale rottura dell’immagine, annulla la staticità fotografica, approdando ad una iconografia informale.
In questo periodo viene recuperata la discorsività coloristica orientandosi definitivamente verso una nuova figurazione. Avvia un lavoro rivolto al tema della memoria, la ricerca si fa narrativa dando corpo alla realtà quotidiana. Le sue tele sono caratterizzate dal ritorno al realismo, agli equilibri compositivi, alla strutturazione delle immagini. I soggetti da lui rappresentati richiamano i paesaggi agresti della pianura padana e rappresentazioni ingrandite di silenziosi utensili di vita quotidiana e domestica, che assumono un’aria monumentale e poetica. Oltre che pittore è anche un abile incisore. Collabora con diverse gallerie italiane.
16
settembre 2006
Ernesto Achilli – La quiete del rosso
Dal 16 settembre al 14 ottobre 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA ENTROTERRA
Brescia, Viale Della Bornata, 43 – ed. 13, (Brescia)
Brescia, Viale Della Bornata, 43 – ed. 13, (Brescia)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 15:00-19:00
Vernissage
16 Settembre 2006, ore 17
Autore