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Marc Chagall / Joan Mirò – Magia, grafia, colore
due grandi mostre che rappresentano un ritorno ai “Classici Moderni”, dopo gli esperimenti che hanno visto la Fondazione spaziare negli ambiti dell’antropologia, del design, della scienza, della tecnologia
Comunicato stampa
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Dopo la collaborazione con il Milano Film Festival nel mese di settembre, per la stagione invernale 2006-2007 gli spazi milanesi della Fondazione ospiteranno due grandi mostre che rappresentano un ritorno ai “Classici Moderni”, dopo gli esperimenti che hanno visto la Fondazione spaziare negli ambiti dell’antropologia, del design, della scienza, della tecnologia.
Si tratta di Marc Chagall-Joan Miró. Magia, grafia, colore, tra ottobre e gennaio, e di Paul Klee. Teatro Magico, tra febbraio e maggio.
Faranno da cornice a entrambe le esposizioni, organizzate in collaborazione con la Provincia di Milano/Assessorato alla Cultura, una serie di iniziative collaterali in città tra conferenze, concerti, spettacoli, nonché le consuete attività della sezione didattica interna alla FAM.
La prima rassegna, pensata appositamente per gli spazi della Fondazione dal nuovo direttore della Fondation Maeght di Saint Paul de Vence Dominique Païni, presenta una raffinatissima e inedita per l’italia selezione di grafiche di Marc Chagall e Joan Miró, due artisti particolarmente legati a questa importante istituzione sita nei pressi di Nizza in Francia.
Dopo il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris la Fondazione Maeght, inaugurata nel 1964 per volere e con il sostegno dei coniugi Maeght, divenne la seconda sede espositiva per l'arte moderna e contemporanea in Francia, raccogliendo opere di artisti del Novecento quali Pierre Bonnard, Georges Braque, Fernand Léger, Marc Chagall, Alberto Giacometti.
L’insieme architettonico della Fondazione Maeght è stato concepito per presentare l’arte moderna e contemporanea in tutte le sue forme ed espressioni. Pittori e scultori hanno collaborato con l’architetto catalano Josep-Lluis Sert, creando opere, spesso gigantesche, integrate alla costruzione come alla natura circostante.
Il rapporto assolutamente unico tra Miró e l’istituzione francese è già noto al pubblico della Fondazione Mazzotta, dove si è tenuta nel 2003 la mostra Joan Miró. Metamorfosi delle forme dedicata però alla produzione scultorea e al suo stretto collegamento con il disegno.
Per la Fondazione francese Miró ha realizzato l’ambientazione ideale alle proprie opere e ne ha progettate di nuove adattandole agli spazi, come l’arco d’ingresso della Fondazione o lo straordinario “labirinto” di ceramiche monumentali e bronzi.
Marguerite e Aimé Maeght furono tra i galleristi più importanti del primo dopoguerra. Nella loro galleria di Parigi passarono tra gli altri Giacometti e Braque, Léger e Calder, oltre naturalmente a Joan Miró e Marc Chagall e a molti altri tra i più significativi artisti dell’epoca, le opere dei quali compongono la splendida collezione che i coniugi Maeght vollero esporre in una nuova sede appositamente progettata per ospitarla, affiancandola e arricchendola con altri lavori creati ex novo dagli artisti.
Decisero così di rendere omaggio alla Costa Azzurra, già meta e ispirazione di molti intellettuali, ricca di segni e testimonianze di grandi personalità artistiche – come la cappella affrescata da Matisse a Vence o il museo dedicato a Léger a Biot – scegliendola come luogo ideale per ospitare la nascente Fondazione.
Sia Joan Miró che Marc Chagall lavorarono fianco a fianco con l’architetto Josep Lluis Sert per contribuire alla progettazione di nuove opere che si adattassero agli spazi della sede espositiva.
Parteciparono all’ideazione di molta parte degli spazi esterni all’edificio, tornando a lavorare l’uno con un mezzo espressivo – la scultura – per lungo tempo non utilizzato, l’altro realizzando degli splendidi mosaici.
Il percorso espositivo induce a confrontare i diversi esiti dell’esplorazione del subconscio che Marc Chagall e Joan Miró seppero illustrare con totale libertà immaginativa attribuendo alle loro opere una dimensione onirica e poetica.
A tal fine il curatore ha selezionato per la mostra 59 litografie a colori di Marc Chagall (Vitebsk 1887 - Sant Paul de Vence 1985), un monotipo e una gouache realizzate negli anni ’50 e ’60, oltre a uno straordinario paravento del 1963 e l’acquarello Les amoureux dello stesso anno, preparatorio al mosaico della Fondation.
Circa 90 tra acqueforti, acquatinte, litografie a colori di Miró (Montroig-Barcellona, 1893 - Palma di Maiorca, 1983), realizzate tra il 1938 e il 1968, fanno da contrappunto al mondo fiabesco di Chagall. Tra esse alcuni cicli significativi come “Série noire er rouge” (1938) e la “Série de Barcelone” (1944), ma anche litografie di grandi dimensioni come La conversation del 1969 e La demoiselle aux papillons (1971), acqueforti e acquetinte colorate come la Galathée IV (1976) e L’aigrette rouge (1976).
Dominique Païni ha voluto accostare per la prima volta questi due artisti particolarmente legati alla Fondation, che hanno sperimentato l’arte incisoria in tutte le sue complessità e varianti. Nelle loro opere segno e colore si fondono dando nuovo impeto alla loro produzione artistica.
Nel catalano Miró si nota una libertà estrema nell’utilizzo del suo repertorio grafico di linee, segni e macchie da cui emergono lo spirito ludico e tutte le suggestioni e invenzioni derivate dal surrealismo.
La produzione incisoria di Chagall è conosciuta dal grande pubblico, basti ricordare le Anime morte, le Favole di La Fontaine, la Bibbia. Negli anni del dopoguerra l’artista incomincia però ad utilizzare il colore, che lo aiuta a trasmettere i suoi pensieri. La Torre Eiffel, La Bastiglia, Le Panthéon, ma anche i mostri di Notre-Dame, gli acrobati e i clown, il gallo, il centauro, la luna ecc. sono i temi delle sue grafiche, esposte in mostra, in cui si nota lo stesso clima onirico e spirituale dei dipinti.
Il catalogo, edito da Mazzotta, oltre a riprodurre a colori tutte le opere esposte comprende un testo introduttivo di Dominique Païni.
Si tratta di Marc Chagall-Joan Miró. Magia, grafia, colore, tra ottobre e gennaio, e di Paul Klee. Teatro Magico, tra febbraio e maggio.
Faranno da cornice a entrambe le esposizioni, organizzate in collaborazione con la Provincia di Milano/Assessorato alla Cultura, una serie di iniziative collaterali in città tra conferenze, concerti, spettacoli, nonché le consuete attività della sezione didattica interna alla FAM.
La prima rassegna, pensata appositamente per gli spazi della Fondazione dal nuovo direttore della Fondation Maeght di Saint Paul de Vence Dominique Païni, presenta una raffinatissima e inedita per l’italia selezione di grafiche di Marc Chagall e Joan Miró, due artisti particolarmente legati a questa importante istituzione sita nei pressi di Nizza in Francia.
Dopo il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris la Fondazione Maeght, inaugurata nel 1964 per volere e con il sostegno dei coniugi Maeght, divenne la seconda sede espositiva per l'arte moderna e contemporanea in Francia, raccogliendo opere di artisti del Novecento quali Pierre Bonnard, Georges Braque, Fernand Léger, Marc Chagall, Alberto Giacometti.
L’insieme architettonico della Fondazione Maeght è stato concepito per presentare l’arte moderna e contemporanea in tutte le sue forme ed espressioni. Pittori e scultori hanno collaborato con l’architetto catalano Josep-Lluis Sert, creando opere, spesso gigantesche, integrate alla costruzione come alla natura circostante.
Il rapporto assolutamente unico tra Miró e l’istituzione francese è già noto al pubblico della Fondazione Mazzotta, dove si è tenuta nel 2003 la mostra Joan Miró. Metamorfosi delle forme dedicata però alla produzione scultorea e al suo stretto collegamento con il disegno.
Per la Fondazione francese Miró ha realizzato l’ambientazione ideale alle proprie opere e ne ha progettate di nuove adattandole agli spazi, come l’arco d’ingresso della Fondazione o lo straordinario “labirinto” di ceramiche monumentali e bronzi.
Marguerite e Aimé Maeght furono tra i galleristi più importanti del primo dopoguerra. Nella loro galleria di Parigi passarono tra gli altri Giacometti e Braque, Léger e Calder, oltre naturalmente a Joan Miró e Marc Chagall e a molti altri tra i più significativi artisti dell’epoca, le opere dei quali compongono la splendida collezione che i coniugi Maeght vollero esporre in una nuova sede appositamente progettata per ospitarla, affiancandola e arricchendola con altri lavori creati ex novo dagli artisti.
Decisero così di rendere omaggio alla Costa Azzurra, già meta e ispirazione di molti intellettuali, ricca di segni e testimonianze di grandi personalità artistiche – come la cappella affrescata da Matisse a Vence o il museo dedicato a Léger a Biot – scegliendola come luogo ideale per ospitare la nascente Fondazione.
Sia Joan Miró che Marc Chagall lavorarono fianco a fianco con l’architetto Josep Lluis Sert per contribuire alla progettazione di nuove opere che si adattassero agli spazi della sede espositiva.
Parteciparono all’ideazione di molta parte degli spazi esterni all’edificio, tornando a lavorare l’uno con un mezzo espressivo – la scultura – per lungo tempo non utilizzato, l’altro realizzando degli splendidi mosaici.
Il percorso espositivo induce a confrontare i diversi esiti dell’esplorazione del subconscio che Marc Chagall e Joan Miró seppero illustrare con totale libertà immaginativa attribuendo alle loro opere una dimensione onirica e poetica.
A tal fine il curatore ha selezionato per la mostra 59 litografie a colori di Marc Chagall (Vitebsk 1887 - Sant Paul de Vence 1985), un monotipo e una gouache realizzate negli anni ’50 e ’60, oltre a uno straordinario paravento del 1963 e l’acquarello Les amoureux dello stesso anno, preparatorio al mosaico della Fondation.
Circa 90 tra acqueforti, acquatinte, litografie a colori di Miró (Montroig-Barcellona, 1893 - Palma di Maiorca, 1983), realizzate tra il 1938 e il 1968, fanno da contrappunto al mondo fiabesco di Chagall. Tra esse alcuni cicli significativi come “Série noire er rouge” (1938) e la “Série de Barcelone” (1944), ma anche litografie di grandi dimensioni come La conversation del 1969 e La demoiselle aux papillons (1971), acqueforti e acquetinte colorate come la Galathée IV (1976) e L’aigrette rouge (1976).
Dominique Païni ha voluto accostare per la prima volta questi due artisti particolarmente legati alla Fondation, che hanno sperimentato l’arte incisoria in tutte le sue complessità e varianti. Nelle loro opere segno e colore si fondono dando nuovo impeto alla loro produzione artistica.
Nel catalano Miró si nota una libertà estrema nell’utilizzo del suo repertorio grafico di linee, segni e macchie da cui emergono lo spirito ludico e tutte le suggestioni e invenzioni derivate dal surrealismo.
La produzione incisoria di Chagall è conosciuta dal grande pubblico, basti ricordare le Anime morte, le Favole di La Fontaine, la Bibbia. Negli anni del dopoguerra l’artista incomincia però ad utilizzare il colore, che lo aiuta a trasmettere i suoi pensieri. La Torre Eiffel, La Bastiglia, Le Panthéon, ma anche i mostri di Notre-Dame, gli acrobati e i clown, il gallo, il centauro, la luna ecc. sono i temi delle sue grafiche, esposte in mostra, in cui si nota lo stesso clima onirico e spirituale dei dipinti.
Il catalogo, edito da Mazzotta, oltre a riprodurre a colori tutte le opere esposte comprende un testo introduttivo di Dominique Païni.
12
ottobre 2006
Marc Chagall / Joan Mirò – Magia, grafia, colore
Dal 12 ottobre 2006 al 14 gennaio 2007
arte contemporanea
Location
FAM – FONDAZIONE ANTONIO MAZZOTTA
Milano, Foro Buonaparte, 50, (Milano)
Milano, Foro Buonaparte, 50, (Milano)
Biglietti
intero € 8,00; ridotti € 5,50/4,50
Orario di apertura
10-19,30; martedì e giovedì 10-22.30
Vernissage
12 Ottobre 2006, ore 18
Editore
MAZZOTTA
Autore
Curatore