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Piergiorgio Branzi
una mostra personale dedicata a Piergiorgio Branzi, protagonista della fotografia dal secondo dopoguerra ad oggi
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Giovedì 20 luglio, alla Galleria Joyce&Co. Artecontemporanea, si inaugura una mostra personale dedicata a Piergiorgio Branzi, protagonista della fotografia dal secondo dopoguerra ad oggi.
L’esposizione presenta una ricca selezione di opere, realizzate tra il 1953 e il 1995, che compongono un concreto excursus della ricerca di Branzi, nato a Signa (Firenze) nel 1928. L’artista inizia a fotografare negli anni ’50 ed espone le proprie opere, per la prima volta, nell’ambito della Mostra della fotografia italiana, alla Galleria della Vigna Nuova di Firenze (1953) entrando in contatto con i membri dello storico gruppo La Bussola.
Oltre ad aderire alla Bussola e al MISA, partecipa alla nascita del fotogiornalismo nel dopoguerra e collabora attivamente con Il Mondo di Pannunzio. Le sue immagini aprono un capitolo nuovo nel panorama della fotografia italiana, identificato come “realismo formalista”.
“Assodati sono, infatti, l’imprinting della cultura figurativa rinascimentale nel suo modo di guardare e ricomporre, al pari di un demiurgo, il reale. L’interesse per la fotografia come documento e testimonianza, che affonda le radici in Adams, Smith e Weston. La sua lettura acuta dell’opera di Cartier Bresson -conosciuto a Parigi negli anni ’50- da cui mutua la volontà di ascrivere in un’unica immagine intere narrazioni, attraverso la scelta, quasi catartica, di un solo fotogramma per sequenza. E, ancora, la partecipazione alla breve ma fulgida parabola dei bussolanti -figli dell’estetica crociana- e del MISA, ove matura un’insofferenza per quei dibattiti che si cristallizzano -e riducono- all’opposizione tra realismo e formalismo. Infine, l’interesse per Otto Steinert, Christer Christian e Paul Strand e la contiguità con la stagione neorealista. Esperienze e spunti di riflessione che Branzi interiorizza e coagula intorno alla propria natura” (L.Castellini, estratto dal testo in catalogo della mostra).
Nel 1960 Branzi è assunto come giornalista reporter, dapprima in Russia -come primo corrispondente di un organo televisivo occidentale- ove nascono le immagini di Diario Moscovita. E poi, ancora, a Parigi per il mai ’68 in Europa, Asia e Africa.
Nel 1995 partecipa, su invito di Italo Zannier, a Itinerari Pasoliniani, insieme a Barbieri, Basilico, Berengo Gardin, Fontana, Gioli, Scianna e altri. Dal 2000 Branzi è impegnato in una ricerca volta a leggere una Ville Lumiere inedita, spogliata di miti artistici, letterari e filosofici, captandone umori ed inquietudini.
Fra le numerose pubblicazioni dedicate alla sua opera:
1997, AA.VV., Piergiorgio Branzi, ed. Alinari, Firenze e F.I.A.F.
2001 Pinna G., a cura di, Diario Moscovita, ed. Ramo d’Oro, Trieste
2002 Morello P., S.S. Phillips, a cura di, Piergiorgio Branzi, ed. Istituto Superiore per la Storia della Fotografia, Palermo
Piergiorgio Branzi
Di Fabrizio Boggiano
Testo in catalogo
“Cosa volete ch’io chieda.
Lasciatemi nel mio buio.
Solo questo. Ch’io veda.”
Giorgio CAPRONI, Istanza del medesimo
Vedere: un atto istintivo che dovrebbe appartenere alla nostra quotidianità, mentre normalmente non è altro che il guardare, opportunità meravigliosa che, tuttavia, non ha nulla in comune con la visione più profonda. Noi guardiamo tutto quello che si pone davanti a noi e, grazie anche a questo, ci relazioniamo con gli altri, apprendiamo informazioni e attraverso esse costruiamo l’esperienza. Sfruttiamo questo dono automaticamente senza porci neppure piccole domande sulla sua eccezionale capacità nello svelarci il mondo circostante. Viviamo questa possibilità con ovvietà, fissando raramente l’attenzione sulle sue inesplicabili caratteristiche. Ancor più complessa e profonda diventa la riflessione se ci soffermiamo su cosa realmente possa significare vedere. In questo caso l’atto fisico diventa puramente marginale, mentre si attivano le sensazioni più profonde. Gli occhi si trasformano in semplici porte dell’anima all’interno della quale il processo della visione si svolge in tutta la sua completezza. Ma affinché tutto ciò avvenga non è sufficiente disporre di un nutrito e dinamico bagaglio emozionale: è indispensabile che si verifichi un fattore scatenante, un effetto scossa che metta in movimento i pensieri profondi liberando quell ’insieme di stati d’animo che albergano, spesso sopiti, nella nostra personale interiorità.
Le opere di Piergiorgio Branzi, travalicando il già importante statuto di fotografie, possiedono questa rara particolarità, sconvolgendo ogni possibile caratteristica del guardare e trascinando i fruitori nello straordinario mondo del vedere autentico. Tralasciando volutamente ogni riflessione sulla loro perfezione tecnica, sul valore storico per aver fissato indelebilmente istanti del nostro passato e sull’importanza che tali immagini hanno avuto e hanno ancora oggi per la fotografia internazionale, quello che maggiormente interessa qui è lo scatto emozionale che esse sollecitano già alla prima fugace osservazione. Alla stregua di anomali filtri magici, imprigionano le emozioni trascinandole in un’altra dimensione come se, attraverso esse, ci spingessero ondeggiando tra la metafisica del ricordo e la fisicità dell’immaginazione. Si viene pertanto trasportati su un territorio sconosciuto dove ogni sensazione si veste di pace e di tranquillità. Catturati al loro interno, siamo trasformati in parti di esse, fino al punto di non sapere più decidere in quale desideriamo restare più a lungo. Il cuore inizia a battere per nuove emozioni che valgono il più sentito degli amori e consentono di ritornare a quello stato di purezza interiore che raramente appartiene all’esistenza reale.
Da immenso piacere per la visione diventano lentamente una necessità dell’anima la quale, attraverso esse, intraprende quel viaggio emozionale che conduce alla scoperta di noi stessi. Aiutando a perdere la quotidiana fisicità, permettono finalmente di ritrovare la forza necessaria per varcare quella sottile linea di demarcazione che separa i pensieri dai sentimenti e la ragione dalla passione dispiegando, in questo modo, le nostre distratte vele su entusiasmanti territori da scoprire per riconoscere e raggiungere il valore e l’importanza dell’esistenza. Queste immagini sono, inoltre, un dono per l’anima, l’omaggio di un artista, di un uomo che ha messo a nostra disposizione la sua profonda sensibilità e una rara e particolarmente ricca capacità di vedere e sentire il mondo circostante. Con esse la riflessione raggiunge vette altissime e viene da sorridere al pensiero che qualcuno le chiami ancora fotografie.
Piergiorgio Branzi – Mostre
Oltre alla presenza in innumerevoli esposizioni collettive, sulla sua opera sono state organizzate numerose mostre
personali in gallerie private e musei pubblici.
Tra le più importanti:
1956 Firenze, Palazzo Strozzi (a cura dell’Istituto Italiano di Storia dell’Arte)
Pescara, Palazzo Pomponi
1957 Karlstad, Varmlans Museum
Bologna, Teatro della Ribalta
Milano, Biblioteca Comunale
1958 Sesto San Giovanni, Biblioteca Civica
1959 Werwik, Palazzo Comunale
1976 Ascoli Piceno, Galleria Civica d’Arte Contemporanea
1977 Firenze, Gabinetto Viesseux
1981 Roma, Galleria Pan
1982 Bologna, Galleria Photo-grafis
Genova, Sala Negro
1986 Roma, Galleria Adria
1987 Osimo, Galleria Rondini
1991 Milano, Galleria Il Diaframma
1992 Senigallia, Museo dell’Informazione
1994 Grosseto, Forte Mediceo
1995 Torino, Galleria F.I.A.F.
Roma, Galleria Acta International
1996 Savignano, Biblioteca Comunale
Firenze, Galleria F 64
1997 Rovigno, Centro Arti Visive Batana
Belluno, Palazzo Comunale
Padova, Palazzo della Fiera
Lucca, Casermetta Santa Croce
Bibbiena, Chiostro di San Lorenzo
Fabriano, Museo della Carta
Torino, Galleria F.I.A.F.
Carmagnola, Biblioteca Civica
San Felice sul Panaro, Rocca Estense
1998 Milano, Circolo Filologico
Massa Marittima, Palazzo Donegani
1999 Venezia/Marghera, Auditorium Monteverdi
Terni, Pinacoteca Metalli
Nonantola (Modena), Sala delle Colonne
2000 Colonia, Istituto Italiano di Cultura
2001 Gailenkirchen, Sala Municipale
Genazzano, Palazzo Colonna
Colonia, Galleria Binz & Kaemer
Roma, Museo di Roma
2002 Mantova, Castello Gazoldo degli Ippoliti
Prato, Galleria Comunale Il Cassero
2003 Salara (Rovigo), Palazzo Comunale
Milano, Galleria Leica / SICOF
2004 Volterra, Pinacoteca Comunale
2005 New York, Istituto Italiano di Cultura
Firenze, Rotary
2006 Milano, Galleria Forma / Contrasto
Milano, Miart
Chicago, Istituto Italiano di Cultura
Chicago, Casa Italia
Genova, Joyce & Co Artecontemporanea
Una selezione delle sue immagini fotografiche è stata inserita nella mostra Italian Metamorphosis, ordinata nel 1995 al Guggenheim Museum di New York.
Ha partecipato alla Biennale di Venezia del 1995, nella sezione Cento anni del ritratto italiano.
Nel 1997 la F.I.A.F. lo ha nominato Artista dell’anno, dedicandogli una monografia co-edita con Alinari.
Un ampio porpholio delle sue immagini è stato esposto a Parigi, al Carrousel du Louvre, nell’ambito del Mois de la Photographie 1998.
Una rassegna antologica è stata organizzata nel 2000 presso l’Istituto Italiano di Cultura di Colonia.
Nel 2001 è pubblicato, dalle Edizioni del Ramo d’Oro, Diario Moscovita, che raccoglie le immagini della sua esperienza quadriennale nell’Unione Sovietica.
Nel 2003 l’Istituto Superiore di Storia della Fotografia pubblica una monografia delle sue opere dal 1952 al 1960.
Sue opere sono state acquisite da:
SFMOMA – Museum of Mondern Art, San Francisco
Fine Art Museum, Houston
Guggenheim Museum, New York
Istituto Superiore di Storia della Fotografia
Museo del Fotogiornalismo, Torino
Museo FIAF / Federazione Italiana Associazioni Fotografiche, Torino
Museo dell’Informazione, Senigallia
Archivio Fratelli Alinari, Firenze
L’esposizione presenta una ricca selezione di opere, realizzate tra il 1953 e il 1995, che compongono un concreto excursus della ricerca di Branzi, nato a Signa (Firenze) nel 1928. L’artista inizia a fotografare negli anni ’50 ed espone le proprie opere, per la prima volta, nell’ambito della Mostra della fotografia italiana, alla Galleria della Vigna Nuova di Firenze (1953) entrando in contatto con i membri dello storico gruppo La Bussola.
Oltre ad aderire alla Bussola e al MISA, partecipa alla nascita del fotogiornalismo nel dopoguerra e collabora attivamente con Il Mondo di Pannunzio. Le sue immagini aprono un capitolo nuovo nel panorama della fotografia italiana, identificato come “realismo formalista”.
“Assodati sono, infatti, l’imprinting della cultura figurativa rinascimentale nel suo modo di guardare e ricomporre, al pari di un demiurgo, il reale. L’interesse per la fotografia come documento e testimonianza, che affonda le radici in Adams, Smith e Weston. La sua lettura acuta dell’opera di Cartier Bresson -conosciuto a Parigi negli anni ’50- da cui mutua la volontà di ascrivere in un’unica immagine intere narrazioni, attraverso la scelta, quasi catartica, di un solo fotogramma per sequenza. E, ancora, la partecipazione alla breve ma fulgida parabola dei bussolanti -figli dell’estetica crociana- e del MISA, ove matura un’insofferenza per quei dibattiti che si cristallizzano -e riducono- all’opposizione tra realismo e formalismo. Infine, l’interesse per Otto Steinert, Christer Christian e Paul Strand e la contiguità con la stagione neorealista. Esperienze e spunti di riflessione che Branzi interiorizza e coagula intorno alla propria natura” (L.Castellini, estratto dal testo in catalogo della mostra).
Nel 1960 Branzi è assunto come giornalista reporter, dapprima in Russia -come primo corrispondente di un organo televisivo occidentale- ove nascono le immagini di Diario Moscovita. E poi, ancora, a Parigi per il mai ’68 in Europa, Asia e Africa.
Nel 1995 partecipa, su invito di Italo Zannier, a Itinerari Pasoliniani, insieme a Barbieri, Basilico, Berengo Gardin, Fontana, Gioli, Scianna e altri. Dal 2000 Branzi è impegnato in una ricerca volta a leggere una Ville Lumiere inedita, spogliata di miti artistici, letterari e filosofici, captandone umori ed inquietudini.
Fra le numerose pubblicazioni dedicate alla sua opera:
1997, AA.VV., Piergiorgio Branzi, ed. Alinari, Firenze e F.I.A.F.
2001 Pinna G., a cura di, Diario Moscovita, ed. Ramo d’Oro, Trieste
2002 Morello P., S.S. Phillips, a cura di, Piergiorgio Branzi, ed. Istituto Superiore per la Storia della Fotografia, Palermo
Piergiorgio Branzi
Di Fabrizio Boggiano
Testo in catalogo
“Cosa volete ch’io chieda.
Lasciatemi nel mio buio.
Solo questo. Ch’io veda.”
Giorgio CAPRONI, Istanza del medesimo
Vedere: un atto istintivo che dovrebbe appartenere alla nostra quotidianità, mentre normalmente non è altro che il guardare, opportunità meravigliosa che, tuttavia, non ha nulla in comune con la visione più profonda. Noi guardiamo tutto quello che si pone davanti a noi e, grazie anche a questo, ci relazioniamo con gli altri, apprendiamo informazioni e attraverso esse costruiamo l’esperienza. Sfruttiamo questo dono automaticamente senza porci neppure piccole domande sulla sua eccezionale capacità nello svelarci il mondo circostante. Viviamo questa possibilità con ovvietà, fissando raramente l’attenzione sulle sue inesplicabili caratteristiche. Ancor più complessa e profonda diventa la riflessione se ci soffermiamo su cosa realmente possa significare vedere. In questo caso l’atto fisico diventa puramente marginale, mentre si attivano le sensazioni più profonde. Gli occhi si trasformano in semplici porte dell’anima all’interno della quale il processo della visione si svolge in tutta la sua completezza. Ma affinché tutto ciò avvenga non è sufficiente disporre di un nutrito e dinamico bagaglio emozionale: è indispensabile che si verifichi un fattore scatenante, un effetto scossa che metta in movimento i pensieri profondi liberando quell ’insieme di stati d’animo che albergano, spesso sopiti, nella nostra personale interiorità.
Le opere di Piergiorgio Branzi, travalicando il già importante statuto di fotografie, possiedono questa rara particolarità, sconvolgendo ogni possibile caratteristica del guardare e trascinando i fruitori nello straordinario mondo del vedere autentico. Tralasciando volutamente ogni riflessione sulla loro perfezione tecnica, sul valore storico per aver fissato indelebilmente istanti del nostro passato e sull’importanza che tali immagini hanno avuto e hanno ancora oggi per la fotografia internazionale, quello che maggiormente interessa qui è lo scatto emozionale che esse sollecitano già alla prima fugace osservazione. Alla stregua di anomali filtri magici, imprigionano le emozioni trascinandole in un’altra dimensione come se, attraverso esse, ci spingessero ondeggiando tra la metafisica del ricordo e la fisicità dell’immaginazione. Si viene pertanto trasportati su un territorio sconosciuto dove ogni sensazione si veste di pace e di tranquillità. Catturati al loro interno, siamo trasformati in parti di esse, fino al punto di non sapere più decidere in quale desideriamo restare più a lungo. Il cuore inizia a battere per nuove emozioni che valgono il più sentito degli amori e consentono di ritornare a quello stato di purezza interiore che raramente appartiene all’esistenza reale.
Da immenso piacere per la visione diventano lentamente una necessità dell’anima la quale, attraverso esse, intraprende quel viaggio emozionale che conduce alla scoperta di noi stessi. Aiutando a perdere la quotidiana fisicità, permettono finalmente di ritrovare la forza necessaria per varcare quella sottile linea di demarcazione che separa i pensieri dai sentimenti e la ragione dalla passione dispiegando, in questo modo, le nostre distratte vele su entusiasmanti territori da scoprire per riconoscere e raggiungere il valore e l’importanza dell’esistenza. Queste immagini sono, inoltre, un dono per l’anima, l’omaggio di un artista, di un uomo che ha messo a nostra disposizione la sua profonda sensibilità e una rara e particolarmente ricca capacità di vedere e sentire il mondo circostante. Con esse la riflessione raggiunge vette altissime e viene da sorridere al pensiero che qualcuno le chiami ancora fotografie.
Piergiorgio Branzi – Mostre
Oltre alla presenza in innumerevoli esposizioni collettive, sulla sua opera sono state organizzate numerose mostre
personali in gallerie private e musei pubblici.
Tra le più importanti:
1956 Firenze, Palazzo Strozzi (a cura dell’Istituto Italiano di Storia dell’Arte)
Pescara, Palazzo Pomponi
1957 Karlstad, Varmlans Museum
Bologna, Teatro della Ribalta
Milano, Biblioteca Comunale
1958 Sesto San Giovanni, Biblioteca Civica
1959 Werwik, Palazzo Comunale
1976 Ascoli Piceno, Galleria Civica d’Arte Contemporanea
1977 Firenze, Gabinetto Viesseux
1981 Roma, Galleria Pan
1982 Bologna, Galleria Photo-grafis
Genova, Sala Negro
1986 Roma, Galleria Adria
1987 Osimo, Galleria Rondini
1991 Milano, Galleria Il Diaframma
1992 Senigallia, Museo dell’Informazione
1994 Grosseto, Forte Mediceo
1995 Torino, Galleria F.I.A.F.
Roma, Galleria Acta International
1996 Savignano, Biblioteca Comunale
Firenze, Galleria F 64
1997 Rovigno, Centro Arti Visive Batana
Belluno, Palazzo Comunale
Padova, Palazzo della Fiera
Lucca, Casermetta Santa Croce
Bibbiena, Chiostro di San Lorenzo
Fabriano, Museo della Carta
Torino, Galleria F.I.A.F.
Carmagnola, Biblioteca Civica
San Felice sul Panaro, Rocca Estense
1998 Milano, Circolo Filologico
Massa Marittima, Palazzo Donegani
1999 Venezia/Marghera, Auditorium Monteverdi
Terni, Pinacoteca Metalli
Nonantola (Modena), Sala delle Colonne
2000 Colonia, Istituto Italiano di Cultura
2001 Gailenkirchen, Sala Municipale
Genazzano, Palazzo Colonna
Colonia, Galleria Binz & Kaemer
Roma, Museo di Roma
2002 Mantova, Castello Gazoldo degli Ippoliti
Prato, Galleria Comunale Il Cassero
2003 Salara (Rovigo), Palazzo Comunale
Milano, Galleria Leica / SICOF
2004 Volterra, Pinacoteca Comunale
2005 New York, Istituto Italiano di Cultura
Firenze, Rotary
2006 Milano, Galleria Forma / Contrasto
Milano, Miart
Chicago, Istituto Italiano di Cultura
Chicago, Casa Italia
Genova, Joyce & Co Artecontemporanea
Una selezione delle sue immagini fotografiche è stata inserita nella mostra Italian Metamorphosis, ordinata nel 1995 al Guggenheim Museum di New York.
Ha partecipato alla Biennale di Venezia del 1995, nella sezione Cento anni del ritratto italiano.
Nel 1997 la F.I.A.F. lo ha nominato Artista dell’anno, dedicandogli una monografia co-edita con Alinari.
Un ampio porpholio delle sue immagini è stato esposto a Parigi, al Carrousel du Louvre, nell’ambito del Mois de la Photographie 1998.
Una rassegna antologica è stata organizzata nel 2000 presso l’Istituto Italiano di Cultura di Colonia.
Nel 2001 è pubblicato, dalle Edizioni del Ramo d’Oro, Diario Moscovita, che raccoglie le immagini della sua esperienza quadriennale nell’Unione Sovietica.
Nel 2003 l’Istituto Superiore di Storia della Fotografia pubblica una monografia delle sue opere dal 1952 al 1960.
Sue opere sono state acquisite da:
SFMOMA – Museum of Mondern Art, San Francisco
Fine Art Museum, Houston
Guggenheim Museum, New York
Istituto Superiore di Storia della Fotografia
Museo del Fotogiornalismo, Torino
Museo FIAF / Federazione Italiana Associazioni Fotografiche, Torino
Museo dell’Informazione, Senigallia
Archivio Fratelli Alinari, Firenze
20
luglio 2006
Piergiorgio Branzi
Dal 20 luglio al 10 novembre 2006
fotografia
Location
GALLERIA JOYCE & CO.
Genova, Via Giovanni Tomaso Invrea, 25r, (Genova)
Genova, Via Giovanni Tomaso Invrea, 25r, (Genova)
Vernissage
20 Luglio 2006, ore 18-21
giovedì 5 ottobre ore 18-24
Autore
Curatore