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Giorgio Morandi – La pittura del silenzio
Venti dipinti
Comunicato stampa
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Prosegue l’impegno della Fondazione Domus di Verona nel promuovere l’arte moderna e contemporanea con una personale dedicata a “Giorgio Morandi. La pittura del silenzio” che inaugura venerdì 21 luglio p.v. nella prestigiosa sede di Palazzo Pellegrini in Via Forti.
Grazie alla preziosa collaborazione del MART, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, alla generosità di alcuni collezionisti privati e al sostegno della Fondazione Cariverona, la mostra presenta l’opportunità di inserire le tre recenti acquisizioni di Morandi in un contesto allargato, un tessuto a maglie larghe volto a riassumere, per quanto possibile, il percorso poetico dell’artista dal 1915 al 1960.
Venti dipinti, tra questi figurano le Bagnanti del 1915, la cui genesi è da cercare nelle Cinq baigneuses di Cézanne: una tela giovanile rara, in quanto sfuggita al vaglio critico e distruttivo dell’artista verso la sua prima produzione, di grande valore quindi per comprendere i suoi esordi; nonostante l’isolamento bolognese, Morandi si rivela informato delle sperimentazioni più interessanti del tempo. Seguono, la Natura morta dipinta nel 1941 su richiesta del compositore Goffredo Petrassi e il Paesaggio grigio con strada del 1942, uno dei più rarefatti dell’artista, grazie alla preziosità dei colori, tutti in scala di grigio, e alla bipartizione in diagonale, che ne fanno una composizione che non è improprio definire astratta.
Ad affiancare queste opere di proprietà della Fondazione, altre significative tessere dell’evoluzione artistica del pittore, tra cui l’Autoritratto del 1924, che conferma come la figura umana per Morandi avesse il medesimo valore di un qualsiasi oggetto; tre Paesaggi, che nella loro essenzialità testimoniano la totale assenza di presenze umane; e dodici Nature morte in cui l’elemento dominate è il silenzio, l’immobilità assoluta, il trascorrere del tempo, come testimonia la polvere che copre gli oggetti inerti e che mai furono vivi. Qui, anche la polvere è materia pittorica e raffinato colore.
In tal senso, Morandi risulta essere un raffinato e personalissimo interprete della ‘natura morta’, che nella pittura italiana quasi mai è natura (vasi, metalli, tovaglie, tappeti, ricami, dolci), quasi mai è morta (fiori lussureggianti e frutti prosperosi). Nelle proprie opere, l’artista trasforma in poesia gli oggetti che scova nei mercatini della Montagnola: cose semplici, di nessun pregio, che si sottopongono al processo di trasformazione in testimoni silenti, del fluire lento e ritirato di una vita, quella del pittore. Elementi di un quotidiano fatto di forme consuete, di luce diafana, di colori chiari, di toni cupi e di brevi ma intensi squilli cromatici. Tele che evocano un silenzio di contemplazione, di profondissima quiete.
La mostra, che resterà aperta fino a sabato 21 ottobre, con una pausa di qualche giorno durante il mese di settembre, conferma la volontà da parte della Fondazione di costituire una propria collezione di qualità e di alto profilo, che entri in dialogo con le più rappresentative realtà del mondo dell’arte contemporaneo, con un’attenzione particolare verso quelle più vicine, come testimonia la collaborazione attuale con il Mart e quella successiva con due importanti collezioni private vicentine: la prima, presenterà al pubblico una monografia su Gino Rossi, il grande pittore veneto (1884-1947) dalla vita così difficile e travagliata, trascorsa per vent’anni in manicomio, dove morì; la seconda, renderà disponibile una panoramica dell’arte italiana del primo Novecento con opere da Federico Zandomeneghi a Mimmo Paladino.
Grazie alla preziosa collaborazione del MART, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, alla generosità di alcuni collezionisti privati e al sostegno della Fondazione Cariverona, la mostra presenta l’opportunità di inserire le tre recenti acquisizioni di Morandi in un contesto allargato, un tessuto a maglie larghe volto a riassumere, per quanto possibile, il percorso poetico dell’artista dal 1915 al 1960.
Venti dipinti, tra questi figurano le Bagnanti del 1915, la cui genesi è da cercare nelle Cinq baigneuses di Cézanne: una tela giovanile rara, in quanto sfuggita al vaglio critico e distruttivo dell’artista verso la sua prima produzione, di grande valore quindi per comprendere i suoi esordi; nonostante l’isolamento bolognese, Morandi si rivela informato delle sperimentazioni più interessanti del tempo. Seguono, la Natura morta dipinta nel 1941 su richiesta del compositore Goffredo Petrassi e il Paesaggio grigio con strada del 1942, uno dei più rarefatti dell’artista, grazie alla preziosità dei colori, tutti in scala di grigio, e alla bipartizione in diagonale, che ne fanno una composizione che non è improprio definire astratta.
Ad affiancare queste opere di proprietà della Fondazione, altre significative tessere dell’evoluzione artistica del pittore, tra cui l’Autoritratto del 1924, che conferma come la figura umana per Morandi avesse il medesimo valore di un qualsiasi oggetto; tre Paesaggi, che nella loro essenzialità testimoniano la totale assenza di presenze umane; e dodici Nature morte in cui l’elemento dominate è il silenzio, l’immobilità assoluta, il trascorrere del tempo, come testimonia la polvere che copre gli oggetti inerti e che mai furono vivi. Qui, anche la polvere è materia pittorica e raffinato colore.
In tal senso, Morandi risulta essere un raffinato e personalissimo interprete della ‘natura morta’, che nella pittura italiana quasi mai è natura (vasi, metalli, tovaglie, tappeti, ricami, dolci), quasi mai è morta (fiori lussureggianti e frutti prosperosi). Nelle proprie opere, l’artista trasforma in poesia gli oggetti che scova nei mercatini della Montagnola: cose semplici, di nessun pregio, che si sottopongono al processo di trasformazione in testimoni silenti, del fluire lento e ritirato di una vita, quella del pittore. Elementi di un quotidiano fatto di forme consuete, di luce diafana, di colori chiari, di toni cupi e di brevi ma intensi squilli cromatici. Tele che evocano un silenzio di contemplazione, di profondissima quiete.
La mostra, che resterà aperta fino a sabato 21 ottobre, con una pausa di qualche giorno durante il mese di settembre, conferma la volontà da parte della Fondazione di costituire una propria collezione di qualità e di alto profilo, che entri in dialogo con le più rappresentative realtà del mondo dell’arte contemporaneo, con un’attenzione particolare verso quelle più vicine, come testimonia la collaborazione attuale con il Mart e quella successiva con due importanti collezioni private vicentine: la prima, presenterà al pubblico una monografia su Gino Rossi, il grande pittore veneto (1884-1947) dalla vita così difficile e travagliata, trascorsa per vent’anni in manicomio, dove morì; la seconda, renderà disponibile una panoramica dell’arte italiana del primo Novecento con opere da Federico Zandomeneghi a Mimmo Paladino.
21
luglio 2006
Giorgio Morandi – La pittura del silenzio
Dal 21 luglio al 21 ottobre 2006
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE DOMUS – PALAZZO PELLEGRINI
Verona, Via Achille Forti, 3A, (Verona)
Verona, Via Achille Forti, 3A, (Verona)
Vernissage
21 Luglio 2006, ore 18.30
Ufficio stampa
MERIGHI
Autore