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Olvidarte
Con questa collettiva intitolata “OLVIDARTE” la Galleria Piziarte chiude la proficua stagione espositiva sottolineando, nuovamente, un interesse ad ampio spettro per le diverse espressioni linguistiche in seno allo scenario artistico contemporaneo
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Con questa collettiva intitolata "OLVIDARTE" la Galleria Piziarte chiude la
proficua stagione espositiva sottolineando, nuovamente, un interesse ad
ampio spettro per le diverse espressioni linguistiche in seno allo scenario
artistico contemporaneo.
Nel testo che accompagna la mostra la giovane critica d'arte Donatella
Lanciotti scrive:
Dimenticare
Cosa raccontano queste immagini in fila, questi tagli di inquadratura così
impietosi?
Cosa mi sussurrano lungo il corridoio, allungando gli artigli verso di me
per graffiarmi, farmi sostare intimorito, catturare la mia attenzione
spaurita e costringermi all'emozione.
Perché?
Perché proprio l'emozione che altro è se non moto dell'anima?
Ma ogni moto genera spostamento e causa l'inizio di un viaggio di ricordi,
di sensazioni senza una meta riconoscibile. Dove vogliono accompagnarmi
questi colori cupi e questi sguardi accusatori, che stanno semplicemente
chiedendo pietà?
Perchè io? Perché devo seguirli? Perché mi stanno stregando cosi
accanitamente, come se ci fosse qualcosa di loro che devo sapere, non solo,
che devo ammettere?
Che colpa ho, nei loro confronti? Chi ha fatto loro tutto quel male? A chi
lo hanno fatto?
Non voglio sapere, non voglio sapere!
Ogni evento lascia un segno/disegno nell'anima, e noi siamo fogli di carta
imbrattati dagli schizzi dei disegni altrui. Solo immagini, come queste che
ormai mi circondano.
Allora se dimentico quello ha ferito il mio animo, forse la mia anima
tornerà limpida, originaria.
Se dimentico le tracce del mio passato su di me, allora io ritornerò quella
che avrei potuto essere.
Dimenticare, quindi.
Dimenticare le ferite di dolore nei volti di chi ho amato.
Dimenticare la bellezza, la bruttezza, la fisicità regalata da una natura
matrigna. Dimenticarla modificando dal mio volto ogni traccia di me.
Dimenticare le emozioni brutte, l'eco che la solitudine risuona quando
intorno c'è il vuoto. Dimenticare lo sconforto, l'umana dolenza, lo
sbigottimento del nulla.
Dimenticare questa storia personale che ho stravolto, reinterpretato,
metabolizzato fino a raffigurare un essere mostruoso, metà anima e metà
invenzione, metà progetto e metà passato.
Dimenticare i supereroi di bambino, smontarli, ricostruirli in assurde
chimere.
Dimenticarti. Guardare te stesso in queste immagini e dimenticarti di quello
che sei, dimenticarti di quello che amavi, di chi ti amava, dimenticarti
l'erba tagliata sotto i piedi, la spontaneità delle emozioni, dimenticarti
te e tuo fratello bambini, dimenticarti l'entusiasmo del mare. Dimenticarti
dei tuoi ricordi ed appiccicarci sopra una fotografia, quella che vuoi che
gli altri vedano, quella che tu vorresti vedere di te stesso ogni giorno in
ogni specchio, fino a riconoscerti, felice, in qualcosa che non sei mai
stato.
Dimenticare quella che non sono riuscita ad essere.
Dimenticare te e me. Davvero c'è stato un tempo in cui eravamo noi?
Ricordi che ridevo? dimmi, ti ricordi che c'è stato un tempo in cui ridevo?
proficua stagione espositiva sottolineando, nuovamente, un interesse ad
ampio spettro per le diverse espressioni linguistiche in seno allo scenario
artistico contemporaneo.
Nel testo che accompagna la mostra la giovane critica d'arte Donatella
Lanciotti scrive:
Dimenticare
Cosa raccontano queste immagini in fila, questi tagli di inquadratura così
impietosi?
Cosa mi sussurrano lungo il corridoio, allungando gli artigli verso di me
per graffiarmi, farmi sostare intimorito, catturare la mia attenzione
spaurita e costringermi all'emozione.
Perché?
Perché proprio l'emozione che altro è se non moto dell'anima?
Ma ogni moto genera spostamento e causa l'inizio di un viaggio di ricordi,
di sensazioni senza una meta riconoscibile. Dove vogliono accompagnarmi
questi colori cupi e questi sguardi accusatori, che stanno semplicemente
chiedendo pietà?
Perchè io? Perché devo seguirli? Perché mi stanno stregando cosi
accanitamente, come se ci fosse qualcosa di loro che devo sapere, non solo,
che devo ammettere?
Che colpa ho, nei loro confronti? Chi ha fatto loro tutto quel male? A chi
lo hanno fatto?
Non voglio sapere, non voglio sapere!
Ogni evento lascia un segno/disegno nell'anima, e noi siamo fogli di carta
imbrattati dagli schizzi dei disegni altrui. Solo immagini, come queste che
ormai mi circondano.
Allora se dimentico quello ha ferito il mio animo, forse la mia anima
tornerà limpida, originaria.
Se dimentico le tracce del mio passato su di me, allora io ritornerò quella
che avrei potuto essere.
Dimenticare, quindi.
Dimenticare le ferite di dolore nei volti di chi ho amato.
Dimenticare la bellezza, la bruttezza, la fisicità regalata da una natura
matrigna. Dimenticarla modificando dal mio volto ogni traccia di me.
Dimenticare le emozioni brutte, l'eco che la solitudine risuona quando
intorno c'è il vuoto. Dimenticare lo sconforto, l'umana dolenza, lo
sbigottimento del nulla.
Dimenticare questa storia personale che ho stravolto, reinterpretato,
metabolizzato fino a raffigurare un essere mostruoso, metà anima e metà
invenzione, metà progetto e metà passato.
Dimenticare i supereroi di bambino, smontarli, ricostruirli in assurde
chimere.
Dimenticarti. Guardare te stesso in queste immagini e dimenticarti di quello
che sei, dimenticarti di quello che amavi, di chi ti amava, dimenticarti
l'erba tagliata sotto i piedi, la spontaneità delle emozioni, dimenticarti
te e tuo fratello bambini, dimenticarti l'entusiasmo del mare. Dimenticarti
dei tuoi ricordi ed appiccicarci sopra una fotografia, quella che vuoi che
gli altri vedano, quella che tu vorresti vedere di te stesso ogni giorno in
ogni specchio, fino a riconoscerti, felice, in qualcosa che non sei mai
stato.
Dimenticare quella che non sono riuscita ad essere.
Dimenticare te e me. Davvero c'è stato un tempo in cui eravamo noi?
Ricordi che ridevo? dimmi, ti ricordi che c'è stato un tempo in cui ridevo?
20
luglio 2006
Olvidarte
Dal 20 luglio al 15 settembre 2006
giovane arte
Location
PIZIARTE
Teramo, Viale Cavour, 39, (Teramo)
Teramo, Viale Cavour, 39, (Teramo)
Orario di apertura
10.30 / 13.00 (dal martedì al venerdì)
Vernissage
20 Luglio 2006, ore 20
Autore
Curatore