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Leon Battista Alberti e l’architettura
Un articolato percorso espositivo allestito nella Casa del Mantegna con disegni, modelli, marmi, dipinti, medaglie e manoscritti, ricostruisce le architetture di Leon Battista Alberti e le sue strette relazioni con le novità che hanno caratterizzato l’arte del Quattrocento
Comunicato stampa
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Dal 16 settembre 2006 al 14 gennaio 2007, la Casa del Mantegna di Mantova ospiterà la mostra LEON BATTISTA ALBERTI E L’ARCHITETTURA che, attraverso una rigorosa selezione di cento opere, illustrerà l’insieme del suo pensiero architettonico, capace di ispirare la produzione europea sino a tutto il XIX secolo.
L’iniziativa è promossa dal Comitato Nazionale per le celebrazioni del sesto centenario della nascita di Leon Battista Alberti, in collaborazione con la Provincia di Mantova, il Comune di Mantova, la Fondazione Banca Agricola Mantovana, la Fondazione Centro Studi Leon Battista Alberti ed è organizzata da Civita.
La rassegna, che conclude un percorso di studi, convegni e mostre dedicati al primo Rinascimento italiano che vede Alberti (Genova 1404 – Roma 1472) fra i massimi protagonisti, in particolare in architettura, intende documentare e discutere criticamente le vicende di tutti i principali edifici riconosciuti all’Alberti dalla critica, seguendone le vicende anche attraverso le proposte di completamento e le più importanti opere di restauro intervenute sino ad oggi.
Il comitato scientifico, presieduto da Francesco Paolo Fiore e composto da Marcello Balzani, Arnaldo Bruschi, Massimo Bulgarelli, Howard Burns, Arturo Calzona, Matteo Ceriana, Marco Collareta, Carla Di Francesco, Christoph L. Frommel, Charles Hope, Livio Volpi Ghirardini, ha previsto l’esposizione di disegni, manoscritti, fotografie storiche, modelli e parti della decorazione architettonica originale che permettono di ricostruire la consistenza e la storia delle architetture di Leon Battista Alberti a fronte di dipinti e sculture del suo tempo.
All’iconografia più antica e a parti della decorazione architettonica, la mostra si ripromette di accostare, per ognuno dei monumenti considerati, dipinti e sculture in grado di testimoniare gli stretti rapporti di Alberti architetto con le novità artistiche del tempo, e come gli artisti abbiano reagito alle sue architetture nei diversi centri italiani del Rinascimento.
Verranno inoltre presi in considerazione disegni dei secoli XIX e XX e modelli utili a discutere l’originalità degli edifici e storicizzarne le trasformazioni.
Il luogo della mostra, la Casa del Mantegna, è di per sé straordinaria testimonianza dell’impegno di Mantegna in architettura: posta di fronte alla chiesa di San Sebastiano, una delle massime architetture dell’Alberti, permette un collegamento con le iniziative che saranno contemporaneamente aperte a Mantova sull’opera pittorica e scultorea di Andrea Mantegna, rinnovando idealmente il tempo della illuminata committenza di Ludovico Gonzaga, che impiegò entrambi gli artisti nella Mantova del suo tempo.
L’esposizione delle architetture di Leon Battista Alberti troverà nelle opere di Mantegna raccolte nelle Fruttiere di Palazzo Te, un diretto e più ampio termine di paragone, mentre a sua volta la mostra su Mantegna si gioverà del confronto con le opere degli altri artisti, in relazione con l’architettura dell’Alberti. Insieme a Luca Fancelli, Mantegna si può infatti annoverare fra i possibili continuatori delle architetture albertiane a Mantova.
L’interpretazione del linguaggio albertiano sarà approfondita nel catalogo pubblicato da Silvana Editoriale sia con riferimento agli altri più noti esecutori delle architetture di Alberti, quali Matteo de’ Pasti e Bernardo Rossellino, sia per quanto riguarda i rapporti con gli architetti Antonio Manetti Ciaccheri, Michelozzo, Francesco del Borgo e i numerosi altri artisti attivi nei centri dove Alberti fu presente e attivo come consulente oltre che come autore di architettura.
Leon Battista Alberti, umanista, scrittore e architetto di importante famiglia fiorentina, compie gli studi a Padova e a Bologna, ma la sua conoscenza dell’architettura antica matura a Roma, dove giunge nel 1432 per restarvi poi stabilmente dal 1443 alla morte nel 1472. Alberti non solo rintracciò, nello studio delle proporzioni degli edifici romani, la base di una nuova progettazione architettonica, ma da essi desunse una ricca tipologia strutturale e decorativa, che qualifica inequivocabilmente le sue opere.
A Firenze, dove si soffermò alcuni anni dal 1434 in poi, Alberti riconobbe nell’arte del Brunelleschi, Donatello, Masaccio, l’affermazione dei suoi stessi principi e a Brunelleschi dedicò nel 1436 la versione in volgare del suo trattato De pictura (1435) che sistematizzava e divulgava le invenzioni prospettiche del grande architetto e si sarebbe imposto come sintesi e teorizzazione dell’arte fiorentina del primo Quattrocento.
A Firenze, Alberti ha lasciato importanti opere come il Palazzo Rucellai (dal 1455 o oltre), la Cappella Rucellai con il tempietto del Santo Sepolcro in San Pancrazio (completata nel 1467) e la facciata di Santa Maria Novella (dal 1460).
A Roma, Alberti svolse le funzioni di abbreviatore apostolico presso la curia papale ma grazie alle sue sempre più approfondite conoscenze dell’antichità diede in più occasioni consigli ed elaborò progetti d’architettura dopo aver scritto, sul modello del testo di Vitruvio, il De re aedificatoria (1452), la prima trattazione organica di architettura del Rinascimento. A Rimini costruì il Tempio Malatestiano (dal 1553), anche se il suo progetto non fu interamente realizzato, ma lavorò soprattutto a Mantova per le chiese di San Sebastiano (iniziata nel 1460 ed eseguita da Luca Fancelli) e di Sant’Andrea (progetto del 1470, iniziato nel 1472), che rappresentano la sintesi del suo pensiero architettonico. La prima, elevata su un alto basamento, a pianta quadrata con tre absidi, è una meditazione sulla pianta centrale che tanto lo aveva interessato a partire dai suoi studi sull’antico. La facciata, anteposta al corpo della chiesa, riprende quella di un tempio antico con singolari soluzioni quali il frontone interrotto da un arco. Anche la seconda si allontana dalla tradizionale pianta basilicale; la soluzione proposta dall’Alberti è infatti quella della navata unica, con cappelle laterali, generatrice di una spazio dilatato in senso monumentale, enfatizzato dalla copertura a volta a botte cassettonata e, verosimilmente concluso da un breve transetto, che sarà poi ampliato e coperto a cupola. La facciata è nuovamente ispirata a quella di un tempio antico, con grandi paraste ornate e intrecciata con il ritmo dell’arco trionfale romano.
L’iniziativa è promossa dal Comitato Nazionale per le celebrazioni del sesto centenario della nascita di Leon Battista Alberti, in collaborazione con la Provincia di Mantova, il Comune di Mantova, la Fondazione Banca Agricola Mantovana, la Fondazione Centro Studi Leon Battista Alberti ed è organizzata da Civita.
La rassegna, che conclude un percorso di studi, convegni e mostre dedicati al primo Rinascimento italiano che vede Alberti (Genova 1404 – Roma 1472) fra i massimi protagonisti, in particolare in architettura, intende documentare e discutere criticamente le vicende di tutti i principali edifici riconosciuti all’Alberti dalla critica, seguendone le vicende anche attraverso le proposte di completamento e le più importanti opere di restauro intervenute sino ad oggi.
Il comitato scientifico, presieduto da Francesco Paolo Fiore e composto da Marcello Balzani, Arnaldo Bruschi, Massimo Bulgarelli, Howard Burns, Arturo Calzona, Matteo Ceriana, Marco Collareta, Carla Di Francesco, Christoph L. Frommel, Charles Hope, Livio Volpi Ghirardini, ha previsto l’esposizione di disegni, manoscritti, fotografie storiche, modelli e parti della decorazione architettonica originale che permettono di ricostruire la consistenza e la storia delle architetture di Leon Battista Alberti a fronte di dipinti e sculture del suo tempo.
All’iconografia più antica e a parti della decorazione architettonica, la mostra si ripromette di accostare, per ognuno dei monumenti considerati, dipinti e sculture in grado di testimoniare gli stretti rapporti di Alberti architetto con le novità artistiche del tempo, e come gli artisti abbiano reagito alle sue architetture nei diversi centri italiani del Rinascimento.
Verranno inoltre presi in considerazione disegni dei secoli XIX e XX e modelli utili a discutere l’originalità degli edifici e storicizzarne le trasformazioni.
Il luogo della mostra, la Casa del Mantegna, è di per sé straordinaria testimonianza dell’impegno di Mantegna in architettura: posta di fronte alla chiesa di San Sebastiano, una delle massime architetture dell’Alberti, permette un collegamento con le iniziative che saranno contemporaneamente aperte a Mantova sull’opera pittorica e scultorea di Andrea Mantegna, rinnovando idealmente il tempo della illuminata committenza di Ludovico Gonzaga, che impiegò entrambi gli artisti nella Mantova del suo tempo.
L’esposizione delle architetture di Leon Battista Alberti troverà nelle opere di Mantegna raccolte nelle Fruttiere di Palazzo Te, un diretto e più ampio termine di paragone, mentre a sua volta la mostra su Mantegna si gioverà del confronto con le opere degli altri artisti, in relazione con l’architettura dell’Alberti. Insieme a Luca Fancelli, Mantegna si può infatti annoverare fra i possibili continuatori delle architetture albertiane a Mantova.
L’interpretazione del linguaggio albertiano sarà approfondita nel catalogo pubblicato da Silvana Editoriale sia con riferimento agli altri più noti esecutori delle architetture di Alberti, quali Matteo de’ Pasti e Bernardo Rossellino, sia per quanto riguarda i rapporti con gli architetti Antonio Manetti Ciaccheri, Michelozzo, Francesco del Borgo e i numerosi altri artisti attivi nei centri dove Alberti fu presente e attivo come consulente oltre che come autore di architettura.
Leon Battista Alberti, umanista, scrittore e architetto di importante famiglia fiorentina, compie gli studi a Padova e a Bologna, ma la sua conoscenza dell’architettura antica matura a Roma, dove giunge nel 1432 per restarvi poi stabilmente dal 1443 alla morte nel 1472. Alberti non solo rintracciò, nello studio delle proporzioni degli edifici romani, la base di una nuova progettazione architettonica, ma da essi desunse una ricca tipologia strutturale e decorativa, che qualifica inequivocabilmente le sue opere.
A Firenze, dove si soffermò alcuni anni dal 1434 in poi, Alberti riconobbe nell’arte del Brunelleschi, Donatello, Masaccio, l’affermazione dei suoi stessi principi e a Brunelleschi dedicò nel 1436 la versione in volgare del suo trattato De pictura (1435) che sistematizzava e divulgava le invenzioni prospettiche del grande architetto e si sarebbe imposto come sintesi e teorizzazione dell’arte fiorentina del primo Quattrocento.
A Firenze, Alberti ha lasciato importanti opere come il Palazzo Rucellai (dal 1455 o oltre), la Cappella Rucellai con il tempietto del Santo Sepolcro in San Pancrazio (completata nel 1467) e la facciata di Santa Maria Novella (dal 1460).
A Roma, Alberti svolse le funzioni di abbreviatore apostolico presso la curia papale ma grazie alle sue sempre più approfondite conoscenze dell’antichità diede in più occasioni consigli ed elaborò progetti d’architettura dopo aver scritto, sul modello del testo di Vitruvio, il De re aedificatoria (1452), la prima trattazione organica di architettura del Rinascimento. A Rimini costruì il Tempio Malatestiano (dal 1553), anche se il suo progetto non fu interamente realizzato, ma lavorò soprattutto a Mantova per le chiese di San Sebastiano (iniziata nel 1460 ed eseguita da Luca Fancelli) e di Sant’Andrea (progetto del 1470, iniziato nel 1472), che rappresentano la sintesi del suo pensiero architettonico. La prima, elevata su un alto basamento, a pianta quadrata con tre absidi, è una meditazione sulla pianta centrale che tanto lo aveva interessato a partire dai suoi studi sull’antico. La facciata, anteposta al corpo della chiesa, riprende quella di un tempio antico con singolari soluzioni quali il frontone interrotto da un arco. Anche la seconda si allontana dalla tradizionale pianta basilicale; la soluzione proposta dall’Alberti è infatti quella della navata unica, con cappelle laterali, generatrice di una spazio dilatato in senso monumentale, enfatizzato dalla copertura a volta a botte cassettonata e, verosimilmente concluso da un breve transetto, che sarà poi ampliato e coperto a cupola. La facciata è nuovamente ispirata a quella di un tempio antico, con grandi paraste ornate e intrecciata con il ritmo dell’arco trionfale romano.
16
settembre 2006
Leon Battista Alberti e l’architettura
Dal 16 settembre 2006 al 14 gennaio 2007
architettura
arte antica
arte antica
Location
CASA DEL MANTEGNA
Mantova, Via Giovanni Acerbi, 47, (Mantova)
Mantova, Via Giovanni Acerbi, 47, (Mantova)
Biglietti
intero € 7,00
ridotto € 5,00 maggiori di 60 anni e minori di 18 anni, gruppi min 15 persone possessori del biglietto della mostra Mantegna, disabili e titolari di apposite convenzioni
ridotto € 3,00 alunni e studenti delle scuole elementari, medie e superiori
gratuito minori di 6 anni, accompagnatori di disabili, un accompagnatore per gruppo, due accompagnatori per scuola e giornalisti con tesserino
Orario di apertura
tutti i giorni dalle 09.30-19.00 (la biglietteria chiude alle 18.00)
Chiuso il 25 dicembre
Sito web
www.fondazioneleonbattistaalberti.it
Editore
SILVANA EDITORIALE
Ufficio stampa
CLP
Ufficio stampa
CIVITA
Autore