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Maria Micozzi – Il cerchio e le secanti
La mostra espone una ventina di opere ispirate al rapporto critico tra sistemi complessi e sistemi lineari, tra armonia organica e paradosso
Comunicato stampa
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“Forse prima di venire al mondo siamo particelle di un qualche flusso cosmico e navigando tracciamo i segni di tutti gli orizzonti possibili.
Poi nasciamo e allora ci vestono, e ci vestiamo, ci nutrono, e ci nutriamo, di modelli.
Modelli....”
Motivazioni e contenuti della mostra da un’intervista con l’autrice
L’artista lavora da sempre attorno alla problematica relativa ai sistemi complessi,il tema è inteso soprattutto nella relazione tra categoria astratta del pensiero e struttura organica dell’intero, da qui deriva il forte dinamismo tensionale che caratterizza il suo lavoro e che se da un lato si traduce in forza compositiva dall’altro tradisce una continua domanda di significato.
C’è un rovello al fondo della sua poetica , la necessità di cogliere il nesso che lega gli aspetti più contingenti della vita alle dinamiche della sua struttura profonda, di capire le dinamiche paradossali indotte dall’uomo.
“Credo che ogni essere vivente sia soprattutto una domanda, inizia che è una domanda formulata quasi senza termini e domanda rimane per tutta la vita anche quando, per strada, organizza idee e concetti cui affidare la direzione della propria ricerca. Io, per sicuro, sono una domanda e mi
accetto come tale, solo un punto interrogativo che è nato nei circuiti di senso ritagliati dai ritmi spazio-temporali percepiti per primi, accolto nei contorni entro cui mi hanno ritagliato le esperienze, solo una particella tesa al significato…
Il mio lavoro è un’avventura necessitata che si perde tra circuiti logici e analogici, tra paradossi del linguaggio e del comportamento, un gioco infantile che resta legato alle ferite delle relazioni incongrue.”
La mostra espone una ventina di opere ispirate al rapporto critico tra sistemi complessi e sistemi lineari, tra armonia organica e paradosso..
“ nel vivente ogni sistema lineare è, nei termini di logica, un sottosistema di un sistema complesso, è una sua parte e in quanto tale non è deputata a sostituirsi all’intero; il capovolgimento della gerarchia astratto-concreto spezza i circuiti di senso dell’organico e impedisce la congruità dei rapporti e delle informazioni tra le parti fino ad inibire gli stessi processi autocorrettori della struttura.
Il capovolgimento finisce anche per uccidere il soggetto che ne è artefice perchè uccide i nessi dell’intero che lo contiene.
La vita sul pianeta è il massimo sistema complesso, biologico e mentale, che ci è dato di conoscere ma la cultura dicotomica che ci caratterizza sta sempre più massimizzando le procedure lineari proprie della dicotomia con i risultati che lamentiamo, senza capire.
Continuiamo ad intervenire col bisturi, scavando ed estrapolando, senza ‘ricordare’ che il tessuto ha bisogno di sapienza organica, di ago e di filo.”
La forma, le opere , le tecniche - cenni critici
Il tema del rapporto parte-tutto, congruo e/o paradossale, logico-analogico si esprime nella forma complessiva della mostra stessa perché l’allestimento si presenta quasi come un’opera unica e i singoli
lavori, pur essendo ognuno concluso in sé partecipa di una andamento ritmico generale innescando circuiti tensionali acuiti da improvvisi strappi di senso.
Protagonista è la composizione.
Scrive Rossana Bossaglia in “Trenta opere su carta di Maria Micozzi” (Arianna Sartori Editore 2006):
“Avvicinando le immagini della produzione di Maria Micozzi noi avvertiamo di primo acchito una padronanza formale di sottile e insieme intensa qualità: intanto un’esperta sicurezza nell’uso dei materiali, quindi una consapevolezza del mestiere che può essere intesa come frutto di una
ricerca sistematica ma anche di un’istintiva abilità; e poi il geometrismo elegante che traduce in forme libere e sciolte la base concettuale della composizione”
Gli elementi formali della composizione sono molteplici e premono sul gioco tra differenze, attingono a discontinuità spaziali, diversità materiche, salti cromatici che ritagliano forme astratto-segniche e
contrastano con situazioni tonali e figure .
Ancora si legge dalla Bossaglia :
“ Se da una parte il lettore delle sue opere ne coglie immediatamente l’aspetto geometrico, quindi si immedesima nella concezione intellettuale dell’arte visiva, dall’altra egli individua nella carnalità delle figure una trasposizione di momenti emotivi dove ciascuno può riconoscersi a suo
modo.”
La mostra ‘Il cerchio e le secanti’ è più che mai, nella storia dell’autrice, una ricerca puntuale di sintesi e di senso lontana da ogni riduzionismo
In “Maria Micozzi- il segno forte della complessità” (Menconi Pejrano Editori- 2002) si legge da Francesco De Bartolomeis:
“ …elementi astratti e geometrici …non contrastano la sofferta vitalità delle esperienze; è dominante lo sforzo di non semplificare e di fare coesistere le difficoltà, protagoniste del dramma di soluzioni instabili che tuttavia non arrestano la ricerca, ma la rendono più ostinata.
Materiali diversi, immagini figurative , immagini astratte, geometrie come configurazioni e anche come vere e proprie costruzioni tridimensionali:
tutto questo converge verso modi di esistenza artistica che si caratterizzano proprio per la loro forza di fare coesistere contrasti, dissonanze e quindi dare indizi efficaci della complessità.”
Si può concludere con Franco De Faveri (“Maria Micozzi- il segno forte della complessità”)
“Ci troviamo con Maria Micozzi, quindi, in uno strano bilico tra figuratività e astrazione, tra bellezza e sublimità: le forme oggettuali non sono mero pretesto (sono troppo ‘piene’ per esserlo); ma non sono
propriamente esse il vero protagonista del quadro. A contemplarle viene un po’ in mente il mito greco, in cui la divinità si incarna un po’ in ogni forma, non saziandosi di nessuna , essendo di casa in tutte: il vero protagonista delle opere di Maria Micozzi è, con questo, la metamorfosi infinita, il salto di forma in forma, di quanto, quindi, è trascendente ad ogni rappresentazione.
Maria Micozzi nasce a Tolentino (Mc) e per scelte familiari non frequenta mai scuole d’arte nonostante le sue disposizioni creative si siano evidenziate molto precocemente. Conseguita la maturità classica si iscrive a matematica, successivamente si volge a studi ed esperienze in ambito neuropsicologico e psicoanalitico; affianca poi questi interessi agli studi di epistemologia.
Sempre molto legata alla pittura e alla scultura, alla forma e alla materia, non le è possibile coltivarne l’espressione prima degli anni ottanta; dal 1985 vi si dedica, come libera professionista, a tempo pieno, accettando tutte le difficoltà connesse al campare d’arte
Ad oggi ha allestito più di cento tra Rassegne e Personali.
Tra le Rassegne: “Arte in Italia 58-85 Sapere Sapore” ( a cura di C. Benincasa, Castello di Baia, Napoli), “Exposicion de Artistas Internacionales por Carlos III ( a cura del Ministero della Cultura di
Madrid, Ibiza, Spagna), “Due artisti” ( a cura di C. Benincasa, Museo Brindisi , Lido di Spina ), ‘Nel regno di Eros’ ( a cura di Giorgio di Genova, Villa Pellizzari, Lucca) , “Figurazione – Arte di immagini in
Lombardia oggi” ( a cura di Giorgio Severo, Museo della Permanente, Milano), “Lilith- l’aspetto femminile della creazione” ( a cura di Maria Luisa Trevisan, Scuderie Aldobrandini per l’Arte, Frascati)
Tra le Personali: AustellungWagnerfestenspielen,( a cura della P.S. Galerie, Bayreuth, Germania), “Forme” (Gallery Montague, New York, U.S.A.), “Taci, sulle soglie del bosco non odo..” (Atelier, La Versiliana, Marina di Pietrasanta), “Il corpo” (G.B.Arte, Torre Capitolare, Portovenere), “L’arte e il cibo”
(Vienna Hilton, Vienna, Austria), “La seduzione- ossessione e paura nei trattati degli Inquisitori” ( a cura di C. Galimberti, Rocca malatestiana, Montefiore Conca, Rimini), “Carte, tele e tavole” (Galerie Nijove,Diepenheim, Olanda), “La disperatissima sete- otto pièces per Giacomo Leopardi”( a cura di C. Galimberti, Bicentenario leopardiano, Galleria civica, Recanati), “Du-Frau-Mann Uomo-Donna-Tu( a cura di H Handl e A. Simon, Stadtmuseum, Hofheim Am Taunus, Francoforte),”Il corpo e la
macchina” ( a cura di Bencivenga Art Gallery, Rampa di Francesco di Giorgio Martini, Urbino), “Il peso della leggerezza” ( a cura di Pier Luigi Senna, Fondazione Matalon, Milano), “Il mistero del corpo” ( a cura di Floriano De Santi, Fondazione Mastroianni, Arpino, Frosinone, Cassino, Veroli, Sora), “La domanda e l’utopia- omaggio alle città invisibili di Italo Calvino” ( a cura di G. Vannucci, Galleria Castiglione, Bologna ).
Poi nasciamo e allora ci vestono, e ci vestiamo, ci nutrono, e ci nutriamo, di modelli.
Modelli....”
Motivazioni e contenuti della mostra da un’intervista con l’autrice
L’artista lavora da sempre attorno alla problematica relativa ai sistemi complessi,il tema è inteso soprattutto nella relazione tra categoria astratta del pensiero e struttura organica dell’intero, da qui deriva il forte dinamismo tensionale che caratterizza il suo lavoro e che se da un lato si traduce in forza compositiva dall’altro tradisce una continua domanda di significato.
C’è un rovello al fondo della sua poetica , la necessità di cogliere il nesso che lega gli aspetti più contingenti della vita alle dinamiche della sua struttura profonda, di capire le dinamiche paradossali indotte dall’uomo.
“Credo che ogni essere vivente sia soprattutto una domanda, inizia che è una domanda formulata quasi senza termini e domanda rimane per tutta la vita anche quando, per strada, organizza idee e concetti cui affidare la direzione della propria ricerca. Io, per sicuro, sono una domanda e mi
accetto come tale, solo un punto interrogativo che è nato nei circuiti di senso ritagliati dai ritmi spazio-temporali percepiti per primi, accolto nei contorni entro cui mi hanno ritagliato le esperienze, solo una particella tesa al significato…
Il mio lavoro è un’avventura necessitata che si perde tra circuiti logici e analogici, tra paradossi del linguaggio e del comportamento, un gioco infantile che resta legato alle ferite delle relazioni incongrue.”
La mostra espone una ventina di opere ispirate al rapporto critico tra sistemi complessi e sistemi lineari, tra armonia organica e paradosso..
“ nel vivente ogni sistema lineare è, nei termini di logica, un sottosistema di un sistema complesso, è una sua parte e in quanto tale non è deputata a sostituirsi all’intero; il capovolgimento della gerarchia astratto-concreto spezza i circuiti di senso dell’organico e impedisce la congruità dei rapporti e delle informazioni tra le parti fino ad inibire gli stessi processi autocorrettori della struttura.
Il capovolgimento finisce anche per uccidere il soggetto che ne è artefice perchè uccide i nessi dell’intero che lo contiene.
La vita sul pianeta è il massimo sistema complesso, biologico e mentale, che ci è dato di conoscere ma la cultura dicotomica che ci caratterizza sta sempre più massimizzando le procedure lineari proprie della dicotomia con i risultati che lamentiamo, senza capire.
Continuiamo ad intervenire col bisturi, scavando ed estrapolando, senza ‘ricordare’ che il tessuto ha bisogno di sapienza organica, di ago e di filo.”
La forma, le opere , le tecniche - cenni critici
Il tema del rapporto parte-tutto, congruo e/o paradossale, logico-analogico si esprime nella forma complessiva della mostra stessa perché l’allestimento si presenta quasi come un’opera unica e i singoli
lavori, pur essendo ognuno concluso in sé partecipa di una andamento ritmico generale innescando circuiti tensionali acuiti da improvvisi strappi di senso.
Protagonista è la composizione.
Scrive Rossana Bossaglia in “Trenta opere su carta di Maria Micozzi” (Arianna Sartori Editore 2006):
“Avvicinando le immagini della produzione di Maria Micozzi noi avvertiamo di primo acchito una padronanza formale di sottile e insieme intensa qualità: intanto un’esperta sicurezza nell’uso dei materiali, quindi una consapevolezza del mestiere che può essere intesa come frutto di una
ricerca sistematica ma anche di un’istintiva abilità; e poi il geometrismo elegante che traduce in forme libere e sciolte la base concettuale della composizione”
Gli elementi formali della composizione sono molteplici e premono sul gioco tra differenze, attingono a discontinuità spaziali, diversità materiche, salti cromatici che ritagliano forme astratto-segniche e
contrastano con situazioni tonali e figure .
Ancora si legge dalla Bossaglia :
“ Se da una parte il lettore delle sue opere ne coglie immediatamente l’aspetto geometrico, quindi si immedesima nella concezione intellettuale dell’arte visiva, dall’altra egli individua nella carnalità delle figure una trasposizione di momenti emotivi dove ciascuno può riconoscersi a suo
modo.”
La mostra ‘Il cerchio e le secanti’ è più che mai, nella storia dell’autrice, una ricerca puntuale di sintesi e di senso lontana da ogni riduzionismo
In “Maria Micozzi- il segno forte della complessità” (Menconi Pejrano Editori- 2002) si legge da Francesco De Bartolomeis:
“ …elementi astratti e geometrici …non contrastano la sofferta vitalità delle esperienze; è dominante lo sforzo di non semplificare e di fare coesistere le difficoltà, protagoniste del dramma di soluzioni instabili che tuttavia non arrestano la ricerca, ma la rendono più ostinata.
Materiali diversi, immagini figurative , immagini astratte, geometrie come configurazioni e anche come vere e proprie costruzioni tridimensionali:
tutto questo converge verso modi di esistenza artistica che si caratterizzano proprio per la loro forza di fare coesistere contrasti, dissonanze e quindi dare indizi efficaci della complessità.”
Si può concludere con Franco De Faveri (“Maria Micozzi- il segno forte della complessità”)
“Ci troviamo con Maria Micozzi, quindi, in uno strano bilico tra figuratività e astrazione, tra bellezza e sublimità: le forme oggettuali non sono mero pretesto (sono troppo ‘piene’ per esserlo); ma non sono
propriamente esse il vero protagonista del quadro. A contemplarle viene un po’ in mente il mito greco, in cui la divinità si incarna un po’ in ogni forma, non saziandosi di nessuna , essendo di casa in tutte: il vero protagonista delle opere di Maria Micozzi è, con questo, la metamorfosi infinita, il salto di forma in forma, di quanto, quindi, è trascendente ad ogni rappresentazione.
Maria Micozzi nasce a Tolentino (Mc) e per scelte familiari non frequenta mai scuole d’arte nonostante le sue disposizioni creative si siano evidenziate molto precocemente. Conseguita la maturità classica si iscrive a matematica, successivamente si volge a studi ed esperienze in ambito neuropsicologico e psicoanalitico; affianca poi questi interessi agli studi di epistemologia.
Sempre molto legata alla pittura e alla scultura, alla forma e alla materia, non le è possibile coltivarne l’espressione prima degli anni ottanta; dal 1985 vi si dedica, come libera professionista, a tempo pieno, accettando tutte le difficoltà connesse al campare d’arte
Ad oggi ha allestito più di cento tra Rassegne e Personali.
Tra le Rassegne: “Arte in Italia 58-85 Sapere Sapore” ( a cura di C. Benincasa, Castello di Baia, Napoli), “Exposicion de Artistas Internacionales por Carlos III ( a cura del Ministero della Cultura di
Madrid, Ibiza, Spagna), “Due artisti” ( a cura di C. Benincasa, Museo Brindisi , Lido di Spina ), ‘Nel regno di Eros’ ( a cura di Giorgio di Genova, Villa Pellizzari, Lucca) , “Figurazione – Arte di immagini in
Lombardia oggi” ( a cura di Giorgio Severo, Museo della Permanente, Milano), “Lilith- l’aspetto femminile della creazione” ( a cura di Maria Luisa Trevisan, Scuderie Aldobrandini per l’Arte, Frascati)
Tra le Personali: AustellungWagnerfestenspielen,( a cura della P.S. Galerie, Bayreuth, Germania), “Forme” (Gallery Montague, New York, U.S.A.), “Taci, sulle soglie del bosco non odo..” (Atelier, La Versiliana, Marina di Pietrasanta), “Il corpo” (G.B.Arte, Torre Capitolare, Portovenere), “L’arte e il cibo”
(Vienna Hilton, Vienna, Austria), “La seduzione- ossessione e paura nei trattati degli Inquisitori” ( a cura di C. Galimberti, Rocca malatestiana, Montefiore Conca, Rimini), “Carte, tele e tavole” (Galerie Nijove,Diepenheim, Olanda), “La disperatissima sete- otto pièces per Giacomo Leopardi”( a cura di C. Galimberti, Bicentenario leopardiano, Galleria civica, Recanati), “Du-Frau-Mann Uomo-Donna-Tu( a cura di H Handl e A. Simon, Stadtmuseum, Hofheim Am Taunus, Francoforte),”Il corpo e la
macchina” ( a cura di Bencivenga Art Gallery, Rampa di Francesco di Giorgio Martini, Urbino), “Il peso della leggerezza” ( a cura di Pier Luigi Senna, Fondazione Matalon, Milano), “Il mistero del corpo” ( a cura di Floriano De Santi, Fondazione Mastroianni, Arpino, Frosinone, Cassino, Veroli, Sora), “La domanda e l’utopia- omaggio alle città invisibili di Italo Calvino” ( a cura di G. Vannucci, Galleria Castiglione, Bologna ).
13
giugno 2006
Maria Micozzi – Il cerchio e le secanti
Dal 13 al 23 giugno 2006
arte contemporanea
Location
MINIACI ART GALLERY
Milano, Via Brera, 3, (Milano)
Milano, Via Brera, 3, (Milano)
Orario di apertura
tutti i giorni 11-19
Vernissage
13 Giugno 2006, ore 19
Autore