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L’oppidum degli Orobi a Parre (BG)
La mostra permette di cogliere la complessità degli interventi di scavo e l’ampiezza dell’arco cronologico lungo il quale si estende la vita dell’insediamento di Parre, dal XIII secolo a.C. fino al V secolo d.C.
Comunicato stampa
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Nell’ambito dell’iniziativa “Nuove ricerche archeologiche in Lombardia. Mostre 2005-2006” la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia presenta la mostra “L’oppidum degli Orobi a Parre (BG)”, ospitata nella sede di via De Amicis 11, Cripta di Santa Maria della Vittoria, dal 7 giugno al 28 luglio 2006, con ingresso libero e con il seguente orario: lunedì-venerdì, 10.00-17.00 (inaugurazione il giorno 6 giugno alle ore 17.00).
Il sito di Parre località Castello, da identificare con probabilità con il Parra Oromobiorum oppidum citato da Plinio (Nat. Hist. III, 124-125), su notizie tratte dalle Origines di Catone, è ubicato nell’alta Valle Seriana in provincia di Bergamo, su un terrazzo fluviale (m 580 slm) posto sulla destra idrografica del fiume Serio e dominante la confluenza con la Valle Nossana, dalla quale sgorga una copiosissima fonte cui attinge l’acquedotto della città di Bergamo. La zona è ricca di risorse minerarie: calamina, materiali argentiferi, piombo e ferro furono sfruttati fino a vent’anni or sono sul vicino Monte Trevasco che doveva essere già noto fin dalla preistoria.
Nel 1883, proprio in località Castello, proprietà Cominelli, era stato rinvenuto durante lavori agricoli un ricchissimo ripostiglio di manufatti in bronzo, deposto nel V secolo a.C.: dei più di 1.000 kg di bronzi facevano parte lingotti a panella piano-convessa ed oggetti prevalentemente ornamentali, frammentati, uniti a scorie di fusione e carboni. La parte residua del ripostiglio, in gran parte rivenduto e rifuso subito dopo la scoperta, fu salvata dall’archeologo Gaetano Mantovani ed è oggi conservata al Civico Museo Archeologico di Bergamo.
Nel 1983, a distanza di un secolo e proprio in occasione delle iniziative per commemorare il ritrovamento, durante un sopralluogo al sito si notarono in superficie frammenti ceramici dell’età del Ferro che indiziavano l’esistenza di un insediamento, confermato anche dalle tracce di strutture murarie evidenti su una foto aerea della zona (volo Regione Lombardia 1975). La Soprintendenza Archeologica della Lombardia diede quindi inizio immediatamente ad un’indagine preventiva al piano di lottizzazione, già avviato, dell’area. Nel corso delle undici campagne di scavo condotte tra il 1983 ed il 1994 su oltre 2.000 mq è stato così portato alla luce un abitato - che doveva estendersi su una superficie complessiva di oltre 13.000 mq - fondato nella tarda età del Bronzo e sviluppatosi durante la prima e la seconda età del Ferro fino alla conquista romana delle vallate alpine in età augustea. Dopo un’interruzione di alcuni secoli, in epoca imperiale romana (II-V secolo) la vita riprese con un insediamento stabile che ripropose il medesimo impianto ortogonale, riutilizzando in parte i resti delle strutture precedenti. Nel V secolo il luogo fu definitivamente abbandonato con uno spostamento dell’abitato in un’area a Nord, più agevole ed estesa e già interessata da frequentazione romana, permanendo ad uso agricolo fino ai giorni nostri.
Grazie all’impegno del Comune di Parre e con il finanziamento della Regione Lombardia il sito è stato acquisito alla proprietà pubblica e ne è stato avviato un progetto di valorizzazione.
La mostra permette di cogliere la complessità degli interventi di scavo e l’ampiezza dell’arco cronologico lungo il quale si estende la vita dell’insediamento di Parre, dal XIII secolo a.C. fino al V secolo d.C.
All’analisi dei reperti ceramici e delle testimonianze legate alle attività produttive, in particolare quella metallurgica, si affiancano lo studio dei documenti epigrafici e delle monete. Questi contributi consentono al visitatore di seguire, nel corso delle diverse fasi cronologiche, sia lo sviluppo strutturale dell’oppidum sia i rapporti che le antiche genti di Parre strinsero con le altre popolazioni.
Il sito di Parre località Castello, da identificare con probabilità con il Parra Oromobiorum oppidum citato da Plinio (Nat. Hist. III, 124-125), su notizie tratte dalle Origines di Catone, è ubicato nell’alta Valle Seriana in provincia di Bergamo, su un terrazzo fluviale (m 580 slm) posto sulla destra idrografica del fiume Serio e dominante la confluenza con la Valle Nossana, dalla quale sgorga una copiosissima fonte cui attinge l’acquedotto della città di Bergamo. La zona è ricca di risorse minerarie: calamina, materiali argentiferi, piombo e ferro furono sfruttati fino a vent’anni or sono sul vicino Monte Trevasco che doveva essere già noto fin dalla preistoria.
Nel 1883, proprio in località Castello, proprietà Cominelli, era stato rinvenuto durante lavori agricoli un ricchissimo ripostiglio di manufatti in bronzo, deposto nel V secolo a.C.: dei più di 1.000 kg di bronzi facevano parte lingotti a panella piano-convessa ed oggetti prevalentemente ornamentali, frammentati, uniti a scorie di fusione e carboni. La parte residua del ripostiglio, in gran parte rivenduto e rifuso subito dopo la scoperta, fu salvata dall’archeologo Gaetano Mantovani ed è oggi conservata al Civico Museo Archeologico di Bergamo.
Nel 1983, a distanza di un secolo e proprio in occasione delle iniziative per commemorare il ritrovamento, durante un sopralluogo al sito si notarono in superficie frammenti ceramici dell’età del Ferro che indiziavano l’esistenza di un insediamento, confermato anche dalle tracce di strutture murarie evidenti su una foto aerea della zona (volo Regione Lombardia 1975). La Soprintendenza Archeologica della Lombardia diede quindi inizio immediatamente ad un’indagine preventiva al piano di lottizzazione, già avviato, dell’area. Nel corso delle undici campagne di scavo condotte tra il 1983 ed il 1994 su oltre 2.000 mq è stato così portato alla luce un abitato - che doveva estendersi su una superficie complessiva di oltre 13.000 mq - fondato nella tarda età del Bronzo e sviluppatosi durante la prima e la seconda età del Ferro fino alla conquista romana delle vallate alpine in età augustea. Dopo un’interruzione di alcuni secoli, in epoca imperiale romana (II-V secolo) la vita riprese con un insediamento stabile che ripropose il medesimo impianto ortogonale, riutilizzando in parte i resti delle strutture precedenti. Nel V secolo il luogo fu definitivamente abbandonato con uno spostamento dell’abitato in un’area a Nord, più agevole ed estesa e già interessata da frequentazione romana, permanendo ad uso agricolo fino ai giorni nostri.
Grazie all’impegno del Comune di Parre e con il finanziamento della Regione Lombardia il sito è stato acquisito alla proprietà pubblica e ne è stato avviato un progetto di valorizzazione.
La mostra permette di cogliere la complessità degli interventi di scavo e l’ampiezza dell’arco cronologico lungo il quale si estende la vita dell’insediamento di Parre, dal XIII secolo a.C. fino al V secolo d.C.
All’analisi dei reperti ceramici e delle testimonianze legate alle attività produttive, in particolare quella metallurgica, si affiancano lo studio dei documenti epigrafici e delle monete. Questi contributi consentono al visitatore di seguire, nel corso delle diverse fasi cronologiche, sia lo sviluppo strutturale dell’oppidum sia i rapporti che le antiche genti di Parre strinsero con le altre popolazioni.
06
giugno 2006
L’oppidum degli Orobi a Parre (BG)
Dal 06 giugno al 28 luglio 2006
archeologia
Location
CRIPTA DI SANTA MARIA DELLA VITTORIA
Milano, Via Edmondo De Amicis, 11, (Milano)
Milano, Via Edmondo De Amicis, 11, (Milano)
Orario di apertura
lunedì-venerdì 10-17
Vernissage
6 Giugno 2006, ore 17