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Eugenij Chaldeij
Suoi gli scatti icone del processo di Norimberga (Goring) della Conferenza di Pace (Truman, Churchill e Stalin) e della bandiera rossa sul Reichstag di Berlino
Comunicato stampa
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Nell’ambito delle importanti celebrazioni europee per il 60mo anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale, il Comune di Biella, in collaborazione con la Fondazione Solares di Parma, presenta al Museo del Territorio, una mostra fotografica inedita, per l’ Italia e l’ Europa, che raccoglie i più significativi scatti, di uno tra i più importanti reporter di guerra: il russo Eugenj Chaldej.
La selezione delle 100 fotografie (curata da Marina Rossi) è uno straordinario viaggio nel recente passato dell’ex Unione Sovietica, dagli anni ’30 agli anni ’60, un inedito spaccato sulla vita, le emozioni, i protagonisti di quel popolo composito e di quel periodo storico così importante per la storia mondiale contemporanea.
Il percorso espositivo
La Seconda Guerra Mondiale
Il percorso espositivo ha inizio a Stalino, città natale di Chaldej, agli inizi degli anni ’30, quando il giovanissimo Chaldej si reca in Asia Centrale ed Ucraina per conto della TASS per documentare il mondo operaio ed i grandi trasvolatori artici della nascente aviazione sovietica (1932-1941).
Il 22 giugno del 1941, a Mosca Chaldej realizza la sua prima immagine di guerra ritraendo la folla attonita che apprende la notizia dello scoppio della guerra. I tragici eventi storici lo costringono a concentrarsi su nuovi soggetti, esempi di umanità travolti dalla terribile situazione, sono uomini e donne, civili e militari, che combattono contro la ferocia nazista. Con la sua macchina fotografica documenta l’evento bellico seguendo l’Armata Rossa attraversa tutta l’Europa Orientale, assiste alla liberazione di Belgrado, dove incontra il maresciallo Josip Broz Tito, di cui diventa amico e realizza una serie di ritratti. Prosegue verso Nord, attraversa la città di Vienna ormai al collasso, è la primavera del 1945, la capitolazione nazista è imminente e Chaldej, sempre al seguito dell’Armata Rossa raggiunge Berlino. Qui realizza forse l’immagine più famosa e conosciuta dell’ingresso dell’esercito sovietico nella capitale tedesca: la famosa bandiera rossa che sventola sul Reichstag ridotto in macerie, (maggio 1945). Nell’estate de 1946 si trova a Potsdam , a pochi chilometri dalla capitale tedesca, dove immortala i tre grandi vincitori del Secondo Conflitto Mondiale: Stalin, Truman e Churchill.
Il Processo di Norimberga
L’Europa è devastata e nel cuore della Germania ormai ridotta in cenere, proprio nella città dove si erano celebrati, nei primi anni ’30 i famosi Reichsparteitag del Partito Nazista vengono processati i grandi gerarchi nazisti. Chaldej è inviato della TASS a Norimberga come fotogiornalista e segue da vicino le varie fasi del Processo. Qui fotografa i principali imputati tra cui Hermann Göring, Rudolf Hess, Albert Speer…
Robert Capa e Eugenij Chaldej
Tra le immagini presenti in mostra vi è anche un inedito ritratto dello stesso Evgenij Chaldej realizzato dall’amico e collega Robert Capa, durante la loro permanenza a Norimberga per il Processo (1946).
La loro amicizia iniziò a Berlino nell’aprile 1945 e non poteva essere altrimenti visto il loro profondo rispetto dell’umanità che riaffiora in tutte le loro immagini, diverso era invece il modo di concepire la ripresa fotografica. Quella di Robert Capa più preoccupata dei canoni estetici, quella di Chaldej alla ricerca in ogni caso di un preciso messaggio che l’artista voleva inviare.
La società sovietica del secondo dopoguerra
Lo spettro della Guerra Fredda si avvicina, i rapporti tra Est e Ovest diventano sempre più difficili, Chaldej , seppur con qualche difficoltà, per le sue idee non sempre in linea con quelle del Cremlino, prosegue la sua attività di fotoreporter documentando la società sovietica del Secondo Dopoguerra. Una caratteristica di Chaldej fu sempre quella di voler seguire in tutto il corso della sua vita, gli umili eroi conosciuti durante gli anni drammatici della guerra, per le strade distrutte di Budapest, Vienna e Berlino: soldati ed ufficiali sovietici, le volontarie dell’aviazione femminile, i partigiani bulgari…
Gli anni ’60 – Il Festival del Cinema di Mosca (omaggio al cinema italiano)
Completa la rassegna una serie di immagini curiose ed inedite, un vero e proprio omaggio al cinema italiano che il grande fotoreporter sovietico ha realizzato durante le edizioni del Festival del Cinema di Mosca (dal 1963 al 1967), fotografando tra gli altri, Sofia Loren, Gina Lollobrigida e Federico Fellini.
Il video “La vittoria non ha le ali”
In mostra verrà presentato il video La vittoria non ha le ali (2002), documentario su Evgenij Chaldej di Umberto Asti, realizzato poco prima della morte del fotografo. Attraverso le parole appassionate del protagonista, che di molte immagini racconta la “storia”, si coglie la figura di un uomo e di un artista di rara sensibilità, testimone straordinario del XX secolo.
L’Autore
Evgenij Chaldej nasce nel 1917 a Jusowka (Ucraina), da genitori ebrei. Dopo aver lavorato in una fabbrica metallurgica, nel 1933 inizia a lavorare in uno studio fotografico. Nel 1936 è reporter fotografico per l’Agenzia Tass di Mosca, professione che gli consente di viaggiare per tutta l’Unione Sovietica.
Corrispondente di guerra durante la “Grande Guerra Patriottica”, accompagna, con la sua Leica, l’esercito sovietico da Murmansk a Berlino, passando per Sebastopoli e Kursk, e documentando la liberazione di Romania, Bulgaria, Jugoslavia, Ungheria e l’entrata in Vienna. 1.148 giorni e 30.000 km con l’Armata Rossa.
In occasione della liberazione di Berlino scatta la sua più celebre fotografia: la collocazione della bandiera russa sul Reichstag (2 maggio 1945).
Nel 1946 segue il processo di Norimberga e la conferenza di pace di Parigi. Nel 1949 è licenziato (?) dalla Tass. Dal 1956 al 1971 lavora per la Pravda. Muore nel 1997 a Mosca.
Nel suo Paese Chaldej rimase sempre molto popolare mentre nel resto del mondo venne quasi dimenticato, finché, dopo il 1991, a seguito dei mutamenti politici e sociali in atto, le sue immagini vennero proposte in numerose rassegne aperte in Europa (Perpignan, Ginevra, Parigi, Budapest, Vienna, Berlino) e negli Stati Uniti (New York, San Francisco), dove fu ricevuto anche dal Presidente Bill Clinton, ritrovando nuovamente la meritata fama mondiale. Le sue immagini sono apparse così sulle più importanti riviste internazionali come Life.
Il Curatore
Marina Rossi, attenta studiosa del vissuto delle due guerre mondiali al fronte orientale, con particolare riferimento alle prigionie in Russia, si è trovata, dal 1990, a diretto contatto, oltre che con fonti inedite di storia militare provenienti dagli archivi russi, con numerosi reduci dell’esercito sovietico, tra cui lo stesso Evghenij Chaldej. La ricercatrice triestina ha curato il film video La vittoria non ha le ali di Umberto Asti, Officinema Produzioni, Parma 2002. Il rapporto esclusivo di fiducia e d’amicizia, maturato con lui nel corso di una ricerca pluriennale, le ha consentito di raccogliere un’amplissima documentazione da cui nata la proposta di una monografia, in cui l’articolazione del percorso di guerra del protagonista si inserisce all’interno di un agile ed esaustivo inquadramento storico. La sua inedita testimonianza illustra, insieme al significato del suo lavoro, i tanti retroscena che sono all’origine delle sue fotografie, non di rado colpite dalla censura militare e rivela l’umana pietas con cui Evghenij vive la sua guerra L’umanità di Chaldej, la sua concezione del mondo, la sua profonda cultura, lo rende, nel corso di una vita travagliata ed avventurosa, espressione della migliore intellighentsija russa.
La selezione delle 100 fotografie (curata da Marina Rossi) è uno straordinario viaggio nel recente passato dell’ex Unione Sovietica, dagli anni ’30 agli anni ’60, un inedito spaccato sulla vita, le emozioni, i protagonisti di quel popolo composito e di quel periodo storico così importante per la storia mondiale contemporanea.
Il percorso espositivo
La Seconda Guerra Mondiale
Il percorso espositivo ha inizio a Stalino, città natale di Chaldej, agli inizi degli anni ’30, quando il giovanissimo Chaldej si reca in Asia Centrale ed Ucraina per conto della TASS per documentare il mondo operaio ed i grandi trasvolatori artici della nascente aviazione sovietica (1932-1941).
Il 22 giugno del 1941, a Mosca Chaldej realizza la sua prima immagine di guerra ritraendo la folla attonita che apprende la notizia dello scoppio della guerra. I tragici eventi storici lo costringono a concentrarsi su nuovi soggetti, esempi di umanità travolti dalla terribile situazione, sono uomini e donne, civili e militari, che combattono contro la ferocia nazista. Con la sua macchina fotografica documenta l’evento bellico seguendo l’Armata Rossa attraversa tutta l’Europa Orientale, assiste alla liberazione di Belgrado, dove incontra il maresciallo Josip Broz Tito, di cui diventa amico e realizza una serie di ritratti. Prosegue verso Nord, attraversa la città di Vienna ormai al collasso, è la primavera del 1945, la capitolazione nazista è imminente e Chaldej, sempre al seguito dell’Armata Rossa raggiunge Berlino. Qui realizza forse l’immagine più famosa e conosciuta dell’ingresso dell’esercito sovietico nella capitale tedesca: la famosa bandiera rossa che sventola sul Reichstag ridotto in macerie, (maggio 1945). Nell’estate de 1946 si trova a Potsdam , a pochi chilometri dalla capitale tedesca, dove immortala i tre grandi vincitori del Secondo Conflitto Mondiale: Stalin, Truman e Churchill.
Il Processo di Norimberga
L’Europa è devastata e nel cuore della Germania ormai ridotta in cenere, proprio nella città dove si erano celebrati, nei primi anni ’30 i famosi Reichsparteitag del Partito Nazista vengono processati i grandi gerarchi nazisti. Chaldej è inviato della TASS a Norimberga come fotogiornalista e segue da vicino le varie fasi del Processo. Qui fotografa i principali imputati tra cui Hermann Göring, Rudolf Hess, Albert Speer…
Robert Capa e Eugenij Chaldej
Tra le immagini presenti in mostra vi è anche un inedito ritratto dello stesso Evgenij Chaldej realizzato dall’amico e collega Robert Capa, durante la loro permanenza a Norimberga per il Processo (1946).
La loro amicizia iniziò a Berlino nell’aprile 1945 e non poteva essere altrimenti visto il loro profondo rispetto dell’umanità che riaffiora in tutte le loro immagini, diverso era invece il modo di concepire la ripresa fotografica. Quella di Robert Capa più preoccupata dei canoni estetici, quella di Chaldej alla ricerca in ogni caso di un preciso messaggio che l’artista voleva inviare.
La società sovietica del secondo dopoguerra
Lo spettro della Guerra Fredda si avvicina, i rapporti tra Est e Ovest diventano sempre più difficili, Chaldej , seppur con qualche difficoltà, per le sue idee non sempre in linea con quelle del Cremlino, prosegue la sua attività di fotoreporter documentando la società sovietica del Secondo Dopoguerra. Una caratteristica di Chaldej fu sempre quella di voler seguire in tutto il corso della sua vita, gli umili eroi conosciuti durante gli anni drammatici della guerra, per le strade distrutte di Budapest, Vienna e Berlino: soldati ed ufficiali sovietici, le volontarie dell’aviazione femminile, i partigiani bulgari…
Gli anni ’60 – Il Festival del Cinema di Mosca (omaggio al cinema italiano)
Completa la rassegna una serie di immagini curiose ed inedite, un vero e proprio omaggio al cinema italiano che il grande fotoreporter sovietico ha realizzato durante le edizioni del Festival del Cinema di Mosca (dal 1963 al 1967), fotografando tra gli altri, Sofia Loren, Gina Lollobrigida e Federico Fellini.
Il video “La vittoria non ha le ali”
In mostra verrà presentato il video La vittoria non ha le ali (2002), documentario su Evgenij Chaldej di Umberto Asti, realizzato poco prima della morte del fotografo. Attraverso le parole appassionate del protagonista, che di molte immagini racconta la “storia”, si coglie la figura di un uomo e di un artista di rara sensibilità, testimone straordinario del XX secolo.
L’Autore
Evgenij Chaldej nasce nel 1917 a Jusowka (Ucraina), da genitori ebrei. Dopo aver lavorato in una fabbrica metallurgica, nel 1933 inizia a lavorare in uno studio fotografico. Nel 1936 è reporter fotografico per l’Agenzia Tass di Mosca, professione che gli consente di viaggiare per tutta l’Unione Sovietica.
Corrispondente di guerra durante la “Grande Guerra Patriottica”, accompagna, con la sua Leica, l’esercito sovietico da Murmansk a Berlino, passando per Sebastopoli e Kursk, e documentando la liberazione di Romania, Bulgaria, Jugoslavia, Ungheria e l’entrata in Vienna. 1.148 giorni e 30.000 km con l’Armata Rossa.
In occasione della liberazione di Berlino scatta la sua più celebre fotografia: la collocazione della bandiera russa sul Reichstag (2 maggio 1945).
Nel 1946 segue il processo di Norimberga e la conferenza di pace di Parigi. Nel 1949 è licenziato (?) dalla Tass. Dal 1956 al 1971 lavora per la Pravda. Muore nel 1997 a Mosca.
Nel suo Paese Chaldej rimase sempre molto popolare mentre nel resto del mondo venne quasi dimenticato, finché, dopo il 1991, a seguito dei mutamenti politici e sociali in atto, le sue immagini vennero proposte in numerose rassegne aperte in Europa (Perpignan, Ginevra, Parigi, Budapest, Vienna, Berlino) e negli Stati Uniti (New York, San Francisco), dove fu ricevuto anche dal Presidente Bill Clinton, ritrovando nuovamente la meritata fama mondiale. Le sue immagini sono apparse così sulle più importanti riviste internazionali come Life.
Il Curatore
Marina Rossi, attenta studiosa del vissuto delle due guerre mondiali al fronte orientale, con particolare riferimento alle prigionie in Russia, si è trovata, dal 1990, a diretto contatto, oltre che con fonti inedite di storia militare provenienti dagli archivi russi, con numerosi reduci dell’esercito sovietico, tra cui lo stesso Evghenij Chaldej. La ricercatrice triestina ha curato il film video La vittoria non ha le ali di Umberto Asti, Officinema Produzioni, Parma 2002. Il rapporto esclusivo di fiducia e d’amicizia, maturato con lui nel corso di una ricerca pluriennale, le ha consentito di raccogliere un’amplissima documentazione da cui nata la proposta di una monografia, in cui l’articolazione del percorso di guerra del protagonista si inserisce all’interno di un agile ed esaustivo inquadramento storico. La sua inedita testimonianza illustra, insieme al significato del suo lavoro, i tanti retroscena che sono all’origine delle sue fotografie, non di rado colpite dalla censura militare e rivela l’umana pietas con cui Evghenij vive la sua guerra L’umanità di Chaldej, la sua concezione del mondo, la sua profonda cultura, lo rende, nel corso di una vita travagliata ed avventurosa, espressione della migliore intellighentsija russa.
16
giugno 2006
Eugenij Chaldeij
Dal 16 giugno al 27 agosto 2006
fotografia
Location
MUSEO DEL TERRITORIO BIELLESE – CHIOSTRO DI SAN SEBASTIANO
Biella, Via Quintino Sella, (Biella)
Biella, Via Quintino Sella, (Biella)
Biglietti
intero € 3.00 – ridotto € 2.00
Orario di apertura
venerdì 15.00 – 19.00
sabato e domenica 10.00 – 13.00 e 15.00 - 19.00
chiuso il lunedì
gli altri giorni apertura a richiesta
Vernissage
16 Giugno 2006, ore 19.30
Autore
Curatore