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Marco Porta – Rumori suonano parole
Il suo lavoro analizza il rapporto dell’uomo con la propria naturalità, tra il suo essere organismo biologico e il suo sentirsi una delle immagini di Dio. Il linguaggio si caratterizza per l’ibridazione di conoscenza scientifica e artificio artistico
Comunicato stampa
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La mostra, allestita a Margherita di Savoia (FG) all'interno delle più antiche ed estese saline europee, riunisce sette tra sculture e installazioni dell'artista Marco Porta, realizzate - in parte per l'occasione - con metalli, legno, terracotta, resine, sale e acqua.
Il lavoro di Marco Porta analizza il rapporto dell’uomo con la propria naturalità, tra il suo essere organismo biologico e il suo sentirsi una delle immagini di Dio. Il suo linguaggio si caratterizza per l’ibridazione di conoscenza scientifica e artificio artistico.
Così scrive in catalogo Lia De Venere:
Leitmotiv dell’opera di Marco Porta è la ricerca di un equilibrio tra realtà e astrazione, tra l’esigenza di cogliere l’essenza della natura e il bisogno di porre in luce le leggi che la governano. E se è la natura a fornire lo spunto, a creare la scintilla che dà origine al pensiero, è poi quest’ultimo a completare l’opera, ad individuare all’interno del magma oscuro dei fenomeni naturali le cristalline sembianze della regola.
Ma se il compito del pensiero logico è trarre l’ordine dal caos, “il compito attuale dell’arte – come scrive Theodor Adorno, è introdurre il caos nell’ordine”. E il lavoro di Porta segue questa direzione, nella consapevolezza che in questa sorta di provvidenziale deragliamento risieda la vera ragione sociale dell’opera d’arte, in quel quid inspiegabile eppur così ricercato, in quel guizzo improvviso e folgorante che distingue la creazione artistica da qualsiasi altra attività umana.
La sua è essenzialmente una visione antropocentrica, che assegna una posizione privilegiata nell’universo all’uomo, in quanto consapevole della propria capacità di contribuire in modo significativo alla costruzione del proprio destino e insieme dell’impossibilità di sfuggire alle insidie della sorte. Il suo uomo non è prostrato di fronte alla natura, ma ne osserva attentamente ogni movenza, ne segue con occhio vigile il continuo mutare, ne registra i ritmi senza impazienza. Con la lentezza di cui lo scienziato e l’artista fanno tesoro nel proprio lavoro, mettendo a frutto quell’otium creativo in cui la serendipity lavora alacremente, quel lasso incommensurabile di tempo sospeso tra il fervore della ricerca e la soddisfazione della scoperta.
Così i titoli delle sue opere sembrano lampi di poesia più che didascalie, più che concentrare l’attenzione sull’opera ci conducono in un territorio in cui il linguaggio non ambisce a chiarire ma vuole invece evocare, accompagnandoci nella ricerca di quell’ordine segreto che – come annota Jung – alberga in ogni forma di caos. La parola è cardine del rapporto dell’uomo con il mondo, quella che si pronuncia e quella che si ascolta, persino quella che – trattenuta – dà luogo al silenzio, cui tuttavia si riconosce una potente e a tratti sacrale eloquenza. Le creature di Porta, simulacri privati del colore e in parte imprigionati nell’acqua, cercano una collocazione nel mondo; ad esprimere il loro disagio le posture impacciate, le fisionomie appena accennate, gli sguardi rivolti verso il vuoto o indirizzati verso la superficie dell’acqua, l’incapacità di proferire parola.
L’acqua che l’artista ha scelto di privilegiare tra i materiali, è forse proprio la metafora esatta dell’arte. Un elemento capace di assumere molteplici aspetti, di essere fluido ma anche di farsi ghiaccio e vapore, di risplendere puro come il cristallo o riflettere tutti i colori del mondo, di assumere ogni tono della tavolozza o stare in agguato limaccioso nelle paludi, di scorrere tumultuosamente nei ruscelli o di procedere lento negli alvei dei grandi fiumi, di formare vortici ai piedi delle cascate o di rimanere fermo nei laghi. Rimanendo sempre se stesso.
Come per certi aspetti dimostrano le opere in mostra a Margherita di Savoia, in cui l’acqua è immobile (La complicità del silenzio) o in continuo ciclico movimento e chiamata a nutrire una pianta (Come fuoco di bivacco), increspata dal vento nella grande vasca all’ingresso delle saline (La vita non è un argomento) o evocata per assenza in tappeti di sale a forma di quadrato o di cerchio (Ascoltare senza orecchie e Rumori suonano parole), solo nominata nel titolo in Scegliere l’acqua su cui camminare, infine chiamata dall’artista in Indossare lo sguardo dell’uomo a lavorare al suo fianco, dunque ad auspicare una conciliazione tra l’uomo e la natura, a dare ad un rapporto oggi divenuto quanto mai problematico, se non la certezza almeno la speranza di un futuro più sereno.
Marco Porta è nato a Casale Monferrato nel 1956. Laureato in Matematica, inizia a operare come artista nel 1990.
Mostre personali dal 2000:
2001 Profeti - Monopoli Arte Contemporanea - Pavia
2002 L’acqua per il re - Galleria Gonda - Milano..
2003 Ascoltare senza orecchie - Rino Costa Arte Contemporanea - Valenza
2003 De fragor de silêncio - Museu da Água - Lisboa.
2004 L’eau pour le roi - Musée de l’eau - Pont-en-Royans
2004 Mani immobili sfiorano - Fondazione Peano - Cuneo.
2004 La complicità del silenzio - Pinacoteca Comunale - Varallo Pombia.
2005 Le parole disperse - Gas Gallery - Chiesa della Misericordia - Casale Monferrato.
2005 Scegliere l’acqua sopra cui camminare - Silvy Bassanese Arte Contemporanea - Biella.
2006 Le parole come parole - Costantini Arte Galleria Il Torchio - Milano.
Selezione di mostre collettive dal 2000:
2000 Trapassato futuro - a cura di Alessandro Riva - Cartiere Vannucci - Milano.
2001 A futuristic landscape - a cura di Laura Villani - Futurshow 3001 - Bologna.
2001 RisAlto - a cura di Maurizio Sciaccaluga - Castello di Camino.
2002 Interni italiani - a cura di Edoardo Di Mauro - Sociedade Nacional de Belas Artes - Lisboa.
2002 L’oggetto inesistente- a cura di Laura Villani - Futurshow 3002 - Bologna.
2002 A rompere il silenzio - Galleria One Off - Torino.
2002 Il tempo della profezia - a cura di Tiziana Conti - Casale Monferrato.
2003 Cosmogonie, le armonie del caos - a cura di Ivana Mulatero, Franco Torriani, Giulia Vola - San Pietro in Vincoli - Torino.
2003 Interni Italiani - a cura di Edoardo Di Mauro - Kunsthaus Tacheles - Berlin.
2004 Il rumore del mondo - a cura di Tiziana Conti - Complesso Monumentale - Bosco Marengo.
2004 Di un solo mare di tanti mari - a cura di Lia De Venere - Ospedale dei Crociati - Molfetta.
2004 Projet Biome - ideato da Piero Gilardi - Le Consortium - Dijon.
2005 Stemperando - a cura di Giovanna Barbero - Galleria Arte Moderna - Spoleto.
2005 Strade bianche - a cura di Roberta Fossati - Casale Marittimo.
2005 Via del sale - a cura di Nico Orengo e Silvana Peira - Vari luoghi romanici - Alta Langa.
2005 Obiettivouomoambiente: Prodotti di terra - a cura di Enrico Mascelloni - Università della Tuscia - Viterbo.
2006 Allarmi - a cura di Cecilia Antolini, Norma Mangione, Ivan Quaroni, Alessandro Trabucco - Caserma De Cristoforis - Como.
Il lavoro di Marco Porta analizza il rapporto dell’uomo con la propria naturalità, tra il suo essere organismo biologico e il suo sentirsi una delle immagini di Dio. Il suo linguaggio si caratterizza per l’ibridazione di conoscenza scientifica e artificio artistico.
Così scrive in catalogo Lia De Venere:
Leitmotiv dell’opera di Marco Porta è la ricerca di un equilibrio tra realtà e astrazione, tra l’esigenza di cogliere l’essenza della natura e il bisogno di porre in luce le leggi che la governano. E se è la natura a fornire lo spunto, a creare la scintilla che dà origine al pensiero, è poi quest’ultimo a completare l’opera, ad individuare all’interno del magma oscuro dei fenomeni naturali le cristalline sembianze della regola.
Ma se il compito del pensiero logico è trarre l’ordine dal caos, “il compito attuale dell’arte – come scrive Theodor Adorno, è introdurre il caos nell’ordine”. E il lavoro di Porta segue questa direzione, nella consapevolezza che in questa sorta di provvidenziale deragliamento risieda la vera ragione sociale dell’opera d’arte, in quel quid inspiegabile eppur così ricercato, in quel guizzo improvviso e folgorante che distingue la creazione artistica da qualsiasi altra attività umana.
La sua è essenzialmente una visione antropocentrica, che assegna una posizione privilegiata nell’universo all’uomo, in quanto consapevole della propria capacità di contribuire in modo significativo alla costruzione del proprio destino e insieme dell’impossibilità di sfuggire alle insidie della sorte. Il suo uomo non è prostrato di fronte alla natura, ma ne osserva attentamente ogni movenza, ne segue con occhio vigile il continuo mutare, ne registra i ritmi senza impazienza. Con la lentezza di cui lo scienziato e l’artista fanno tesoro nel proprio lavoro, mettendo a frutto quell’otium creativo in cui la serendipity lavora alacremente, quel lasso incommensurabile di tempo sospeso tra il fervore della ricerca e la soddisfazione della scoperta.
Così i titoli delle sue opere sembrano lampi di poesia più che didascalie, più che concentrare l’attenzione sull’opera ci conducono in un territorio in cui il linguaggio non ambisce a chiarire ma vuole invece evocare, accompagnandoci nella ricerca di quell’ordine segreto che – come annota Jung – alberga in ogni forma di caos. La parola è cardine del rapporto dell’uomo con il mondo, quella che si pronuncia e quella che si ascolta, persino quella che – trattenuta – dà luogo al silenzio, cui tuttavia si riconosce una potente e a tratti sacrale eloquenza. Le creature di Porta, simulacri privati del colore e in parte imprigionati nell’acqua, cercano una collocazione nel mondo; ad esprimere il loro disagio le posture impacciate, le fisionomie appena accennate, gli sguardi rivolti verso il vuoto o indirizzati verso la superficie dell’acqua, l’incapacità di proferire parola.
L’acqua che l’artista ha scelto di privilegiare tra i materiali, è forse proprio la metafora esatta dell’arte. Un elemento capace di assumere molteplici aspetti, di essere fluido ma anche di farsi ghiaccio e vapore, di risplendere puro come il cristallo o riflettere tutti i colori del mondo, di assumere ogni tono della tavolozza o stare in agguato limaccioso nelle paludi, di scorrere tumultuosamente nei ruscelli o di procedere lento negli alvei dei grandi fiumi, di formare vortici ai piedi delle cascate o di rimanere fermo nei laghi. Rimanendo sempre se stesso.
Come per certi aspetti dimostrano le opere in mostra a Margherita di Savoia, in cui l’acqua è immobile (La complicità del silenzio) o in continuo ciclico movimento e chiamata a nutrire una pianta (Come fuoco di bivacco), increspata dal vento nella grande vasca all’ingresso delle saline (La vita non è un argomento) o evocata per assenza in tappeti di sale a forma di quadrato o di cerchio (Ascoltare senza orecchie e Rumori suonano parole), solo nominata nel titolo in Scegliere l’acqua su cui camminare, infine chiamata dall’artista in Indossare lo sguardo dell’uomo a lavorare al suo fianco, dunque ad auspicare una conciliazione tra l’uomo e la natura, a dare ad un rapporto oggi divenuto quanto mai problematico, se non la certezza almeno la speranza di un futuro più sereno.
Marco Porta è nato a Casale Monferrato nel 1956. Laureato in Matematica, inizia a operare come artista nel 1990.
Mostre personali dal 2000:
2001 Profeti - Monopoli Arte Contemporanea - Pavia
2002 L’acqua per il re - Galleria Gonda - Milano..
2003 Ascoltare senza orecchie - Rino Costa Arte Contemporanea - Valenza
2003 De fragor de silêncio - Museu da Água - Lisboa.
2004 L’eau pour le roi - Musée de l’eau - Pont-en-Royans
2004 Mani immobili sfiorano - Fondazione Peano - Cuneo.
2004 La complicità del silenzio - Pinacoteca Comunale - Varallo Pombia.
2005 Le parole disperse - Gas Gallery - Chiesa della Misericordia - Casale Monferrato.
2005 Scegliere l’acqua sopra cui camminare - Silvy Bassanese Arte Contemporanea - Biella.
2006 Le parole come parole - Costantini Arte Galleria Il Torchio - Milano.
Selezione di mostre collettive dal 2000:
2000 Trapassato futuro - a cura di Alessandro Riva - Cartiere Vannucci - Milano.
2001 A futuristic landscape - a cura di Laura Villani - Futurshow 3001 - Bologna.
2001 RisAlto - a cura di Maurizio Sciaccaluga - Castello di Camino.
2002 Interni italiani - a cura di Edoardo Di Mauro - Sociedade Nacional de Belas Artes - Lisboa.
2002 L’oggetto inesistente- a cura di Laura Villani - Futurshow 3002 - Bologna.
2002 A rompere il silenzio - Galleria One Off - Torino.
2002 Il tempo della profezia - a cura di Tiziana Conti - Casale Monferrato.
2003 Cosmogonie, le armonie del caos - a cura di Ivana Mulatero, Franco Torriani, Giulia Vola - San Pietro in Vincoli - Torino.
2003 Interni Italiani - a cura di Edoardo Di Mauro - Kunsthaus Tacheles - Berlin.
2004 Il rumore del mondo - a cura di Tiziana Conti - Complesso Monumentale - Bosco Marengo.
2004 Di un solo mare di tanti mari - a cura di Lia De Venere - Ospedale dei Crociati - Molfetta.
2004 Projet Biome - ideato da Piero Gilardi - Le Consortium - Dijon.
2005 Stemperando - a cura di Giovanna Barbero - Galleria Arte Moderna - Spoleto.
2005 Strade bianche - a cura di Roberta Fossati - Casale Marittimo.
2005 Via del sale - a cura di Nico Orengo e Silvana Peira - Vari luoghi romanici - Alta Langa.
2005 Obiettivouomoambiente: Prodotti di terra - a cura di Enrico Mascelloni - Università della Tuscia - Viterbo.
2006 Allarmi - a cura di Cecilia Antolini, Norma Mangione, Ivan Quaroni, Alessandro Trabucco - Caserma De Cristoforis - Como.
23
giugno 2006
Marco Porta – Rumori suonano parole
Dal 23 al 30 giugno 2006
arte contemporanea
Location
TORRE DELLE SALINE
Margherita Di Savoia, Corso Vittorio Emanuele, (Foggia)
Margherita Di Savoia, Corso Vittorio Emanuele, (Foggia)
Orario di apertura
19-23
Vernissage
23 Giugno 2006, ore 19 presso il Padiglione Nervi
Sito web
www.saltartfestival.it
Autore
Curatore