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Sculture e maschere tribali | Arte astratta
La Galleria Michelangelo riunisce in questa mostra l’Africa nera, con la sua arte tribale, e l’Europa, in una delle sue espressioni artistiche più complesse: l’arte astratta
Comunicato stampa
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La Galleria Michelangelo riunisce in questa mostra l’Africa nera, con la sua arte tribale, e l’Europa, in una delle sue espressioni artistiche più complesse: l’arte astratta.
I legami fra questi due mondi sono stretti e profondi, basti pensare quanto l’arte africana abbia contribuito agli sviluppi delle maggiori correnti dell’avanguardia europea. Con l’ampliarsi dei processi di colonizzazione da parte delle potenze europee già a partire dall’800, sempre più spesso arrivavano in Europa manufatti artigianali che attiravano l’attenzione, non solo degli uomini di scienza, ma anche degli artisti. Gauguin fu uno dei primi a sentire il forte richiamo del “primitivismo”; i Fauves si ispirarono all’arte africana nella deformazione dell’immagine, come pure gli espressionisti tedeschi, tra cui Kirchner che addirittura eseguì sculture-totem in legno colorato. Picasso, ne Les demoiselles d’Avignon del 1907 - opera che segna la nascita del cubismo - esprime la chiara e consapevole influenza delle maschere africane nella trattazione dei lineamenti delle giovani donne.
E’ proprio studiando la stilizzazione della scultura africana e liberandosi dai dettami delle Accademie che gli artisti europei del primo Novecento arrivano alla scomposizione delle forme e dei piani riuscendo a percepire gli oggetti nella loro essenza. Le innovative soluzioni derivanti dalle influenze di quest’arte lontana, contribuiscono ad una sempre maggior semplificazione formale che aprirà la strada all’Astrattismo.
La mostra propone una serie di sculture e maschere di diverse etnie che offrono un panorama interessante di una tradizione artistica da riscoprire e rivalutare.
E’ importante comprendere quanto questi oggetti siano da considerare “opere d’arte” a tutti gli effetti, degne di ammirazione e rispetto, al pari delle espressioni artistiche quotidianamente sotto i nostri occhi, a cui siamo certamente più abituati. L’opera del vero artista infatti, è assolutamente irripetibile; è inoltre riconoscibile per l’originalità di ideazione e per qualità di esecuzione, sia si tratti di arte occidentale che di arte africana. Entrambe sono infatti attribuibili alla coscienza e all’abilità espressiva di ciascun popolo, che in condizioni diverse, risponde a stimoli e problematiche differenti.
Dagli inizi del Novecento fino ai giorni nostri, si sono moltiplicati i collezionisti e le gallerie che propongono arte africana. Anche i musei dedicano sempre maggior spazio per esposizioni di collezioni permanenti, basti pensare all’ala Rockfeller del Metropolitan Museum of Art di New York o il National Museum of African Art di Washington, o ancora il Louvre di Parigi.
Ad affiancare l’arte tribale in questa mostra sono stati scelte opere di artisti che hanno accolto diverse accezioni dell’Astrattismo. Un connubio interessante e forse insolito per molti ma che, alla luce di quanto spiegato sopra, non è così azzardato!
In un percorso estetico libero e slegato da inutili cronologie, la potente espressività gestuale dello svizzero Gerard Schneider (1970) e del francese James Pichette (1960) ci accompagna verso la purezza compositiva delle opere Albert Bitran (1976) di nazionalità turca, ma presto approdato a Parigi. Lo stesso vale per il russo Léon Zack che ammalia lo spettatore con le sue “taches”, ovvero macchie abilmente sfumate sulla tela, mentre Il sogno d’amore di Sigfrido (1969) del francese Georges Noel cattura l’attenzione per la raffinatezza dei “graffi” simili ad una indecifrabile calligrafia.
Di notevole impatto cromatico, le grandi opere del romeno Alexandre Istrati e del belga Ernest Engel-Pak che si fanno immediatamente notare all’interno dell’esposizione.
Sebbene esulino dalla pittura astratta, le opere di Vittorio Bellini sono state scelte perché significative per l’inserimento diretto delle maschere africane sulla tela; un’altra eccezione è fatta per l’opera di Helmut Middendorf African puppet (1989), il cui soggetto è figurativo: una bambola africana rivista in chiave espressionista.
I legami fra questi due mondi sono stretti e profondi, basti pensare quanto l’arte africana abbia contribuito agli sviluppi delle maggiori correnti dell’avanguardia europea. Con l’ampliarsi dei processi di colonizzazione da parte delle potenze europee già a partire dall’800, sempre più spesso arrivavano in Europa manufatti artigianali che attiravano l’attenzione, non solo degli uomini di scienza, ma anche degli artisti. Gauguin fu uno dei primi a sentire il forte richiamo del “primitivismo”; i Fauves si ispirarono all’arte africana nella deformazione dell’immagine, come pure gli espressionisti tedeschi, tra cui Kirchner che addirittura eseguì sculture-totem in legno colorato. Picasso, ne Les demoiselles d’Avignon del 1907 - opera che segna la nascita del cubismo - esprime la chiara e consapevole influenza delle maschere africane nella trattazione dei lineamenti delle giovani donne.
E’ proprio studiando la stilizzazione della scultura africana e liberandosi dai dettami delle Accademie che gli artisti europei del primo Novecento arrivano alla scomposizione delle forme e dei piani riuscendo a percepire gli oggetti nella loro essenza. Le innovative soluzioni derivanti dalle influenze di quest’arte lontana, contribuiscono ad una sempre maggior semplificazione formale che aprirà la strada all’Astrattismo.
La mostra propone una serie di sculture e maschere di diverse etnie che offrono un panorama interessante di una tradizione artistica da riscoprire e rivalutare.
E’ importante comprendere quanto questi oggetti siano da considerare “opere d’arte” a tutti gli effetti, degne di ammirazione e rispetto, al pari delle espressioni artistiche quotidianamente sotto i nostri occhi, a cui siamo certamente più abituati. L’opera del vero artista infatti, è assolutamente irripetibile; è inoltre riconoscibile per l’originalità di ideazione e per qualità di esecuzione, sia si tratti di arte occidentale che di arte africana. Entrambe sono infatti attribuibili alla coscienza e all’abilità espressiva di ciascun popolo, che in condizioni diverse, risponde a stimoli e problematiche differenti.
Dagli inizi del Novecento fino ai giorni nostri, si sono moltiplicati i collezionisti e le gallerie che propongono arte africana. Anche i musei dedicano sempre maggior spazio per esposizioni di collezioni permanenti, basti pensare all’ala Rockfeller del Metropolitan Museum of Art di New York o il National Museum of African Art di Washington, o ancora il Louvre di Parigi.
Ad affiancare l’arte tribale in questa mostra sono stati scelte opere di artisti che hanno accolto diverse accezioni dell’Astrattismo. Un connubio interessante e forse insolito per molti ma che, alla luce di quanto spiegato sopra, non è così azzardato!
In un percorso estetico libero e slegato da inutili cronologie, la potente espressività gestuale dello svizzero Gerard Schneider (1970) e del francese James Pichette (1960) ci accompagna verso la purezza compositiva delle opere Albert Bitran (1976) di nazionalità turca, ma presto approdato a Parigi. Lo stesso vale per il russo Léon Zack che ammalia lo spettatore con le sue “taches”, ovvero macchie abilmente sfumate sulla tela, mentre Il sogno d’amore di Sigfrido (1969) del francese Georges Noel cattura l’attenzione per la raffinatezza dei “graffi” simili ad una indecifrabile calligrafia.
Di notevole impatto cromatico, le grandi opere del romeno Alexandre Istrati e del belga Ernest Engel-Pak che si fanno immediatamente notare all’interno dell’esposizione.
Sebbene esulino dalla pittura astratta, le opere di Vittorio Bellini sono state scelte perché significative per l’inserimento diretto delle maschere africane sulla tela; un’altra eccezione è fatta per l’opera di Helmut Middendorf African puppet (1989), il cui soggetto è figurativo: una bambola africana rivista in chiave espressionista.
01
giugno 2006
Sculture e maschere tribali | Arte astratta
Dal primo giugno all'otto luglio 2006
arte contemporanea
arte etnica
arte etnica
Location
GALLERIA MICHELANGELO
Bergamo, Via Broseta, 15, (Bergamo)
Bergamo, Via Broseta, 15, (Bergamo)
Orario di apertura
da lunedì a sabato
9.30-13 e 15-19.30
Autore