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Innocente Salvini (1889-1979)
Una nuova rilettura critica dell’artista lombardo affidata a un percorso espositivo, il più ampio e preciso mai realizzato, che porterà nel Castello di Masnago oltre 80 opere che coprono tutto il suo iter creativo
Comunicato stampa
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Una nuova rilettura critica dell’artista lombardo affidata a un percorso espositivo, il più ampio e preciso mai realizzato, che porterà nel Castello di Masnago oltre 80 opere che coprono tutto il suo iter creativo.
Sono previsti collegamenti turistici con il Mulino di Cocquio, sede della sua casa-museo, con Gemonio, Laveno e Arcumeggia per conoscere le sue opere murali, con Caravate per ammirare la via crucis nel giardino del convento dei Padri Passionisti.
Dal 27 maggio al 15 ottobre, nel Castello di Masnago a Varese è in programma la mostra INNOCENTE SALVINI (1889 – 1979) che raccoglierà oltre 80 opere dell’artista nato a Cocquio (Varese) nel 1889.
L’iniziativa, organizzata da OPERA d’ARTE in collaborazione con il Museo Salvini di Cocquio Trevisago (VA), è promossa dal Comune di Varese col contributo della Regione Lombardia, Assessorato Culture, Identità e Autonomie della Lombardia, della Comunità Montana della Valcuvia, di SGM Assicurazioni e il sostegno tecnico delle Ferrovie Nord e de La Prealpina, unico media sponsor.
L’esposizione, curata da Flavio Arensi in collaborazione con Anna Visconti, si avvale di un comitato scientifico composto da Raffaele de Grada (presidente), Flavio Arensi, Carlo Ghielmetti, Gianfranco Giuliani, Anna Visconti, Mosé Visconti, e da un comitato promotore composto da Alberto Pedroli (Civici Musei Varese), Daniele Astrologo (Museo Civico Floriano Bodini), Alberto Ghinzani (Direttore Museo La Permanente di Milano), Luisella e Flavio Sottrici, Alain Toubas, Giovanni Alberio, Costante Portatadino, Sergio Grossetti, Emilio Ghiggini, Giovanna Meloni (sindaco di Cocquio Trevisago), Angela Viola (Sindaco di Casalzuigno).
I lavori dell’artista lombardo, selezionati dal comitato scientifico, coprono un arco temporale che va dal 1905 fino all’ultima produzione degli anni Settanta, e sono suddivisi in cinque filoni tematici che seguono uno sviluppo cronologico individuando i principali temi espressivi (stilistici) affrontati da Salvini, dagli Autoritratti al Mulino, dalla Galleria dei ritratti ai Paesaggi, agli Ambienti domestici.
Il percorso espositivo darà un’originale rilettura dell’arte di Salvini, allontanandola dall’erronea immagine di pittore-mugnaio autodidatta che lo ha seguito per molti anni della sua vita.
Già il grande scrittore Piero Chiara in un articolo sul Corriere della Sera del 1974 sottolineava che “Il mulino era in verità il deposito delle tele di grande dimensione che il Salvini aveva dipinto in tanti anni e che teneva gelosamente per sé, sempre in attesa di quelle grandi mostre nazionali e internazionali che un giorno o l'altro avrebbero rotto il silenzio su di lui, o meglio l'equivoco del pittore mugnaio, che macinatore non era mai stato, ma solo pittore, pieno d'entusiasmo per l'arte e accanito nell'inseguirla, nell'identificarla e nell'adattarla al suo estro e alle sue visioni, se non forse nell'adattare estri e visioni sue al modello ideale dell'arte”.
La mostra offrirà dunque al pubblico un Salvini “nuovo”, artista appartato di austera sensibilità lombarda, ma curioso e attento alla lezione di Giuseppe Pellizza da Volpedo e Gaetano Previati.
I quadri di Salvini sono intrisi di forti sentimenti verso la terra, la famiglia e la vita quotidiana; i colori sono l’effetto di un lungo studio che lo porta a un particolare esito cromatico che unisce la tecnica dei Macchiaioli coi principi del Divisionismo di Previati.
Salvini era nato tardi per appartenere a certe avanguardie europee, presto per legarsi a quelle nuove del Novecento, così la sua pittura resterà sempre al di fuori di scuole e movimenti, in una patria solo sua, distanziata da qualunque altro "realismo" italiano dell’epoca. A causa di questa "rottura degli schemi" la sua consacrazione tardò ad arrivare; solo nel 1950 alcune sue opere erano presenti alla XXV Biennale di Venezia e nel 1966, Monsignor Pasquale Macchi, segretario di Paolo VI, acquistò alcune sue tele per la collezione d’arte contemporanea dei Musei Vaticani. Alla memoria di quest’ultimo, recentemente scomparso, sarà dedicata l’esposizione.
La mostra di Varese sarà anche l’occasione per scoprire gli altri esempi dell’arte di Salvini sparsi sul territorio: l'antico mulino di Cocquio, gioiello di archeologia industriale, già sua abitazione ed ora sede del Museo Salvini, la Chiesa parrocchiale di Cocquio, la serie di grandi affreschi (1962 – 1963) nella chiesa dei SS. Filippo e Giacomo di Laveno Mombello, la parete affrescata nel 1971 ad Arcumeggia, l’affresco sulla facciata del palazzo comunale di Gemonio, la Via Crucis nel giardino del convento dei Padri Passionisti a Caravate in Valcuvia.
Sempre ad Arcumeggia, dal 28 maggio al 27 agosto, si terrà la mostra Omaggio a Salvini, tra linee e colori che proporrà undici opere, dipinti e disegni, con i soggetti da lui maggiormente amati e ritratti: scene di vita quotidiana, paesaggi della sua terra, volti dei suoi famigliari.
Il catalogo, edito da Silvana editoriale, conterrà testi di Raffaele de Grada, Flavio Arensi, Carlo Ghielmetti, Gianfranco Giuliani, Mosè Visconti, Gianni Pozzi.
Innocente Salvini nasce a Trevisago di Cocquio (Varese) il 13 maggio 1889.
Il giovane Salvini si dedica con impegno alla pittura e segue un corso serale di disegno sotto la guida del prof. Gilli di Luino. Per due anni, fra il 1910 e il 1912, frequenta a Milano le scuole di arte applicata. Segue contemporaneamente due corsi: quello di decorazione alla Umanitaria dove ha come maestro Edoardo Persico e i corsi serali dell'Accademia di Brera dove sviluppa con l'assistenza del prof. Bolgiani i rudimenti di disegno appresi dal Gilli.
Nel 1912 si verifica un fatto che anche a parere di Salvini incide fondamentalmente sul suo avvenire d'artista: il casuale incontro col pittore Siro Penagini, appena tornato dalla Germania con un nutrito bagaglio di cultura espressionistica. Penagini comprende e apprezza l'audacia della ricerca coloristica di Salvini, ma intuendone la natura fantasiosa e personalissima, lo sconsiglia dal seguire le vie obbligate dell'istruzione pittorica del tempo e lo incita a proseguire da solo sulla strada intrapresa.
Nel 1937 la Galleria delle Arti di Gallarate lo ospita nella sua prima "personale" presentato dallo scrittore e storico Mario Mazzucchelli. Questa prima mostra crea l'occasione per la nascita di una amicizia con l'avv. Carlo Accetti.
Nel 1944 tiene una mostra personale alla Galleria Varese diretta dal milanese Carlo Grossetti con la presentazione del poeta Alfonso Gatto. Nello stesso anno esce, per le edizioni Grafitalia di Milano e con testo sempre di Carlo Accetti, una raccolta di disegni.
A partire da allora la fama di Salvini valica i limiti della provincia. Salvini negletto fino a quell'epoca ed escluso dagli ambienti artistici locali, trova un'ampia affermazione nella personale, tenuta nel 1948 alla Galleria Annunciata a Milano, alla quale segue nel 1949 una mostra alla Galleria Delfino di Rovereto con la presentazione del futurista Luigi Russolo.
Espone ancora a Milano alla Galleria S. Fedele nel 1950. Nello stesso anno è presente alla XXV Biennale Internazionale di Venezia.
Nel 1954 ritorna, forte dell'avallo critico di Emilio Zanzi, alla Galleria S. Fedele.
Nel 1962 tiene una grande mostra antologica a Luino
Nel1966 è visitato da Monsignor Pasquale Macchi, Segretario particolare di S.S. Paolo VI che acquista alcuni quadri per i Musei Vaticani. Nel giugno 1967 è insignito della Commenda del- l'Ordine di S. Silvestro Papa.
Il 6 novembre 1968 viene ricevuto in udienza dal Santo Padre.
Nel 1969, il Comune di Varese e l'Ente Provinciale Turismo organizza una mostra nel Salone dell'Azienda Autonoma Soggiorno.
Esegue nel 1971 l'affresco "Il taglio della polenta" ad Arcumeggia.
Milano gli dedica una mostra antologica nel Palazzo della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente (1972).
È presente con alcune opere all'inaugurazione della Collezione d'Arte Religiosa moderna dei Musei Vaticani del 1973.
Il 23 gennaio 1979 si spegne serenamente a Trevisago, nella stessa casa che lo aveva visto nascere novanta anni prima.
Varese, maggio 2006
Sono previsti collegamenti turistici con il Mulino di Cocquio, sede della sua casa-museo, con Gemonio, Laveno e Arcumeggia per conoscere le sue opere murali, con Caravate per ammirare la via crucis nel giardino del convento dei Padri Passionisti.
Dal 27 maggio al 15 ottobre, nel Castello di Masnago a Varese è in programma la mostra INNOCENTE SALVINI (1889 – 1979) che raccoglierà oltre 80 opere dell’artista nato a Cocquio (Varese) nel 1889.
L’iniziativa, organizzata da OPERA d’ARTE in collaborazione con il Museo Salvini di Cocquio Trevisago (VA), è promossa dal Comune di Varese col contributo della Regione Lombardia, Assessorato Culture, Identità e Autonomie della Lombardia, della Comunità Montana della Valcuvia, di SGM Assicurazioni e il sostegno tecnico delle Ferrovie Nord e de La Prealpina, unico media sponsor.
L’esposizione, curata da Flavio Arensi in collaborazione con Anna Visconti, si avvale di un comitato scientifico composto da Raffaele de Grada (presidente), Flavio Arensi, Carlo Ghielmetti, Gianfranco Giuliani, Anna Visconti, Mosé Visconti, e da un comitato promotore composto da Alberto Pedroli (Civici Musei Varese), Daniele Astrologo (Museo Civico Floriano Bodini), Alberto Ghinzani (Direttore Museo La Permanente di Milano), Luisella e Flavio Sottrici, Alain Toubas, Giovanni Alberio, Costante Portatadino, Sergio Grossetti, Emilio Ghiggini, Giovanna Meloni (sindaco di Cocquio Trevisago), Angela Viola (Sindaco di Casalzuigno).
I lavori dell’artista lombardo, selezionati dal comitato scientifico, coprono un arco temporale che va dal 1905 fino all’ultima produzione degli anni Settanta, e sono suddivisi in cinque filoni tematici che seguono uno sviluppo cronologico individuando i principali temi espressivi (stilistici) affrontati da Salvini, dagli Autoritratti al Mulino, dalla Galleria dei ritratti ai Paesaggi, agli Ambienti domestici.
Il percorso espositivo darà un’originale rilettura dell’arte di Salvini, allontanandola dall’erronea immagine di pittore-mugnaio autodidatta che lo ha seguito per molti anni della sua vita.
Già il grande scrittore Piero Chiara in un articolo sul Corriere della Sera del 1974 sottolineava che “Il mulino era in verità il deposito delle tele di grande dimensione che il Salvini aveva dipinto in tanti anni e che teneva gelosamente per sé, sempre in attesa di quelle grandi mostre nazionali e internazionali che un giorno o l'altro avrebbero rotto il silenzio su di lui, o meglio l'equivoco del pittore mugnaio, che macinatore non era mai stato, ma solo pittore, pieno d'entusiasmo per l'arte e accanito nell'inseguirla, nell'identificarla e nell'adattarla al suo estro e alle sue visioni, se non forse nell'adattare estri e visioni sue al modello ideale dell'arte”.
La mostra offrirà dunque al pubblico un Salvini “nuovo”, artista appartato di austera sensibilità lombarda, ma curioso e attento alla lezione di Giuseppe Pellizza da Volpedo e Gaetano Previati.
I quadri di Salvini sono intrisi di forti sentimenti verso la terra, la famiglia e la vita quotidiana; i colori sono l’effetto di un lungo studio che lo porta a un particolare esito cromatico che unisce la tecnica dei Macchiaioli coi principi del Divisionismo di Previati.
Salvini era nato tardi per appartenere a certe avanguardie europee, presto per legarsi a quelle nuove del Novecento, così la sua pittura resterà sempre al di fuori di scuole e movimenti, in una patria solo sua, distanziata da qualunque altro "realismo" italiano dell’epoca. A causa di questa "rottura degli schemi" la sua consacrazione tardò ad arrivare; solo nel 1950 alcune sue opere erano presenti alla XXV Biennale di Venezia e nel 1966, Monsignor Pasquale Macchi, segretario di Paolo VI, acquistò alcune sue tele per la collezione d’arte contemporanea dei Musei Vaticani. Alla memoria di quest’ultimo, recentemente scomparso, sarà dedicata l’esposizione.
La mostra di Varese sarà anche l’occasione per scoprire gli altri esempi dell’arte di Salvini sparsi sul territorio: l'antico mulino di Cocquio, gioiello di archeologia industriale, già sua abitazione ed ora sede del Museo Salvini, la Chiesa parrocchiale di Cocquio, la serie di grandi affreschi (1962 – 1963) nella chiesa dei SS. Filippo e Giacomo di Laveno Mombello, la parete affrescata nel 1971 ad Arcumeggia, l’affresco sulla facciata del palazzo comunale di Gemonio, la Via Crucis nel giardino del convento dei Padri Passionisti a Caravate in Valcuvia.
Sempre ad Arcumeggia, dal 28 maggio al 27 agosto, si terrà la mostra Omaggio a Salvini, tra linee e colori che proporrà undici opere, dipinti e disegni, con i soggetti da lui maggiormente amati e ritratti: scene di vita quotidiana, paesaggi della sua terra, volti dei suoi famigliari.
Il catalogo, edito da Silvana editoriale, conterrà testi di Raffaele de Grada, Flavio Arensi, Carlo Ghielmetti, Gianfranco Giuliani, Mosè Visconti, Gianni Pozzi.
Innocente Salvini nasce a Trevisago di Cocquio (Varese) il 13 maggio 1889.
Il giovane Salvini si dedica con impegno alla pittura e segue un corso serale di disegno sotto la guida del prof. Gilli di Luino. Per due anni, fra il 1910 e il 1912, frequenta a Milano le scuole di arte applicata. Segue contemporaneamente due corsi: quello di decorazione alla Umanitaria dove ha come maestro Edoardo Persico e i corsi serali dell'Accademia di Brera dove sviluppa con l'assistenza del prof. Bolgiani i rudimenti di disegno appresi dal Gilli.
Nel 1912 si verifica un fatto che anche a parere di Salvini incide fondamentalmente sul suo avvenire d'artista: il casuale incontro col pittore Siro Penagini, appena tornato dalla Germania con un nutrito bagaglio di cultura espressionistica. Penagini comprende e apprezza l'audacia della ricerca coloristica di Salvini, ma intuendone la natura fantasiosa e personalissima, lo sconsiglia dal seguire le vie obbligate dell'istruzione pittorica del tempo e lo incita a proseguire da solo sulla strada intrapresa.
Nel 1937 la Galleria delle Arti di Gallarate lo ospita nella sua prima "personale" presentato dallo scrittore e storico Mario Mazzucchelli. Questa prima mostra crea l'occasione per la nascita di una amicizia con l'avv. Carlo Accetti.
Nel 1944 tiene una mostra personale alla Galleria Varese diretta dal milanese Carlo Grossetti con la presentazione del poeta Alfonso Gatto. Nello stesso anno esce, per le edizioni Grafitalia di Milano e con testo sempre di Carlo Accetti, una raccolta di disegni.
A partire da allora la fama di Salvini valica i limiti della provincia. Salvini negletto fino a quell'epoca ed escluso dagli ambienti artistici locali, trova un'ampia affermazione nella personale, tenuta nel 1948 alla Galleria Annunciata a Milano, alla quale segue nel 1949 una mostra alla Galleria Delfino di Rovereto con la presentazione del futurista Luigi Russolo.
Espone ancora a Milano alla Galleria S. Fedele nel 1950. Nello stesso anno è presente alla XXV Biennale Internazionale di Venezia.
Nel 1954 ritorna, forte dell'avallo critico di Emilio Zanzi, alla Galleria S. Fedele.
Nel 1962 tiene una grande mostra antologica a Luino
Nel1966 è visitato da Monsignor Pasquale Macchi, Segretario particolare di S.S. Paolo VI che acquista alcuni quadri per i Musei Vaticani. Nel giugno 1967 è insignito della Commenda del- l'Ordine di S. Silvestro Papa.
Il 6 novembre 1968 viene ricevuto in udienza dal Santo Padre.
Nel 1969, il Comune di Varese e l'Ente Provinciale Turismo organizza una mostra nel Salone dell'Azienda Autonoma Soggiorno.
Esegue nel 1971 l'affresco "Il taglio della polenta" ad Arcumeggia.
Milano gli dedica una mostra antologica nel Palazzo della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente (1972).
È presente con alcune opere all'inaugurazione della Collezione d'Arte Religiosa moderna dei Musei Vaticani del 1973.
Il 23 gennaio 1979 si spegne serenamente a Trevisago, nella stessa casa che lo aveva visto nascere novanta anni prima.
Varese, maggio 2006
26
maggio 2006
Innocente Salvini (1889-1979)
Dal 26 maggio al 15 ottobre 2006
arte contemporanea
Location
CIVICO MUSEO D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA – CASTELLO DI MASNAGO
Varese, Via Monguelfo, (Varese)
Varese, Via Monguelfo, (Varese)
Biglietti
intero € 6,00; ridotto € 4,00; scolaresche € 1,00
Orario di apertura
da martedì a domenica: 10-12.30 e 14 -18.30
Terzo sabato del mese apertura straordinaria fino alle 22
Chiuso il lunedì non festivo
Editore
SILVANA EDITORIALE
Ufficio stampa
CLP
Autore
Curatore