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fuori è un giorno fragile
Velan centro d’arte contemporanea presenta la mostra fuori è un giorno fragile, un progetto espositivo che coinvolge artisti dell’ultima generazione, nazionali e internazionali, che impiegano materiali delicati, fragili, leggeri, e nelle cui opere entra in gioco una forte manualità
Comunicato stampa
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Velan centro d'arte contemporanea presenta la mostra fuori è un giorno fragile, un progetto espositivo che coinvolge artisti dell’ultima generazione, nazionali e internazionali, che impiegano materiali delicati, fragili, leggeri, e nelle cui opere entra in gioco una forte manualità.
La tipologia degli elementi impiegati, unita a tecniche che oggi sembrano dismesse, dà vita a opere che vivono in un proprio contesto e che recuperano un rapporto con pratiche ormai quasi dimenticate, in cui la pazienza, una sorta di accanimento, produce risultati di grande sensibilità e leggerezza.
Con esiti diversi, gli artisti in mostra si riappropriano di una dimensione che rifugge dai linguaggi legati ai nuovi media, sviluppando il lavoro su una processualità che si protrae, richiedendo attenzione, cura e dedizione.
Peter Callesen (Herning, Danimarca, 1967) realizza delicati paperworks in cui bellezza e fragilità sono espressione di una condizione esistenziale velata di malinconia. Grazie a una meticolosa tecnica di intervento sulla carta, l'artista ricrea una dimensione fiabesca, fantastica e illusoria. Anche Belén Cerezo Montoya (Vitoria, Spagna, 1977) esplora una realtà privata, ma attraverso media differenti. Il gesto con cui dà vita al vestito, realizzato con la spugna, insieme alla presenza del suo corpo, compone un’azione minima. Junko Imada (Kumamoto, Giappone, 1971) inserisce su morbidi teli di poliestere piccole sculture in ceramica che ricordano i bachi della seta. Nascono così, nella scansione ritmica e paziente del suo lavoro, i delicati e leggeri teli di foam che coniugano organico e artificiale, leggerezza e gravità della materia. Lo stesso senso di transitorietà permea il lavoro di Irena Lagator (Cetinje, Montenegro, 1976), che svolge una ricerca archeologica sul presente, impiegando gli scontrini, i cui dati impressi sono destinati a cancellarsi nel giro di pochi mesi, e la colla, con cui traccia figure stilizzate di grande leggerezza. Sulla rappresentazione dello spazio si muove invece Dacia Manto (Milano, 1973) che, attraverso supporti mimetici e spiazzanti, come spugne, gomme-plastiche, perle, realizza insolite mappature di luoghi che giocano con le leggi fisiche e la loro rappresentabilità, mentre Irene Rossi (Biella, Italia, 1975) recupera un processo tradizionalmente legato alla condizione femminile per dar vita a piccoli microcosmi barocchi fatti di perline, paillettes e stoffe. L'interesse per la potenzialità espressiva dei materiali caratterizza l'opera di Carlo Steiner (Terni, 1957). Parallelamente all'uso della carta, l'artista crea delicate farfalle di ostia che, minuziosamente tagliate, si installano nello spazio con la delicatezza di un volo. Ester Viapiano (Torino, 1973) infine realizza leggere installazioni servendosi di materiali che contornano il vuoto, che lo imbrigliano in una forma pur non riempiendolo.
Apre la mostra un intenso lavoro di Eva Marisaldi, Sguardi, 1993, in cui delicati occhi di pesce in formalina sono racchiusi in fragili provette da laboratorio.
Il catalogo della mostra è prodotto da TeKnemedia.net, progetto di comunicazione in rete dedicato all’arte e al sistema della creatività contemporanea. Con questa pubblicazione TK lancia la sua attività di casa editrice multimediale, coniugando i vantaggi della comunicazione on line con quelli tradizionali dell'editoria cartacea. In partnership con la galleria Allegretti Contemporanea, che orienta la sua programmazione verso i giovani artisti e curatori, operando un lavoro di ricerca sui nuovi linguaggi.
Con il patrocinio e la collaborazione della Città di Chieri.
Con il supporto di: REGIONE PIEMONTE, RAS Assicurazioni – Pinerolo.
La mostra sarà ospitata presso la Galleria Studio Legale di Caserta nei mesi di settembre-ottobre
La tipologia degli elementi impiegati, unita a tecniche che oggi sembrano dismesse, dà vita a opere che vivono in un proprio contesto e che recuperano un rapporto con pratiche ormai quasi dimenticate, in cui la pazienza, una sorta di accanimento, produce risultati di grande sensibilità e leggerezza.
Con esiti diversi, gli artisti in mostra si riappropriano di una dimensione che rifugge dai linguaggi legati ai nuovi media, sviluppando il lavoro su una processualità che si protrae, richiedendo attenzione, cura e dedizione.
Peter Callesen (Herning, Danimarca, 1967) realizza delicati paperworks in cui bellezza e fragilità sono espressione di una condizione esistenziale velata di malinconia. Grazie a una meticolosa tecnica di intervento sulla carta, l'artista ricrea una dimensione fiabesca, fantastica e illusoria. Anche Belén Cerezo Montoya (Vitoria, Spagna, 1977) esplora una realtà privata, ma attraverso media differenti. Il gesto con cui dà vita al vestito, realizzato con la spugna, insieme alla presenza del suo corpo, compone un’azione minima. Junko Imada (Kumamoto, Giappone, 1971) inserisce su morbidi teli di poliestere piccole sculture in ceramica che ricordano i bachi della seta. Nascono così, nella scansione ritmica e paziente del suo lavoro, i delicati e leggeri teli di foam che coniugano organico e artificiale, leggerezza e gravità della materia. Lo stesso senso di transitorietà permea il lavoro di Irena Lagator (Cetinje, Montenegro, 1976), che svolge una ricerca archeologica sul presente, impiegando gli scontrini, i cui dati impressi sono destinati a cancellarsi nel giro di pochi mesi, e la colla, con cui traccia figure stilizzate di grande leggerezza. Sulla rappresentazione dello spazio si muove invece Dacia Manto (Milano, 1973) che, attraverso supporti mimetici e spiazzanti, come spugne, gomme-plastiche, perle, realizza insolite mappature di luoghi che giocano con le leggi fisiche e la loro rappresentabilità, mentre Irene Rossi (Biella, Italia, 1975) recupera un processo tradizionalmente legato alla condizione femminile per dar vita a piccoli microcosmi barocchi fatti di perline, paillettes e stoffe. L'interesse per la potenzialità espressiva dei materiali caratterizza l'opera di Carlo Steiner (Terni, 1957). Parallelamente all'uso della carta, l'artista crea delicate farfalle di ostia che, minuziosamente tagliate, si installano nello spazio con la delicatezza di un volo. Ester Viapiano (Torino, 1973) infine realizza leggere installazioni servendosi di materiali che contornano il vuoto, che lo imbrigliano in una forma pur non riempiendolo.
Apre la mostra un intenso lavoro di Eva Marisaldi, Sguardi, 1993, in cui delicati occhi di pesce in formalina sono racchiusi in fragili provette da laboratorio.
Il catalogo della mostra è prodotto da TeKnemedia.net, progetto di comunicazione in rete dedicato all’arte e al sistema della creatività contemporanea. Con questa pubblicazione TK lancia la sua attività di casa editrice multimediale, coniugando i vantaggi della comunicazione on line con quelli tradizionali dell'editoria cartacea. In partnership con la galleria Allegretti Contemporanea, che orienta la sua programmazione verso i giovani artisti e curatori, operando un lavoro di ricerca sui nuovi linguaggi.
Con il patrocinio e la collaborazione della Città di Chieri.
Con il supporto di: REGIONE PIEMONTE, RAS Assicurazioni – Pinerolo.
La mostra sarà ospitata presso la Galleria Studio Legale di Caserta nei mesi di settembre-ottobre
27
maggio 2006
fuori è un giorno fragile
Dal 27 maggio al 23 luglio 2006
arte contemporanea
giovane arte
giovane arte
Location
IMBIANCHERIA DEL VAJRO
Chieri, Via Imbiancheria, 12, (Torino)
Chieri, Via Imbiancheria, 12, (Torino)
Orario di apertura
venerdì ore 16-19; sabato e domenica ore 11-19
Vernissage
27 Maggio 2006, ore 12-16
Sito web
www.fuorieungiornofragile/splinder.com
Autore
Curatore