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Pietro Ghizzardi – Charne e terra
La mostra presenta una ventina di opere dell’ artista Pietro Ghizzardi, di cui ricorre quest’ anno il centenario della nascita
Comunicato stampa
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CHARNE E TERRA
Pietro Ghizzardi 1906-1986
Perché Pietro Ghizzardi quale mostra di esordio della galleria FuoriNorma? Perché Ghizzardi incarna (incharna direbbe lui..) in modo esemplare quello spirito e quell’arte inascoltata e malinterpretata nel nostro Paese a cui ci piacerebbe dare spazio e visibilità. Un’arte che assai poco si cura delle mode del mercato e che non teme la propria ruvidità espressiva, un’arte che si legittima da sola e che non ammicca al gioco facile di chi primitivo non è ma vorrebbe esserlo. Non quindi un’arte nostalgica ma un’arte assai poco mediata e meditata, che trae forza espressiva dalla sua naturale e per nulla coltivata propensione alla singolarità. Molti pensano che la follia sia ingrediente necessario e sufficiente per ottenere risultati artistici di valore: niente di più falso. Laddove non c’è l’artista, folle o sano che sia, fiorisce solo la mediocrità. Quando invece la potenza creatrice c’è, la follia, (o la singolarità della personalità) contribuisce a rendere radicale, unica, stupefacente, l’opera d’arte, forse proprio per una minor sudditanza alle maschere del tempo. Ecco, Ghizzardi ci pare interprete esemplare di questo fecondo incrocio di genio e sregolatezza, forse più d’ogni altro in Italia, forse più di altri primitivi e visionari di terra padana e non. Terra che sembra aver conservato sotto traccia, sotto il solco dell’aratro che ne ha sterilizzato la natura selvaggia (ricordiamo che ancora alla fine dell’800 i lupi arrivavano in inverno fino alle porte di Milano e che la padana era un'immensa foresta) una simbologia arcaica che fiorisce in personaggi come Ghizzardi, dando vita a un bestiario, umano e paesaggistico, di estrema potenza espressiva, per quanto inquietante e animosa.
Le sue donne sono di una bellezza terrificante, hanno insieme la potenza delle donne di Rousseau e il tormento dei corpi di Schiele o di Toulouse Lautrec. Ghizzardi non teme il male, non lo esorcizza con il gesto artistico. Lo accoglie come espressione del mondo, ne esprime la ruvida e potente bellezza, con un amore per i corpi e le loro incarnazioni. Paradossalmente egli pare vedere nella prorompenza delle carni e nella decadenza dei corpi una maggior vicinanza alla madre terra che tecnologie agricole e mode estetiche vorrebbero azzerare. Interessanti da questo punto di vista i collages degli anni ’50 e ’60, in cui egli disegna corpi esuberanti e sfiancati sotto i volti patinati dei rotocalchi. L’operazione è stupefacente, ed è di profonda e commovente umanizzazione.
Un detto spagnolo recita: uccidi un porco e vedrai il tuo corpo. Ghizzardi ha ucciso il porco e si è commosso per la sua traboccante bellezza. E noi con lui.
Verona, maggio 2005 FUORINORMA
Pietro Ghizzardi 1906-1986
Perché Pietro Ghizzardi quale mostra di esordio della galleria FuoriNorma? Perché Ghizzardi incarna (incharna direbbe lui..) in modo esemplare quello spirito e quell’arte inascoltata e malinterpretata nel nostro Paese a cui ci piacerebbe dare spazio e visibilità. Un’arte che assai poco si cura delle mode del mercato e che non teme la propria ruvidità espressiva, un’arte che si legittima da sola e che non ammicca al gioco facile di chi primitivo non è ma vorrebbe esserlo. Non quindi un’arte nostalgica ma un’arte assai poco mediata e meditata, che trae forza espressiva dalla sua naturale e per nulla coltivata propensione alla singolarità. Molti pensano che la follia sia ingrediente necessario e sufficiente per ottenere risultati artistici di valore: niente di più falso. Laddove non c’è l’artista, folle o sano che sia, fiorisce solo la mediocrità. Quando invece la potenza creatrice c’è, la follia, (o la singolarità della personalità) contribuisce a rendere radicale, unica, stupefacente, l’opera d’arte, forse proprio per una minor sudditanza alle maschere del tempo. Ecco, Ghizzardi ci pare interprete esemplare di questo fecondo incrocio di genio e sregolatezza, forse più d’ogni altro in Italia, forse più di altri primitivi e visionari di terra padana e non. Terra che sembra aver conservato sotto traccia, sotto il solco dell’aratro che ne ha sterilizzato la natura selvaggia (ricordiamo che ancora alla fine dell’800 i lupi arrivavano in inverno fino alle porte di Milano e che la padana era un'immensa foresta) una simbologia arcaica che fiorisce in personaggi come Ghizzardi, dando vita a un bestiario, umano e paesaggistico, di estrema potenza espressiva, per quanto inquietante e animosa.
Le sue donne sono di una bellezza terrificante, hanno insieme la potenza delle donne di Rousseau e il tormento dei corpi di Schiele o di Toulouse Lautrec. Ghizzardi non teme il male, non lo esorcizza con il gesto artistico. Lo accoglie come espressione del mondo, ne esprime la ruvida e potente bellezza, con un amore per i corpi e le loro incarnazioni. Paradossalmente egli pare vedere nella prorompenza delle carni e nella decadenza dei corpi una maggior vicinanza alla madre terra che tecnologie agricole e mode estetiche vorrebbero azzerare. Interessanti da questo punto di vista i collages degli anni ’50 e ’60, in cui egli disegna corpi esuberanti e sfiancati sotto i volti patinati dei rotocalchi. L’operazione è stupefacente, ed è di profonda e commovente umanizzazione.
Un detto spagnolo recita: uccidi un porco e vedrai il tuo corpo. Ghizzardi ha ucciso il porco e si è commosso per la sua traboccante bellezza. E noi con lui.
Verona, maggio 2005 FUORINORMA
13
maggio 2006
Pietro Ghizzardi – Charne e terra
Dal 13 maggio al 03 giugno 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA ETNIE
Verona, Corso Sant'anastasia, 25, (Verona)
Verona, Corso Sant'anastasia, 25, (Verona)
Orario di apertura
dal martedi al sabato 10–12,30 e 16–19,30
Vernissage
13 Maggio 2006, ore 17
Autore
Curatore