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Open Air 2006
Nella suggestiva cornice dello storico Orto Botanico di Parma domenica 14 maggio 2006 alle ore 11 s’inaugurerà la seconda rassegna della mostra d’arte contemporanea “Open Air” con sculture, installazioni site specific e video
Comunicato stampa
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Nella suggestiva cornice dello storico Orto Botanico di Parma domenica 14 maggio 2006 alle ore 11 s’inaugurerà la seconda rassegna della mostra d’arte contemporanea “Open Air” con sculture, installazioni site specific e video. Promossa dal Comune di Parma Assessorato alle Politiche Culturali, Assessorato alla Mobilità e Ambiente e dall’Università di Parma Dipartimento di Biologia Evolutiva e Funzionale sezione di Biologia Vegetale e Orto Botanico, l’edizione di quest’anno è sostenuta anche da alcune aziende – i marchi Acqua di Parma, Corporación Dermoestetica, l’azienda agricola Bertinelli e le cantine Ceci.
Grazie al successo di pubblico della prima edizione 2005, anche questa seconda edizione è articolata in un percorso di scoperta dell’anima del luogo - l’antico Orto Botanico fondato nel XVIII secolo e le serre neoclassiche di E.A.Petitot – caratterizzato da alberi secolari ad alto fusto, da specie rare di piante e dal suo giardino all’italiana in cui i dieci artisti invitati realizzeranno degli interventi site specific sul tema del rapporto uomo-natura-paesaggio.
Curata sempre dal critico d’arte Marinella Paderni e da Isotta Saccani, la mostra ha il privilegio di creare una sinergia più fisica e diretta dell’arte con la bellezza e la complessità della natura. Una natura particolare, non facilmente visibile oggi nei centri storici delle città, ma che proprio per la sua rarità si offre a nuovi dialoghi con l’arte che è specie rara per antonomasia.
L’artista lettone Kristine Alksne dissemina in vari angoli del parco dei dischi ricamati di perline che che lega ai rami degli alberi. Una similitudine concettuale ed estetica s’instaura tra gli alberi e i suoi “ricami” pendenti che paiono nuove escrescenze o nidi di formiche.
Flavio Favelli colloca, nascosto nel parco, un dondolo di ferro battuto rielaborato secondo il suo originale stile con elementi in marmo, vetro e oggetti vari. L’artista reinventa un tipico arredo da esterno e lo posiziona in un angolo isolato dell’Orto invitando il pubblico ad una contemplazione più abitativa e fantasiosa del parco.
Paolo Fabiani crea un’installazione architettonica attorno alla fontana rettangolare davanti alle serre monumentali. Con una serie di moduli colorati l’artista costruisce un tappeto attorno alla vasca d’acqua. Poco distante, Fabiani costruisce un altro tappeto multiforme che diventa un’isola di sosta dove fermarsi e sedere sui moduli di varie altezze.
Il rapporto con le tradizioni del paesaggio - e soprattutto con alcuni alberi presenti all’Orto come il carrubo - ha ispirato a Luca Francesconi l’idea di una mangiatoia per uccelli riempita di semi di alberi importati nei secoli scorsi in Pianura Padana e utilizzati a scopo alimentare, diventati poi autoctoni. L’azione degli uccelli porterà a disseminare nell’ambiente i semi di piante oggi in via d’estinzione.
In una serra l’artista kossovaro Petrit Halilaj presenta il video “Quo Vadis” incentrato sulla figura della coccinella, a cui culture diverse hanno attribuito mitologie differenti (portafortuna in Italia, cupido d’amore in Cile). In Kossovo la coccinella indica la strada di casa, e nel video una cantilena recita una poesia sul ritorno a casa. Un opera sull’identità culturale dell’artista in relazione alla natura.
Giovanni Morbin presenta un’operazione di natura concettuale sul rapporto tra uomo-natura-cibo. Un tavolo da coltivazione è stato seminato d’insalata da taglio del tipo “Leda” e innaffiato per un mese con una soluzione di acqua e suo sangue. In mostra il tavolo con l’insalata, le fotografie che documentano le operazioni di prelievo del sangue, semina, innaffiatura ed infine un video dove l’artista mangia la “sua” insalata. Un processo di scambio tra uomo e natura, dove l’uomo è quello che mangia.
Luigi Presicce installa tra gli alberi ad alto fusto del parco un’altena in legno alta 3 metri che ha la forma inquietante di una forca. L’immagine giocosa dell’infanzia è posta in relazione all’immagine oscura e inquietante della natura, che nell’immaginario e nella letteratura ha assunto anche connotazioni fobiche e di perdità di sé.
Davide Rivalta espone la scultura in vetroresina di un piccolo asino color bianco. La sua presenza – atipica in un orto botanico popolato da specie rare e tropicale – crea uno spiazzamento visivo e concettuale, portando l’attenzione sulla fragilità e l’umiltà di un animale da lavoro in luogo aulico e protetto. Le sue proporzioni sottodimensionate aumentano questa sensazione di scollamento tra sé e l’ambiente che ci circonda.
Antonio Rovaldi espone nell’altra serra il video “Greenness” – presentato in anteprima a New York - sulla relazione gli elementi del paesaggio e l’azione artistica. Una voce legge un brano di Henry David Thoreau (“Vita nei boschi”) mentre l’immagine mostra nella notte due mani che stendono diverse tonalità di verde su una tela. Attraverso la lettura, la parola perde il suo originale significato e lo ritrova nel gesto artistico di stendere il colore.
Per Donatella Spaziani l’Orto Botanico è un luogo di specie rara, come lo è anche la poesia che sta gradualmente sparendo dalla vita delle persone per diventare un forma d’arte “rara”, d’élite. In una parte del parco l’artista crea un’installazione sonora di poesia posizionando, nascoste tra gli alberi, casette di legno per uccelli da cui fuoriescono le voci di noti poeti italiani che recitano brani di poesia. Questo progetto è coprodotto da R.A.M. di Roma.
La mostra è resa possibile con la collaborazione della Galleria In S.Lorenzo 3 – Arte e Industria di Parma.
Un catalogo con le immagini delle opere fotografate nell’Orto Botanico e il testo critico di Marinella Paderni sarà presentato durante la mostra.
Grazie al successo di pubblico della prima edizione 2005, anche questa seconda edizione è articolata in un percorso di scoperta dell’anima del luogo - l’antico Orto Botanico fondato nel XVIII secolo e le serre neoclassiche di E.A.Petitot – caratterizzato da alberi secolari ad alto fusto, da specie rare di piante e dal suo giardino all’italiana in cui i dieci artisti invitati realizzeranno degli interventi site specific sul tema del rapporto uomo-natura-paesaggio.
Curata sempre dal critico d’arte Marinella Paderni e da Isotta Saccani, la mostra ha il privilegio di creare una sinergia più fisica e diretta dell’arte con la bellezza e la complessità della natura. Una natura particolare, non facilmente visibile oggi nei centri storici delle città, ma che proprio per la sua rarità si offre a nuovi dialoghi con l’arte che è specie rara per antonomasia.
L’artista lettone Kristine Alksne dissemina in vari angoli del parco dei dischi ricamati di perline che che lega ai rami degli alberi. Una similitudine concettuale ed estetica s’instaura tra gli alberi e i suoi “ricami” pendenti che paiono nuove escrescenze o nidi di formiche.
Flavio Favelli colloca, nascosto nel parco, un dondolo di ferro battuto rielaborato secondo il suo originale stile con elementi in marmo, vetro e oggetti vari. L’artista reinventa un tipico arredo da esterno e lo posiziona in un angolo isolato dell’Orto invitando il pubblico ad una contemplazione più abitativa e fantasiosa del parco.
Paolo Fabiani crea un’installazione architettonica attorno alla fontana rettangolare davanti alle serre monumentali. Con una serie di moduli colorati l’artista costruisce un tappeto attorno alla vasca d’acqua. Poco distante, Fabiani costruisce un altro tappeto multiforme che diventa un’isola di sosta dove fermarsi e sedere sui moduli di varie altezze.
Il rapporto con le tradizioni del paesaggio - e soprattutto con alcuni alberi presenti all’Orto come il carrubo - ha ispirato a Luca Francesconi l’idea di una mangiatoia per uccelli riempita di semi di alberi importati nei secoli scorsi in Pianura Padana e utilizzati a scopo alimentare, diventati poi autoctoni. L’azione degli uccelli porterà a disseminare nell’ambiente i semi di piante oggi in via d’estinzione.
In una serra l’artista kossovaro Petrit Halilaj presenta il video “Quo Vadis” incentrato sulla figura della coccinella, a cui culture diverse hanno attribuito mitologie differenti (portafortuna in Italia, cupido d’amore in Cile). In Kossovo la coccinella indica la strada di casa, e nel video una cantilena recita una poesia sul ritorno a casa. Un opera sull’identità culturale dell’artista in relazione alla natura.
Giovanni Morbin presenta un’operazione di natura concettuale sul rapporto tra uomo-natura-cibo. Un tavolo da coltivazione è stato seminato d’insalata da taglio del tipo “Leda” e innaffiato per un mese con una soluzione di acqua e suo sangue. In mostra il tavolo con l’insalata, le fotografie che documentano le operazioni di prelievo del sangue, semina, innaffiatura ed infine un video dove l’artista mangia la “sua” insalata. Un processo di scambio tra uomo e natura, dove l’uomo è quello che mangia.
Luigi Presicce installa tra gli alberi ad alto fusto del parco un’altena in legno alta 3 metri che ha la forma inquietante di una forca. L’immagine giocosa dell’infanzia è posta in relazione all’immagine oscura e inquietante della natura, che nell’immaginario e nella letteratura ha assunto anche connotazioni fobiche e di perdità di sé.
Davide Rivalta espone la scultura in vetroresina di un piccolo asino color bianco. La sua presenza – atipica in un orto botanico popolato da specie rare e tropicale – crea uno spiazzamento visivo e concettuale, portando l’attenzione sulla fragilità e l’umiltà di un animale da lavoro in luogo aulico e protetto. Le sue proporzioni sottodimensionate aumentano questa sensazione di scollamento tra sé e l’ambiente che ci circonda.
Antonio Rovaldi espone nell’altra serra il video “Greenness” – presentato in anteprima a New York - sulla relazione gli elementi del paesaggio e l’azione artistica. Una voce legge un brano di Henry David Thoreau (“Vita nei boschi”) mentre l’immagine mostra nella notte due mani che stendono diverse tonalità di verde su una tela. Attraverso la lettura, la parola perde il suo originale significato e lo ritrova nel gesto artistico di stendere il colore.
Per Donatella Spaziani l’Orto Botanico è un luogo di specie rara, come lo è anche la poesia che sta gradualmente sparendo dalla vita delle persone per diventare un forma d’arte “rara”, d’élite. In una parte del parco l’artista crea un’installazione sonora di poesia posizionando, nascoste tra gli alberi, casette di legno per uccelli da cui fuoriescono le voci di noti poeti italiani che recitano brani di poesia. Questo progetto è coprodotto da R.A.M. di Roma.
La mostra è resa possibile con la collaborazione della Galleria In S.Lorenzo 3 – Arte e Industria di Parma.
Un catalogo con le immagini delle opere fotografate nell’Orto Botanico e il testo critico di Marinella Paderni sarà presentato durante la mostra.
14
maggio 2006
Open Air 2006
Dal 14 maggio al 02 giugno 2006
arte contemporanea
Location
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI – ORTO BOTANICO
Parma, Strada Luigi Carlo Farini, 90, (Parma)
Parma, Strada Luigi Carlo Farini, 90, (Parma)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì 8-12 e 14,30-17; sabato 10-12,30
Vernissage
14 Maggio 2006, ore 11
Autore
Curatore