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Il libro ritrovato. Archimede e Piero della Francesca
Esporre un manoscritto di Piero della Francesca è una possibilità rara. Ma l’occasione è ancora più straordinaria poiché questo manoscritto è “dedicato” ad un altro genio della civiltà occidentale: Archimede da Siracusa. La storia di questo dialogo a distanza è il tema centrale di questa mostra, nel tentativo di restituire al pubblico l’emozione di questo incontro
Comunicato stampa
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LA MOSTRA Esporre un manoscritto di Piero della Francesca è una possibilità rara. Ma l’occasione è ancora più straordinaria poiché questo manoscritto è “dedicato” ad un altro genio della civiltà occidentale: Archimede da Siracusa. La storia di questo dialogo a distanza è il tema centrale di questa mostra, nel tentativo di restituire al pubblico l’emozione di questo incontro.
Il progetto di Ettore Sottsass, con la collaborazione di Elena Cutolo e di Christoph Radl, prevede una architettura di tre stanze collegate che creano un percorso sensoriale, attraverso il quale il mondo metafisico dello scienziato greco si incontra al mondo razionale del Rinascimento di Piero, passando per l’avvento del cristianesimo e del sistema teologico su cui si fonda il mondo medievale.
La stanza di Archimede
La stanza è tappezzata da circa 60 disegni tratti dagli studi geometrici di Archimede, dalle figure piane fino alle famosissime dimostrazioni sulle spirali. La geometria diviene così metafisica, simbolo della razionalità filosofica dell’antica grecia.
Tra Archimede e Piero
La stanza, di colore nero, illuminata con luce soffusa, è caratterizzata dall’avvento del cristianesimo, da un senso mistico e religioso della realtà. Senza nessuna pretesa storica e filologica, la stanza intende coinvolgere lo spettatore in un’atmosfera nuova, nella quale la razionalità classica lascia il posto all’avvento del divino, all’affermazione della grande cultura religiosa cristiana.
La stanza di Piero: il libro ritrovato
La stanza, di colore azzurro tenue, come i cieli del Piero, presenta al centro il manoscritto, su una base in pietra arenaria disegnata da Ettore Sottsass. Alle pareti sono stampate circa 80 pagine del libro per consentire al visitatore di visionarlo quasi interamente. Una cornice di colori tratti dalla straordinaria tavolozza di Piero, circonda interamente la sala, per immergere il visitatore nell’atmosfera coloristica del grande pittore rinascimentale.
Il catalogo
Interamente disegnato da Christoph Radl e Ettore Sottsass è pubblicato da Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (MI).
Costituito da 160 pagine racconterà interamente il percorso espositivo.
Testi in italiano e inglese di Ettore Sottsass, Salvatore Lacagnina, Giovanna Lazzi (Direttrice della Biblioteca Riccardiana di Firenze.
GLI AUTORI ETTORE SOTTSASS Nasce a Innsbruck, in Austria, nel 1917. Si laurea in architettura al Politecnico di Torino nel 1939. Nel 1947 apre a Milano uno studio professionale dove si occupa di progetti di architettura e di design. In parallelo con la sua produzione progettuale si sviluppa la sua attività culturale. Partecipa a diverse Triennali, espone in mostre collettive e personali in Italia e all'estero. Gli viene riconosciuto un ruolo internazionale nel rinnovamento del design negli anni che precedono la seconda guerra mondiale e in quelli immediatamente successivi. Nel 1958 inizia la sua collaborazione con Olivetti come consulente per il design. Nel 1959 ha disegnato, tra l'altro, il primo calcolatore elettronico italiano, e in seguito varie periferiche e sistemi di calcolo nonché macchine per scrivere come Praxis, Tekne, Editor e Valentine, entrata, quest'ultima, a far parte delle collezione permanente del Museum of Modern Art di New York.
Dopo un lungo giro di conferenze nelle università inglesi, gli è stata conferita la laurea honoris causa dal Royal College of Art di Londra.
Nel 1980 ha fondato lo studio Sottsass Associati con il quale prosegue la sua attività di architetto e designer. L'anno successivo ha dato inizio, con collaboratori, amici e architetti di fama internazionale, al gruppo Memphis, che è diventato in breve il simbolo del 'nuovo design' e un riferimento per le avanguardie contemporanee. Sue opere fanno parte delle collezioni permanenti di importanti musei in varie città del mondo: New York, Parigi, Sidney, Denver, Stoccolma, Londra, San Francisco, Toronto, ecc... Tra gli ultimi riconoscimenti che gli sono stati conferiti si ricordano: nel 1992 la nomina a "Officier" nell'Ordine delle Arti e delle Lettere della Repubblica francese, nel 1993 la Laurea ad Honorem della Rhode Island School of Design negli Stati Uniti, nel 1994 il premio IF Award Design Kopfe da l'Industrie Forum Design di Hannover; nel 1996 è stato nominato Honorary Doctor del Royal College of Art di Londra e gli è stato conferito il premio per il design dal Brooklyn Museum di New York. Nel 2001 è stato nominato Grande Ufficiale dal Presidente della Repubblica Italiana.
CHRISTOPH RADL Nato a St. Gallen nel 1954 con nazionalità austriaca, dopo varie esperienze professionali a Innsbruck come maestro di sci, barman, interior decorator per discoteche, pittore paesaggista di mappe sciistiche e altro, immigra nel 1977 a Milano. Lavora dal 1981 con Sottsass Associati. Nel 1993 fonda la R.A.D.L.&. che offre consulenze di art direction e Grafica nei settori moda e design.
IL MANOSCRITTO
La lista degli autografi eccellenti della Biblioteca Riccardiana si arricchisce ulteriormente grazie al riconoscimento della mano di Piero della Francesca nel manoscritto Riccardiano 106, che contiene un cospicuo corpus di trattati di Archimede contrassegnati da rubriche: De Sphaera et cilindro, (Libro I cc. 1r -29v, Libro II. cc. 10-17), Circuli dimensio (cc.17v-18v), la c. 19 è bianca, De conoidalibus et sferoidibus figuris (cc. 30r - 51v), Archimedis inventa circa elicas hoc est spirales lineas et spatia dictis lineis contenta (cc. 52r-65r), Archimedis Planorum aeque ponderantium inventa vel centra gravitatis planorum, (cc.65-68v), Archimedis de his que aeque ponderant (cc.69-73), Archimedis quadratura parabule (cc.73-78), Archimedis tractatus de arene numero (cc.78-82).
Il testo non è probabilmente quella versione latina approntata da Guglielmo di Moerbeke che aveva circolato durante il Medioevo e per tutto il 400, passando nelle mani di grandi architetti come il Brunelleschi e l’Alberti, bensì la nuova traduzione fatta da Jacopo da Cremona su incarico del papa Niccolò V intorno al 1450.
La scoperta
Il prof. James Banker, a cui si deve l’attribuzione, aveva già dato la prima notizia in un articolo comparso sulla rivista specialistica “Burlington Magazine “ della fine dello scorso anno, dal titolo A manuscript of the works of Archimedes in the hand of Piero della Francesca, che gettava una nuova luce su un codice finora ignorato dalla critica. L’analisi del ductus grafico, con le caratteristiche particolarità nel tracciato di certe lettere che rendono riconoscibile una mano, e i paragoni stringenti con opere riconosciute a Piero, come il Trattato d’abaco Ashb.359 della Biblioteca Laurenziana di Firenze, lasciavano pochi dubbi. L’apporto di un altro copista è stato riconosciuto in alcune sezioni; certamente nelle rubriche e nella decorazione di penna è intervenuta un’altra mano, meno esperta e non sempre corretta anche nella trascrizione latina dei titoli.
Il manoscritto e le sue vicende: struttura e storia
Non ci sono attualmente notizie sul luogo di produzione del materiale scrittorio e del supporto cartaceo, in quanto dai repertori non è stata identificata la filigrana con l’aquila iscritta in un cerchio. Le 82 carte sono numerate con il numeratore meccanico, secondo un uso oggi riprovevole ma molto in auge all’inizio del ‘900, la legatura è moderna, di restauro, in pergamena semirigida, che, a quanto risulta dalla documentazione di archivio della Biblioteca, si deve al legatore Garinei nel 1843; successivamente Egisto Bruscoli (1890-1904) inserisce brachette cartacee molto pesanti, riutilizzando la legatura ma ricucendo in maniera scorretta. Il fascicolo b risulta posposto al c; pertanto le odierne cc. 20-29, che costituiscono il terzo quinterno, sono da intendersi come secondo, quindi da collocare in luogo delle attuali cc. 11-19, come conferma la segnatura a registro che contrassegna la prima metà di ognuno degli 8 fascicoli (I quinterno privo della I carta, II- IV quinterni, V sesterno, VI-VII quinterni, VIII sesterno di cui l’ultima carta è di guardia incollata non numerata). Queste indicazioni, che spesso scomparivano nella rifilatura e servivano per impedire al legatore di sbagliare nell’assemblaggio delle carte, che gli pervenivano sciolte, sono ancora parzialmente visibili negli angoli, consentendo di controllare, senza possibilità di errore, la composizione originaria. Successivi interventi del Carabini e di altri, del 1946, 1955 e 1999 sono da considerarsi ininfluenti. E’ allo studio la fattibilità di ripristinare la situazione originaria, senza tuttavia cancellare la numerazione meccanica, purtroppo indelebile, dal momento che sarà necessario intervenire per asportare le deleterie brachette. Il taglio dorato fa pensare ad una destinazione non personale, ma alla possibilità che il volume fosse poi dedicato (almeno ad un certo momento della sua storia perché la doratura può essere stata aggiunta) ad un personaggio di elevata estrazione sociale, forse un principe, forse quel Montefeltro che tanto amava le scienze. Lo conferma anche la decorazione di penna che per quanto parca, limitata a lettere rubricate in rosso e azzurro all’inizio dei paragrafi e filigranate all’inizio dei testi, è piuttosto accurata ed è stata prevista fino dall’inizio, come dimostra la presenza delle letterine guida. I motivi decorativi, tracciati in punta di penna, non si discostano da tipologie usuali (combinazioni di elementi geometrici, esili fregi di maggiori dimensioni e più complessa la lettera di c. 52r, mentre la R di c. 65r è stata corretta giustamente in P); gli explicit sono tracciati con accurato grafismo.
Piero "illustratore" di Archimede
Piero, che cercava alle fonti della sapienza greca le basi della cultura scientifica oltre che letteraria, conosceva bene Euclide e non meraviglia, dunque, il suo interesse per Archimede, spinto al punto di studiarlo in prima persona, esercitandosi nelle dimostrazioni con un lungo lavoro di disegno. Il manoscritto, conservato da sempre nelle collezioni dei marchesi Riccardi, getta ulteriore luce sulla sua figura di studioso, sull’accurata preparazione nelle scienze matematiche, la base dei suoi studi prospettici, convalidata dai circa 200 disegni, alcuni dei quali straordinariamente complessi, disseminati nei margini, che denotano perfezione grafica e sicurezza del tratto. Particolarmente belle le elaborazioni delle spirali, uno degli argomenti trattati da Archimede che più affascinarono gli umanisti.
Nella produzione dei manoscritti scientifici la parte grafica, di indispensabile corredo, era affidata di solito alla mano di un esperto; in questo caso l’artista indugia a lungo nell’esame del testo, forse anche integrando o almeno interpretando quella miniera di informazioni e di spunti che offriva. Solo un’attenta analisi e collazione della trascrizione e della sua fedeltà alla traduzione di Jacopo da Cremona, consentirà di stabilire il reale apporto di Piero allo studio di Archimede, i suoi eventuali interventi, l’entità delle sue possibili intuizioni e ulteriori progressi e procedimenti sulla base del testo greco nonchè la portata del suo utilizzo nelle realizzazioni pittoriche.
Cronologia di uno studio
Difficile stabilire il momento della stesura, forse nella fase degli affreschi aretini, quando l’artista si arrovellava sullo studio degli antichi. Dopo la sezione aurea della Flagellazione di Urbino possiamo immaginarlo intento alle elaborazioni geometriche che informano le architetture aretine e le splendide soluzioni delle cupole, dei baldacchini, delle tende di Costantino o della Madonna di Monterchi.
Appare affascinante l’idea che sia proprio questo il manoscritto di cui parla Leonardo, rimasto a Borgo San Sepolcro in casa di Piero, prediletto strumento di studio e di lavoro.
Il progetto di Ettore Sottsass, con la collaborazione di Elena Cutolo e di Christoph Radl, prevede una architettura di tre stanze collegate che creano un percorso sensoriale, attraverso il quale il mondo metafisico dello scienziato greco si incontra al mondo razionale del Rinascimento di Piero, passando per l’avvento del cristianesimo e del sistema teologico su cui si fonda il mondo medievale.
La stanza di Archimede
La stanza è tappezzata da circa 60 disegni tratti dagli studi geometrici di Archimede, dalle figure piane fino alle famosissime dimostrazioni sulle spirali. La geometria diviene così metafisica, simbolo della razionalità filosofica dell’antica grecia.
Tra Archimede e Piero
La stanza, di colore nero, illuminata con luce soffusa, è caratterizzata dall’avvento del cristianesimo, da un senso mistico e religioso della realtà. Senza nessuna pretesa storica e filologica, la stanza intende coinvolgere lo spettatore in un’atmosfera nuova, nella quale la razionalità classica lascia il posto all’avvento del divino, all’affermazione della grande cultura religiosa cristiana.
La stanza di Piero: il libro ritrovato
La stanza, di colore azzurro tenue, come i cieli del Piero, presenta al centro il manoscritto, su una base in pietra arenaria disegnata da Ettore Sottsass. Alle pareti sono stampate circa 80 pagine del libro per consentire al visitatore di visionarlo quasi interamente. Una cornice di colori tratti dalla straordinaria tavolozza di Piero, circonda interamente la sala, per immergere il visitatore nell’atmosfera coloristica del grande pittore rinascimentale.
Il catalogo
Interamente disegnato da Christoph Radl e Ettore Sottsass è pubblicato da Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (MI).
Costituito da 160 pagine racconterà interamente il percorso espositivo.
Testi in italiano e inglese di Ettore Sottsass, Salvatore Lacagnina, Giovanna Lazzi (Direttrice della Biblioteca Riccardiana di Firenze.
GLI AUTORI ETTORE SOTTSASS Nasce a Innsbruck, in Austria, nel 1917. Si laurea in architettura al Politecnico di Torino nel 1939. Nel 1947 apre a Milano uno studio professionale dove si occupa di progetti di architettura e di design. In parallelo con la sua produzione progettuale si sviluppa la sua attività culturale. Partecipa a diverse Triennali, espone in mostre collettive e personali in Italia e all'estero. Gli viene riconosciuto un ruolo internazionale nel rinnovamento del design negli anni che precedono la seconda guerra mondiale e in quelli immediatamente successivi. Nel 1958 inizia la sua collaborazione con Olivetti come consulente per il design. Nel 1959 ha disegnato, tra l'altro, il primo calcolatore elettronico italiano, e in seguito varie periferiche e sistemi di calcolo nonché macchine per scrivere come Praxis, Tekne, Editor e Valentine, entrata, quest'ultima, a far parte delle collezione permanente del Museum of Modern Art di New York.
Dopo un lungo giro di conferenze nelle università inglesi, gli è stata conferita la laurea honoris causa dal Royal College of Art di Londra.
Nel 1980 ha fondato lo studio Sottsass Associati con il quale prosegue la sua attività di architetto e designer. L'anno successivo ha dato inizio, con collaboratori, amici e architetti di fama internazionale, al gruppo Memphis, che è diventato in breve il simbolo del 'nuovo design' e un riferimento per le avanguardie contemporanee. Sue opere fanno parte delle collezioni permanenti di importanti musei in varie città del mondo: New York, Parigi, Sidney, Denver, Stoccolma, Londra, San Francisco, Toronto, ecc... Tra gli ultimi riconoscimenti che gli sono stati conferiti si ricordano: nel 1992 la nomina a "Officier" nell'Ordine delle Arti e delle Lettere della Repubblica francese, nel 1993 la Laurea ad Honorem della Rhode Island School of Design negli Stati Uniti, nel 1994 il premio IF Award Design Kopfe da l'Industrie Forum Design di Hannover; nel 1996 è stato nominato Honorary Doctor del Royal College of Art di Londra e gli è stato conferito il premio per il design dal Brooklyn Museum di New York. Nel 2001 è stato nominato Grande Ufficiale dal Presidente della Repubblica Italiana.
CHRISTOPH RADL Nato a St. Gallen nel 1954 con nazionalità austriaca, dopo varie esperienze professionali a Innsbruck come maestro di sci, barman, interior decorator per discoteche, pittore paesaggista di mappe sciistiche e altro, immigra nel 1977 a Milano. Lavora dal 1981 con Sottsass Associati. Nel 1993 fonda la R.A.D.L.&. che offre consulenze di art direction e Grafica nei settori moda e design.
IL MANOSCRITTO
La lista degli autografi eccellenti della Biblioteca Riccardiana si arricchisce ulteriormente grazie al riconoscimento della mano di Piero della Francesca nel manoscritto Riccardiano 106, che contiene un cospicuo corpus di trattati di Archimede contrassegnati da rubriche: De Sphaera et cilindro, (Libro I cc. 1r -29v, Libro II. cc. 10-17), Circuli dimensio (cc.17v-18v), la c. 19 è bianca, De conoidalibus et sferoidibus figuris (cc. 30r - 51v), Archimedis inventa circa elicas hoc est spirales lineas et spatia dictis lineis contenta (cc. 52r-65r), Archimedis Planorum aeque ponderantium inventa vel centra gravitatis planorum, (cc.65-68v), Archimedis de his que aeque ponderant (cc.69-73), Archimedis quadratura parabule (cc.73-78), Archimedis tractatus de arene numero (cc.78-82).
Il testo non è probabilmente quella versione latina approntata da Guglielmo di Moerbeke che aveva circolato durante il Medioevo e per tutto il 400, passando nelle mani di grandi architetti come il Brunelleschi e l’Alberti, bensì la nuova traduzione fatta da Jacopo da Cremona su incarico del papa Niccolò V intorno al 1450.
La scoperta
Il prof. James Banker, a cui si deve l’attribuzione, aveva già dato la prima notizia in un articolo comparso sulla rivista specialistica “Burlington Magazine “ della fine dello scorso anno, dal titolo A manuscript of the works of Archimedes in the hand of Piero della Francesca, che gettava una nuova luce su un codice finora ignorato dalla critica. L’analisi del ductus grafico, con le caratteristiche particolarità nel tracciato di certe lettere che rendono riconoscibile una mano, e i paragoni stringenti con opere riconosciute a Piero, come il Trattato d’abaco Ashb.359 della Biblioteca Laurenziana di Firenze, lasciavano pochi dubbi. L’apporto di un altro copista è stato riconosciuto in alcune sezioni; certamente nelle rubriche e nella decorazione di penna è intervenuta un’altra mano, meno esperta e non sempre corretta anche nella trascrizione latina dei titoli.
Il manoscritto e le sue vicende: struttura e storia
Non ci sono attualmente notizie sul luogo di produzione del materiale scrittorio e del supporto cartaceo, in quanto dai repertori non è stata identificata la filigrana con l’aquila iscritta in un cerchio. Le 82 carte sono numerate con il numeratore meccanico, secondo un uso oggi riprovevole ma molto in auge all’inizio del ‘900, la legatura è moderna, di restauro, in pergamena semirigida, che, a quanto risulta dalla documentazione di archivio della Biblioteca, si deve al legatore Garinei nel 1843; successivamente Egisto Bruscoli (1890-1904) inserisce brachette cartacee molto pesanti, riutilizzando la legatura ma ricucendo in maniera scorretta. Il fascicolo b risulta posposto al c; pertanto le odierne cc. 20-29, che costituiscono il terzo quinterno, sono da intendersi come secondo, quindi da collocare in luogo delle attuali cc. 11-19, come conferma la segnatura a registro che contrassegna la prima metà di ognuno degli 8 fascicoli (I quinterno privo della I carta, II- IV quinterni, V sesterno, VI-VII quinterni, VIII sesterno di cui l’ultima carta è di guardia incollata non numerata). Queste indicazioni, che spesso scomparivano nella rifilatura e servivano per impedire al legatore di sbagliare nell’assemblaggio delle carte, che gli pervenivano sciolte, sono ancora parzialmente visibili negli angoli, consentendo di controllare, senza possibilità di errore, la composizione originaria. Successivi interventi del Carabini e di altri, del 1946, 1955 e 1999 sono da considerarsi ininfluenti. E’ allo studio la fattibilità di ripristinare la situazione originaria, senza tuttavia cancellare la numerazione meccanica, purtroppo indelebile, dal momento che sarà necessario intervenire per asportare le deleterie brachette. Il taglio dorato fa pensare ad una destinazione non personale, ma alla possibilità che il volume fosse poi dedicato (almeno ad un certo momento della sua storia perché la doratura può essere stata aggiunta) ad un personaggio di elevata estrazione sociale, forse un principe, forse quel Montefeltro che tanto amava le scienze. Lo conferma anche la decorazione di penna che per quanto parca, limitata a lettere rubricate in rosso e azzurro all’inizio dei paragrafi e filigranate all’inizio dei testi, è piuttosto accurata ed è stata prevista fino dall’inizio, come dimostra la presenza delle letterine guida. I motivi decorativi, tracciati in punta di penna, non si discostano da tipologie usuali (combinazioni di elementi geometrici, esili fregi di maggiori dimensioni e più complessa la lettera di c. 52r, mentre la R di c. 65r è stata corretta giustamente in P); gli explicit sono tracciati con accurato grafismo.
Piero "illustratore" di Archimede
Piero, che cercava alle fonti della sapienza greca le basi della cultura scientifica oltre che letteraria, conosceva bene Euclide e non meraviglia, dunque, il suo interesse per Archimede, spinto al punto di studiarlo in prima persona, esercitandosi nelle dimostrazioni con un lungo lavoro di disegno. Il manoscritto, conservato da sempre nelle collezioni dei marchesi Riccardi, getta ulteriore luce sulla sua figura di studioso, sull’accurata preparazione nelle scienze matematiche, la base dei suoi studi prospettici, convalidata dai circa 200 disegni, alcuni dei quali straordinariamente complessi, disseminati nei margini, che denotano perfezione grafica e sicurezza del tratto. Particolarmente belle le elaborazioni delle spirali, uno degli argomenti trattati da Archimede che più affascinarono gli umanisti.
Nella produzione dei manoscritti scientifici la parte grafica, di indispensabile corredo, era affidata di solito alla mano di un esperto; in questo caso l’artista indugia a lungo nell’esame del testo, forse anche integrando o almeno interpretando quella miniera di informazioni e di spunti che offriva. Solo un’attenta analisi e collazione della trascrizione e della sua fedeltà alla traduzione di Jacopo da Cremona, consentirà di stabilire il reale apporto di Piero allo studio di Archimede, i suoi eventuali interventi, l’entità delle sue possibili intuizioni e ulteriori progressi e procedimenti sulla base del testo greco nonchè la portata del suo utilizzo nelle realizzazioni pittoriche.
Cronologia di uno studio
Difficile stabilire il momento della stesura, forse nella fase degli affreschi aretini, quando l’artista si arrovellava sullo studio degli antichi. Dopo la sezione aurea della Flagellazione di Urbino possiamo immaginarlo intento alle elaborazioni geometriche che informano le architetture aretine e le splendide soluzioni delle cupole, dei baldacchini, delle tende di Costantino o della Madonna di Monterchi.
Appare affascinante l’idea che sia proprio questo il manoscritto di cui parla Leonardo, rimasto a Borgo San Sepolcro in casa di Piero, prediletto strumento di studio e di lavoro.
20
maggio 2006
Il libro ritrovato. Archimede e Piero della Francesca
Dal 20 maggio al 12 luglio 2006
arte antica
arte moderna e contemporanea
arte moderna e contemporanea
Location
GALLERIA CIVICA D’ARTE CONTEMPORANEA MONTEVERGINI
Siracusa, Via Santa Lucia Alla Badia, 1, (Siracusa)
Siracusa, Via Santa Lucia Alla Badia, 1, (Siracusa)
Editore
SILVANA EDITORIALE
Autore
Curatore