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Paolo Benvenuti – Il mangiatore di radiazioni
Il grande coinvolgimento che si prova per l’opera di Paolo Benvenuti rispetto alla presenza del soggetto o alla condivisione del genere rappresentato, a volte si dimostra misterioso ed offuscato, come avvolto nelle atmosfere o nelle nebbie rarefatte e nelle velature del suo modo di dipingere
Comunicato stampa
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Il grande coinvolgimento che si prova per l'opera di Paolo Benvenuti rispetto alla presenza del soggetto o alla condivisione del genere rappresentato, a volte si dimostra misterioso ed offuscato, come avvolto nelle atmosfere o nelle nebbie rarefatte e nelle velature del suo modo di dipingere. Eppure questo misterioso motivo si svela per una tesi di ordine estetico di una estrema semplicità: Benvenuti è un artista che riafferma categoricamente, in ogni momento ed in ogni aspetto della sua opera, l'antica dignità della pittura e dell'arte, è un artista che, "sprezzante" e al di fuori delle mode o delle pseudo - avanguardie più spicciole, è dentro la più nobile tradizione artistica per un’apprezzabile attualizzazione contemporanea della pratica dell'arte occidentale ed europea.
In questo senso egli mantiene sempre la stessa tensione intellettuale nella concezione tecnica e stilistica dell'arte che, convertita in ambito quasi esclusivamente pittorico (compresa la calcografia), si esprime frequentando i maggiori generi della pittura: figura e paesaggio. Qui si maturano le tematiche e si esprime l'intimo sentire dell'artista che rappresenta sulla tela una sorta di specularità romantica dell'immagine della realtà, della stessa nostra quotidianità, come se ciò che ci circonda, l'ambiente urbano o paesistico in cui viviamo, le frequentazioni e le persone, si proiettano trasformandosi nella superficie della tela che diventa lo specchio poetico della nostra contemporaneità.
Ciò accade per tutta la pittura di Benvenuti, compresi i paesaggi meno realistici o le figure più fortemente caratterizzate, che, a volte, arrivano ad una "maniera figurativa" di origine espressionista sia nella tensione pittorica, all'estremo dell'astratto, sia per la tensione emotiva, ai limiti di un'angosciata estaticità.
Una testimonianza concreta ne è la serie di opere di grande formato dal titolo Il mangiatore di radiazioni e la concezione di questo stesso tema percorso da Benvenuti come testimonianza monografica pittorica dell'artista sulla catastrofe ecologica avvenuta a Chernobyl nel 1986.
Si tratta di sette grandi disegni e di altrettante opere ad olio che commentano, secondo una visione cupa, quanto disarmata e inconsapevole del futuro, le possibili conseguenze dell'avvenimento. I fatti sono affrontati con gli occhi dell'osservatore contemporaneo nei giorni della tragedia, nell'interpretazione poetica dell'artista, di quella quotidianità, espressa questa volta nel gesto (che diventa pretesto simbolico) del mangiare; la quotidianità della realtà di quei giorni, o forse meglio l'angoscia che caratterizzava lo stato d'animo di quei giorni è proiettata tragicamente sulla tela che rispecchia, come in un monotematico caleidoscopio, la figura dell'uomo lacerata nel corpo che è, allo stesso tempo, testimonianza e sconcerto inerme di una lacerazione dello spirito. L'uomo è costretto a nutrirsi (di aria e di cibo), ma tutto ciò che "mangia" è morte, come è presentimento o presagio di morte la stessa natura che lo circonda, del tutto assente nei quadri dove, invece, esiste un'atmosfera cupa e buia, con pochissimi elementi appena abbozzati (case e oggetti), fatta di pennellate ansiose e angosciate.
Nelle intenzioni di Benvenuti questa serie di opere avrebbe dovuto essere protagonista di un appuntamento espositivo decennale in occasione della ricorrenza della tragedia di Chernobyl; l'idea, apparentemente di un'ingenua retorica "celebrativa", si rivela, invece, a distanza di due decenni, un'intuizione vincente perché diventa testimonianza e fonte di lettura (anche se nell'interpretazione poetica dell'artista) delle tensioni conscie e preoccupate, per qualche aspetto misteriose e inconsapevoli, del destino e del futuro dell'uomo in quel momento. In questo caso, l'opera, al di là del suo stesso valore estetico e secondo il destino dell'arte nella storiografia, diventa oggetto di studio per la comprensione della storia, testimonianza diretta, fonte documentaria dell'epoca. Senza contare che, la grande attualità e la prerogativa estetica e formale di queste opere, come di tutta la produzione artistica di Paolo Benvenuti, è quella di costituire, già di per sé, un fatto storico, secondo il noto concetto critico sostenuto da Argan nell'ambito della storiografia artistica, tale che l’opera dell’artista può essere oggetto di studio della critica come contributo per la miglior definizione dell'estetica del suo tempo, nel nostro caso della fine del Novecento e delle prime luci del nuovo millennio.
Stefano Tonti
In questo senso egli mantiene sempre la stessa tensione intellettuale nella concezione tecnica e stilistica dell'arte che, convertita in ambito quasi esclusivamente pittorico (compresa la calcografia), si esprime frequentando i maggiori generi della pittura: figura e paesaggio. Qui si maturano le tematiche e si esprime l'intimo sentire dell'artista che rappresenta sulla tela una sorta di specularità romantica dell'immagine della realtà, della stessa nostra quotidianità, come se ciò che ci circonda, l'ambiente urbano o paesistico in cui viviamo, le frequentazioni e le persone, si proiettano trasformandosi nella superficie della tela che diventa lo specchio poetico della nostra contemporaneità.
Ciò accade per tutta la pittura di Benvenuti, compresi i paesaggi meno realistici o le figure più fortemente caratterizzate, che, a volte, arrivano ad una "maniera figurativa" di origine espressionista sia nella tensione pittorica, all'estremo dell'astratto, sia per la tensione emotiva, ai limiti di un'angosciata estaticità.
Una testimonianza concreta ne è la serie di opere di grande formato dal titolo Il mangiatore di radiazioni e la concezione di questo stesso tema percorso da Benvenuti come testimonianza monografica pittorica dell'artista sulla catastrofe ecologica avvenuta a Chernobyl nel 1986.
Si tratta di sette grandi disegni e di altrettante opere ad olio che commentano, secondo una visione cupa, quanto disarmata e inconsapevole del futuro, le possibili conseguenze dell'avvenimento. I fatti sono affrontati con gli occhi dell'osservatore contemporaneo nei giorni della tragedia, nell'interpretazione poetica dell'artista, di quella quotidianità, espressa questa volta nel gesto (che diventa pretesto simbolico) del mangiare; la quotidianità della realtà di quei giorni, o forse meglio l'angoscia che caratterizzava lo stato d'animo di quei giorni è proiettata tragicamente sulla tela che rispecchia, come in un monotematico caleidoscopio, la figura dell'uomo lacerata nel corpo che è, allo stesso tempo, testimonianza e sconcerto inerme di una lacerazione dello spirito. L'uomo è costretto a nutrirsi (di aria e di cibo), ma tutto ciò che "mangia" è morte, come è presentimento o presagio di morte la stessa natura che lo circonda, del tutto assente nei quadri dove, invece, esiste un'atmosfera cupa e buia, con pochissimi elementi appena abbozzati (case e oggetti), fatta di pennellate ansiose e angosciate.
Nelle intenzioni di Benvenuti questa serie di opere avrebbe dovuto essere protagonista di un appuntamento espositivo decennale in occasione della ricorrenza della tragedia di Chernobyl; l'idea, apparentemente di un'ingenua retorica "celebrativa", si rivela, invece, a distanza di due decenni, un'intuizione vincente perché diventa testimonianza e fonte di lettura (anche se nell'interpretazione poetica dell'artista) delle tensioni conscie e preoccupate, per qualche aspetto misteriose e inconsapevoli, del destino e del futuro dell'uomo in quel momento. In questo caso, l'opera, al di là del suo stesso valore estetico e secondo il destino dell'arte nella storiografia, diventa oggetto di studio per la comprensione della storia, testimonianza diretta, fonte documentaria dell'epoca. Senza contare che, la grande attualità e la prerogativa estetica e formale di queste opere, come di tutta la produzione artistica di Paolo Benvenuti, è quella di costituire, già di per sé, un fatto storico, secondo il noto concetto critico sostenuto da Argan nell'ambito della storiografia artistica, tale che l’opera dell’artista può essere oggetto di studio della critica come contributo per la miglior definizione dell'estetica del suo tempo, nel nostro caso della fine del Novecento e delle prime luci del nuovo millennio.
Stefano Tonti
29
aprile 2006
Paolo Benvenuti – Il mangiatore di radiazioni
Dal 29 aprile al 14 maggio 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA ARTEMISIA
Falconara Marittima, Via Nino Bixio, 39, (Ancona)
Falconara Marittima, Via Nino Bixio, 39, (Ancona)
Orario di apertura
dalle 10 alle 12,30 e dalle 17 alle 19.30, lunedì e domenica pomeriggio chiuso
Vernissage
29 Aprile 2006, ore 17,30
Autore