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Vermeer – La lettera d’amore
capolavoro dal Rijksmuseum di Amsterdam
Comunicato stampa
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Ogni grande museo avvia sul piano internazionale scambi di capolavori che favoriscono la conoscenza reciproca di diverse culture figurative, creando con il pubblico nuovi stimoli e nuove aperture. La presenza, dal 26 aprile 2006 a fine giugno nella Galleria di Arte Antica di Palazzo Barberini de “La lettera d’amore” di Vermeer dal Reijksmuseum di Amsterdam ha però un significato più profondo.
L’esposizione al pubblico del capolavoro siglato e datato dal pittore nel 1667, mai esposto a Roma, è la prima tappa, di un percorso che ha come traguardo la rinascita di Palazzo Barberini come grande museo per ospitare le collezioni di Arte antica di proprietà dello Stato in un’unica sede nel cuore di Roma.
A brevissima scadenza ci sarà infatti l’apertura del Giardino Seicentesco restaurato nella sua struttura monumentale che si integra agli arredi arborei e all’architettura della serra recuperata. E subito dopo, all’inizio del prossimo anno, si terrà la mostra “Bernini pittore” allestita nel Salone di Pietro da Cortona, sceltissima selezione di opere provenienti da tutto il mondo. Altra tappa la riapertura al pubblico delle Sale del Piano Nobile recuperate secondo i criteri della moderna musealizzazione in cui saranno esposti i dipinti della fine del Cinquecento e dell’’Età Barocca. Prende così il suo aspetto definitivo la prima tranche del riallestimento della Galleria nei tre piani del palazzo, come previsto negli ultimi accordi tra Ministero della Difesa (che occupava parte del Palazzo) e del Ministero per i Beni e le attività culturali.
Un incontro tanto insolito quanto emblematico, quello tra Vermeer e Palazzo Barberini che permette di mettere due mondi a confronto: la pittura “di genere” del pittore olandese e il barocco romano del Seicento.
Il fascino di Vermeer e la sua straordinaria raffinatezza esecutiva sono stati riscoperti di recente. L’artista olandese, che ebbe una vita difficilissima e attraversata da molte traversie economiche, dipinse solo una quarantina di quadri di piccole dimensioni (ne realizzava due all’anno) e dopo essere caduto per molto tempo nell’oblio, è stato oggetto di una clamorosa riscoperta fino al grande successo della mostra tenutasi all’Aja nel 1999. Un pittore diventato anche personaggio di culto con dipinti icone che hanno ispirato scrittrici come Tracy Chevalier, autrice del best-seller “La ragazza con l’orecchino di perla”, (dal quadro “La ragazza col turbante”) pubblicato in Italia da Neri Pozza dove si immagina che la domestica Griet sia stata la sua musa ispiratrice e il sogno proibito del pittore.
La chiave delle sua modernità è proprio nella scelta di una quotidianità domestica e borghese, rappresentata spesso negli aspetti più intimi. Il versante segreto della ricca borghesia nordica, mercantile e operosa, circondata in patria dal solido benessere di una vita confortevole e aperta sui mari verso gli orizzonti di grande rotte commerciali.
Vermeer non è mai stato a Roma, eppure il viaggio in Italia e il soggiorno romano erano una consuetudine per gli artisti nordici. E proprio nella seconda metà del Seicento si sviluppò nella città papale quel movimento che viene comunemente chiamato dei “Bamboccianti” che applica alla visione delle antiche rovine e della luce italiana la realtà della strada e del cortile con borghesi, mendicanti, soldati. Una realtà popolare “senza storia” che rimarrà circoscritta al pittoresco, nel campo ristretto di “pittura di genere”.
E il punto di incontro e di distanza con Vermeer è proprio questo.
Pur partendo dalla stessa radice quotidiana, Vermeer se ne distanzia anni luce. La sua realtà delle “piccole cose” è molto lontana dal barocco romano, dal gioco delle illusioni e degli spazi illuminati che proprio in Palazzo Barberini e nel salone di Pietro da Cortona ha il suo manifesto più significativo.
Nelle sue scene di interni gli oggetti del vivere, anche se descritti con minuzia, sono solo la cornice di una dimensione dell’anima, quasi sempre indecifrabile e sospesa., tanto circondata da confortevoli, materiali certezze, quanto interna e impercettibile nella sostanza.
L’esposizione al pubblico del capolavoro siglato e datato dal pittore nel 1667, mai esposto a Roma, è la prima tappa, di un percorso che ha come traguardo la rinascita di Palazzo Barberini come grande museo per ospitare le collezioni di Arte antica di proprietà dello Stato in un’unica sede nel cuore di Roma.
A brevissima scadenza ci sarà infatti l’apertura del Giardino Seicentesco restaurato nella sua struttura monumentale che si integra agli arredi arborei e all’architettura della serra recuperata. E subito dopo, all’inizio del prossimo anno, si terrà la mostra “Bernini pittore” allestita nel Salone di Pietro da Cortona, sceltissima selezione di opere provenienti da tutto il mondo. Altra tappa la riapertura al pubblico delle Sale del Piano Nobile recuperate secondo i criteri della moderna musealizzazione in cui saranno esposti i dipinti della fine del Cinquecento e dell’’Età Barocca. Prende così il suo aspetto definitivo la prima tranche del riallestimento della Galleria nei tre piani del palazzo, come previsto negli ultimi accordi tra Ministero della Difesa (che occupava parte del Palazzo) e del Ministero per i Beni e le attività culturali.
Un incontro tanto insolito quanto emblematico, quello tra Vermeer e Palazzo Barberini che permette di mettere due mondi a confronto: la pittura “di genere” del pittore olandese e il barocco romano del Seicento.
Il fascino di Vermeer e la sua straordinaria raffinatezza esecutiva sono stati riscoperti di recente. L’artista olandese, che ebbe una vita difficilissima e attraversata da molte traversie economiche, dipinse solo una quarantina di quadri di piccole dimensioni (ne realizzava due all’anno) e dopo essere caduto per molto tempo nell’oblio, è stato oggetto di una clamorosa riscoperta fino al grande successo della mostra tenutasi all’Aja nel 1999. Un pittore diventato anche personaggio di culto con dipinti icone che hanno ispirato scrittrici come Tracy Chevalier, autrice del best-seller “La ragazza con l’orecchino di perla”, (dal quadro “La ragazza col turbante”) pubblicato in Italia da Neri Pozza dove si immagina che la domestica Griet sia stata la sua musa ispiratrice e il sogno proibito del pittore.
La chiave delle sua modernità è proprio nella scelta di una quotidianità domestica e borghese, rappresentata spesso negli aspetti più intimi. Il versante segreto della ricca borghesia nordica, mercantile e operosa, circondata in patria dal solido benessere di una vita confortevole e aperta sui mari verso gli orizzonti di grande rotte commerciali.
Vermeer non è mai stato a Roma, eppure il viaggio in Italia e il soggiorno romano erano una consuetudine per gli artisti nordici. E proprio nella seconda metà del Seicento si sviluppò nella città papale quel movimento che viene comunemente chiamato dei “Bamboccianti” che applica alla visione delle antiche rovine e della luce italiana la realtà della strada e del cortile con borghesi, mendicanti, soldati. Una realtà popolare “senza storia” che rimarrà circoscritta al pittoresco, nel campo ristretto di “pittura di genere”.
E il punto di incontro e di distanza con Vermeer è proprio questo.
Pur partendo dalla stessa radice quotidiana, Vermeer se ne distanzia anni luce. La sua realtà delle “piccole cose” è molto lontana dal barocco romano, dal gioco delle illusioni e degli spazi illuminati che proprio in Palazzo Barberini e nel salone di Pietro da Cortona ha il suo manifesto più significativo.
Nelle sue scene di interni gli oggetti del vivere, anche se descritti con minuzia, sono solo la cornice di una dimensione dell’anima, quasi sempre indecifrabile e sospesa., tanto circondata da confortevoli, materiali certezze, quanto interna e impercettibile nella sostanza.
26
aprile 2006
Vermeer – La lettera d’amore
Dal 26 aprile al 28 giugno 2006
arte antica
Location
GALLERIE NAZIONALI BARBERINI CORSINI – GALLERIA NAZIONALE D’ARTE ANTICA DI PALAZZO BARBERINI
Roma, Via Delle Quattro Fontane, 13, (Roma)
Roma, Via Delle Quattro Fontane, 13, (Roma)
Ufficio stampa
MONDOMOSTRE
Autore