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Osvaldo Provvidone – Astratto
Superato un primo momento figurativo di impronta cèzanniana e cubista, la pittura di Provvidone si sviluppa attraverso contesti compositivi informali e gestuali, caratterizzati da un profondo lirismo
Comunicato stampa
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Superato un primo momento figurativo di impronta cèzanniana e cubista, la pittura di Provvidone si sviluppa attraverso contesti compositivi informali e gestuali, caratterizzati da un profondo lirismo. I critici individuano il suo inconfondibile “marchio di fabbrica” –già ben visibile negli anni ’50- in quell’espressività cromatica che crea masse interagenti “pulsanti di vitalità e sensualità naturale, in cui si sente costantemente vibrare l’esperienza umana, il punto d’incontro e di equilibrio fra questa esperienza, l’ordine mentale anche nell’apertura al magico e al fantastico, l’ordine superiore della natura con le sue stagioni” (M. ROSCI, 2004).
A partire dagli anni Cinquanta, dunque, Provvidone abbandona l’ispirazione realistica creando opere che nascono da impulsi gestuali creati con mezzi poco tradizionali, da cui sono assenti, ad esempio, pennello e spatola. La materia diventa complessa; usa tempere, acrilici, vernici e smalti mischiati o sovrapposti in strati successivi con calce, sabbia, marmo e paglia. Spesso le sue tele subiscono variazioni, perché, secondo l’artista, la pittura emozionale non si ferma e continua a mutare, così come il gesto è infinito e l’azione dei colori cambia, in quanto riflesso dell’interiorità dell’artista.
Sottili trame e guizzi di colore arricchiscono e danno ulteriore corpo e sensibilità a campiture irregolari di rossi, gialli, viola, verdi, blu e rosa, incastonate secondo una logica tutta personale eppure con un richiamo così forte all’antico e all’universale.
Colpiscono i titoli che si riferiscono a semplici luoghi della natura, certamente prediletti e definiti con espressioni dialettali, come se si volesse “tenere giù” quella tendenza dell’animo ad espandersi che proprio quei luoghi sanno evocare; così come quelle “attese” che si ripetono nei titoli, rappresentazioni di attimi di “non-tensione”, in cui tutto è, perché così deve essere.
Provvidone è stato accomunato da Rosci “ai migliori della sua generazione o di quella immediatamente alle spalle, dall’ultimo Birolli all’ultimo Afro, da Burri a Scialoia. Il pulsare vivo e naturale della materia, del tempo, dell’esperienza quotidiana sotto la superficie della non figurazione, il non lasciarsi irretire dal puro autocompiacimento edonistico della luminosa superficie cromatica” risultano i punti di forza della sua pittura.
“Amo percepire dietro a quelle superfici –continua Rosci, 2005- tutto il secolare percorso dell’astrazione cromatica, a partire dagli anni del “Cavaliere Azzurro” a Monaco, capeggiato da Kandinskij…e dal primo Klee, …e alla Parigi dell’”Orfismo” di Delaunay, scoperte nell’immediato secondo dopoguerra dalla generazione mia e di Osvaldo, per arrivare all’”Action painting” e all’informale europeo, vissuti nel medesimo periodo”.
Primaria l’opera grafica con i suoi disegni a matita, china, penna e soprattutto la sua produzione di pastelli e cere, da cui emerge un fascino antico, una materia vibrante manualmente organizzata e forse in qualche modo vicina a quegli antichi muri romani, caratterizzati da complesse tecniche costruttive, che Provvidone ama, studia e che per anni ha insegnato a rappresentare ai suoi allievi.
A partire dagli anni Cinquanta, dunque, Provvidone abbandona l’ispirazione realistica creando opere che nascono da impulsi gestuali creati con mezzi poco tradizionali, da cui sono assenti, ad esempio, pennello e spatola. La materia diventa complessa; usa tempere, acrilici, vernici e smalti mischiati o sovrapposti in strati successivi con calce, sabbia, marmo e paglia. Spesso le sue tele subiscono variazioni, perché, secondo l’artista, la pittura emozionale non si ferma e continua a mutare, così come il gesto è infinito e l’azione dei colori cambia, in quanto riflesso dell’interiorità dell’artista.
Sottili trame e guizzi di colore arricchiscono e danno ulteriore corpo e sensibilità a campiture irregolari di rossi, gialli, viola, verdi, blu e rosa, incastonate secondo una logica tutta personale eppure con un richiamo così forte all’antico e all’universale.
Colpiscono i titoli che si riferiscono a semplici luoghi della natura, certamente prediletti e definiti con espressioni dialettali, come se si volesse “tenere giù” quella tendenza dell’animo ad espandersi che proprio quei luoghi sanno evocare; così come quelle “attese” che si ripetono nei titoli, rappresentazioni di attimi di “non-tensione”, in cui tutto è, perché così deve essere.
Provvidone è stato accomunato da Rosci “ai migliori della sua generazione o di quella immediatamente alle spalle, dall’ultimo Birolli all’ultimo Afro, da Burri a Scialoia. Il pulsare vivo e naturale della materia, del tempo, dell’esperienza quotidiana sotto la superficie della non figurazione, il non lasciarsi irretire dal puro autocompiacimento edonistico della luminosa superficie cromatica” risultano i punti di forza della sua pittura.
“Amo percepire dietro a quelle superfici –continua Rosci, 2005- tutto il secolare percorso dell’astrazione cromatica, a partire dagli anni del “Cavaliere Azzurro” a Monaco, capeggiato da Kandinskij…e dal primo Klee, …e alla Parigi dell’”Orfismo” di Delaunay, scoperte nell’immediato secondo dopoguerra dalla generazione mia e di Osvaldo, per arrivare all’”Action painting” e all’informale europeo, vissuti nel medesimo periodo”.
Primaria l’opera grafica con i suoi disegni a matita, china, penna e soprattutto la sua produzione di pastelli e cere, da cui emerge un fascino antico, una materia vibrante manualmente organizzata e forse in qualche modo vicina a quegli antichi muri romani, caratterizzati da complesse tecniche costruttive, che Provvidone ama, studia e che per anni ha insegnato a rappresentare ai suoi allievi.
29
aprile 2006
Osvaldo Provvidone – Astratto
Dal 29 aprile al primo luglio 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA BORGOARTE
Borgomanero, Corso Giuseppe Mazzini, 51, (Novara)
Borgomanero, Corso Giuseppe Mazzini, 51, (Novara)
Orario di apertura
mercoledì e giovedì dalle 16:00 alle 19:30
venerdì, sabato dalle 10:00 alle 12:30 e dalle 16:00 alle 19:30
domenica su appuntamento
Vernissage
29 Aprile 2006, ore 18
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