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Luca Rinaldini – Cacao, sulle tracce di Jorge Amado
Le foto di Luca Rinaldini documentano la realtà del cacao nello stato brasiliano di Bahia
Comunicato stampa
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Le foto di Luca Rinaldini documentano la realtà del cacao nello stato brasiliano di Bahia. La raccolta, i luoghi di produzione, il lavoro dei contadini, la cultura, la tradizione degli ex-schiavi delle piantagioni e sono accompagnate da un racconto affidato alle parole dello scrittore Jorge Amado ,con un testo a cura di Luciana Stegagno Picchio, tra i piu' attenti studiosi dell'opera del grande maestro brasiliano.
Testo di Luciana Stegagno Picchio
Considero del tutto pertinente, quasi doverosa, la scelta di testi di Jorge Amado ad illustrare le fotografie sul cacao (uomini e cose, paesaggio, produzione, lavoro), di Luca Rinaldini.
Tappa brasiliana della sua attività di fotografo itinerante in paesi e luoghi lontani. Un fotografo esente da ideologie, ma sensibile a ogni rivelazione di una particolare condizione umana. Un fotografo più che alla panoramica, allo sguardo d’insieme, è attento al particolare, al dettaglio, all'indizio, da cui può sorgere l'interpretazione, il significato, di tutto un fenomeno.
Degli uomini del cacao Jorge Amado ci aveva rivelato la storia di disboscatori di foreste, di piantatori della nuova cultura sulla terra concimata dal sangue, al servizio dei coronéis del tempo andato. Ed ora Luca Rinaldini ci mostra le mani callose, i volti scuri, i piedi come radici, prigionieri, invischiati come allora nel cacao molle o i piedi agili che, sulla distesa del cacao liberato dalle scorie danzano, come scriveva Amado: "un ballo capace di ricordare un altro ballo che altri negri, in altri tempi, ballarono sulla coperta delle navi negriere".
Ci mostra il duro lavoro di spaccare per dodici ore i grani impilati ai margini della strada. Le attese del sabato davanti allo spaccio, con le conversazioni fra amici. I figli, ragazzotti che, al tramonto ("come hanno ancora forze per correre?"),si esercitano negli agili esercizi della capoeira. Ci fa conoscere le donne, le figlie, mulattine dalla faccia ridente, e le compagne intente alla raschiatura della mandioca. Del cacao, Luca Rinaldini ci mostra i frutti i dorati, che pendono dagli alberi come lanterne di un tempo antico. Le lunghe pertiche, armati delle quali i lavoratori si infilano sotto le distese di cacao, cercando un po' di refrigerio tra il fogliame d'argento. Ci mostra le distese del cacao, che il sole ha reso mulatte come il volto degli uomini e da cui esce un inebriante profumo di cioccolata.
È ancora così oggi il mondo del cacao cui Jorge Amado ha dedicato grande parte della sua opera? Certo, se le condizioni di produzione possono essere cambiate, restano immutati i miti del paesaggio, quel paesaggio in cui le foreste primigenie, in tempi ben più recenti, hanno ceduto alle distese grigio-azzurrine del cacao, concimate col sangue. E resta il mito di Jorge Amado, il cantore di questa corrusca epopea.
Era stato proprio per affrontare l'avventura del cacao che il padre, João Amado, dissodatore di terre, dalla natia Estancia, nel Sergipe, era sceso a Ferradas, nella Bahia. Sono gli anni della grande trasformazione. Sotto la legge dei coronéis, che dirigono a loro arbitrio i fucili dei jagunços o cabras al loro servizio, le grandi foreste delle terre di nessuno cedono il campo alle nuove piantagioni del cacao, concimate col sangue di coloro che si trovano sul cammino degli occupanti abusivi di terre.
Il primo capitolo della storia di quella terra è il romanzo Cacau, poco più di cento pagine scritte in sei mesi fra la fine del 1932 e il giugno del '33. Un libro illustrato dalle incisioni in bianco e nero di Santa Rosa, amico di Jorge e anche lui ai suoi esordi. Sono queste illustrazioni, di un realismo "post-moderno" - nel senso di venuto dopo la rivoluzione modernista brasiliana del 1922 - che è interessante raffrontare oggi con le fotografie di Luca Rinaldini.
Cacau descrive con passione e competenza un’altra realtà antropologica e sociale del Brasile, e riscuote subito un enorme successo nazionale e internazionale. Scriveva Amado: "Ho cercato di raccontare in questo libro, con un minimo di letteratura e un massimo di onestà, la vita dei braccianti nelle fazendas di cacao del sud di Bahia. Che sia un romanzo proletario?" Che lo fosse, lo avrebbero dimostrato di lì a poco i lettori di ogni paese capaci di riconoscere nella prosa essenziale del ragazzo di Bahia, al di là delle varianti ambientali e localistiche, le strutture di società omologhe.Ed è per questo che ci pare valida la proposta di Luca di riconoscere nelle pagine di Amado le immagini scattate tra i braccianti delle fazendas del sud della Bahia.L’epopea del cacao proseguirà in São Jorge dos Ilhéus del 1944, (tradotto in un primo tempo con Frutti d'oro) e con Terras do sem fim, (Terre del finimondo) pubblicato nel 1943 da un Amado ormai esule politico a Montevideo, il suo libro più autobiografico. Da entrambi, Luca ha tratto non poche delle sue ancora attualissime didascalie.E queste terre non saranno abbandonate dall' Amado della cosiddetta seconda fase, che a poco a poco andrà sostituendo sul palcoscenico delle terre grapiunas gli eroi proletari dei tempi di Cacau con le nuove eroine, sorridenti e maliziose di Gabriella garofano e cannella.Rimarrà sempre in lui la fedeltà a un paese natale di cui anche questo volume di fotografie grapiunas vuole essere attento e partecipe testimone.
Luca Rinaldini, 46 anni, vive Roma nelle pause dei suoi viaggi di lavoro e di ricerca.Consolida le sue esperienze professionali realizzando reportage monografici (sia a colori che bianco/ nero) dei suoi viaggi in Asia (Vietnam, India,Cambogia, Birmania e Indonesia) e in Centro America (Messico, Guatemala, Cuba).
Nei primi anni novanta pubblica le prime foto sul settimanale L´Espresso e a seguire sui principali quotidiani nazionali (La Repubblica, La Stampa, l´Unità, Corriere della Sera, ecc.) e riviste tra cui Internazionale.Successivamente realizza, per Rai Educational, due ampi servizi sul Buddismoin Birmania, seguendo la vita dei monaci all’interno di un monastero, e in Cambogia sui templi di Angkor Wat. Dal 1991 al 1997 concentra il suo lavoro sul Viet Nam. Fissa le immagini di una realtà sospesa nel tempo e non ancora toccato dal turismo di massa.Nel maggio del 1995 dedica a questa esperienza la sua prima mostra fotografica e il catalogo Volti e Genti del Vietnam. Realizzata a Roma, con il patrocinio del Comune, la mostra è stata allestita anche a Venezia (settembre `97) a Milano (ottobre `95) e Torino (aprile `98). Nel giugno 1998, in collaborazione con il giornalista Giancarlo Monterisi ha scritto, per la collana Clup Guide della Utet, la guida Vietnam, Laos e Cambogia. Tra il 1997/2003 ha collaborato con diversi fotografi nel campo della moda e del costume ma non ha smesso i reportage di viaggio pubblicati da numerosi settimanali (Grazia, Gioia, Viaggi di Repubblica, Gulliver, Io Donna, ecc.). Dal 2003/2004 è impegnato in Brasile nel Progetto Cacao. Un viaggio fotografico nelle piantagioni dello Stato di Bahia alla riscoperta dei luoghi e dei personaggi descritti dallo scrittore brasiliano Jorge Amado, che ha dedicato tre romanzi al mondo del cacao. Nel 2004 partecipa al concorso internazionale indetto dalla FAO, e classificandosi tra le prime 10 (IYR 2004)
Testo di Luciana Stegagno Picchio
Considero del tutto pertinente, quasi doverosa, la scelta di testi di Jorge Amado ad illustrare le fotografie sul cacao (uomini e cose, paesaggio, produzione, lavoro), di Luca Rinaldini.
Tappa brasiliana della sua attività di fotografo itinerante in paesi e luoghi lontani. Un fotografo esente da ideologie, ma sensibile a ogni rivelazione di una particolare condizione umana. Un fotografo più che alla panoramica, allo sguardo d’insieme, è attento al particolare, al dettaglio, all'indizio, da cui può sorgere l'interpretazione, il significato, di tutto un fenomeno.
Degli uomini del cacao Jorge Amado ci aveva rivelato la storia di disboscatori di foreste, di piantatori della nuova cultura sulla terra concimata dal sangue, al servizio dei coronéis del tempo andato. Ed ora Luca Rinaldini ci mostra le mani callose, i volti scuri, i piedi come radici, prigionieri, invischiati come allora nel cacao molle o i piedi agili che, sulla distesa del cacao liberato dalle scorie danzano, come scriveva Amado: "un ballo capace di ricordare un altro ballo che altri negri, in altri tempi, ballarono sulla coperta delle navi negriere".
Ci mostra il duro lavoro di spaccare per dodici ore i grani impilati ai margini della strada. Le attese del sabato davanti allo spaccio, con le conversazioni fra amici. I figli, ragazzotti che, al tramonto ("come hanno ancora forze per correre?"),si esercitano negli agili esercizi della capoeira. Ci fa conoscere le donne, le figlie, mulattine dalla faccia ridente, e le compagne intente alla raschiatura della mandioca. Del cacao, Luca Rinaldini ci mostra i frutti i dorati, che pendono dagli alberi come lanterne di un tempo antico. Le lunghe pertiche, armati delle quali i lavoratori si infilano sotto le distese di cacao, cercando un po' di refrigerio tra il fogliame d'argento. Ci mostra le distese del cacao, che il sole ha reso mulatte come il volto degli uomini e da cui esce un inebriante profumo di cioccolata.
È ancora così oggi il mondo del cacao cui Jorge Amado ha dedicato grande parte della sua opera? Certo, se le condizioni di produzione possono essere cambiate, restano immutati i miti del paesaggio, quel paesaggio in cui le foreste primigenie, in tempi ben più recenti, hanno ceduto alle distese grigio-azzurrine del cacao, concimate col sangue. E resta il mito di Jorge Amado, il cantore di questa corrusca epopea.
Era stato proprio per affrontare l'avventura del cacao che il padre, João Amado, dissodatore di terre, dalla natia Estancia, nel Sergipe, era sceso a Ferradas, nella Bahia. Sono gli anni della grande trasformazione. Sotto la legge dei coronéis, che dirigono a loro arbitrio i fucili dei jagunços o cabras al loro servizio, le grandi foreste delle terre di nessuno cedono il campo alle nuove piantagioni del cacao, concimate col sangue di coloro che si trovano sul cammino degli occupanti abusivi di terre.
Il primo capitolo della storia di quella terra è il romanzo Cacau, poco più di cento pagine scritte in sei mesi fra la fine del 1932 e il giugno del '33. Un libro illustrato dalle incisioni in bianco e nero di Santa Rosa, amico di Jorge e anche lui ai suoi esordi. Sono queste illustrazioni, di un realismo "post-moderno" - nel senso di venuto dopo la rivoluzione modernista brasiliana del 1922 - che è interessante raffrontare oggi con le fotografie di Luca Rinaldini.
Cacau descrive con passione e competenza un’altra realtà antropologica e sociale del Brasile, e riscuote subito un enorme successo nazionale e internazionale. Scriveva Amado: "Ho cercato di raccontare in questo libro, con un minimo di letteratura e un massimo di onestà, la vita dei braccianti nelle fazendas di cacao del sud di Bahia. Che sia un romanzo proletario?" Che lo fosse, lo avrebbero dimostrato di lì a poco i lettori di ogni paese capaci di riconoscere nella prosa essenziale del ragazzo di Bahia, al di là delle varianti ambientali e localistiche, le strutture di società omologhe.Ed è per questo che ci pare valida la proposta di Luca di riconoscere nelle pagine di Amado le immagini scattate tra i braccianti delle fazendas del sud della Bahia.L’epopea del cacao proseguirà in São Jorge dos Ilhéus del 1944, (tradotto in un primo tempo con Frutti d'oro) e con Terras do sem fim, (Terre del finimondo) pubblicato nel 1943 da un Amado ormai esule politico a Montevideo, il suo libro più autobiografico. Da entrambi, Luca ha tratto non poche delle sue ancora attualissime didascalie.E queste terre non saranno abbandonate dall' Amado della cosiddetta seconda fase, che a poco a poco andrà sostituendo sul palcoscenico delle terre grapiunas gli eroi proletari dei tempi di Cacau con le nuove eroine, sorridenti e maliziose di Gabriella garofano e cannella.Rimarrà sempre in lui la fedeltà a un paese natale di cui anche questo volume di fotografie grapiunas vuole essere attento e partecipe testimone.
Luca Rinaldini, 46 anni, vive Roma nelle pause dei suoi viaggi di lavoro e di ricerca.Consolida le sue esperienze professionali realizzando reportage monografici (sia a colori che bianco/ nero) dei suoi viaggi in Asia (Vietnam, India,Cambogia, Birmania e Indonesia) e in Centro America (Messico, Guatemala, Cuba).
Nei primi anni novanta pubblica le prime foto sul settimanale L´Espresso e a seguire sui principali quotidiani nazionali (La Repubblica, La Stampa, l´Unità, Corriere della Sera, ecc.) e riviste tra cui Internazionale.Successivamente realizza, per Rai Educational, due ampi servizi sul Buddismoin Birmania, seguendo la vita dei monaci all’interno di un monastero, e in Cambogia sui templi di Angkor Wat. Dal 1991 al 1997 concentra il suo lavoro sul Viet Nam. Fissa le immagini di una realtà sospesa nel tempo e non ancora toccato dal turismo di massa.Nel maggio del 1995 dedica a questa esperienza la sua prima mostra fotografica e il catalogo Volti e Genti del Vietnam. Realizzata a Roma, con il patrocinio del Comune, la mostra è stata allestita anche a Venezia (settembre `97) a Milano (ottobre `95) e Torino (aprile `98). Nel giugno 1998, in collaborazione con il giornalista Giancarlo Monterisi ha scritto, per la collana Clup Guide della Utet, la guida Vietnam, Laos e Cambogia. Tra il 1997/2003 ha collaborato con diversi fotografi nel campo della moda e del costume ma non ha smesso i reportage di viaggio pubblicati da numerosi settimanali (Grazia, Gioia, Viaggi di Repubblica, Gulliver, Io Donna, ecc.). Dal 2003/2004 è impegnato in Brasile nel Progetto Cacao. Un viaggio fotografico nelle piantagioni dello Stato di Bahia alla riscoperta dei luoghi e dei personaggi descritti dallo scrittore brasiliano Jorge Amado, che ha dedicato tre romanzi al mondo del cacao. Nel 2004 partecipa al concorso internazionale indetto dalla FAO, e classificandosi tra le prime 10 (IYR 2004)
12
aprile 2006
Luca Rinaldini – Cacao, sulle tracce di Jorge Amado
Dal 12 aprile al 14 maggio 2006
fotografia
Location
GALLERIA CÂNDIDO PORTINARI
Roma, Piazza Navona, 10, (Roma)
Roma, Piazza Navona, 10, (Roma)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì 14-19
Autore
Curatore