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Djordje Ozbolt
Dai piccoli dipinti di Djordje Ozbolt emerge una visione oscura e romantica. Eclettici sia da un punto di vista stilistico che concettuale
Comunicato stampa
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Dai piccoli dipinti di Djordje Ozbolt emerge una visione oscura e romantica. Eclettici sia da un punto di vista stilistico che concettuale, coinvolgono una vasta gamma di fonti e riferimenti, che spaziano dall’iconografia religiosa alla cultura popolare e dalla storia dell’arte alle fiabe.
Sovente nel suo lavoro un tema emerge dall’atto stesso del dipingere, portato dalla memoria di un film o dalla notizia di un fatto violento sentito alla radio. Col tempo le connessioni tra i lavori emergono e rivelano gli interessi dell’artista, che provengono da aspetti della vita che lo hanno toccato o affascinato, come gli eventi turbolenti del suo passato, le osservazioni fatte durante i suoi viaggi e i suoi recenti studi artistici, influenze che spesso si fondono e mutano. Per esempio Untitled 2005 parte da una miniatura indiana vista durante una delle sue abituali visite nel Subcontinente. Il pennello prende possesso del personaggio trasformandolo in una figura maschile giapponese, o un’ ermafrodita, disposto per contrasto in uno scenario classico europeo. L’idea per Fountain 2004 è basata sulla dea Kali, che in alcune immagini viene raffigurata mentre si nutre del sangue della sua testa divisa. Nonostante la ferocità della sua storia e immagine, è onorata dai suoi fedeli come una madre amorevole. Ozbolt trasforma questo spaventoso essere divino in un uomo, che si alimenta della propria testa tagliata, ma che dà anche nutrimento ad un giovane ragazzo skater e al suo cane. Cultura popolare e miti antichi sono uniti per creare un’immagine disturbante ma tuttavia intrigante.
I lavori presentati in questa mostra rappresentano una frazione della sua produzione. Il suo spirito dadaista è rivelato dalla sua decisione di non aderire ad un unico stile o tecnica, privilegiando invece il fluido scorrere dell’immaginazione. Ozbolt descrive il suo modo libero di lavorare come ”impaziente”, spiegando che questo gli dà la possibilità di dipingere utilizzando diversi idiomi in modo veloce e senza restrizioni. Le piccole dimensioni dei suoi dipinti gli permettono di affrontare i soggetti più difficili e controversi, accanto a motivi ironici e aneddotici. Frammenti di idee, pensieri e narrazioni si combinano per costruire un’immagine del mondo visto attraverso gli occhi di Ozbolt.
Djordje Ozbolt è nato a Belgrado nel 1967. Vive e lavora a Londra, dove alcune sue opere sono attualmente esposte alla Tate Triennial presso la Tate Britain.
Sovente nel suo lavoro un tema emerge dall’atto stesso del dipingere, portato dalla memoria di un film o dalla notizia di un fatto violento sentito alla radio. Col tempo le connessioni tra i lavori emergono e rivelano gli interessi dell’artista, che provengono da aspetti della vita che lo hanno toccato o affascinato, come gli eventi turbolenti del suo passato, le osservazioni fatte durante i suoi viaggi e i suoi recenti studi artistici, influenze che spesso si fondono e mutano. Per esempio Untitled 2005 parte da una miniatura indiana vista durante una delle sue abituali visite nel Subcontinente. Il pennello prende possesso del personaggio trasformandolo in una figura maschile giapponese, o un’ ermafrodita, disposto per contrasto in uno scenario classico europeo. L’idea per Fountain 2004 è basata sulla dea Kali, che in alcune immagini viene raffigurata mentre si nutre del sangue della sua testa divisa. Nonostante la ferocità della sua storia e immagine, è onorata dai suoi fedeli come una madre amorevole. Ozbolt trasforma questo spaventoso essere divino in un uomo, che si alimenta della propria testa tagliata, ma che dà anche nutrimento ad un giovane ragazzo skater e al suo cane. Cultura popolare e miti antichi sono uniti per creare un’immagine disturbante ma tuttavia intrigante.
I lavori presentati in questa mostra rappresentano una frazione della sua produzione. Il suo spirito dadaista è rivelato dalla sua decisione di non aderire ad un unico stile o tecnica, privilegiando invece il fluido scorrere dell’immaginazione. Ozbolt descrive il suo modo libero di lavorare come ”impaziente”, spiegando che questo gli dà la possibilità di dipingere utilizzando diversi idiomi in modo veloce e senza restrizioni. Le piccole dimensioni dei suoi dipinti gli permettono di affrontare i soggetti più difficili e controversi, accanto a motivi ironici e aneddotici. Frammenti di idee, pensieri e narrazioni si combinano per costruire un’immagine del mondo visto attraverso gli occhi di Ozbolt.
Djordje Ozbolt è nato a Belgrado nel 1967. Vive e lavora a Londra, dove alcune sue opere sono attualmente esposte alla Tate Triennial presso la Tate Britain.
27
aprile 2006
Djordje Ozbolt
Dal 27 aprile al 27 maggio 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA MONICA DE CARDENAS
Milano, Via Francesco Viganò, 4, (Milano)
Milano, Via Francesco Viganò, 4, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato 15-19
Vernissage
27 Aprile 2006, ore 19
Autore