Ho iniziato il lavoro dopo una cena abbondante avanzata e come altre volte ho avvolto il cibo nel domopak di alluminio per garantirne la conservazione.... ho esteso poi quel gesto a tutta la casa e nel ripetersi di tale azione ho riflettuto sulla perenne ripetizione di gesti antichi, quelli che si consumano all'interno delle mura domestiche: gesti che ognuno fa per conservare il proprio essere.


Attraverso l'estensione illogica di centinaia di metri di alluminio ho spogliato la casa dai suoi orpelli, occultando i suoi segreti ho sottolineato i suoi spazi spersonalizzandola in un monocromo dove tutto è annullato da una superficie specchiante: conservare e proteggere ma anche intasare lo spazio di una magica sacralità.


Nel plasmare con l' alluminio rievoco la tradizione scultorea ma con la fotografia allontano il fruitore dalla fisicità della materia creando così una sorta di distanza straniante: è la foto che diventa il corpo dell' opera e contiene la fatica e l' aspetto processuale del lavoro.


Ogni foto è un lavoro a sé ma anche parte di un insieme, di una struttura archetipa corrispondente allo spazio chiamato casa, di ognuno e di nessuno, uno spazio senza tempo e senza storia: un luogo atemporale.


ODINEA PAMICI



Mostra organizzata in collaborazione Assessorato alle Politiche culturali - Centro nazionale di fotografia del Comune di Padova nell'ambito della rassegna internazionale PadovaAprileFotografia