Terra, acqua, aria e fuoco: elementi primordiali e primigeni che governano la nostra vita, e che, sapientemente manipolati, impastati e amalgamati danno origine a una delle più sorprendenti discipline dell’espressione artistica: la ceramica.



Preparare un progetto di mostra seguendo un filo conduttore tipologico come questo della ceramica, significa cercare di ripercorrere per exempla una linea della creatività e del gusto, delle forme e del colore che, pur partecipando della storia delle immagini con le sue differenti manifestazioni, corrisponde tuttavia fondamentalmente a un bisogno senza tempo: la ricerca, attraverso l’arte, non solo del mito della bellezza ma soprattutto della vita

nelle sue molteplici rivelazioni.



Il progetto è stato pensato come una campionatura paradigmatica e certamente non esaustiva, ma con l’intento di voler esemplificare non tanto un metodo di indagine quanto piuttosto le punte alte di una cultura raffinata ma che affonda le proprie radici nella tradizione popolaresca, cercando di riannodare fili e di proporre sintonie, pur nella diversità dei linguaggi e nella distanza storica, con una aspirazione verso l’illusione filosofica, per non dire la chimera, della raffigurazione del vero, del reale, e delle sue fantasie.



L’artista, lo scultore che si dedica anche alla ceramica, si trasfigura in una sorta di artigiano mitico, un mago capace di dar anima alle sue opere, un alchimista, un apprendista stregone, costruttore di immagini e forme senza però poter controllare fino in fondo la propria creazione, dovendola consegnare alle reazioni imprevedibili, fortuite e accidentali provocate dal fuoco, seducente e terribile artefice.