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Grazia Menna – Oma, Oma, Oma
Mostra di fotografia
Comunicato stampa
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Le 25 immagini esposte raccontano un momento di aggregazione di persone che vivono in Niger. La nuova serie di immagini che Grazia Menna ci propone è una festa propiziatoria per il raccolto.
La fotografa racconta due momenti, la preparazione e la festa, con la sua sottile ed eterea ma ferma sensibilità suggerendo e sviluppando sia suggestioni liriche che il concetto di identità per ciascun popolo.
Introduzione alla mostra
“OMA, OMA, OMA, come un echeggiare nella BROUSSE che ti accoglie, è invece il ripetersi di tante voci. OMA che vuol dire: ciao come stai, bonjour, come va , ben arrivato. Una parola che non ha alfabeto, che si tramanda per tradizione verbale nella cultura dei nomadi Hussa.
““OMA straniero che vieni a trovarmi, straniero con la pelle bianca, straniero che devo toccare per sentire la differenza tra te e me, che devo accarezzare i tuoi piedi per sentire come sono delicati e bianchi e come odorano rispetto ai miei , per sentire come non sono rovinati dal tanto camminare scalzo.
Che devo sfiorare l’interno del tuo braccio per sco-prire le vene, che ho anche io, ma che con la mia pelle nera non vedo mai..
Non rubare il mio volto: te l’offro…! Per non perd-ere le mie tradizioni radicate nei padri…““
Questo il primo contatto con il popolo dei Nomadi, questa la sensazione provata ed il disagio dato dal sentirsi studiati.
I nomadi, gli Hussa, i Bororo , i Peul , i Tuareg che si sono raccolti qui nella Brousse per partecipare al rito del Gerewol, in un posto indefinito si ritrovano ogni anno verso la fine di Settembre per questa festa propiziatoria di buoni raccolti. Si rincontrano dopo un anno di nomadismo, non sapendo se rivedranno o meno gli amici salutati nell’incontro precedente.
OMA, OMA , OMA quante volte vi ho risposto, ma questa volta per me vuol dire addio; per voi Bororo, Tuareg, Peul, Hussa sarà un arrivederci al prossimo anno; per voi nomadi che vi ritroverete qui o a 100 km da qui, con i vostri visi ancora dipinti di giallo, oppure di rosso, che vi ritroverete a ballare sotto il solleone o per tutta la notte. Per voi solo per voi, ci siamo o meno i turisti a farvi foto. Per voi solo per voi per mantenere una tradizione di aggregazione dopo un anno di nomadismo.
A me rimarrà il suono delle vostre voci, il motivo delle vostre nenie, il ritmo del vostro battere i piedi per terra, per tutta la notte come una ninna-nanna.
Grazia Menna
La fotografa racconta due momenti, la preparazione e la festa, con la sua sottile ed eterea ma ferma sensibilità suggerendo e sviluppando sia suggestioni liriche che il concetto di identità per ciascun popolo.
Introduzione alla mostra
“OMA, OMA, OMA, come un echeggiare nella BROUSSE che ti accoglie, è invece il ripetersi di tante voci. OMA che vuol dire: ciao come stai, bonjour, come va , ben arrivato. Una parola che non ha alfabeto, che si tramanda per tradizione verbale nella cultura dei nomadi Hussa.
““OMA straniero che vieni a trovarmi, straniero con la pelle bianca, straniero che devo toccare per sentire la differenza tra te e me, che devo accarezzare i tuoi piedi per sentire come sono delicati e bianchi e come odorano rispetto ai miei , per sentire come non sono rovinati dal tanto camminare scalzo.
Che devo sfiorare l’interno del tuo braccio per sco-prire le vene, che ho anche io, ma che con la mia pelle nera non vedo mai..
Non rubare il mio volto: te l’offro…! Per non perd-ere le mie tradizioni radicate nei padri…““
Questo il primo contatto con il popolo dei Nomadi, questa la sensazione provata ed il disagio dato dal sentirsi studiati.
I nomadi, gli Hussa, i Bororo , i Peul , i Tuareg che si sono raccolti qui nella Brousse per partecipare al rito del Gerewol, in un posto indefinito si ritrovano ogni anno verso la fine di Settembre per questa festa propiziatoria di buoni raccolti. Si rincontrano dopo un anno di nomadismo, non sapendo se rivedranno o meno gli amici salutati nell’incontro precedente.
OMA, OMA , OMA quante volte vi ho risposto, ma questa volta per me vuol dire addio; per voi Bororo, Tuareg, Peul, Hussa sarà un arrivederci al prossimo anno; per voi nomadi che vi ritroverete qui o a 100 km da qui, con i vostri visi ancora dipinti di giallo, oppure di rosso, che vi ritroverete a ballare sotto il solleone o per tutta la notte. Per voi solo per voi, ci siamo o meno i turisti a farvi foto. Per voi solo per voi per mantenere una tradizione di aggregazione dopo un anno di nomadismo.
A me rimarrà il suono delle vostre voci, il motivo delle vostre nenie, il ritmo del vostro battere i piedi per terra, per tutta la notte come una ninna-nanna.
Grazia Menna
01
aprile 2006
Grazia Menna – Oma, Oma, Oma
Dal primo al 15 aprile 2006
fotografia
Location
ARCHIVIO MENNA-BINGA – COMPLESSO MALAFRONTE
Roma, Via Dei Monti Di Pietralata, 16, (Roma)
Roma, Via Dei Monti Di Pietralata, 16, (Roma)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 18-20
Vernissage
1 Aprile 2006, ore 18
Autore