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Irini Karayannopoulou – Negociating Gravity
mostra personale
Comunicato stampa
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Vitamin Arte Contemporanea iè lieta di presentare la prima personale italliana di Irini Karaiannopoulou.
“A scuola ero riservata, portavo spesse lenti da ipermetrope e una benda sull’occhio che mi faceva sembrare un pirata”. Irini Karayanopoulou sembra avere imparato ad accettare quella parte che i compagni di scuola le avevano affibbiato, a venire a patti con essa, elaborando una sua personale Neverland capace di sfidare la “gravità” di un esistenza quotidiana che spesso ci mostra il suo lato ostile, la sua pesantezza, fin dai primi anni di vita. Nei suoi disegni, realizzati con tratto convulso e al tempo stesso con una fragile eleganza, prendono forma immagini dal sapore avventuroso, il cui carattere illustrativo rievoca le atmosfere dei racconti di Robert Louis Stevenson o di James Mattew Barrie, e anche quel po’ di crudeltà che si respira nelle antiche fiabe – prima che fossero epurate da Andersen e dai fratelli Grimm- scritte sì per l’infanzia, ma concepite soprattutto come rito iniziatico per segnare il passaggio alla maturità. In effetti l’artista ateniese –alla sua prima personale italiana- afferma di concepire il processo creativo come una sorta di “rituale”, attraverso cui esaurire con una azione intensa e ossessiva i propri soggetti e le proprie energie.
I disegni e la videoanimazione inedita presentati in questa mostra ricompongono frammenti di una narratività fugace e pirotecnica, i cui esili protagonisti vagano smarriti tra le architetture selvagge di una giungla che si estende perniciosamente sullo spazio magico del foglio, saturando in alcuni soggetti l’intera composizione. Le figure, prevalentemente in bianco e nero, appaiono impalpabili come quelle di un sogno che trascolora alle prime luci del mattino; solo pochi dettagli sono colorati, come gli “anfibi” viola del giovane con la cresta che si sta per suicidare di fronte a uno scenario meraviglioso o il dinosauro che sembra prender forma da uno squarcio di cielo, attraverso un meccanismo allucinatorio simile a quello dell’universo onirico, dominato dalla metafora e dalla metamorfosi, dal continuo trapassare delle immagini l’una nell’altra.
Il gusto del bizzarro che qualifica questi lavori ricorda senz’altro le grottesche rinascimentali, anche per la capacità di coniugare preziosità formale e forza espressiva. La sensazione che vi sia qualcosa che non risponde alle logiche dello stato di veglia è confermata dai fuochi d’artificio che compaiono in alcuni dipinti: sembrano quasi implodere, sprofondando in un cielo dai colori inverosimili.
Nei disegni il paesaggio naturale prevale, ma il clima di pace dell’Arcadia sembra ormai perduto. La natura prolifera in modo anarchico e indiscriminato come a voler soffocare e rigettare la presenza umana. Una realtà opprimente e minacciosa è sublimata dall’immaginazione fantasmagorica e il distacco dal mondo trova conferma nelle acconciature dei due alter-ego dell’artista (una graziosa ballerina e un ragazzino punk) che si sottraggono alle consuete leggi della gravità.
Anche la collocazione degli episodi rappresentati sembra sospesa in un indeterminato spaziale e temporale. Lo studioso Gustav René Hocke affermava che mentre il manierismo del XVI-XVII secolo si era sviluppato in riferimento al passato -più o meno idealizzato- il manierismo contemporaneo è quasi sempre a-storico, se non addirittura anti-storico. Anche l’ideologia Punk emerse intorno al 1977 come negazione radicale della storia e della stessa possibilità di un futuro, per esaltare un eterno presente all’insegna del “don’t care”, privo di ogni preoccupazione. Si tratta in fondo di una risposta a uno stato di crisi, del desiderio di libertà nei confronti dei rigori formali dell’esistenza “civile”, mediante un edonismo che assume di volta in volta i tratti dell’idealizzazione della vita primitiva, piuttosto che della ricerca raffinata e decadente del piacere. Il paradosso di una fuga dalla vanità del mondo attraverso la sperimentazione reiterata dei suoi stessi piaceri diede vita ad esempio, con l’affermarsi del ceto mercantile in Giappone, alla ricchissima e ancora influente arte del “mondo fluttuante” (“ukyio-e”). Ma è pur vero che –Sartre docet- la mancanza di un senso ultimo e la prospettiva di una libertà fine a se stessa generano un senso di nausea e di vertigine: un effetto collaterale che si palesa negli esiti dell’avventuroso viaggio dei due fanciulli “i cui capelli sfidano la forza di gravità”. Non resta che scendere a patti con essa…
Luca Vona
Irini Karayannopoulou
Nata a Tessalonica, in Grecia, nel 1973, vive e lavora ad Atene. Si è diplomata alla Ecole des Beaux-Arts di Saint-Etienne, in Franciae e ha poi partecipato a un residency per artisti alla Staatiche Akademie der Bildende Kunste, a Karlsruhe, in Germania. Nel 2004 ha presentato alla galleria Unlimited di Atene la personale “Showroom”. Nello stesso anno ha partecipato a New York a mostre collettive presso le gallerie Art in General e White Box. Ha esposto inoltre in diversi spazi privati in Grecia, Francia e Germania. Segnalata nel novembre 2005 dalla rivista Tema Celeste, è alla sua prima personale italiana.
“A scuola ero riservata, portavo spesse lenti da ipermetrope e una benda sull’occhio che mi faceva sembrare un pirata”. Irini Karayanopoulou sembra avere imparato ad accettare quella parte che i compagni di scuola le avevano affibbiato, a venire a patti con essa, elaborando una sua personale Neverland capace di sfidare la “gravità” di un esistenza quotidiana che spesso ci mostra il suo lato ostile, la sua pesantezza, fin dai primi anni di vita. Nei suoi disegni, realizzati con tratto convulso e al tempo stesso con una fragile eleganza, prendono forma immagini dal sapore avventuroso, il cui carattere illustrativo rievoca le atmosfere dei racconti di Robert Louis Stevenson o di James Mattew Barrie, e anche quel po’ di crudeltà che si respira nelle antiche fiabe – prima che fossero epurate da Andersen e dai fratelli Grimm- scritte sì per l’infanzia, ma concepite soprattutto come rito iniziatico per segnare il passaggio alla maturità. In effetti l’artista ateniese –alla sua prima personale italiana- afferma di concepire il processo creativo come una sorta di “rituale”, attraverso cui esaurire con una azione intensa e ossessiva i propri soggetti e le proprie energie.
I disegni e la videoanimazione inedita presentati in questa mostra ricompongono frammenti di una narratività fugace e pirotecnica, i cui esili protagonisti vagano smarriti tra le architetture selvagge di una giungla che si estende perniciosamente sullo spazio magico del foglio, saturando in alcuni soggetti l’intera composizione. Le figure, prevalentemente in bianco e nero, appaiono impalpabili come quelle di un sogno che trascolora alle prime luci del mattino; solo pochi dettagli sono colorati, come gli “anfibi” viola del giovane con la cresta che si sta per suicidare di fronte a uno scenario meraviglioso o il dinosauro che sembra prender forma da uno squarcio di cielo, attraverso un meccanismo allucinatorio simile a quello dell’universo onirico, dominato dalla metafora e dalla metamorfosi, dal continuo trapassare delle immagini l’una nell’altra.
Il gusto del bizzarro che qualifica questi lavori ricorda senz’altro le grottesche rinascimentali, anche per la capacità di coniugare preziosità formale e forza espressiva. La sensazione che vi sia qualcosa che non risponde alle logiche dello stato di veglia è confermata dai fuochi d’artificio che compaiono in alcuni dipinti: sembrano quasi implodere, sprofondando in un cielo dai colori inverosimili.
Nei disegni il paesaggio naturale prevale, ma il clima di pace dell’Arcadia sembra ormai perduto. La natura prolifera in modo anarchico e indiscriminato come a voler soffocare e rigettare la presenza umana. Una realtà opprimente e minacciosa è sublimata dall’immaginazione fantasmagorica e il distacco dal mondo trova conferma nelle acconciature dei due alter-ego dell’artista (una graziosa ballerina e un ragazzino punk) che si sottraggono alle consuete leggi della gravità.
Anche la collocazione degli episodi rappresentati sembra sospesa in un indeterminato spaziale e temporale. Lo studioso Gustav René Hocke affermava che mentre il manierismo del XVI-XVII secolo si era sviluppato in riferimento al passato -più o meno idealizzato- il manierismo contemporaneo è quasi sempre a-storico, se non addirittura anti-storico. Anche l’ideologia Punk emerse intorno al 1977 come negazione radicale della storia e della stessa possibilità di un futuro, per esaltare un eterno presente all’insegna del “don’t care”, privo di ogni preoccupazione. Si tratta in fondo di una risposta a uno stato di crisi, del desiderio di libertà nei confronti dei rigori formali dell’esistenza “civile”, mediante un edonismo che assume di volta in volta i tratti dell’idealizzazione della vita primitiva, piuttosto che della ricerca raffinata e decadente del piacere. Il paradosso di una fuga dalla vanità del mondo attraverso la sperimentazione reiterata dei suoi stessi piaceri diede vita ad esempio, con l’affermarsi del ceto mercantile in Giappone, alla ricchissima e ancora influente arte del “mondo fluttuante” (“ukyio-e”). Ma è pur vero che –Sartre docet- la mancanza di un senso ultimo e la prospettiva di una libertà fine a se stessa generano un senso di nausea e di vertigine: un effetto collaterale che si palesa negli esiti dell’avventuroso viaggio dei due fanciulli “i cui capelli sfidano la forza di gravità”. Non resta che scendere a patti con essa…
Luca Vona
Irini Karayannopoulou
Nata a Tessalonica, in Grecia, nel 1973, vive e lavora ad Atene. Si è diplomata alla Ecole des Beaux-Arts di Saint-Etienne, in Franciae e ha poi partecipato a un residency per artisti alla Staatiche Akademie der Bildende Kunste, a Karlsruhe, in Germania. Nel 2004 ha presentato alla galleria Unlimited di Atene la personale “Showroom”. Nello stesso anno ha partecipato a New York a mostre collettive presso le gallerie Art in General e White Box. Ha esposto inoltre in diversi spazi privati in Grecia, Francia e Germania. Segnalata nel novembre 2005 dalla rivista Tema Celeste, è alla sua prima personale italiana.
06
aprile 2006
Irini Karayannopoulou – Negociating Gravity
Dal 06 aprile al 06 maggio 2006
arte contemporanea
Location
VITAMIN ARTE CONTEMPORANEA
Torino, Via Vittorio Andreis, 12C, (Torino)
Torino, Via Vittorio Andreis, 12C, (Torino)
Orario di apertura
Tue-sat 16-19.30 and on app.
Vernissage
6 Aprile 2006, ore 19
Autore
Curatore